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ANNO 379 d.C.
QUI riassunto  del PERIODO da GRAZIANO a TEODOSIO dal 378 al 395 d.C.

LA SITUAZIONE DOPO ADRIANOPOLI
TEODOSIO IMPERATORE
ASSOCIATO A GRAZIANO

( Testo di: Giovanni Aruta )

DOPO ADRIANOPOLI

Abbiamo visto che, dopo la battaglia vittoriosa, i goti avevano tentato di prendere d'assalto Adrianopoli senza riuscirvi. Intanto l'Imperatore Graziano, mentre conduceva a marce forzate il suo esercito verso oriente, fu raggiunto da notizie inizialmente confuse, ma poi sempre pi� precise e dettagliate, che descrivevano le sconcertanti dimensioni della disfatta. Graziano seppe che il grande esercito raccolto da Valente era stato distrutto e l'imperatore stesso era stato ucciso. Orbene, se era vero che gi� in altre due occasioni, durante il tumultuoso terzo secolo, era avvenuta una disgrazia simile (nel 251 quando l'Imperatore Decio era stato ucciso dai goti ad Abrittus e nel 260 allorch� Valeriano era stato catturato dai Persiani ed era poi morto in cattivit�) mai in passato la situazione militare era apparsa cos� grave. Questo perch� a memoria d'uomo non si era mai visto niente di simile, la completa distruzione dell'esercito da campo orientale, sebbene si fosse in un periodo molto turbolento, caratterizzato da continue invasioni da parte di ondate di barbari. 

Lo storico Ammiano paragona, giustamente, la gravit� di questo disastro a quello di Canne. All'imperatore Graziano non rest� altra scelta che ritirarsi con il suo esercito verso ovest e raggiungere Sirmio (l'odierna Mitrovica), suo quartier generale. La situazione era oggettivamente difficile da gestire per il giovane imperatore: con la morte di Valente la parte orientale dell'Impero era rimasta priva di guida ed incapace di contrapporre ai goti di Fritigerno una forza militare degna di questo nome. Il meglio delle forze orientali, costituito dal grande esercito raccolto da Valente, era stato distrutto e non appariva facile reclutare nuovi effettivi che sostituissero i soldati esperti caduti sul campo. Rimanevano soltanto i pochi sopravvissuti alla disfatta ed i soldati delle guarnigioni che, per ovvi motivi, non potevano essere del tutto private delle loro difese in quanto altre minacce si addensavano sulle frontiere dell'Impero. 

Nelle popolazioni indifese si era creato uno stato di paura e sgomento, perch� ci� che sembrava impossibile era accaduto. Per fortuna dei Romani, i Goti, inebriati dal successo, iniziarono a dividersi in tante bande impegnate a depredare le popolazioni romane delle Tracia. Successivamente, nuovamente riuniti, forse aiutati da contingenti di Unni e di Alani, tentarono addirittura di attaccare Costantinopoli. Ma la citt� con le sue alte mura, le sue armi da difesa, in particolare catapulte di notevoli dimensioni, si rivel� inespugnabile nonostante i barbari avessero portato con s� prigionieri romani i quali li aiutavano a costruire le macchine necessarie per l'assedio. Per fortuna, dopo gli anni difficili del terzo secolo, l'Impero aveva impegnato ingenti risorse al fine di consolidare le fortificazioni delle citt� ed era venuto il momento in cui queste spese si erano rivelate quanto mai preziose. Infatti per un esercito come quello persiano, che si avvaleva di sofisticate tecniche militari e conosceva bene l'arte dell'assedio con cui aveva fatto capitolare la citt� di Amida nel 359, era possibile avere la meglio su queste fortificazioni, ma le popolazioni germaniche dell'epoca erano ancora prive delle capacit� e dell'organizzazione necessarie. Inoltre nell'assedio di Costantinopoli i goti dovettero subire i contrattacchi di torme di cavalieri arabi, mercenari al servizio dei romani, che inflissero loro qualche inattesa sconfitta di minore entit�. 

