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CRONOLOGIA

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ANNO 611 d.C.
( QUI riassunto del periodo ( longobardo ) dal 591 al 652 ) >

*** ***ALTO ADIGE (TIROLO) e TRENTINO (STORIA SINTESI)


*** Con le conquiste romane questo territorio (l'attuale Svevia, Baviera, Alto Adige) era chiamato col nome  REZIA
, confinante a est con il Norico
 Nel territorio, fra le molte popolazioni di stirpe locale celtica-germanica, dominava un gruppo che i romani quando fu sottomessa nel 15 a.C. chiamarono in latino BOIARI da "boarius" per la grande quantit� di buoi al pascolo che possedevano, che divenne poi in altri iscrizioni latine pi� colte,"Baiuvari" e "Baiovari" (genti che badano ai buoi), infine lo troviamo come regno citato nel 551 d.C. col nome  BAVARIA (l'attuale Baviera).

Le origini della sua popolazione, sono ancora incerte; l'ipotesi � che essa risultasse dalla fusione avvenuta ai tempi di Teodorico, con abitanti locali di origine sia romana, sia celtica, che germanica con gruppi misti di marcomanni, alamanni, svevi, e franchi.  
Una popolazione locale che in un paesaggio dove si susseguono  colline tondeggianti, si alternano foreste, modeste pianure (Monaco) e zone aspre circondate da catene montuose (Innsbruck), riuscirono a sopravvivere; un territorio dunque  poco produttivo come colture, ma molto protettivo per chi lo abitava.. 
Non scelsero  la pianura del medio Danubio come gli altri, ma preferirono stanziarsi in queste migliaia di valli che ancora oggi sono la caratteristica principale di questo territorio. 
Quindi una ricca pastorizia e una grande produzione di carne, che era poi la dieta prevalente.
 
Erano Valli e vallate che non erano percorse dalle grandi ondate migratorie o dalle frequenti invasioni barbariche; queste seguivano direttrice quasi sempre uguali e questi paesini e villaggi montani che fino al secolo scorso per mancanza di strade erano ancora  irraggiungibili, erano tutti fuori portata dalle loro razzie.
Una vita quindi caratterizzata da una secolare pace agreste, fuori da ogni sovvertimento e cambiamento politico, sotto l'impero romano e anche dopo la sua caduta.
L'attuale passo del Brennero non era ancora utilizzato, la strettissima valle Isarco da Bressanone fino a Bolzano era quasi impraticabile per l' impetuoso fiume Isarco molto spesso fuori dagli argini (l'attuale strada e la ferrovia sono state costruite entrambe nell'ultimo secolo).
Quache volta fu utilizzato il Brennero, ma da Vipiteno si risaliva lo scomodo alto passo dei Giovi, che poi scende a Merano.

 Le legioni romane da Aquileia imboccavano la via Claudio-Augusta, raggiungevano Feltre, poi Pieve Tesino (non esisteva la strada della Val Sugana) scendevano verso il castro Trento, poi quello di Bolzano, Merano e da qui (vero centro di rifocillamento e di sosta) risalivano la Val Venosta fino al passo Resia, poi discendevano al bivio di Landeck: a destra la strada verso Innsbruck, Salisburgo, Medio Danubio;  a sinistra verso il Lago di Costanza, Augusta, Baden, Alto Danubio.
Da notare che prima del passo Resia, a Glorenza (con editto dichiarata dai Romani Citt�), esisteva gi� la ultramillenaria "strada del sale" che mette in contatto attraverso i passi Tubre e Resia, Salisburgo e la valle dell'Inn, con la valle Engadina e del Rodano e quest'ultimo con il suo bacino lungo 800 chilometri, parallelo alla catena delle Alpi, raggiunge Martigny (altro bivio importante a ovest al di l� del Gran San Bernardo - sopra la romana ma italica Augusta-Aosta) poi Ginevra, infine si arrivava nella Gallia (Francia) a Lione. Questo bacino in questi anni era un regno franco, l' Austrasia.

