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CRONOLOGIA

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ANNO 455 d.C.

( QUI riassunto dell'intero periodo dal 432 al 476 ) >

*** VALENTINIANO ASSASSINATO
*** 2 GIUGNO - GENSERICO - "SACCO DI ROMA"


 L'ora del vuoto di quella protezione che EZIO  fino allora - da quando era bambino- aveva dato a Valentiniano non doveva farsi attendere. E la profezia di quel consigliere che gli aveva predetto che nell'assassinare Ezio, si era lui stesso tagliato la testa con la mano sinistra, si avvera dopo appena una manciata di mesi. Da Ravenna si era rifugiato in una Roma che credeva come ambiente pi� sicuro. Ma fu una illusione durata pochissimo.  

Con una messa in scena voluta da MASSIMO PETRONIO (che mirava ad avere il campo sgombro da ogni impedimento nella carriera ma anche per impalmare la figlia di Valentiniano) oppure desiderata dai suoi affezionati uomini di corte ravemmate, che con lui avevano ordito la congiura, la eliminazione  di VALENTINIANO fu compiuta il 16 marzo di quest'anno proprio a Roma. 

Mentre l'imperatore assisteva ai giochi nel campo di Marte, due ex fedeli di Ezio istigati sempre da Massimo Petronio, OPTILA e TRAUSTILA vendicano il loro capo pugnalando a tradimento VALENTINIANO, che cade a terra davanti agli occhi dei suoi soldati e della folla.

Nessuno mano davanti al pugnale si lev� per difenderlo, al rantolare del loro imperatore ferito a morte nessuno si azzard� ad aiutarlo, n� ad arrestare, per punire gli assassini. 
Al suolo agonizzante -tutti presero atto- che stava morendo soltanto un bamboccio, e nessuno alz� un dito per aiutarlo. Aveva ragione quel funzionario di corte, aveva armato lui stesso la mano del suo assassino, e non poteva finire diversamente.

Finiva cos� VALENTINIANO III , figlio di GALLA PLACIDIA. Con lui si estingueva la dinastia dei teodosiani, a lui tanto cara; e pur avendo governato 30 anni influ� sui destini dell' impero ancor meno di suo zio ONORIO. Entrambi due uomini senza spina dorsale, paurosi, astiosi e pusillanimi.
Putroppo dietro questa agonia, c'era anche il coma irreversibile dell'intero impero.

MASSIMO PETRONIO, compiuto anche il suo secondo "capolavoro", per evitare impedimenti o lungaggini si affretta a conquistare il tanto ambito potere; ed invece della tanto desiderata giovane  EUDOSSIA, sposa subito sua madre, la vedova LICINIA EUDOSSIA, e si siede immediatamente sul trono dell'Occidente. Ma per quanto tempo? .......lo sapremo presto.

E GENSERICO CON I SUOI VANDALI ? 

Eccolo! Dopo aver preparato la sua grande spedizione con grande anticipo, forse prevedendo uno di questi colpi di mano di certi generali romani vicini a Valentiniano, GENSERICO con le sue grandi e attrezzate navi allestite a Cartagine salpa alla volta di Roma.
Si racconta -sempre mettendo del rosa nella storia- che fu LICINIA EUDOSSA che aveva dovuto assistere al massacro di suo marito e a soggiacere al matrimonio con MASSIMO PETRONIO,  a chiedere aiuto a Genserico.

GENSERICO lo abbiamo conosciuto, � come Attila; vuole depredare le citt�, prendervi l'oro, essere riconosciuto il "capo di un branco" in assoluto; che si chiami poi muta o branco, che si chiami nazione o impero questo per lui non ha importanza. E' la conquista che gli interessa.
In tutto il mondo occidentale e orientale,  risaputa la morte di TEODOSIO, di VALENTINIANO, di ATTILA, di TEODORICO, di EZIO, tutti sanno che come uomo forte  c'� ora solo Genserico che pu� giocare la sua carta migliore, quella del potere assoluto. 
Le ali  per volare in alt
o non  le ha messe lui, ma il fato che in 18 mesi ha fatto con armi, con intrighi e morti naturali, strage di potenti nei palazzi e nei campi di battaglia. Questa � la grande occasione del capo Vandalo. 
Sbarcati in Maggio nel porto di Roma senza incontrare resistenza le orde di GENSERICO mettono la citt� sotto assedio tagliando tutte le strade di accesso, il porto a Ostia e ovviamente le due entrate del Tevere. E'...