Dopo aver tentato invano di prendere Costantinopoli i Goti ripresero la loro marcia verso ovest senza incontrare alcuna resistenza organizzata. Infatti i pochi soldati rimasti a presidiare le citt� fortificate erano isolati e privi di direttive strategiche. La situazione era aggravata dal fatto che alcune colonie di goti, gi� insediati in epoca anteriore nell'Impero d'Oriente, avevano iniziato a dare segni di insofferenza e malcontento e vi era la seria minaccia che si unissero ai loro connazionali guidati da Fritigerno. 
A Costantinopoli era giunto Giulio, comandante delle forze orientali, il quale non seppe far altro che radunare tutti gli ostaggi goti ed ordinare che venissero trucidati in un solo colpo. Intanto Vittore e Ricomero, dopo la disfatta di Adrianopoli, erano giunti a Sirmio dove vi era Graziano intorno al quale gravitava quanto restava del potere: generali senza truppe, ufficiali senza denaro e funzionari della pubblica amministrazione il cui controllo sui territori era scarso o nullo. Malgrado tutto questo a Sirmio vi era almeno un imperatore, un centro amministrativo, il nucleo di un apparato burocratico ed un'armata intatta. Graziano, a soli diciannove anni, si trovava a dover prendere una grave decisione: sin dai tempi di Diocleziano e Massimiano era sembrato politicamente rischioso affidare per lungo tempo a un unico uomo la guida di un Impero che aveva distanze cos� grandi, nemici cos� agguerriti e numerosi; inoltre la catastrofe di Adrianopoli era la prova evidente che i barbari del IV secolo erano ormai equipaggiati in modo pi� completo di quelli affrontati da Giulio Cesare e da Traiano. Tra di essi si era diffuso l'impiego dei lancieri e degli arcieri a cavallo secondo l'uso orientale. Inoltre la fanteria romana non era pi� quella di un tempo mentre per la cavalleria, da sempre punto debole degli eserciti dell'antica Roma, l'Impero dipendeva sempre pi� dai contingenti forniti dalle popolazioni alleate che continuavano a combattere secondo i loro differenti canoni. Inoltre i visigoti di Fritigerno avevano dimostrato di non nutrire alcun timore nell'affrontare le truppe imperiali delle quali i barbari conoscevano ormai perfettamente le tattiche di guerra ed i punti di debolezza. 

Graziano doveva pertanto procedere con urgenza alla nomina di un imperatore per la parte orientale, il quale, era chiaro, doveva essere un valido comandante militare per fronteggiare una situazione cos� difficile. In verit� nella sua lunga storia l'impero romano non era mai riuscito a definire un metodo di successione chiaro e privo di ambiguit�: in principio, al tempo di Augusto, in virt� della diffidenza verso la monarchia ereditaria ed assoluta e poi, nel terzo secolo, a causa della difficile situazione militare venutasi a creare. In virt� di essa erano arrivati al trono condottieri molto capaci, spesso scelti per acclamazione dagli stessi soldati dell'esercito campale (i "comitatenses" che costituivano il nucleo del grande esercito mobile creato dall'imperatore Gallieno). Se il prescelto non aveva le attitudini necessarie, difficilmente riusciva a sopravvivere a lungo: poteva cadere in battaglia combattendo contro i nemici dell'Impero ovvero essere ucciso da uno dei tanti co-imperatori, anti-imperatori o aspiranti cesari contro i quali doveva misurarsi in continuazione. 

Sappiamo che quando il defunto imperatore Valentiniano, padre di Graziano, aveva dovuto scegliere un collega per la parte orientale dell'Impero, ne aveva discusso con i suoi pi� fedeli collaboratori per sentire il loro parere su una decisione cos� difficile e delicata. Le fonti ci tramandano che durante il colloquio un suo generale e fedele sostenitore, Dagalaifo, gli avesse detto queste parole: "se pensi al bene della tua famiglia scegli tuo fratello Valente, se invece privilegi il bene dell'Impero faresti meglio a scegliere un altro candidato". Il parere espresso da Dagalaifo era quasi sicuramente disinteressato, egli era un germano e come tale non poteva aspirare alla nomina, ma Valentiniano ritenne di non dover seguire il consiglio e nomin� ugualmente suo fratello Valente imperatore d'Oriente. In questa sede non ci sentiamo per� di accusare Valentiniano di aver causato, con la nomina di Valente, le cui scelte errate avevano portato alla disfatta di Adrianopoli, la rovina dell'Impero. E' infatti probabile che Valentiniano pensasse che la designazione del fratello minore avrebbe preservato la pace all'interno dell'Impero in un periodo in cui le energie militari di Roma dovevano essere concentrate contro i nemici esterni che premevano alle frontiere. Valente infatti dette prova di possedere una qualit�: un devoto e grato attaccamento al fratello maggiore di cui riconobbe sempre la superiorit� di genio e di autorit� (appare verosimile che non avrebbe attaccato battaglia ad Adrianopoli, senza attendere i rinforzi dell'armata d'occidente, qualora avesse dovuto con questa sua condotta disobbedire al fratello Valentiniano). Purtroppo, nel momento in cui Valente si trov� a prendere decisioni drammatiche per l'Impero, Valentiniano era gi� passato a miglior vita. 

