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PERSONAGGI 

CAGLIOSTRO   (4 di 4)



La tragica conclusione

L'Italia non gli sar� meno nemica, poich� anche qui trover� diffidenze, pettegolezzi sul suo conto e si materializzer� il tradimento della moglie, che avr� tragiche conseguenze. Serafina � stanca di correre da una citt� all'altra, di pernottare ora in un albergo ora in un altro, vuole una vita tranquilla. In un primo momento si affida alle preghiere poi pretende di pi�: vuole tornare nella sua citt� natale, Roma, e in seno alla sua famiglia. 

Il loro viaggio, cominciato nel regno sabaudo, dal quale sua Maest�, Vittorio Amedeo, lo ha cacciato, prosegue attraverso tutta l'Italia settentrionale, Alessandria, Genova, Parma, Rovereto, Trento, in tutte Cagliostro cerca una conferma della sua scienza, ma pi� di ogni altra cosa vuole il benestare della Chiesa alla sua opera. Si mette in contatto con vari prelati, che pi� o meno l'appoggiano, tra questi, il vescovo di Trento, che scrive una lettera di presentazione al cardinale Boncompagni, in suo favore e, avutane positiva risposta, esorta il Maestro a non indugiare e a recarsi a Roma.

Il 27 maggio del 1789, Cagliostro arriva a destinazione e, in un primo momento, non volendo essere ospite dei suoceri, si sistema in un albergo di lusso che le sue finanze non potranno reggere e lungo, la Scalinata. Da l� � costretto ad andare ad alloggiare da uno zio di Lorenza, Filippo Conti, ma anche qui sorgono contrasti col padrone di casa. I genitori della moglie, che gi� lo odiano, fanno del tutto per allontanare la figlia da quell'uomo diabolico. Nel frattempo, Cagliostro � preso soltanto dalla sua idea che � quella di farsi ricevere dal Vaticano, affinch� la sua Massoneria diventi cattolica e riconosciuta ufficialmente dal Papa. Sfortunatamente la sua figura non ha pi� credito agli occhi di tutti e gli viene negata l'udienza. Per tutta risposta, il suo atteggiamento, come al solito diventa provocatorio, aumenta le tenute delle logge, distribuisce copie del suo rituale e fa sfoggio dei suoi poteri occulti, attirando la nobilt� romana come mosche. 

A peggiorare le cose, giunge, in luglio, la notizia della presa della Bastiglia e il terrore che scuote tutta l'Europa assale anche il Vaticano e la classe aristocratica. Ricordando tutti la lettera che Alessandro Cagliostro aveva mandato al popolo francese, esortandolo con parole fiere alla sommossa, la sua presenza a Roma viene ritenuta una tattica rivoluzionaria. 

L'ultimo colpo glielo infligge proprio Serafina, ormai ostile a lui da alcuni anni, la quale, decisa a lasciarlo, lo denuncia alle autorit� ecclesiastiche, nel mese di settembre. Due mesi circa gli restano ancora di libert� infatti il 27 dicembre, un picchetto di soldati si presenta alla porta di casa Conti e lo arresta, conducendolo poi, in carrozza, alla fortezza di Castel Sant' Angelo. Alla notizia della sua cattura, divulgata il 2 gennaio del 1790, adepti del suo rito e amici fuggono in ogni dove. Anche De Rohan, provato dalle mille vicissitudini e desideroso di rendersi amico di nuovo il Papato, preferisce mantenere un prudente silenzio.

La cella, dove Cagliostro langue solo e abbandonato da tutti, � buia e angusta, tanto da far scatenare in lui crisi di pazzia e desideri suicidi e, quando diventa ingovernabile, l'ordine � di incatenarlo. Il suo primo interrogatorio ha luogo nel maggio del 1790 e dura sei lunghe estenuanti ore, � il primo di una lunga serie che lo annienter� nel corpo e nello spirito fino alla conclusione del processo, il 7 aprile 1791. Le imputazioni a suo carico sono numerose e vanno dalla bestemmia alla magia, dall'affiliazione alla massoneria alla truffa, dal furto al falso, fino all'eresia.