Una prima organizzazione politica della Bavaria, dopo quasi un secolo dalla caduta dell'impero Romano (secondo la Storia Gotica di Jordanes) avvenne nel 551 quando troviamo un capo (uno degli appartenenti alla famiglia franca degli Aginolfingi) che non partecipando alle intestine liti dei discendenti di Clodoveo,  riesce a formare un suo ducato, distaccato dal regno Franco.
Le liti intestine dei Franchi continuarono, e la Bavaria, si avvi� verso una totale indipendenza, con un proprio Regno che (non disturbato) riusc� nell'arco di un secolo ad occupare anche l'Alto Adige quasi fino a Trento, inglobando il territorio nel proprio regno, e ovviamente "bavarizzandolo".

Nel 588 regnava GARIBALDO, che stretto da una parte dai Franchi e dall'altra dai Longobardi, per cautelarsi volle stringere un legame di alleanza-parentela con un matrimonio con i Franchi.
Promise la figlia TEODOLINDA al giovanissimo Re Franco Childelberto II. 
Ma Childelberto alle sue prime armi, quando era sceso per la prima volta in Italia, uscito perdente, nel trattare la pace aveva promesso -senza il permesso della madre reggente-  al re dei Longobardi Autari, la sorella Clousinda. Il matrimonio and� in fumo perch� la madre si oppose all'unione di sua figlia cristiana con un barbaro longobardo.
Il rifiuto fu sufficiente per far scatenare una guerra l'anno dopo, nel 589, dei Longobardi contro i Franchi (che avevano invaso per la seconda volta la pianura Padana) ricacciando nuovamente Childeberto II, al di l� delle Alpi.
Temendo ora una offensiva dei Longobardi da sud, Gariboldo cambiando il primo progetto, diede in sposa Teodolinda al re longobardo Autari.
 
Ma dobbiamo tornare indietro di qualche anno. Garibaldo in precedenza, prima della discesa dei Longobardi in Italia, sempre per il timore di essere attaccato, e prima ancora dell'invasione  di Alboino in Italia, aveva preso in moglie la figlia di uno dei primi re dei Longobardi, Vacone (pericoloso perch� prima si era unito ai Gepidi, poi ai Franchi, infine ai Bizantini di Narsete).

Quando poi Alboino giunse a Verona, non fidandosi troppo dell'ambiguo Garibaldo, il condottiero longobardo distacc� una parte del suo esercito verso la valle dell'Adige, guidato da EVINO, che per� non and� oltre Trento, si ferm� nella infida strettoia di Salorno. Insediandosi nel territorio, diede cos� vita al suo ducato togliendo al regno di Gariboldo met� val d'Adige. L'ultimo paese della Corona divenne Mezzocorona, l'ultimo paese dei longobardi, Mezzolombardo (ancora oggi in entrambi i due paesi -divisi da un torrente- gli abitanti conoscono sia il tedesco che l'italiano)

Gariboldo negli anni precedenti dell'arrivo di Evino, non essendoci pi� gli eserciti romani in zona e al riparo dalle tante razzie dei barbari di ogni tipo, quindi indisturbato, aveva approfittato ampliando il suo regno al di qua delle Alpi, occupando tutta la val d'Adige, quindi gli ex castri romani di Merano, Bolzano, e ovviamente i due passi, quello del Brennero (Giovi) e quello di Resia. 
Con migrazioni massicce
di Bavari, nel corso degli anni il territorio l'avevano quasi completamente "bavarizzato", fino a Salorno. Qui oltre che la barriera naturale (a Salorno la valle ha il suo punto pi� stretto, quindi perfettamente controllabile) si cre� anche la barriera della lingua, dov'era in precedenza su buona parte del territorio dominante quella latina. Gli indigeni c'erano, ma l'afflusso di romani in questa zona -per gli eserciti molto strategica- nel corso di cinque secoli, aveva quasi decuplicato la popolazione, l'aveva fatta prosperare, con le varie attivit�; costruendo case, basiliche, terme  e ponti (quello di Merano sul Passirio � ancora lì solido e integro da 2000 anni).