Anche Graziano aveva un fratello, di nome Valentiniano (come il padre) che a soli sette anni, deteneva gi� simbolicamente il titolo di Augusto. Ma giustamente, non ritenne di doverlo nominare Imperatore d'Oriente. La sua scelta cadde su un giovane le cui grandi capacit� militari erano emerse alcuni anni prima, nel 374, in occasione di una spedizione in Mesia che era stata caratterizzata da una stupefacente serie di vittorie. Costui non aveva, per�, alcun motivo per provare riconoscenza nei confronti di Graziano. Teodosio il giovane aveva svolto (come Graziano), un lungo apprendistato dell'arte della guerra al seguito del padre, Teodosio il vecchio, che aveva servito l'Impero con l'imperatore Valentiniano con la qualifica di "comes rei militaris" e poi di "magister equitum", comandante della cavalleria occidentale. 

Tuttavia, poco dopo la morte dell'Imperatore, (lo abbiamo riportato nelle pagine precedenti) era caduto vittima di un intrigo di corte ed era stato fatto giustiziare da Graziano con l'accusa di tradimento. Teodosio il giovane, amareggiato per la morte del padre, senza prospettive di carriera e temendo per la sua stessa vita, si era ritirato in Spagna, nella citt� di Cauca (vicina all'odierna Valladolid), dove era nato. In quel periodo egli aveva sposato una donna di nobili origini, Flacilla, che gli aveva dato due figli, Arcadio (futuro imperatore d'Oriente) e Pulcheria. Fu l� che, nell'autunno del 378, Teodosio ricevette da Sirmio, residenza dell'Imperatore Graziano, un messaggio urgente con l'esplicita offerta del comando supremo militare delle forze dell'impero d'Oriente. Un'offerta di tale portata, fatta in simili circostanze, era l'equivalente di un ordine. Graziano richiamava Teodosio affidandogli il compito di salvare dalla rovina la parte orientale dell'Impero. In assenza di eredi diretti di Valente (che non aveva lasciato figli) e con i migliori generali periti ad Adrianopoli, toccava a Teodosio assumersi l'onere di riorganizzare le difese e dirigere la lotta contro i Goti di Fritigerno.

 L'assunzione dell'incarico fu molto rapida, avvenne sicuramente prima dell'autunno, a Sirmio. Poi, radunati alcuni contingenti di truppe, Teodosio riport� una rapida vittoria su alcune trib� di Sarmati, che approfittando della confusione in cui si trovavano le difese dell'Impero, stavano minacciando la Pannonia. Nonostante questo successo Teodosio fu subito costretto a confrontarsi con la difficile situazione in cui versavano le province orientali dell'Impero. Dopo Adrianopoli la perdita della supremazia militare da parte dell'impero aveva comportato una serie di gravi conseguente: ampie sezioni della frontiera danubiana avevano perso le loro capacit� difensive, le principali vie di comunicazione erano diventate insicure ed i Visigoti di Fritigerno si muovevano indisturbati per centinaia di chilometri attraverso i Balcani, compiendo continue devastazioni. A dire il vero Teodosio disponeva ancora di reparti dislocati in Egitto, Siria ed nelle altre province orientali, ai quali si aggiungevano i pochi superstiti della battaglia di Adrianopoli. Ma apparve subito chiaro che dal punto di vista della compattezza, della capacit� di combattimento e del morale, le forze orientali non erano in grado di tenere testa a Fritigerno ed ai suoi alleati e ci� perch� che era impossibile rimpiazzare in breve tempo le perdite di truppe scelte causate dagli errori compiuti da Valente. Sicuramente se Teodosio, dopo aver radunato le residue forze disperse, le avesse guidate in una grande battaglia contro le forze di Fritigerno, sarebbe stato sconfitto in primo luogo dalla paura che il nome dei Goti ormai incuteva negli eserciti e nelle popolazioni dell'Impero. 

