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CRONOLOGIA

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ANNO 803 d.C.

(Vedi QUI i singoli periodi in
"RIASSUNTI DELLA STORIA D'ITALIA")

*** VENEZIA DIVENTA QUASI INDIPENDENTE

Terminate le vicissitudini che avevano permesso ai lagunari di crearsi un proprio capo in sostituzione del governatore dell'esarcato bizantino di Ravenna, dopo la caduta di questa corte, la situazione con l'avvenuta incoronazione di Carlo Magno dà inizio a una svolta maggiore di quella, quando con un semplice atto di autodeterminazione si erano dati un capo, un Dux, che andava a sostituire la carica ravennate vacante.
La contesa che era avvenuta tra Cittanova e Malamocco era un'annosa questione di gelosie insulari e familiari di carattere patrimoniali; quella invece tra Grado e Malamocco era più recente e aveva origine da una controversia nell'autorità ecclesiastica, tanto che vediamo proprio Malamocco con la sua fazione lagunare già nel 790 ad Olivolo mettere la propria (fu la prima) diocesi nella laguna. Che sia stata per motivi spirituali può anche essere, ma che ci fosse il motivo o un tentativo di controbilanciare l'autorità di Grado anche questa può essere stata una valida motivazione. Non sappiamo se questa fu l'effetto o la causa di un aperto conflitto fra Malamocco e Grado, ma è certo che questa sommossa era destinata a divenire una lotta seria e di vasta portata.


A Olivolo c'era un vescovo di nome greco detto CRISTOFORO, sembra inviato e messo lì dai Bizantini per contrapporsi al vescovo di Grado, che era FORTUNATO, inviato invece dal Papa che come sappiamo era in questo periodo molto vicino ai franchi di Carlo Magno. Gli oppositori civili ( sia quelli di Cittanova che di altre zone litorali che avevano scelto la laguna come loro residenza) erano quindi contro il governo del Dux eletto a Malamocco. Ma dopo la sconfitta del loro candidato dovettero andare tutti in esilio, ritornarsene nella terra ferma. Di ideali religiosi non ne avevano certamente, fino allora in laguna di clero non ve n'era mai stato, quindi erano solo desiderosi di sovvertire quel governo, e riprendersi il controllo territoriale di Malamocco. Così quelli di Cittanova che avevano un loro motivo si unirono ai signori dissidenti della terraferma e a quelli di Grado che ne avevano altri di motivi, ed insieme si prepararono a un contrattacco. Erano dunque tre forze in campo con un'unico obiettivo: riprendersi Malamocco

Fortunato promise di far intervenire i suoi amici franchi, e qualcuno ci sperava, ma Fortunato deluse le aspettative, le tre fazioni furono costretti ad organizzarsi per proprio conto, tuttavia riuscirono a riconquistare il potere, cacciando via gli altri, che questa volta furono loro ad essere esiliati sulla terraferma, e a Malamocco si sedeva sulla sedia di Dux GIOVANNI GALBAIO con il figlio a fianco MAURIZIO.

Una indipendenza non ancora totale, la striscia di terra di tutta la Laguna era pur sempre rimasta bizantina, e se lo era rimasta era solo perche i Longobardi come sappiamo non amavano l'acqua, tantomeno la laguna, né possedevano le barche, una indipendenza quindi che era nello stesso tempo causale e casuale.
La causa era che bisognava pur amministrarsi con uno di loro, visto che da Ravenna caduta non certo per loro merito non arrivava più il governatore dux mandato dall'esarca a farlo; inoltre Bisanzio era lontana quindi incapace di qualunque azione difensiva se arrivavano degli invasori nella zona; non c'era solo bisogno di regolare con un'amministratore la loro semplice economia, ma c'era bisogno di pensare anche a una formazione militare, dunque ci voleva oltre che un amministratore un capo militare. Nel frattempo era meglio allacciare con opportunismo delle relazioni diplomatiche con i Franchi, onde evitare delle brutte sorprese, era insomma sempre meglio avere un piede in due scarpe.