Gariboldo non aveva molto insistito nel difendere la piccola Trento (allora qualche migliaio di abitanti), n� aveva reagito quando il longobardo Evino risalendo da Verona vi si era spinto; del resto il longobardo si era fermato alla gola di Salorno.
Ma la guerra dei Longobardi contro i Franchi di Childeberto che si erano spinti minacciosi fino a Trento, dopo la vittoria di Autari e la creazione del Regno Longobardo, riaccesero i timori di Gariboldo. Questi longobardi stavano diventando troppo forti,  prima o poi li avrebbe avuti anche in casa. Difendere la gola di Salorno era facile, ma non lo era pi� se i longobardi raggiungevano Bolzano, da dove si diramano in ogni lato ampie valli con le strade verso i passi.
 Trov� quindi la soluzione parentale: diede in sposa a Re Autari la figlia Teodolinda.
Un'altra figlia la diede in sposa proprio al duca di Trento, Evino; mentre un altro figlio, Gundoaldo, fu nominato da Autari duca di Asti (dove divent� subito molto popolare, pi� del re)
Sul Trentino-Alto Adige si venne dunque a creare questa situazione: che essendo i due regnanti imparentati, prima o poi con la discendenza i due territori si sarebbero uniti in un unico grande regno Bavarese.
Ma le cose in seguito non andarono cos�. Gi� a partire dal prossimo anno.
 
I Bavari nel frattempo non pi� disturbati alle spalle dai Franchi riuscirono a consolidare in modo definitivo il loro stanziamento nella zona settentrionale della valle (da Salorno in su) che diventa quindi un incontrastato dominio, con la figlia di Gariboldo andata in sposa a Evino di Trento
Purtroppo i discendenti di quest'ultimo seguiranno poi le sfortune del regno longobardo, mentre i discendenti bavaresi seguiranno le fortune degli imperatori franco-germanici e poi austriaci fino alla guerra del 1915-18.

La relativa pace che seguir� dopo questo matrimonio, e la dislocazione quasi a vicolo cieco della valle, questa rimase protetta dalle invasioni da sud, e riparata dalle invasioni da nord. Un'isola felice insomma, con massicce migrazioni dalla Bavaria che seguiteranno a germanizzarla politicamente, culturalmente e linguisticamente.
 
Da sud fino a Nave San Felice, a Zambana a Mezzolombardo si crea il baluardo della parlata latina, e subito dopo la gola delle due  montagne che stringono il fiume prima di Salorno, si crea la barriera della parlata germanica, un po' particolare (il dialetto altoatesino parlato � lontanissimo dal puro tedesco). Gli eventi che seguirono da questo momento in avanti  non faranno pi� mutare  la caratteristica della zona, oltre che linguistica anche etnica (con qualche differenza nella grande valle Venosta, dopo l'avvento dei conti di Tirolo (a Merano). La V. Venosta iniziava proprio sotto Castel Tirolo, e questa valle segu� le vicissitudini dei Coira con sede al Castello di Sluderno, bivio dei due passi: a destra Passo Resia (quindi verso il territorio germanico), a sinistra Passo Tubre (verso l'Engadina - l'attuale Svizzera).

Ma dove and� a finire la popolazioni indigena latino-romana che fino allora abitava nelle due citt�? Arretrarono, si dispersero nelle valli, in quelle valli che non erano sulle grandi direttrici Adige-Resia-Brennero. 
Si rifugiarono in alcune valli minori allora selvagge, come la Val Gardena, la Val Badia, la Val di Fassa. Popolazioni che preferirono andarsene anzich� sottomettersi ai nuovi arrivati che sicuramente accordavano terreni regi e maggior benefici solo a quelli della loro stirpe. Al massimo i locali potevano fare solo i loro servi.
 La colonizzazione bavarese fu massiccia e i "confini naturali" (come li chiamava Mussolini) c'entravano poco, c'era invece una casata imparentata con i longobardi che permise loro di instaurare un egemonia sul territorio, che non si interruppe mai, anzi prosegue  con i Conti e i Principi quando la sede dell'impero si trasferisce in Germania e quando Ottone I desiderando assicurarsi il possesso della valle dell' Adige fece della regione una marca tedesca; l'ultima a sud del vasto impero germanico.

Le tre nascoste Valli che abbiamo accennato sopra non erano situate nelle grandi strade di comunicazioni. Furono quindi indenne da una radicale germanizzazione. Del resto come vedremo erano poche centinaia di persone che, o di loro iniziativa o perch� cacciate, si rifugiarono in mezzo ai monti (veri e propri bastioni) che circondavano queste valli.