Ma Teodosio scelse la tattica pi� idonea a fronteggiare la situazione. Stabil� il suo quartier generale a Tessalonica, da dove poteva seguire le operazioni militari che si svolgevano da Costantinopoli alle porte dell'Adriatico. Egli poteva contare ancora su alcune risorse che, per�, dovevano essere amministrate ed utilizzate con estrema abilit�. In particolare, bench� fossero isolate, diverse roccaforti resistevano efficacemente. Non a caso Fritigerno cercava ormai di evitare inutili assedi alle citt�. Inoltre la forza dei Goti risiedeva nella loro capacit� di restare uniti: ci� per� era quanto mai difficile posto che le necessit� di nutrire una massa tanto numerosa li portava a sparpagliarsi su grandi aree. Al momento dunque la soluzione migliore per Teodosio consisteva nell'adottare una tattica prudente, tesa a logorare il nemico, affamarlo, stipulare accordi favorevoli a livello locale e cercare di sfruttare ogni possibile motivo di divisione che sorgesse tra i nemici. Era questa una strategia caratterizzata da un marcato pragmatismo e che si scontrava con quanto chiedeva il popolo (che desiderava una schiacciante vittoria su quei barbari portatori di cos� gravi sofferenze), ma data la situazione, praticamente senza alternative. Cos� si concluse quel fatale anno 378 dopo Cristo.

TEODOSIO IMPERATORE


Teodosio, dopo aver ottenuto questo rapido successo, venne proclamato Imperatore d'Oriente il 19 gennaio del 379 a Sirmio, da Graziano, di fronte all'esercito. Graziano gli attribu� anche il controllo delle province illiriche che fino a quel momento avevano fatto parte della frazione occidentale dell'Impero. Il regno di Teodosio si concluder� sedici anni dopo, e sar� denso di avvenimenti. Le fonti lo descrivono come "una personalit� traianea autenticamente imperiale e nobile, biondo come gli eroi omerici (Pauly - Wissowa). Possiamo dire che la sua personalit� assomigliava a quella del grande Traiano, anche se sotto certi aspetti se ne differenziava perch� era molto meno propenso di lui a combattere guerre di conquista. L'adozione di una strategia marcatamente difensiva fu anche una necessit� per Teodosio viste le condizioni dell'Impero che si trov� a governare, ben diverse da quelle dell'epoca di Traiano. 

In questa sede dobbiamo infatti dire che l'Impero romano, in quello scorcio finale del quarto secolo, era un'entit� molto diversa da quella che era stato nel I secolo, in cui era stato governato dalla dinastia Giulio - Claudia, o del II secolo, quando il potere era stato detenuto dagli Antonini. Il costante riferimento degli oratori e degli storici alla Roma immutabile ed eterna, i continui paragoni con le mitiche figure del glorioso passato, rappresentavano una sorta di immagine stereotipata che non corrispondeva ormai alla realt�. Le invasioni da parte delle trib� barbare, sempre pi� numerose e meglio organizzate, avvenute durante il terribile III secolo, avevano causato una serie di sconvolgimenti terribili soprattutto nelle province galliche ed in quelle danubiane, vittime di profonde devastazioni. La necessit� di concentrare truppe nelle regioni pi� minacciate, quelle di frontiera, e di dover agire su pi� fronti temporaneamente, aveva reso difficile l'esercizio del comando da un unico centro. "Questa circostanza, insieme al fatto che erano state effettuate nell'esercito massicce immissioni di elementi di origine barbarica  per tamponare i vuoti causati dalle continue guerre, causarono una grave crisi istituzionale: infatti i soldati, soprattutto le milizie barbare, tendevano ad essere fedeli al generale che li comandava (e li stipendiava) e non all'Imperatore che veniva vista come una entit� lontana. La conseguenza di questa situazione fu un lungo periodo di anarchia con numerosi imperatori, anti - imperatori ed aspiranti cesari impegnati a contendersi il trono con continue lotte proprio nel periodo in cui i nemici esterni si facevano sempre pi� pericolosi. 