Non � difficile immaginare le sofferenze a cui fu sottoposto, se sappiamo dei metodi coercitivi e obnubilanti della SANTA INQUISIZIONE e se conosciamo la sorte di altri personaggi illustri, vittime anch'esse di quella potente e diabolica macchina di terrore. Avvilito, stanco dei maltrattamenti e delle torture, Cagliostro confessa e, in ginocchio e col capo coperto, ascolta la sentenza emessa alla presenza di Sua Santit� Pio VI.
La sua condanna a morte viene commutata nel carcere a vita ma lo scotto che deve pagare per questa concessione � umiliante, viene costretto infatti a percorrere un tratto di strada, in cui, con indosso un saio di tela grezza e in mano un cero, chiede pubblicamente perdono, alla merc� di un popolo sadico che lo deride e lo mortifica, mentre i suoi scritti e le insegne massoniche vengono gettate nel fuoco. 

Da Roma Cagliostro viene trasferito nella fortezza di San Leo.... 
(nella foto sopra LA FORTEZZA DI SAN LEO)

...un'orrida costruzione a picco su un baratro, situata a nord della provincia di Pesaro e Urbino, nel cuore del Montefeltro, il 20 aprile del 1791. Momentaneamente sistemato in una squallida cella, viene infine collocato nel " pozzetto ", chiamato cos� perch� sovrastato da una botola nel soffitto, munita di una vetrata dalla quale sorvegliare il prigioniero. Cosa accadde in quei pochi anni non � possibile sapere, ma � certo che il suo carattere indomito, nei momenti di lucidit�, si manifestava con forti attacchi di furore, che gli costarono ulteriori maltrattamenti e che la sua " purificazione " si realizz� proprio in quel pozzo il quale, in qualsiasi epoca e tradizione, simboleggia metaforicamente la ricerca della Conoscenza e della Verit�.

Nella notte tra il 25 e il 26 agosto del 1795 Cagliostro muore, una anno dopo Serafina, che aveva terminato i suoi giorni nel convento di Sant' Apollonia.
Di lui, in vita e in morte sono stati consumati fiumi di inchiostro; vere o false che siano le storie narrate, una � inconfutabile: nessuna prigione o violenza pot� costringere al suo volere uno spirito ribelle e indipendente quale fu quello di Alessandro Cagliostro o, se preferite, di Giuseppe Balsamo.

PER FINIRE ...

Il Gran Cofto aveva, come sigillo emblematico del suo pensiero e della sua azione, un serpente ritto sulla coda, con una mela in bocca, trafitto da parte a parte da una freccia in modo da sembrare una S, mentre la freccia forma un I. Dunque il monogramma SI che sta per Superieur Inconnu (superiore sconosciuto). In tale sigillo, inoltre, si può vedere il numero 8, ritenuto il simbolo dell'equilibrio cosmico e ancora, la perfezione che precede la resurrezione. Numericamente, l'8 rappresenta l'infinito. Se il serpente di Cagliostro è da considerarsi un simbolo egiziano, esso è inteso a spiegare la sua professione di guaritore, poich� nell'antico Egitto il serpente era il dio della guarigione, secondo il principio che il veleno annulla il veleno ma anche presso i Greci troviamo due serpenti attorcigliati sul caduceo di Esculapio, dio della medicina; un serpente ancora compare sullo scudo di Athena e nel Partenone.

François Ribadaux Dumas dà un'altra versione, quella del serpente, simbolo del male…che morde la mela, ossia la scienza, ma viene punito per questo atto di tracotanza, con uno strale, da Dio, poich� solo Lui è il detentore della saggezza. Dunque la missione di Cagliostro, metaforicamente interpretata, è volta a punire il secolo XVIII, che si ritiene padrone delle scienze, del razionalismo e del materialismo.
I suoi maestri furono Simon Mago ed Ermete Trimegisto, samaritano e operatore di miracoli il primo, antichissimo sacerdote - Re dell'Egitto ( tre volte grandissimo ), fonte di ogni pensiero e sapere il secondo, al quale si attribuirono l'invenzione dell'alfabeto e della scrittura, le prime leggi sociali e un gran numero di scritti, conservati gelosamente dai sacerdoti egizi.
I libri di Trimegisto furono salvati dopo la presa di Costantinopoli (1453 ) e acquistati da Cosimo de' Medici, poi tradotti in latino da Marsilio Ficino.

