HOME PAGE
CRONOLOGIA

DA 20 MILIARDI
ALL' 1  A.C.
1 D.C. AL 2000
ANNO x  ANNO
PERIODI STORICI
E TEMATICI
PERSONAGGI
E PAESI

ANNO 753 d.C.

(Vedi QUI i singoli periodi in
"RIASSUNTI DELLA STORIA D'ITALIA")


***
I LONGOBARDI TENTANO IL COLPO SU ROMA
*** PAPA STEFANO CHIEDE AIUTO A PIPINO


Liquidato l'Esarcato bizantino, il re dei longobardi, ASTOLFO non si accontenta di trattenersi i territori, ma vuole andare oltre, vuole prendersi ora Roma, vuole imporre adesso lui un tributo ai romani sostituendosi ai bizantini. Astolfo ormai si sente il capo indiscusso politico e militare di tutto il territorio italiano. E possiamo ben immaginare che l'apice del suo successo l'avrebbe toccato con la conquista di Roma, fatta se necessario col ferro, col fuoco o con un temporaneo compromesso. L'importante era metterci piede con le buone o con le cattive. Poi si riprometteva che il compromesso avrebbe fatto la fine dei tanti precedenti trattati.

E qui c'e' da dire, come abbiamo letto molte pagine indietro, che i Papi lo avevano previsto. Ed infatti sospettosi erano stati i rapporti con gli altri re, perchè infidi e mai appagati sono gli uomini soprattutto quando hanno in mano il potere. Pensavano questi Papi a buon ragione, che bastava uno di loro o un successore non mantenesse la parola e subito dopo diventava un aguzzino, e allora addio sogni di potere della chiesa. Addio anche religione di Stato.
Troppo il rischio, visto che questo pericolo poteva venire da un solo uomo che in una certa mattina con una sete di potere improvvisata si alzava e decideva di marciare su Roma. Poteva forse in questa eventualita non remota la Chiesa venirne fuori indenne? Poteva anche con un pacifico compromesso fare una pace con un re che abitava fuori l'uscio di San Pietro, con addosso le ambiziose brame ? Non era possibile, e i fatti di questo periodo danno ragione ai papi. Infatti Astolfo, dopo essersi preso i territori adriatici, invia al Papa il conto dei tributi da riscuotere su Roma. O pagare o sarà lui a scendere a Roma per prendersi tributi e territorio.

Papa STEFANO III, piuttosto che pagare gioca di astuzia, manda un messo, -l'ultimo legato imperiale bizantino a Roma - a Costantinopoli chiedendo a COSTANTINO V aiuti per difendere Roma, ma l'imperatore Costantino rifiuta di intervenire, ha troppo da fare con i Turchi, con gli Arabi, con gli Slavi, e inoltre ormai da qualche tempo ha già messo nel conto la perdita dell'esarcato in Italia, è troppo realista per non capire che in Italia, un paese che non conosce, né ha tempo per conoscerlo, il dominio bizantino è ormai finito; muoversi lui da Costantinopoli o inviare una flotta significa incrociare nelle acque non una sola flotta di arabi ma un'intera armata. Insomma era un pezzo che si era rassegnato alla perdita di questo esarcato, e se siamo di memoria lunga, anche questo i papi lo avevano previsto, e su questo avevano costruito il progetto franco di Bonifacio, quel monaco inglese che avrà il torto per gli inglesi di aver unito, o meglio creato la Francia Carolingia partendo da un ignoto bastardo: Carlo Martello.
Papa Stefano da Costantinopoli non riceve aiuti ma un messo dell'imperatore che giunge a Roma per dargli solo consigli di mediazione e suggerimenti di come fare dei compromessi; insomma il messo non capisce la situazione che si sta creando e che se non sarà risolta subito avrà gravissime ripercussioni per lo stesso Imperatore.

STEFANO III tuttavia non si perde d'animo. Lui era un orfano, allevato fin dall'infanzia in Laterano, conosceva bene i fini della politica della Chiesa. E conosceva bene anche i Romani. A Roma era necessario diffondere un senso di orgoglio e di rivendicazione. E se necessario spingere i Romani alla lotta.
Il longobardo ASTOLFO non era uomo da vincersi con le moine, aveva posto gli occhi su Roma e non sarebbe stato facile dissuaderlo con le sole sue prediche. Del resto dalle Alpi al Volturno era ormai tutto in mano ai longobardi, salvo questa striscia costiera occidentale. Roma si trovava chiaramente nelle mire del longobardo.
Già in giugno il Papa aveva invaito suoi messi (lo stesso suo fratello Paolo che poi gli succederà come papa) e avevano concluso con il re Longobardo una pace. Ma era questa pace piuttosto vaga, e fu ben presto chiaro che ASTOLFO non avrebbe rinunciato nell'estendere la sua sovranità su Roma; era ormai nei suoi ambiziosi piani.
Stefano era stato il primo ad averlo capito. Ed infatti ecco ora il longobardo muoversi contro Roma.