 Ad esempio nella Val Gardena nel primo pezzo iniziale in forte pendenza, ancora cento anni fa non esisteva una vera e propria strada, ma un sentiero che veniva frequentemente cancellato dall'irrompere impetuoso delle acque del fiume che scorre nella valle; vi si poteva salire solo con dei muli che a Ponte Gardena sostavano in una grande masseria che era in funzione fino al 1947. 
Arrivare, ancora nei primi anni del 1800, da Bolzano a Ponte Gardena, era gi� un'impresa.
Per queste ragioni le piccole comunit� non ebbero per secoli pi� contatti con le popolazioni a valle, tanto meno con quelle di Bolzano.  E a parte le risorse economiche che si ridussero a zero, in queste valli non cresceva nulla, solo il fieno, quindi unica risorsa l'allevamento "eroico" del bestiame (pecore, capre, bovini).

Nella Val d'Ega la strada (quella attuale del Lago di Carezza) non esisteva fino a poche decine di anni fa. Quella del Val Gardena all'inizio del 1900 era ancora una sperduta valle senza alcuna risorsa con una strada-sentiero che terminava sotto i bastioni del Sasso Lungo, in localit� Selva. Non esisteva la strada che porta al Passo Sella e al Passo Gardena. Nelle stesse condizioni era la Val di Fiemme e Fassa. Partendo dalla val D'Adige, a Ora, dopo 60 chilometri il sentiero in mezzo a una fittissima foresta arrivava a Canazei, e l� terminava, sotto i grandi bastioni dolomitici del Pordoi e del Sella, che ancora  100 anni fa erano due invalicabili passi, e che nel periodo Romano e in quello Medioevale forse non furono mai percorsi nemmeno per una perlustrazione del territorio, talmente aspra, selvaggia, impenetrabili e scoscesa era la zona.
Tre valli quindi dove gli scambi culturali furono quasi inesistenti, tre valli a vicolo cieco, che di conseguenza fecero conservare ai fuggiaschi residenti gli arcaici costumi, l'unica cultura quella  silvo-pastorale, unica materia prima per gli attrezzi il legno, unico vestiario le pelli, unica lingua quella dei loro avi che avevano abbandonato in questo periodo le citt� a valle, cio�   la lingua latino-italica, che rimase nel corso di 12-13 secoli  unica testimonianza vivente di quel passato.

Col trascorrere del tempo, la lingua originaria mut� moltissimo, in parte trasformandosi in quella specie di dialetto che oggi � noto come "LADINO" (l'abbiamo gi� accennata alcune centinaia di anni indietro) 
13 secoli di isolamento, la mancanza di un centro vero e proprio, ostacol� l'evoluzione linguistica,  fino al punto che divenne autoctona, con la deformazioni di alcuni vocaboli che pur avendo la radice tipicamente latina si allontanarono da essa, assumendo una caratteristica unica  non riscontrabile in nessuna altra regione. Stessa cosa avvenne in altri valli a ridosso del regno bavaro, come la zona di Cortina o delle Valle dell'Engadina o dei Grigioni, ma in una misura molto minore; per� pur sempre con origine latine anche se pi� fortemente amalgamate e combinate con quelle locali sia germaniche-franche che latino-indigene.
Si verificano quindi tre grandi gruppi di Ladino, quello con influenza Franca che diventa "Ladino Romancio" che � francese e latino; quello con influenza tedesca che diventa il "Ladino Tirolese"; quello con influenza slava che diventa il "Ladino Friulano".
Che queste popolazioni siano vissute in un isolamento totale di sola pastorizia arcaica e senza la minima cultura in un completo e generale analfabetismo ce lo attestano i reperti storici, o le documentazioni amministrative dei rispettivi territori, del tutto assenti per oltre dieci secoli.