L'Impero fu salvato grazie all'avvento di una serie di imperatori - soldati di origine danubiana, tutti provenienti da un corpo scelto di cavalleria creato da Gallieno (Claudio II, Aureliano, Probo e poi il grande Diocleziano), i quali, con grande coraggio ed abnegazione, riuscirono ad avere la meglio sui nemici esterni e a ristabilire la situazione. 

A dire il vero pur essendosi dimostrati sul campo tutti dei brillanti condottieri che avevano saputo ridare efficienza all'esercito e risollevarne il morale, non ritennero cosa saggia intraprendere guerre di conquista in quanto ritennero che le forze a loro disposizione fossero a stento sufficienti per difendere le vulnerabili ed estese frontiere dell'Impero". In questa sede ci sembra opportuno evidenziare che, l'Impero, al contrario della Repubblica Romana, non fu un'entit� aggressiva ed espansionista durante i circa cinque secoli della sua vita. Se si eccettua la conquista della Britannia portata a termine da Claudio e quella della Dacia ad opera di Traiano (le altre regioni sottomesse da quest'ultimo furono subito abbandonate dal suo successore, Adriano, che le giudicava difficilmente difendibili e quindi un onere insopportabile per l'Impero) la politica militare imperiale fu pi� che altro mirata a mantenere lo "status quo" cercando di frenare la minaccia permanente costituita dalle popolazioni germaniche che, consapevoli della prosperit� che caratterizzava la vita dell'Impero, premevano sui suoi confini. La prova che gli Imperatori furono in genere estremamente riluttanti ad intraprendere guerre di conquista � data dal fatto che, dopo la conquista di gran parte della Britannia, il generale Agricola aveva preparato un'azione militare per impadronirsi della vicina Irlanda, per la quale riteneva sufficiente l'impiego di una sola legione e delle relative truppe ausiliarie. Ma, questa operazione non venne autorizzata e l'Imperatore prefer� richiamare Agricola per affidargli un altro incarico".

Tale politica venne attuata tenendo anche conto del bisogno di economizzare gli effettivi, necessit� che divenne sempre pi� stringente con il passare degli anni anche a causa delle perdite subite per le interminabili contese che si creavano tra i vari pretendenti alla carica imperiale. Quando, alle morte di Costantino, la situazione sembrava essere completamente ristabilita l'impero era stato ricostruito in una forma completamente nuova, con un governo pi� autoritario ed organizzato su basi semi - militari. L'Imperatore godeva di poteri quasi assoluti e fondava la sua autorit� su un esercito con effettivi notevolmente ampliati e ben 34 arsenali sparsi sul territorio dell'Impero che producevano le armi necessarie. Questo governo di tipo militare era affiancato da un complesso apparato burocratico. Per mantenere un cos� grande esercito ed una estesa burocrazia era stato creato un sistema fiscale molto oppressivo fondato su pagamenti in denaro, beni e prestazioni. Era profondamente mutata anche la figura dell'imperatore che non era pi� il "princeps" o il "primus inter pares" dell'epoca augustea ma era un'entit� posta al di sopra di tutti i cittadini. Ormai era considerato una semi-divinit� e la sua immagine pubblica era fondata su un cerimoniale di tipo orientale (non a caso le fonti latine di questo periodo utilizzano il termine "Dominus" per indicare la figura dell'Imperatore). 