Venetia era Bizantina di fatto, quindi non era un tradimento verso Costantinopoli se si amministrava da sola. Nè alla corte bizantina avevano nulla da obiettare se i lagunari avevano semplici relazioni diplomatiche con i Franchi.
A Ravenna nel frattempo, dopo la sua incoronazione, Carlo sta discutendo l'assetto del territorio, e lì qualcuno forse inviato dai nuovi padroni di Malamocco fanno presente la nuova situazione, e chiedono pure ai franchi una certa indipendenza, promettendo perfino un'alleanza, e a tale proposito presentano un vero e proprio trattato per la sistemazione dei confini, dicendo -per favorire questa richiesta- che la fazione filobizantina (quelli che ha perso) è stata mandata in esilio e sono quindi loro a comandare nelle isole.

Carlo forse non si rese affatto conto di quello che faceva, gli misero davanti una cartina della zona, prese visione di queste piccole isole abitate da pescatori, si chiese quale importanza potesse avere per lui un territorio così minuscolo per di più immerso in una ostile laguna, e per di più a una grande distanza da Costantinopoli; e pur non acconsentendo a firmare quella che poteva essere un avallo all'usurpazione nei confronti dei bizantini con i quali aveva appena inviato una delegazione per stipulare un'alleanza con il nuovo imperatore, ritenne che era meglio acconsentire alla loro richiesta di indipendenza, in poche parole comportandosi così, se ne lavò le mani.

Non così gli esuli della terraferma, che più che alla questione di essere filo-bizantini la cosa più importante era per loro ritornare nelle isole e cacciare gli altri. E visto che filo-bizantini lo erano perchè non chiedere a Bisanzio un aiuto, rivelando che Carlo dando l'autonomia a quella gente in effetti aveva usurpato un territorio bizantino, lo aveva affidato ai seguaci di Galbaio e Maurizio, e che i due avevano promesso alleanza ai Franchi. Dunque Costantinopoli doveva intervenire, non poteva fa passare questo sopruso che sembrava un atto di sfida.

Insomma andarono a creare una tensione fra Carlo e Niceforo che nessuno dei due avrebbe mai voluto, visto che ciascuno di loro considerava quel territorio se non proprio soggetto al nemico, distaccato dallo stesso, mentre ora risultava il contrario. Il nuovo imperatore non sapeva neppure com'era fatta l'Italia, figuriamoci cosa sapeva della impenetrabile laguna. Carlo concedendo l'autonomia agli isolani, mai più pensava che sulle rive c'erano dei così agguerriti oppositori, da chiamare in causa l'esercito bizantino, che fino allora con una politica accorta aveva sempre voluto evitare ogni disputa per non creare fratture insanabili, semmai il contrario promuovendo alleanze..

Insomma se le due fazioni volevano creare un caso internazionale, c'erano perfettamente riusciti. Carlo e Niceforo che avevano fatto un'alleanza proprio quest'anno, la dovettero rompere per trovarsi sull'adriatico uno difronte all'altro per la questione della laguna.

La reazione bizantina che forse vedeva in questa disputa un modo per riaffermare gli inalterati diritti di Costantinopoli sulla provincia e sulle sue acque, fu pronta, e inviò una flotta bizantina, che da anni non veniva più su nell' Adriatico. Niceta che la guidava risalendo la costa dalmata gettò l'ancora nella laguna di Venezia.

La piccola flottiglia franca che era di base a Comacchio non organizzò alcuna resistenza nè vi era ragione per farlo, quindi all'ammiraglio bizantino Niceta non fu difficile riportare i ribelli all'obbedienza e riaffermare la sovranità, anche se questi avevano reso omaggio ai franchi unicamente per tutelare i loro interessi e mai più avrebbero supposto di aver scatenato questo grande interesse da far arrivare le due grandi potenze del mondo a scontrarsi nelle loro acque.
Resosi conto anche Niceta che le cose erano sproporzionate rispetto alla contesa di due isolette, anche lui cercò concludere un' accordo amichevole con i franchi. Non solo ma cercò anche di mettere entrambi le parti nella condizione di porre termine ai loro intrighi locali che quasi si stavano trasformando in una guerra di due imperi. Pipino che era corso da quelle parti e Niceta che lo aspettava, si scambiarono le reciproche garanzie.