Partendo da tali conoscenze, Cagliostro volse tutta la sua vita a combattere l'ignoranza, a debellare il male, le malattie, a raggiungere la verità assoluta e la perfezione. Valente alchimista, apprese la relativa scienza dagli Egiziani, arrivando a trasmutare i colori e addirittura la materia dei metalli. Secondo gli alchimisti tutte le cose della natura sono costituite fondamentalmente di una materia unica, che si manifesta differenziata e in diversi gradi di purezza. Fra esse l'oro è quello che rivela la perfezione suprema della natura. Poich� tutte contengono lo stesso principio, ogni materia, in teoria, può essere trasformata in oro. Per ottenere ciò, occorreva una sostanza sconosciuta che facesse da reagente, tale sostanza fu chiamata " pietra filosofale " o grande elisir. La pietra sciolta in acqua prendeva il nome di elisir di lunga vita, avendo, almeno secondo le credenze alchemiche, il potere di prolungare la vita indefinitamente e, mescolata ad altre sostanze, funzionava come una panacea, capace quindi di guarire ogni malanno. Balsami, unguenti, gocce, pillole, frutto di una sapiente mescolanza di erbe aromatiche e sostanze naturali, servivano inoltre a curare patologie più o meno gravi, niente magia perciò ma l'inizio della fitoterapia, oggi tanto decantata.

Di questi mezzi si avvalse Alessandro Cagliostro, i cui poteri non gli venivano solo dalla pratica e dagli studi ma anche dalla forza medianica insita in lui. A chi chiedeva spiegazione dei suoi prodigi, era solito rispondere: " In verbis, in erbis et in lapidibus." Era capace di leggere ogni tempo passato, presente e futuro; per arrivare alle predizioni o scrutare eventi di ogni epoca, si serviva di bambini al di sotto dei dieci anni, un " pupillo" se maschio, una "colomba" se femmina, prima opportunamente "iniziati" da lui con la forza delle mani, che imprimeva sul loro capo sugli occhi e sul petto. Essi venivano posti dietro un paravento e davanti ad una brocca di cristallo colma di acqua, in cui leggevano e vedevano fatti e persone, su richiesta del Maestro, che si trovava, in quel momento, al di là del paravento.

Perch� Cagliostro sceglieva una creatura innocente e ingenua per i suoi riti? Ma proprio per la sua ignoranza di fronte al mondo e quindi, più garante della verità, senza creare sospetti, negli astanti, che ci fosse qualche ombra di artificio o mistificazione. Era sorprendente come, di volta in volta, ogni fanciullo o fanciulla riproducesse e raccontasse in maniera assolutamente reale, ciò che vedeva nel liquido cristallino. Molti scettici e increduli nei confronti di tali esperimenti, anche i più restii, dovettero ricredersi e arrendersi innanzi all'evidenza, e d'altra parte moltissime previsioni del Gran Cofto si avverarono; oltre a quelle già note riguardanti la rivoluzione francese, pronosticò la fine del papa che tanto si era accanito contro di lui, in capo ad un anno in effetti Pio VI fu spodestato da Napoleone e morì in esilio.

Ora, alla luce di tutti quei fatti, poteva Cagliostro rimanere indenne di fronte alla cattiveria e all'invidia dei suoi contemporanei? Certamente no, uno così incuteva paura, provocava disagio, sconvolgeva le menti, scombinava i disegni dei tradizionalisti e forse anche degli innovatori e quando un uomo suscita questi focolai è destinato ad essere cancellato dalla scena. Ciò, infine, che più desta stupore è che le persecuzioni e le mortificazioni rivoltegli, siano avvenute in un secolo che si proclamava " il secolo dei lumi " ma che, certamente trascinava ancora in s� i pregiudizi e le remore oscure delle epoche precedenti. Da chi allora, fu amato Cagliostro? Dal popolo, la classe più umile, quella che ottenne le guarigioni, i benefici, il denaro, la buona parola, il suo sorriso, il suo sguardo magnetico. La prova della sua immortalità? Egli continua a vivere nelle menti di chi ama la verità e proprio la Santa Inquisizione, contrariamente agli scopi che si era prefissa, accusandolo e torturandolo, innescò quel processo di riabilitazione e di rinascita trionfale, di fronte al mondo, dandogli lustro e arricchendolo di un alone di leggenda, come è accaduto per molti di quelli che essa perseguitò.


 Testo di Maria Pia Perrotta 


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