SCHEDE BIOGRAFICHE
PERSONAGGI
ROBERTO BRACCO

Giornalista e celebre commediografo

Roberto Bracco nacque a Napoli il 19 settembre del 1861; sin da piccolo mostrò un’idiosincrasia per lo studio che fu il tormento dei genitori Achille e Rosa De Ruggiero, i quali non potettero fare altro che acconsentire alla sua scelta di abbandonare la scuola per lavorare, appena quindicenne, in una ditta di spedizioni come fattorino.

Ad appena diciassette anni Bracco si innamorò di una ragazza e cominciò ad inviarle appassionate lettere d’amore che la colpirono a tal punto da spingerla a mostrarle ai più altolocati personaggi che frequentavano la sua casa; così quelle lettere di Roberto Bracco finirono nelle mani di Martino Cafiero, all’epoca direttore del ‘Corriere del Mattino’, che ne rimase molto colpito ed espresse il desiderio di conoscere il giovane, chiedendogli di collaborare al giornale come aiuto reporter.

Roberto Bracco iniziò così la sua carriera di giornalista, firmando i suoi pezzi con lo pseudonimo ‘Baby’ e collaborando anche come autore del romanzo a puntate ‘Volere e potere’, pubblicato con il quotidiano.

Se la sua carriera di giornalista era cominciata per corteggiare una donna, anche quella di commediografo ebbe inizio per lo stesso motivo: Bracco si era infatti innamorato di una giovane attrice della compagnia di Ermete Novelli ed aveva cominciato a frequentare con assiduità il Teatro Sannazaro. Qui lo stesso Novelli lo aveva notato e, quando Bracco sospese improvvisamente le sue visite, andò a trovarlo, e scoprì che il giornalista si era chiuso in casa, in attesa che gli ricrescesse un baffo che si era tagliato per errore durante la rasatura quotidiana. Approfittando del periodo di riposo forzato Novelli gli propose di scrivere una commedia e così nacque l’atto unico ‘Non fare ad altri’, che lo stesso grande attore rappresentò nel 1886.

Giornalista e commediografo per caso, Roberto Bracco cominciò così la sua lunga e prestigiosa carriera, e fu autore di numerose commedie e drammi di grande successo, tra cui: Lui lei lui, Un’avventura di viaggio, Maschere e Infedele, Il trionfo, La fine di un amore, Don Pietro Caruso, fino ai famosissimi Sperduti nel buio e Piccolo Santo.

Negli stessi anni scrisse anche canzoni napoletane la prima delle quali Salamelic, gli fu commissionata nel 1882 dallo stesso Cafiero per contrastare il successo della notissima Funiculì Funiculà di Peppino Turco; e così, in onore dei reduci dall’Egitto, Bracco scrisse alcuni versi messi in musica dal maestro Luigi Caracciolo. Ne venne fuori una canzone che lui stesso definì grigia, affliggente e opprimente, ma che gli preparò tuttavia il terreno per i suoi maggiori successi. Alcuni anni più tardi sarà infatti autore di Tarantì tarantella, Sentinella e Africanella, scritta in relazione alla conquista dell’Eritrea, e che può essere considerata antesignana di Faccetta nera.

Stimatissimo dai contemporanei Bracco fu anche invitata da Giovanni Amendola a presentarsi come Deputato alle elezioni del 1924; sebbene stimato da Mussolini Bracco fu antifascista, ma rimase sempre su posizioni tranquille ed appartate.
Nel corso della sua vita ebbe tanti amori ma fu proprio durante la rappresentazione di un suo testo in un collegio, il già maturo letterato, si invaghì di una delle giovani collegiali, Laura De Vecchi, che fuggì dalla scuola e divenne sua moglie.

L’avvocato Alfredo De Marsico ricordò in un suo scritto l’incontro con Bracco nella casa di via Tasso, ‘in una camera modesta che fa da studio e da salotto. Una scrivania…un mobile che doveva essere una credenza adattata a libreria…alcune seggiole comuni, di paglia, ed, alla fine della parete più lunga, un quadro immenso, di un valore incalcolabile…un dono che la natura sembrava fargli…il golfo, che lo cercava e si fermava..attraverso il telaio della finestra spalancata".

Roberto Bracco era sempre curato nell’aspetto, elegantissimo nell’abbigliamento, ed amava seguire la moda; e sono ormai leggendarie le sue cravatte ‘ a rabat’ di seta nera ricamate a pallini bianchi dalla madre che lo venerava. Non aveva però un carattere facile e, nonostante i successi e gli attestati di stima, detestava tutti i suoi avversari: non esitò infatti a criticare l’Otello di Verdi e le tragedie di D’Annunzio, mentre a Luigi Pirandello disse pubblicamente: ‘Tu non sapresti scrivere Il Piccolo Santo’.

A causa della sua incontrollabile irascibilità Bracco fu anche imputato in due singolari processi: in uno, difeso dall’avvocato Giovanni Porzio, fu accusato di oltraggio per aver chiamato, per errore, ‘facchino’ il capostazione di Sezze, mentre nell’altro dovette rispondere di lesioni a Francesco Saverio Nitti. Il Ministro aveva infatti criticato duramente il suo primo spettacolo teatrale e Bracco non aveva esitato a conficcargli i denti nel cranio; a seguito della querela lo stesso magistrato invitò i due a riappacificarsi, e il commediografo accettò, per non macchiare la propria fedina penale. Subito dopo però, appena in strada, si rivolse a Nitti ribadendo le proprie opinioni, e gli disse senza esitazione: ’Vuje site nù fetente!’.

Amico di donne bellissime, da Sarah Bernard a Eleonora Duse, Bracco fu il drammaturgo più rappresentato del mondo, ma passò gli ultimi anni di vita da sorvegliato politico, quasi dimenticato, e gli fu anche impedito il conferimento del Premio Nobel.

Morì il 21 aprile del 1943, e chiese che nella sua bara venissero deposti un anello con l’effigie della Madonna di Pompei, un ritratto della madre e una ciocca di capelli della moglie.


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