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CRONOLOGIA

DA 20 MILIARDI
ALL' 1  A.C.
1 D.C. AL 2000
ANNO x  ANNO
PERIODI STORICI
E TEMATICI
PERSONAGGI
E PAESI

ANNO 719 d.C.

(Vedi QUI i singoli periodi in
"RIASSUNTI DELLA STORIA D'ITALIA")

*** LA PRIMA ISTITUZIONE FEUDALE

CARLO MARTELLO riprende a combattere contro il duca di Aquitania ODDONE nella Neustria dove costui si era rifugiatochiedendo appoggi a re CHILPERICO II e al suo maggiordomo RAGINFREDO (che Carlo Martello nel 717 nelle Ardenne aveva già affrontato e sconfitto).
Lo stesso Carlo Martello, a Soisson, lo sbaraglia ancora una volta, ed alla fine è lo stesso Oddone che si accorda, raggiungendo l'intesa di dare a Raginfredo un piccolo territorio di pochissima importanza (per il momento) l' Angiò; ed inoltre (era morto Clotario IV) riconosce di mettere sul trono di Francia CHILPERICO II che diventa quindi lui re dei Franchi ma è CARLO MARTELLO il vero dominatore del regno franco.

Da buon politico Carlo Martello si avvale del sostegno del clero secolare e regolare, pur non esitando ad espropriare gran parte delle proprietà fondiarie di vescovati e abbazie che erano negli ultimi anni diventati proprietari di grandi appezzamenti di terreni, castelli, palazzi, porzioni di interi paesi e città.
Carlo Martello, requisisce e dona ai suo fedeli comandanti militari questi territori, creando così quella contropartita necessaria che gli è indispensabile per le continue guerre che andrà a iniziare.


Si calcola che in questi anni, un terzo del suolo della Gallia appartenesse alla chiesa. Il monastero di FULDA fondato da quel Bonifacio inviato dal papa a evangelizzare la Francia, in breve tempo fu proprietario di 15.000 mansi (un manso era un podere sufficiente per far vivere una famiglia).
Una parte considerevole di queste proprietà proveniva da gente modesta, la quale cercava in questo modo non solo di rendersi accetta a Dio ma anche di procurarsi dei protettori nelle persone dei potenti signori ecclesiastici. Tutti coloro che la lotta per la vita aveva ridotto in condizioni di debolezza non potevano far altro che affidarsi alla tutela di un signore, anche se il più delle volte questo significava diminuire la propria indipendenza e perdere la proprietà della terra.

Carlo Martello per prima cosa per rimpinguare la riserva di terre demaniali e ricostituire di nuovo il capitale fondiario trovò che non c'era altro da fare che mettere le mani su queste enormi proprietà terriere accumulate dalla chiesa. Solo così poteva ricompensare i servizi di quelli di cui aveva bisogno; Ma se la soluzione aveva una ottima contropartita immediata, da lì a breve si sarebbe presentata molto pericolosa per il potere centrale.

Su questi possessi di territori, la vecchia storiografia ci ha tramandato che i benefici erano salutari per il potere centrale, ma alla luce delle conoscenze portati avanti dalla storiografia moderna che è andata ad analizzare la documentazione tramandataci, appaiono invece sotto un'altra luce.
Soprattutto il grande studioso tedesco Roth, che dimostrò dagli atti delle donazioni di terre che non risulta da quelli alcun particolare obbligo da parte del destinatario, e che si tratta, in effetti di donazioni unilaterali di terre in piena proprietà senza alcuna clausola che si riferisca a un servizio connesso a esse e senza che il donante si riservi un qualche diritto di conferma o di revoca della donazione stessa. Cioè dalle donazioni non appare il legame implicito tra possesso e servizio. Ma il solo fatto che queste donazioni di terre date in proprietà divennero il mezzo normale per ricompensare una persona per i servizi resi allo stato è di per sé della massima importanza, ma in realtà si può dire che queste donazioni incondizionate furono più dannose per il potere centrale perché era impossibile continuare a rimunerare i servizi resi con donazioni di terre senza esaurire la riserva stessa di terre. Ma a questo problema fu trovata una soluzione; che troveremo poche righe più avanti.

Con quelle già in possesso più quelle che abbiamo visto requisire ai monasteri, facendo queste donazioni ai fedeli militari e funzionari, iniziò a svilupparsi l'istituto feudale del vassaticum, giuramento di fedeltà personale a carattere militare fatta da un uomo (il ricevente) a un altro uomo (il donante) in cambio di un beneficio (apparente), che anche se non formalizzato come abbiamo detto sopra, era a carattere e nella forma gratitudinale. Non era scritto come oggi sappiamo, ma era un patto implicito.

Un governo centrale, che procedesse su quelle direttrici, è intuibile, si sarebbe trovato di fronte a un erario vuoto, senza mezzi legali per poterlo riempire. Cioè sul regalo della terra non poteva certamente metterci delle tasse per la corona, né i destinatari producevano denaro contante per i mittenti. Comunque, sia in quello franco sia in quello post-longobardo che fra poco si instaurerà anche in Italia, il governo centrale non perse mai di vista i “beneficia” e i loro detentori. Il concetto che coloro che avevano ottenuto tali “beneficia” dovessero mostrarsi particolarmente solleciti nel servire il loro re era solo un precetto morale, ma aveva tuttavia anche delle conseguenze pratiche.

Se un beneficiato non si comportava bene, si faceva presto a confiscargli tutto. E gli espedienti per farle queste confische furono tanti. Quando in Francia dopo solo una dinastia la riserva di terre si esaurì quasi del tutto, e di conseguenza come abbiamo letto sopra la monarchia ne venne fuori indebolita, si dovette correre ai ripari, perché ormai l'autorità effettiva era nelle mani degli amministratori beneficiati, che unendosi potevano attentare ai beni della corona; perfino le unioni matrimoniali diventarono pericolose perché i congiunti di due potenti famiglie riuscivano a riunire territori di gran lunga superiori a quelli della stessa corona.