Roma aveva cessato di essere l'effettivo centro di governo dell'Impero, cedendo tale ruolo alle nuove capitali imperiali, scelte di volta in volta dagli imperatori in virt� della posizione strategica rispetto alle frontiere minacciate dai barbari (Treviri, Milano, Aquileia, Sirmio, Tessalonica, Antiochia e Costantinopoli). Le principali vie di comunicazione erano divenute insicure e per questo motivo erano stati creati numerose cittadelle fortificate (i barbari non erano infatti in possesso delle tecniche di assedio necessarie per espugnarle) allo scopo di utilizzarle come bastioni a protezione degli snodi principali da cui di dipanavano le grandi arterie di comunicazione dell'Impero. Ma queste fortezze richiedevano l'impiego di effettivi consistenti che poi non potevano essere utilizzati negli scontri campali necessari per arginare le continue invasioni. Se aggiungiamo il fatto che ad Oriente la forza militare dei Persiani, con l'avvento della dinastia dei Sassanidi, era molto aumentata, dobbiamo concludere che la possibilit� di intraprendere guerre di conquista fu praticamente nulla, come testimonia il fallimento dell'invasione della Persia tentata da Giuliano nel 363 D.C. Questa sconsiderata operazione si risolse di fatto in una grave sconfitta con la perdita irrimediabile di migliaia di esperti soldati. Teodosio, appena nominato Imperatore, doveva in primo luogo cercare di riorganizzare l'esercito e lo Stato in vista della campagna militare che si sarebbe aperta nella primavera contro i Goti di Fritigerno. Per cercare di sollevare il morale delle popolazioni venne fatto incidere sulle monete in oro zecchino la scritta "Victoria Augg" con l'immagine della vittoria alata associata al governo congiunto di Graziano e di Teodosio. Il celebre retore Libanio, ad Antiochia, esalt� il valore ed il coraggio dei soldati periti nella battaglia di Adrianopoli. 

Teodosio, allo scopo di aumentare l'efficienza dello Stato, cerc� di reclutare funzionari imperiali della Corte di Occidente. Olibrio, prefetto del pretorio dei territori illirici, ceduti da Graziano a Teodosio, divenne prefetto di tutta la parte orientale dell'Impero. Siagrio, magister officiorum di Graziano, si incaric� di reclutare una serie di eminenti personalit� e cos� fece anche lo storico Eutropio. Ma le cura principali di Teodosio furono dirette alla riorganizzazione dell'esercito. Occorreva reclutare migliaia di soldati e per questo motivo l'Imperatore ed i suoi collaboratori utilizzarono ogni modo per accrescere gli effettivi. Ne sono la testimonianza una serie di editti che, a partire dal luglio del 379, si susseguirono con ritmo incalzante. Venne fatto obbligo ai figli dei soldati di intraprendere la stessa carriera del padre e vennero esercitate pressioni sui proprietari terrieri affinch� fornissero reclute. Altre editti prevedevano pene durissime per chi dava asilo ai disertori che, tra l'altro, venivano passati per le armi. Tale ipotesi era esclusa soltanto nel caso in cui si ravvedessero ripresentandosi spontaneamente ai loro reparti. Poich� neanche questi provvedimenti si rivelarono sufficienti Teodosio dette la possibilit� ai germani di qualsiasi origine di entrare a far parte dell'esercito imperiale, cos� come ai prigionieri ed ai disertori Goti. In particolare egli riusc� a far passare dalla sua parte una piccola schiera di Goti al comando del principe Modares, che riusc� anche a riportare, in Tracia un piccolo successo sulle forze di Fritigerno. 

Purtroppo non ci � stata tramandata dalle fonti la cronaca dettagliata degli avvenimenti bellici avvenuti in quell'anno (la storia di Ammiano Marcellino si ferma al 378), ma possiamo desumere dagli elementi in nostro possesso che si tratt� di una guerra di posizione e di logoramento.

 (By: Giovanni Aruta ) 

BIBLIOGRAFIA:
1) Hermann Schreiber: "I goti" - Garzanti - Milano 1981; 
2) Edward Gibbon: "Declino e caduta dell'Impero Romano" - Oscar Storia Mondadori - Milano 1990; 
3) Gian Roberto Parisini: "L'alba del Medioevo - Adrianopoli" in Rivista Storica - febbraio 1996; 
4) Averil Cameron: "Il tardo Impero romano" - Il Mulino - Bologna 1995; 
5) Stephen Williams - Gerard Friell - "Teodosio - L'ultima sfida" E.C.I.G. - Genova - 1999


 TEODOSIO CO-IMPERATORE
 ASSOCIATO A GRAZIANO
(una breve sintesi)