Tutto poteva andare bene meno che per i lagunari questa pace, una pace dei due imperi ostacolava le loro ambizioni; quindi ora non parteggiavano né per l'uno né per l'altro. Ed ecco cosa fecero quanto era nel loro potere di opporsi. Ad entrambe alle due fazioni quella pace non andava bene, cosicché questa volta entrarono in sintonia, messe da parte le dispute e i torti che li avevano divisi fino allora, volendo acquistarsi una propria autonomia, iniziarono gli intrighi per distruggere le buone relazioni che franchi e bizantini stavano promuovendo tra di loro.
Il piano ideato fu diabolico. Far finta di litigare per provocare uno o l'altro.

Ci riuscirono quando un zelante patrizio bizantino Paolo, nell'809 ricomparve nella laguna. Costui credette che gli incidenti che erano scoppiati nelle due fazioni erano veri, mentre invece erano state create ad arte per provocarlo in un gesto incolsulto che avrebbe avuto ripercussioni con i franchi, anche se questi erano rimasti calmi fino ad allora per non far nascere altre fastidiose complicazioni.

Il gesto inconsulto ci fu e provocarono Pipino. Anche lui mal preparato si fidò troppo delle vaghe e inconsistenti promesse che gli erano state fatte dai lagunari, e si scagliò contro Paolo riportando un sonoro fallimento, che però non rese vittorioso neppure il bizantino, perchè si trovò a sedare gli incidenti di una popolazione che non voleva a quanto pare essere salvata nè da uno nè dall'altro, "è una questione interna gli dissero". Lui mortificato e quasi più preoccupato di Pipino che aveva perso, girò le vele e se ne tornò a Costantinopoli, mentre i lagunari dopo averlo visto sparire all'orizzonte si abbracciarono tutti. Ce l'avevano fatta. Erano finalmenti liberi e indipendenti. Più nessuno avrebbe più messo piede, cioè una barca nelle loro laguna.

Tutte le fazioni finalmente dimenticarono i torti, si accinsero alle difese del loro territorio, e tutti gli esuli di Cittanova, Grado, Equilio (Iesolo), Malamocco e altre località, si raccolsero nella disabitata e incolta Isola RIALTO nell'anno 810, che per la sua posizione e per la sua ideale fertilità ben presto divenne l'isola principale, fondando quella che sarà fra breve il centro VENEZIA.

Bizantini e Franchi non vollero più essere coinvolti direttamente o indirettamente in crisi locali; c'era altro a cui pensare. Ne fu felice Venezia che pur rimanendo apparentemente bizantina, iniziò la sua Storia di territorio autonomo. Fu tuttavia inviato un bizantino dux ( non ancora Doge) per partecipare questa volta solo come rappresentante dentro il governo della città che si era formato. Una presenza ininfluente che proseguì per diversi anni fino alla dinastia degli Obeleri, e dei Partecipazi.
Finite queste due dinastie, vennero i tempi dei veri e propri DOGI eletti dentro il patriziato; ma qui iniziarono i nuovi veleni della politica veneziana, all'ostilità delle isole e della terra ferma si aggiunsero le furiose lotta di famiglie una contro l'altra e perfino fra i membri di una stessa famiglia. Contrasti che non cessarono nemmeno quando nell' 828 ci fu l'evento e l'importanza dell'acquisizione del corpo di SAN MARCO, che giocò una parte importante nell'indipendenza di Venezia, ma ci arriveremo a suo tempo .........

IN SASSONIA si firma la pace di SALZ che mette fine in questo paese alle lunga guerriglia condotta dai Sassoni contro i Franchi. La pace come vedremo nel prossimo anno costerà molto caro ai ribelli......


A COSTANTINOPOLI l'imperatore NICEFORO stipula un trattato di pace con CARLO MAGNO. Quest'ultimo nel frattempo si sta impegnando per entrare non solo nelle simpatie del califfo Abbaside di Bagdad ma anche con quello Omayyade di Cordova, cui invia una ambasceria.

Ha invece il suo daffare l'imperatore bizantino con gli arabi proprio di Bagdad che contrariamente a quanto faceva IRENE, lui non vuole più pagare i contributi annui agli abbasidi; che a loro volta hanno grossi problemi interni; infatti si stanno dilaniando con ribellioni e una guerra civile provocata in Asia Minore da Bardane il Turco, che affrontato e vinto viene accecato.

 

CONTINUA ANNO 804 > >