In Inghilterra si mise una vera e propria legge per la confisca per tutti i casi di tradimento o di inadempienza dei doveri militari. E questo ultimo motivo si prestava a mille interpretazioni; bastava anche poco per allontanare un beneficiato e quindi confiscargli i beni, e la legge era inappellabile, non la si poteva certamente discutere, né qualcuno si opponeva quando la sorte toccava uno di loro, nessuno osava mettersi contro l'ira che il re aveva nei confronti del beneficiato caduto in disgrazia, perché poteva ritorcersi anche nei suoi confronti. Certe unioni per ribellarsi, ci furono comunque, ma poche ne vennero fuori senza bagni di sangue. Per la maggior parte ci furono solo dei lacchè, pronti ad assecondare il negativo giudizio che il potente di turno aveva nei confronti di un loro collega.

I longobardi invece per affermare il superiore diritto del sovrano sulle proprietà donate ai propri duchi, procedettero in un altro modo, molto più sbrigativo: la terra veniva loro data solo in usufrutto senza contratto e senza alcun diritto legale, di modo che la concessione poteva quindi essere facilmente revocata in qualsiasi momento e definitivamente se moriva il beneficiato.

Curiosa è la contropartita che chiede il re di Wessex in Inghilterra (ma è solo un documento indicativo che verrà però preso nella sostanza come esempio poi da tutti i feudali d'Europa) a un suo beneficiario nel momento del beneficius di un terreno grande all'incirca 50 mansi dove vivevono e operavano 200 coloni.
Il documento fa un elenco preciso di ciò che deve essere poi fornito alla corona: 10 barili di miele, 300 pagnotte di pane, 12 secchi di birra gallese, 30 secchi di birra chiara, 2 buoi adulti oppure 10 castrati, 10 oche, 20 polli, 10 forme di formaggio, 1 secchio di burro, 5 salmoni, 20 libbre di foraggio, 100 anguille.

Altrettanto curiosa e tipica è quella di carattere militare che verrà chiesta fra breve da Carlomagno ai suoi beneficiati, e che anch'essa costituirà per quasi dieci secoli, per 1000 anni, la normale prassi nella concessione delle terre. La norma era questa:
”Ognuno che ha 4 mansi coltivati di sua prprietà o avuti da altri come benefici si prepari ad andare nell'esercito, seguire il suo superiore o il conte. Quello con tre mansi si unisca con quello di 1 manso e lo aiuti che questi possa prestare servizio per tutti e due. Colui che ha due mansi si unisca con un altro uguale a lui e uno dei due va in servizio mentre l'altro resta a casa a lavorare per lui”.

Ma anche questa forma si rivelò un fardello per tutti quelli più poveri, perché invece di badare ai lavori che richiedevano lunghi termini venivano trascinati in spedizioni militari interminabili che compromettevano le produzioni, e per qualcuno queste assenze voleva dire la rovina del suo podere anche se questo era stato affidato al suo vicino. Poi se successivamente in alternanza era affidato a lui quello del vicino, la ripicca di aver ritrovato nella sua assenza il podere non curato metteva una pregiudiziale per il futuro del podere dell'altro quando era il suo vicino a partire.

Questo indusse molti, di modesta condizione a cedere e a sottomettersi alla protezione di signori laici o di ecclesiastici dei monasteri. Questa fu la radice delle commendatio che così riunì tutti gli appezzamenti della classe più povera a favore o delle grandi proprietà del signore di turno più forte, già beneficiato dal re a cui queste piccole proprietà andavano ad aggiungersi; oppure andavano al monastero che si trovò così ad essere potente quanto i beneficiati, e alle volte con l'acquisizione anche delle proprietà di questi -che facevano donazioni dei loro possedimenti al monastero in punto di morte- diventarono potenti dieci e alle volte trenta volte di più dello stesso conte che si trovava nelle proprietà confinanti, cosi come abbiamo visto a proposito del Monastero di Fulda del monaco Ambrogio.

Carlo Martello requisì quelle proprietà, ma subito dopo dovette rivedere le sue espropriazioni e nuovamente riconsegnare a molti abati di monasteri molti di quei benefici che avevano acquisito autonomamente, altrimenti correva il rischio di non avere più l'appoggio di tutti coloro che non dipendevano più da lui ma che ai monasteri si erano appoggiati

In seguito arriveremo anche ad altre modifiche di quelle istituzioni, e registreremo o i miglioramenti di carattere economico o i peggioramenti che questi comportarono anche sul piano sociale e culturale di una comunità, che dopo la fase delle conquiste e delle invasioni si chiuse su se stessa, nei propri recinti e la vita politica fu ridotta ai minimi termini, con tutte le negative conseguenze di carattere economico, sociale e culturale.

IN SPAGNA nel frattempo l'arabo EL HAUR è il primo ad attraversare i Pirenei; devasta molte terre con il suo passaggio, poi si impossessa della Narbona, la depreda, e senza conquistarla del tutto, accontentandosi del bottino racimolato, lascia dopo pochi giorni il territorio.

Quasi tutta la Spagna è sotto il controllo degli arabi dove c'è il figlio di Musa, ABD AL-AZIZ, e anche lui quasi in rivalità con l'altro nel nord, inizia attacchi alla Francia meridionale. Queste prime "visite" mettono subito in allarme i francesi che iniziano immediatamente a considerare l'eventualità di un attacco massiccio degli arabi al proprio paese, visto i grandi sviluppi avvenuti in questi anni nella penisola iberica.

 

CONTINUA ANNO 720 > >