Fra la richiesta di aiuto a Costantinopoli e la risposta evasiva, i longobardi che non hanno ancora ricevuto una risposta sulla riscossione dei tributi, hanno tutto il tempo per iniziare a muovere contro Roma. Infatti, giunti da ogni direzione bloccano la città da ogni via di accesso. La città è posta sotto assedio.

STEFANO, da Costantinopoli dove ha inviato un'altra ambasciata all'imperatore Costantino, riceve l'ennesimo netto rifiuto di un intervento bizantino.

L'ultima risorsa del battagliero Papa per tranquillizzare i romani in preda al panico, con i longobardi accampati fuori le mura, e quello di fare delle gran preghiere pubbliche, paventare il dramma, far vivere in anticipo l'angoscia di una prossima fine.
Organizza per le vie di Roma una enorme processione, sfila personalmente a piedi nudi tra la folla, in spalla ha la sacra immagine di Cristo che dice essere dipinta da san Luca e dagli angeli. La partecipazione della folla è immensa, quasi l'intera popolazione; la minaccia di un cataclisma viene dipinta dal papa in un modo drammatico a tinte fosche. Sembra essere preso solo dal misticismo, ma la scuola di Gregorio dove si è formato non mente, nel fervore della processione sa anche che una via della salvezza non è solo quella della pietà del Signore, ma c'è anche un'altra via, un'altra fonte di aiuto: gli eserciti armati dei Franchi. Se Dio non ti manda aiuti dal cielo, non ti impedisce però -anzi ti ispira- di cercare aiuti sulla terra.

STEFANO III riesce a far filtrare un suo messo nelle sottili maglie dell'assedio dei longobardi, che raggiunge Re PIPINO in Francia. Chiede aiuto a lui e a tutta la nazione, per difendere la tomba dell'apostolo Pietro, il sacro soglio pontificio, per difendere quel papa che gli ha benedetto il trono; un aiuto che "sarà ripagato da Cristo cento volte" e inoltre si guadagnerà "la vita eterna", questo gli scrive.

 

Pipino lo prende proprio alla lettera, e invia con un lasciapassare concordato con i longobardi due suoi nunzi a Roma per prelevarlo e sano e salvo condurlo in Francia. Stefano non era questo che voleva, il suo progetto andava oltre la sua persona, si era impersonificato nel salvatore della capitale della cristianità, questo era il solo obiettivo. Ma decise ugualmente di seguire i nunzi, con la sola intenzione di poter parlare con il re dei Franchi di persona e quindi di sollecitargli l'intervento.



L'arrivo in Francia fu spettacolare, era in pieno inverno e appena superate le Alpi, vide venire incontro un duca premuroso che lo vuole scortare fin davanti al re, nella Borgundia. Qui giunti, ancora a molte miglia di distanza furono raggiunti da un'altra scorta di nobili capeggiati dal giovane principe figlio di Pipino; che così a undici anni fa la sua prima comparsa nella Storia d'Europa. E' Carlo, il futuro CARLOMAGNO, che con tutta la sua corte dopo aver fatto l'incontro con il Papa, scende da cavallo, prende le briglie sciolte dei cavalli della carrozza del papa, e a piedi lo conduce da suo padre che a sua volta gli va incontro a tre miglia dal suo palazzo e lo scorta mettendosi umilmente al suo fianco. Era il 6 gennaio 754

Nel frattempo Pipino era stato anche impegnato a sedare gli insorti Sassoni che aveva già tempo addietro conquistati, ma una fazione a Iburg non accettando la sconfitta si erano nuovamente organizzati per creare tumulti, che Pipino però questa volta spingendosi fino al Weser sconfigge e li sottomette facendogli firmare una resa, la promessa di fedeltà e il pagamento di tributi al regno di Francia.


Da rilevare inoltre
che il re dei longobardi aveva inviato anche lui al re di Francia un suo ambasciatore per scongiurare una guerra fra loro due, visto che una volta i longobardi li hanno aiutati a scacciare gli arabi dalla Francia. Ma gli ambasciatori si incrociano, perché anche Pipino ha inviato al re longobardo non una comprensiva lettera ma una minaccia a lasciare libere le terre del papa e quelle bizantine che dal papa devono essere amministrate, ma ASTOLFO rifiuta ogni trattativa e muove guerra. 

 

CONTINUA ANNO 754 > >