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CRONOLOGIA

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ANNO 394 d.C.

QUI riassunto  del PERIODO da GRAZIANO a TEODOSIO dal 378 al 395 d.C.


L'ANNO 394
* ARBOGASTE E EUGENIO IN GUERRA
* TEODOSIO SI GIOCA L'IMPERO
* LA BATTAGLIA DI AQUILEIA
* L'AIUTO DAL CIELO POI  IL VENTO MORTALE DELL'EST

A Costantinopoli TEODOSIO fatti i grandi preparativi, mettendo insieme  uomini e mezzi per la sfida lanciata da ARBOGASTE, lascia la capitale e inizia la marcia di trasferimento in Italia il 25 MAGGIO.

In Italia EUGENIO ha fatto altrettanto. Per i motivi che abbiamo gi� accennato, sia a Roma che nel resto d'Italia l'imperatore "bamboccio" messo da ARBOGASTE, riconosciuto a Roma fin dal primo momento della sua ascesa al trono unico imperatore, ha messo insieme anche lui un esercito. 
Ad appoggiarlo c'� la potente aristocrazia pagana romana, sempre stata insofferente a Teodosio per le restrizioni di ogni genere. I suoi editti criminalizzavano ogni manifestazione mondana, contenevano intolleranze, divieti, confische, punizioni, conversioni obbligate.

Insomma a Eugenio non fu difficile mettere insieme un esercito a Roma, e quando lasci� la capitale, il prefetto del Pretorio FLAVIANO (il pagano messo da Eugenio), prepar� grandi festeggiamenti augurali erigendo statue dorate di Giove lungo il percorso dei soldati in partenza. Era cos� certo del successo, che volle abbandonare la capitale e si offr� lui stesso volontario con i suoi pretoriani per andare a difendere il valico delle Alpi Giulie, portandosi dietro altre statue di Giove da erigere sul confine. Ci teneva alla scenografia.

EUGENIO risalendo l'Italia, raccolse altri volontari fino a Milano, e qui mise il suo quartier generale fino al 1� AGOSTO, mentre FLAVIANO con i suoi pretoriani e le sue statue di Giove si diresse subito ad occupare il confine delle Alpi Giulie.

ARBOGASTE contemporaneamente stava preparando la vera grande macchina da guerra per lo scontro decisivo. Anche per lui, Goto, non ci furono difficolt� a mettere insieme un grande esercito di galli, franchi e goti. Nella Pianura Padana si unirono i due eserciti, e marciarono spediti verso Aquileia tutti convinti di arrivarci.

TEODOSIO infatti gi� sul confine delle Giulie aveva travolto Flaviano e le sue statue di Giove; poi era arrivato e aveva gi� superato Aquileia, e stava andando incontro ai nemici ancora all'oscuro del cedimento di Flaviano.

Era il 5 SETTEMBRE - ARBOGASTE e EUGENIO giunsero  ad Aemona, poi nella grande pianura sabbiosa del Frigido (od. Vipacco), al di l� del fiume non ancora attraversato, trovarono e videro sulle alture l'esercito di Teodosio in attesa.

ARBOGASTE si aspettava subito la discesa e un attacco, ma Teodosio non vedendo dall'altura un grande esercito davanti, pens� che il grosso doveva ancora arrivare e non si mosse.

L'attesa favor� proprio Arbogaste, che predispose una grande difesa frontale ma anche una valida ed efficiente trappola ai lati delle alture. Teodosio ruppe alla fine gli indugi e mand� un'avanguardia composta da 10.000 uomini al comando di BACURIO. Fu un disastro, caddero nella trappola e furono tutti massacrati. Alla sera Arbogaste premiava il bravo generale ARBIZIONE per la vittoria, mentre i generali di Teodosio davanti a quella carneficina consigliarono la ritirata. 
Nel frattempo sopraggiunse la notte. 

6 SETTEMBRE - Qui le fonti sono solo cristiane. Riportano che Teodosio pass� la notte pregando chiedendo aiuto al cielo. Che al mattino ARBIZIONE (che era stato appena premiato) trad� e si un� a Teodosio. Che l'inizio della battaglia fu lanciato il grido "il Dio di Teodosio � con noi". Le leggende poi fiorirono. Teodosio aveva invocato Dio e il cielo aveva risposto, l'effetto sul morale fu irresistibile, i cristiani aggiunsero un'altra pagina nella bibbia dei miracoli, e fecero di TEODOSIO un paladino della cristianit�.

L'aiuto al mattino, in effetti, venne proprio da cielo. Ed era la "Bora" dell'Est, che nella zona alle volte soffia a oltre 100 km all'ora. ARBOGASTE aveva scelto come teatro dello scontro il terreno pi� infame, la pianura alluvionale del fiume, con quella sabbia finissima che � il limo, che in quel periodo dopo una estate caldissima la siccit� aveva reso quella sabbia volatile al primo soffio di vento.
Ma il vento quel giorno era la bora, quindi fortissimo e spazz� via ogni cosa negli accampamenti e la polvere sollevata (come accade ancora oggi) accec� i soldati. Ci fu lo scompiglio generale, il disordine dei comandanti, la fuga precipitosa, le diserzioni, la disfatta totale.

Il panico fece il resto. Teodosio dall'alto assisteva allo sfacelo e i suoi soldati diedero il colpo di grazia alle truppe ormai prive di qualsiasi comando dopo una bufera durata pi� di 2 ore.
Per calmare quella che era considerata l'ira divina di Teodosio, i soldati di EUGENIO lo catturarono loro stessi e lo consegnarono all'imperatore;  fu subito messo a morte. Poi rimandando indietro gli stessi soldati Teodosio mand� a dire agli altri di unirsi, che perdonava tutti: mentre ARBOGASTE datosi anche lui alla fuga, due giorni dopo lo trovarono che si era tolto la vita.

La vittoria fu completa. Ma la "bora" dei primi giorni di settembre tradisce. E' micidiale. Mentre c'� ancora nell'aria il caldo dell'estate, il vento gelido dell'Est piomba all'improvviso e diventa un assassino, colpisce con una polmonite anche un sano se si espone troppo.

Nella foga e nel grande scompiglio, TEODOSIO, scamiciato, sudato, agitato, affaticato, debole per le privazioni, fu colpito anche lui dal cielo dall'assassina "bora" dell'Est, proprio con una polmonite. Evitando il lungo viaggio del rientro a Costantinopoli scese a Milano per le cure, che durarono poco, il 17 gennaio mor�.
Leggeremo nel prossimo anno le sue ultime volont� e cosa accadde in seguito.

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