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CRONOLOGIA

DA 20 MILIARDI
ALL' 1  A.C.
1 D.C. AL 2000
ANNO x  ANNO
PERIODI STORICI
E TEMATICi
PERSONAGGI
E PAESI

ANNO 654 d.C.

(Vedi QUI i periodi dei
"RIASSUNTI DELLA STORIA D'ITALIA")

*** UNA LEGGE "BARBARA"  "CIVILE"
*** LA  SPAGNOLA "Liber iudiciorum" VISIGOTA
*** IL COLOSSO DI RODI A PEZZI


*** SPAGNA - Subentrato lo scorso anno al padre,  il goto RECESVINDO ora regna formalmente e di fatto su tutta la Spagna ridiventata interamente tutta gotica, perfezionando l' amministrazione pubblica. Ed anche lui come i Longobardi in Italia con Rotari, promulga  una sua legge per organizzare uno stato moderno,  la LEX VISIGOTHURUM (o Liber iudiciorum) un codice di leggi  basate sul principio del diritto, uguale per tutti .
Fra queste leggi, abolisce un'importante principio della personalit� del diritto. Cio� va a creare un diritto uguale e unitario per tutti gli abitanti del regno, il che significa che ognuno o ricco o povero � uguale davanti alla legge; e che la differenza di casta o di razza di mestieri o di arti, non implica una minore o superiore pena nello stesso reato che � stato commesso. La legge che avevamo vista pubblicata da ROTARI -pur essa con delle influenze del diritto romano- confrontata a questa  la si poteva quella considerare "barbara"; ma in effetti non lo era, perch�  anche nel diritto romano c'era la maggiore o minore pena se a commettere il reato era un cittadino libero o un liberto, un funzionario o un plebeo; e Rotari si adegu�.
Invece qui in Spagna, da un vero "barbaro" (Recesvindo era Goto) apprendiamo questa nuova forma di diritto, che per� era troppo avanzata, non vi era ancora una coscienza dei diritti dell'uomo, e quindi la "barbara"  Liber iudiciorum far� ben poca strada; infatti dopo pochi anni, sconfitti definitivamente i Visigoti,  verr� restaurata la "civile" legge dei feudatari, gestita poi dalle gerarchie ecclesiastiche, e infine dagli imperatori germanici. Di diritti umani non se ne parler� pi� fino alla Rivoluzione Francese.

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A RODI IL COLOSSO FATTO A PEZZI 

*** ARABI - Il Colosso di Rodi, dagli storici greci era la famosa statua considerata la settima meraviglia del mondo  Era stata costruita in lastre di rame e bronzo ( un po' simile al nostro attuale San Carlo di Arona- alto 21 metri) ed era posto all'imboccatura del porto, dove in mezzo alle gambe aperte passavano le navi . Alta 32 metri, costruita nel 290 a.C., cadde pochi decenni dopo a causa di un terremoto nel 227 a.C., e l� a terra a pezzi rimase per 881 anni, del tutto abbandonata. 
Non dagli arabi per� che quest'anno dopo l'assedio condotto dalla flotta al comando di MUAWIYA, impossessatisi dell' isola il rudere viene venduto dagli arabi a un mercante ebreo di Odessa, che lo riduce a pezzi pi� piccoli e con novecento cammelli che attendevano sulla banchina del porto di Marmaris sulla terra ferma se li port� via.

MUAWIYA dopo Rodi, primo successo della sua flotta navale, da lui organizzata, ora punta sull'isola di Creta, saccheggia anche questa e vende tutto agli ebrei che anche se non sono d'accordo con la religione islamica, su quella del denaro non disdegnano di professarla a pieno titolo. Sono sempre loro a debita distanza ad acquistare il frutto delle loro razzie, o a far riciclare i soldi che gli arabi ottengono con i riscatti dalle citt� che occupano e che piuttosto della distruzione preferiscono pagare il "tributo" imposto e che poi gli arabi utilizzano subito dopo per finanziare altre imprese. Non erano ancora quegli ottimi "finanziari" che diventeranno subito dopo, scavalcando i loro "maestri" ebrei in fatto di gestione del denaro, di prestiti, e di finanziamento di imprese di ogni genere in mare e in terra.

Il metodo economico arabo per monetizzare le loro imprese che permettono di imporre dei tributi ai paesi e citt� conquistate � ancora molto semplice, � ancora istintivo, alla giornata. Famosa � una frase in una lettera che giustificano queste imposizioni: "...ci� che abbiamo preso ieri ci serve per la battaglia di oggi, e ci� che prenderemo oggi ci serve per la battaglia di domani" .

E sono proprio gli ebrei, che procurano le forniture, le attrezzature militari, i cavalli, le armi, i materiali per le navi, il vestiario ecc.. Sempre presenti come una vera e propria sussistenza, e altrettanto nella logistica; ovviamente sempre ben pagata. Sono degli oculati commercianti che hanno visto nelle imprese militari arabe, anche il lato ortodosso degli affari, e non si fanno certamente degli scrupoli religiosi nel riciclare quel denaro "sporco" e "impuro", da alcuni detto "estorto".