L'impatto della notizia della tragedia di Adrianopoli raggiunge come un fulmine l'Europa, e sgomenta tutte le genti dell'impero romano. L'appena ventenne imperatore GRAZIANO, che era in viaggio verso oriente per portare aiuto a Valente, alla notizia prov� un brivido anche lui, fu preso da un grande sconforto. Arrivato poi a Sirmio improvvisamente trov� una soluzione. Nella triste ora si � guardato attorno, ma non ha trovato un generale all'altezza della situazione; che in questo frangente appariva molto critica. Mise quindi da parte i vecchi rancori e mand� a chiamare quel valoroso giovane generale cui ha fatto uccidere il padre e che si era poi defilato in Spagna non accettando nessun incarico per non essere il subalterno di un ragazzino, che disprezzava non solo perch� aveva mandato al patibolo suo padre con un accusa infamante, ma perch� quel ragazzino non era all'altezza di comandare nemmeno una squadra di spazzini non un esercito.

Teodosio insomma si era allontanato e piuttosto di fare il servo a un ottuso imperatore "bambino", fece una scelta sofferta, quella di abbandonare la vita militare e ritornare alla vita civile. Non era nel suo carattere essere comandato, lui si sentiva un capo, e un capo che non pu� esercitare il comando non pu� fare n� il soldato semplice, n� tanto meno, perch� la situazione � molto peggiore, essere il sottoposto di un comandante che non si stima

TEODOSIO quando Graziano lo aveva incontrato, nonostante i complimenti che aveva ricevuto per le sue grandi gesta, nei suoi occhi vedeva sprizzare l'odio di chi si sente inferiore e ha davanti a s� un uomo che ritiene superiore.

Questo odio era ricambiato da Teodosio, perch� GRAZIANO era non solo consapevole della sua inferiorit�, ma sapeva che l'altro da come la vivisezionava questa sua inferiorit� da capo a piedi il palese e goffo suo disagio veniva maggiormente messo a nudo, ciononostante voleva fare il superiore quando ogni sua espressione del viso sprigionava impaccio e turbamento.

Ma Graziano malgrado la poca considerazione di Teodosio non mancava d'intelligenza e accortezza.

L'imperatore aveva forse anche capito che da Teodosio poteva venire un grosso pericolo, troppo era il carisma che godeva ancora dentro le sue truppe nonostante la prolungata assenza. I suoi soldati avevano amato suo padre e altrettanta grande considerazione avevano dimostrato per il figlio, comprendendo perfettamente le sue dimissioni; la comprensione non manc� di certo, anzi fece aumentare la stima che avevano per lui.

TEODOSIO quest'anno ha 32 anni, GRAZIANO 20.

GRAZIANO ha fatto fatica a prendere questa decisione, ma ha osato. Lo manda a chiamare a Sirmio e gli affida dunque il comando di un esercito in Oriente... che per� non esiste pi�, � un esercito fantasma.

Ma TEODOSIO non si perde d'animo, parte dalla Franconia, e via via scendendo verso Costantinopoli, rastrella in ogni guarnigione e in ogni castro, validi soldati, li sceglie personalmente uno per uno. Arriva cos� in Oriente gi� con qualche vittoriosa battaglia che ha fatto lungo il percorso in Mesia contro i Sarmati. Si insedia nel palazzo e studia la strategia. Prima costituisce un piano difesa, poi organizzata questa, e senza aspettare gli eventi  inizia a concepire subito un piano di attacco.

IN PERSIA intanto muore SAPORE II re di Persia. Gli succede sul trono ARDASHIR II, che ha un bel da fare anche lui nel suo territorio per trattenere gli UNNI che arrivano a ondate dall'altipiano Iranico e dai Carpazi. Ormai i persiani sono quasi sempre costretti ad impegnarsi a est.
E' molto triste per loro dover rinunciare a combattere i romani pur sapendo che questi non esistono pi� come esercito e non hanno neppure pi� una capacit� difensiva. Non si era mai presentata una occasione cos� favorevole. Purtroppo non possono fare altro e proprio questa loro situazione critica render� possibile i progetti militari di TEODOSIO.

La situazione dei persiani era gi� questa, cio� critica, ma ignorano ancora che in Oriente � sceso TEODOSIO. Ricevono poi notizie che un nuovo comandante romano era giunto in Oriente, ma non immaginano nemmeno lontanamente che questo uomo far� subito parlare di s� e che � destinato dal fato a sovvertire mezzo mondo e passare alla storia.

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