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il "TRUGLIO"

LA STOLIDA DOPPIEZZA DEI GIACOBINI 

FRAK
Dietro permesso di Antonio Pagano 
Direttore periodico Le Due Sicilie
Periodico dei Popoli delle Due Sicilie
(vedi la rivista QUI)
Pagina intera (attendere con pazienza, � di 98 k.) 


Nel numero di gennaio mi occupai, recensendolo, del libro di Nico Perrone "Il truglio Infami, delatori e pentiti nel regno di Napoli", un libro che nella sua brevit� ha l'incredibile caratteristica di riassumere ogni sorta di partigianeria giacobina. 

La necessit� di occuparsi di faccende per i pi� sconosciute, quale pu� essere quella del "truglio", si presenta al professor Perrone gi� dal 1997 quando, sulle pagine del quotidiano comunista "Liberazione," comparve un articolo dal titolo: "I pentiti del truglio si chiamava cos� lo sconto di pena per i delatori nel regno borbonico delle Due Sicilie". In questo articolo si ripercorreva velocemente la storia di questo strumento del sistema giudiziario borbonico, il truglio appunto, per giungere, in conclusione, al vero motivo che spinse il Perrone ad interessarsi di esso; "Volevo trovare scrive il Perrone qualche precedente storico dei "pentiti", dei "collaboratori di giustizia", della legislazione premiale, la cui funzione si � codificata in Italia e largamente si utilizza per motivi di repressione politica e criminale: si � incominciato a usare questi strumenti nell'�emergenza� contro il terrorismo invocando sostanzialmente la ragion di Stato e ora se ne vuole ribadire l'istituzionalizzazione attraverso una nuova legge. Ho cercato da varie parti, ma la risposta � venuta soltanto dalla prassi e da qualche provvedimento temporaneo nemmeno dalle leggi di procedura penale del Regno di Napoli." 

Dunque il Perrone si occup�, e si occupa, del truglio esclusivamente per trovare un precedente alla discutibilissima legge che, generalmente, si identifica col nome di "pentitismo" o di "collaboratori di giustizia". Quindi siamo innanzi ad una tematica di attualit� politica piuttosto che storica, dove al procedimento di ricerca storico-filologico, all'avanzare passo passo verso la verit�, si contrappone il tipico metodo giacobino: data la soluzione, confezionare le cause che meglio la supportano, in barba della logica e della verit�. E dove cercare un esempio negativo cui riferirsi se non nel regno borbonico? Quale migliore garanzia alla legittimazione della ricerca che sguazzare nel "luogocomunismo" della "negazione di Dio eretta a sistema" per trovare nessuna opposizione alle proprie tesi, visto che i Borbone ed il loro Regno, non sono difesi che da pochissimi sparuti temerari? Quale migliore offesa per i mediocri politicanti italiani che quella di definirli, col solito, sinonimo magnum, di "borbonico"? 

Anche noi crediamo modestamente, esimio Professor Perrone, che le leggi figlie dell'emergenza siano poco razionali e poco ragionevoli, spesso estemporanee, frutto dell'impotenza dei governi a programmare e far rispettare le regole, per� non ci sogniamo neppure lontanamente di usare la storia, quella vera, come arma impropria in una questione politica attuale. E qui si ritorna a bomba. Pur non avendo i mezzi e le capacit� del Professor Perrone c'� bastato aprire un economicissimo e diffusissimo dizionario (Germano Palmieri, Dizionario dei termini giuridici, ed. Bur, 1993, � 30.000) per trovare, alla voce "truglio" (pag. 515), il rimando alla voce "Plea Bargain" (pag. 365); qui si pu� leggere la seguente definizione: "Il contratto della difesa �, nel diritto processuale statunitense, un istituto giuridico in virt� del quale, all'imputato che si dichiari colpevole del reato attribuitogli, rinunciando di conseguenza a confutare le prove (o i semplici indizi) a suo carico, viene irrogata una pena notevolmente inferiore a quella che gli verrebbe irrogata al termine di un normale processo. Un istituto analogo, il cosiddetto truglio, era previsto dall'ordinamento processuale del Regno delle Due Sicilie". Si sta parlando della civilissima e democraticissima America, non dell'ultimo Stato del pianeta, delle sue leggi che non rimandano a scelte fatte secoli addietro. 