Nessuna attestazione scritta appare in Val Gardena fino al sec. XVIII e intendiamo una scritta civile, quindi escludendo quelle monastiche o di confraternite. Ma � spiegabile questo perch� la popolazione che non era una popolazione ma solo una comunit� distribuita in 3 villaggi (Ortisei, Selva, Santa Cristina)  contava circa 100 masserie, 65 casali (nessuno in muratura) e, incredibile ma vero, in totale 1250 abitanti. Popolazione che si manterr� con alti e bassi, su questi valori per circa 1400 anni, fino al 1900, e che ancora nel 1940 ( nonostante l'incremento demografico e le strade) il Melzi riporta un totale di 3396 abitanti in tutta l'intera valle.

Nella Val di Fassa, anche qui, dal 600 al 1400, gli abitanti sono una piccola pseudo-comunit� di poco pi� di 1500 abitanti in tutta la valle, che non vivono in un villaggio, ma sono famiglie sparse e isolate per proprio conto su tutto il territorio; si contano ancora nel 1825, in tutto 96 masserie, 30 casali; il distretto della Val di Fassa, Canazei : superficie 929 iugeri, conta 60 masserie, 121 casali, 839 abitanti, e una massaria di Corte dove presta "un servo d' ufficio che fa la giusticia ed � retribuito con un minello (0,5 kg) di Segala al giorno".
( da un primo libro del Catasto austriaco che possiedo, che � del 1825)

Poi abbiamo Perra di Fassa con Monzon che conta: 639 iugeri, 71 casali, 465 abitanti. "" ....lo allevamento del bestiame � una delle principali occupazioni e lo sostentamento delli abitanti; lo numero contato in tutta la valle � di 4000 bestie bovine, 5000 pecore e 1000 capre; altri abitanti che non hanno nessun sostentamento vannosi a Bolzano e Trento a fare i facchini ove sono noti per la loro probit�'"".
Nessuna iscrizione di carattere pubblico o privato fino al sec.XVIII, escluse quelle del clero, che per la prima volta nomina questa valle e questa popolazione ufficialmente, nel 1403 negli atti della chiesa di Bressanone, dopo che il vescovo ha inviato in zona un suo delegato. Anche se sappiamo che una "cesa" (chiesa e casa) o meglio "oratorio in onore dei SS. Apostoli" era stata costruita da un isolato monaco a Soraga nel 1164.
 
Il "servo d'ufficio" (citato sopra) per derimere le liti fu inviato formalmente per la prima volta su richiesta degli abitanti nel 1607.  Famosa � anche l'istituzione della "Magnifica Comunit�" della Val di Fiemme istituita nel Medioevo, e ancora piu' famoso � il "Banco de la Rason", a Cavalese, dove tutt'oggi nel Parco della Pieve, all' ombra di cinque tigli secolari, un tavolo e sedili di pietra ospitavano il 15 agosto di ogni anno la "Comun general", ossia l'assemblea generale alla quale intervenivano tutti gli uomini capi famiglia della valle per discutere le questioni amministrative di maggior importanza che poi erano principalmente il permesso di pascolo e la divisione degli alberi della foresta da abbattere, indi la spartizione del legname ad ogni singola famiglia di cui erano e lo sono ancora tutt'oggi, proprietari tutti i residenti. Una istituzione mai revocata da Conti, Principi, Vescovi, Re o Governi in 1400 anni.

Mentre nelle confinanti valli friulane (dove esisteva gi� un bacino di 500.000 abitanti) dopo il regno Longobardo 568-776 si succedettero varie signorie feudali, alternativamente bavaresi, slovene, veneziane, asburgiche, ancora veneziane, infine italiane, che ebbero prima Cividale come capitale poi Udine, che divent� il centro piu' importante della regione; il primo documento � una lista di nomi che compare nel sec. XIII; iscrizioni con qualche epigrafe compaiono nel sec. XIV, e infine, nel 1500 con il "ladino-friulano" inizia una produzione poetica letteraria popolare, che confluir� a quella che poi sar� una cultura e un linguaggio autoctono ma con un inserimento pi� ricco e vario delle parlate con le quali venne a contatto in seguito, molto pi� numerose e varie di quelle tirolesi. 
Completamente diverse invece le istituzioni che furono proprio in questo anno 611, per la prima volta applicate oralmente dal Duca Longobardo, poi sotto Utari codificate con il suo famoso Editto.

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