Oltre che nei mari, gli arabi proseguono le loro campagne anche in Estremo Oriente, infatti, troviamo assedi e occupazioni di citt� nel Sistan, nell' Herat, nel Khorasan. In seguito arriveranno perfino nel Tibet cinese, e nella stessa Cina si ritroveranno monete della zecca araba in grossa quantit�; dove i commercianti arabi scoprirono un nuovo genere di denaro, quello cartaceo che poi loro stessi adotteranno  e che dopo 6 secoli merito loro adotter� pure l'occidente. 
E non solo scoprirono questa moneta, ma a Canton pochi decenni fa, furono ritrovate circa 250.000 carte di credito di commercianti arabi, una specie di "pagher�", firmati, che sono poi le cambiali che abbiamo ricordato in altre pagine; questo sistema era simile alle nostre moderne transizioni commerciali; esistevano dei veri e propri conto correnti bancari, dove l'import export permettendo il pagamento estero- estero permetteva ai commercianti di creare  dei capitali in lontanissime citt� e paesi; evitando cos� nei lunghi viaggi dell'andata o del ritorno di portarsi dietro dei valori (moneta o oro) con il rischio di essere rapinati da qualche malintenzionato lungo il percorso.

 Sappiamo di un viaggio fatto in questi anni dove c'erano cento carovane, ognuna di cento cammelli, (fanno 10.000) che attraversavano la Bactiana carichi di ogni mercanzia. Viaggi che noi poi scopriremo molti secoli dopo, dagli Annali cinesi, perch� dall'altra parte i funzionari ai confini erano scrupolosissimi nel segnare quantit� e qualit� delle merci che uscivano (scopriamo cos� che esistevano 12 qualit� di pepe); questa mercanzia pur girando in Europa non se ne conosceva  la provenienza. Ricordiamo che la famosa strada della Seta, anche prima del commercio della stessa seta, era conosciuta da tempi immemorabili, e che da Damasco a Pechino questa via era lunga circa 10.000 chilometri, attraverso deserti e montagne, fra terre aride o chiacciate, e a quote altissime.
Quelli per mare invece ne parleremo un'altra volta, verso il 790- 850; e sono anche questi viaggi da considerare straordinari, dati i tempi e le risorse navali di allora.

Dopo Rodi MUAWIYA, assedia e occupa anche l'isola di Creta. A questo punto la flotta del geniale generale arabo con questi grandi successi navali, si consolida, e inizia a prendere in considerazione una puntata sulla stessa capitale bizantina Costantinopoli. Anche se la citt� cos� ben munita di mura e quindi ben difesa potrebbe resistere all'assalto, gli arabi occupando la costa sarebbero comunque padroni incontrastati del Mediterraneo; pi� nessuna flotta navale potrebbe competere con quella araba, sempre pi� potente e meglio organizzata.

*** A ROMA sul soglio di Papa Martino deportato a Chersona, il 10 agosto di quest'anno, viene nominato il romano EUGENIO I. Personaggio molto gradito a Costantinopoli, e che proprio per questo contribuir� a far nascere altre dispute con il clero cattolico romano, sulla questione religiosa: l'Ectesi di Eraclio, che dichiarava nell'articolo di fede l'unica volont� divina in Cristo nelle due nature (monotelismo). Eugenio morir� due anni dopo, il 2 giugno del 657, non fece cos� in tempo di fare altri danni. 

EUGENIO I, romano (pontificato 654-657)

Figlio del romano Ruffiniano fu insediato il 10 agosto del 654, dopo la deportazione di San Martino e prima della morte del suo predecessore.
La nomina lo colse quand'era presbitero dell'aventino per espressa volontà dell'imperatore Costante II.
In teoria Eugenio avrebbe dovuto rifiutare la nomina dopo quanto accaduto ma lo spirito di sopravvivenza del cattolicesimo suggerì diversamente. E se in un primo momento Eugenio dovette sembrare un fuscello contro le molestie del vento, alla fine si rivelò una quercia.
Nel suo pur breve pontificato non solo riconfermò le tesi e gli anatemi dei suoi predecessori ma riuscì a far sconfessare dal conclave dei vescovi e dalla raccolta del popolo le ambigue dottrine inviategli da Pietro che nel 656 succedette a Pirro patriarca d'oriente.
Con accanto il popolo ed il sinodo respinse fermamente la Synodica (ovvero l'ambigua professione di fede da parte di Pietro) durante una messa in Santa Maria Maggiore.
Probabilmente avrebbe fatto la stessa fine del suo predecessore se la morte non lo avesse colto il 2 giugno 657. Il papa fu sepolto a San Pietro.
La sua santificazione avvenne tredici secoli dopo, quando al soglio era salito Pio XII (Eugenio Pacelli), il quale nel celebrare il suo venticinquesimo anno pontificale fece costruire la chiesa di Sant' Eugenio nel viale delle Belle Arti all'EUR di Roma. La chiesa fu ultimata e solennemente inaugurata nella ricorrenza della morte del Santo mentre correva l'anno 1951.

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