Dunque perch� tanto affannarsi in una ricerca su polverosi documenti che riposano sotto un rassicurante strato di polvere? E perch�, una volta rimossa la polvere non si dicono le cose come realmente andarono invece di propagandare, ancora una volta, il "martirio" dei rivoluzionari giacobini del 1794-99? Qualunque persona di buon senso avrebbe potuto leggere nello strumento giuridico del truglio una intelligente ed efficace misura contro la difficile situazione delle carceri sovraffollate e di una giustizia ingolfata, tranne un giacobino. 

Ci sono voluti circa 200 anni perch� la civile America adottasse lo stesso principio, naturalmente aggiornato e riveduto, secondo i moderni dettami della giurisprudenza. Invece ci tocca subire l'ennesima lezione giacobina con cui si spiega l'eroismo di De Deo, la bravura del mitico avvocato Mario Pagano e, ovviamente, la sordida crudelt� di Ferdinando e Maria Carolina. 

Il giacobino Mario Pagano difensore del cospiratore massone-giacobino Emmanuele De Deo e il massone Medici a presiedere la giunta d'inquisizione! Un po' come dire Bagarella difensore di Brusca con una giuria condotta da Tot� Riina!!! Questo permisero i "sanguinari e spietati" Borbone: afforcare tre giacobini cospiratori, figli della stessa cultura terroristica che uccise i reali di Francia. Doveva sapere Ferdinando che solo cinque anni dopo i vari Pagano, Albarelli, Patern� e Pirelli da collegio difensivo del De Deo avrebbero direttamente cospirato e realizzato il mito abusato della illusoria Repubblica Partenopea? 

Scriveva Marcello Veneziani: "Quella rivoluzione (del 99, ndr) segn� la definitiva rottura tra riforme e tradizione, cre� un abisso tra �lite e popolo e in quel vuoto precipit� la borghesia meridionale. E lasci� il Regno di Napoli in condizioni infinitamente peggiori di come l'aveva trovato� Ingannare il popolo rientrava nell'ideologia giacobina, naturalmente con la buona coscienza di farlo a fin di bene. Da due secoli i peggiori crimini contro l'umanit� si compiono per il bene della stessa umanit�." 

Tutto questo il Perrone non dice, interessato com'� alla perpetuazione della ideologia accecata dai "lumi" di una ragione che esclude ogni ragione, di una giustizia che non vuole giustizia. Ogni pagina de "Il Truglio" meriterebbe una smentita, tanta � la faziosit� con cui si argomenta. A noi manca la voglia e il tempo di replicare al letamaio di menzogne racchiuse in appena 122 pagine. Lasciamo alle parole preveggenti di Giacinto De' Sivo (1814-1867) il compito di calare il sipario su questo incredibile in-truglio:
- "La setta congiuratrice non vuole la libert�, fuorch� sulle labbra e su' vessilli. Vuole invece la guerra civile, l'anarchia, gli alti seggi, le imposte sforzate, le grasse mercedi, l'abolizione degli altari e delle leggi, il comunismo, la distruzione della famiglia sociale, e la tirannia de' peggiori su' migliori, del gagliardo sul debole, e della rapina sul diritto." (De' Sivo. I Napoletani al cospetto delle nazioni civili. Ed. Il Cerchio pagg. 29). 

- "Essa corrompe la popolazione, inventa la storia, investe le giovanili menti, e le abbarbaglia con le splendide parole di libert�, di giustizia e indipendenza; e mentre il contrario vuole e fa, ipocritamente fa grandi promesse, abbassa con calunnie i virtuosi, magnifica i suoi adepti, e lor fa strada a' governi, a' magistrati, alle universit�.."(ivi. Pagg. 26). 

- "Vinta, s'atteggia a vittima; stampa libri a difesa de' Bandiera e de' Pesacane; piange e deifica i Milano, gli Orsini, e i Locatelli, accusa i giudici d'ingiustizia e di tirannide; e prepara nuovi colpi, e rumina altri misfatti. Vincitrice, � frenetica; tutto abbatte e distrugge, piglia ogni cosa, saccheggia, sperpera, dona, rimuta, e fa vendette di sangue. Non lascia le oneste parole, ma alla luce del sole le smentisce con fatti orribili; calunnia i caduti, rispoglia e percuote; e procede diritto alla sua meta; cio� a quello che appellan socialismo, ma ch'� la negazione della societ�." (ivi. Pagg. 26-27). 

- " perch� essa (setta n.d.r.) nessuna delle cose che grida vuole veramente, ma veramente vuole la roba altrui." (ivi. Pagg. 28)
-"...; e s� bene seppero (i congiurati del '48, n.d.r.) fare, che la colpa rimase in pi� dell'infima plebe." (ivi. Pagg. 41). 

FRAK
Dietro permesso di Antonio Pagano 
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