IL SACCO DI ROMA - La prima vittima a cadere prima che i Vandali entrassero a Roma -e sembra un destino beffardo- � proprio MASSIMO PETRONIO. Dopo soli 70 giorni di regno preso con tanta "onest�". Stava fuggendo come fanno tanti nobili da Roma, con moglie e figlie verso destinazioni pi� tranquille mentre la citt� era in balia di se stessa, non un re, non un generale, non un soldato a difenderla. (come si ripete la storia! ci ricorda il recente 8 settembre del 1943 -sovrani e generali, vista la mala parata, in fuga).
Petronio e famiglia vengono intercettati su una strada della periferia, scoperti in mezzo a notabili e comandanti che fuggivano da Roma, portandosi dietro soldi e gioielli. Riconosciuto,  viene catturato e subito decapitato sul posto. Poi sono fatte prigioniere moglie e figlie, LICINIA EUDOSSIA la vedova, e EUDOSSIA e PLACIDIA. Portate a Cartagine alla fine la tanto contesa Eudossia (origine di tante gelosie e tragedie) andr� poi in sposa al figlio di Genserico, Unnerico.

Entrato alla porta Portuense, GENSERICO si prepara a compiere la distruzione della capitale. 
E' il 2 GIUGNO di quest'anno. Come nell'anno di ATTILA sul Mincio, qui troviamo ancora la figura -anche lui diventata leggendaria-  di PAPA LEONE, che gli va incontro con il suo abito talare, da solo, a far leva sull'animo buono del Grande Capo Vandalo, ormai padrone assoluto di Roma; e di tutto l'impero se solo lo volesse. Ed ecco ancora una volta, come ai tempi di ATTILA, la Chiesa si mostr� l'unico potere capace, in mancanza di un esercito, di difendere il cadente impero e di salvare delle vite umane.

Il Papa gli fece richiesta di prendere pure gli oggetti preziosi, tutto l'oro che voleva, di saccheggiare la citt�, ma di risparmiarla dalla distruzione e di lasciare salvi i suoi abitanti. 

GENSERICO alla fine non partecip� nemmeno al saccheggio, come fece Alarico, quando nel precedente sacco rimase fuori le mura. I suoi uomini depredarono ogni cosa in un modo quasi pacifico la citt�, per due settimane; smontarono anche i tetti di bronzo del tempio di Giove, due settimane per caricarsi le navi di ogni mercanzia, e perfino le statue e le suppellettili che Tito anticamente aveva trafugate dal tempio di Salomone; gli arredi del palazzo imperiale e le insegne del potere imperiale.

Non si verificarono eccidi, distruzione di edifici, incendi, furono risparmiate tutte le chiese cristiane (malgrado Genserico e tutti i suoi fossero Ariani ). Insomma quel "vandalismo" che vorrebbe dire nel suo senso etimologico "teppismo", fu in questa occasione improprio (per la cronaca lo us� per la prima volta - inventandosi il termine-  il Vescovo Gregoire di Bois alla Convenzione Francese). Ma sappiamo che in storia e poi in letteratura di simili abbagli e falsit� ce ne sono stati tanti.

 Insomma GENSERICO dopo 2 settimane, caricate le sue navi se ne ritorn� in Africa, a Cartagine, dove c'era il vescovo della citt� che ebbe anche lui dal capo Vandalo la sua parte di bottino romano; che si affrett� poi a vendere per ricavarci denari per costruire la sua chiesa. Questo vescovo anche qui ironia della sorte si chiamava DEOGRATIAS. 
Ringrazi� cos� Genserico; il Sacco di Roma fu per lui la "provvidenza".

Che il capo dei "vandali" cos� tanto disprezzati dalla Chiesa donasse il suo bottino a una chiesa era proprio il massimo dei paradossi. Altra curiosa ironia � il nome del Papa. Agli Unni di Attila, ai Vandali di Genserico, che arrivarono in Italia come leoni ruggenti pronti a sbranare ogni cosa, il Papa and� loro incontro come un agnello ma comportandosi come palesava il suo nome; infatti si chiamava "LEONE MAGNO"

CONTINUA CON L'ANNO 456 >