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CRONOLOGIA

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ANNO 363 d.C. (provvisorio)

LA FINE DI UN' EPOCA
IL TRIONFO DEL CRISTIANESIMO
UNA DATA STORICA IL 363!

- Certe soluzioni militari - le abbiamo seguite negli scorsi decenni - si dimostrarono sbagliate e catastrofiche. I litigi per la successione non essendoci una continuit� dinastica erano sfociati nel sangue fratricida. In mezzo a questi periodi abbiamo cos� assistito all'inizio dello sfascio di un impero che era ancora, con i suoi confini, all'incirca come ai tempi di Marco Aurelio-Commodo.

 Dopo di loro era arrivato il periodo dell'anarchia militare con gli inetti i generali che facevano e disfacevano gli imperatori o si autoproclamavano imperatori loro stessi. Comportamento che era anche da una parte giustificato perch� dettato dalle necessit� di assumere in certi casi il potere vacante e ognuno dal suo punto di vista vedeva anarchia. A Roma il senato con la sua mollezza e la corruzione non rappresentava pi� nulla. Quindi oltre che mancare a Roma la forza militare, mancava la forza morale.

 Abbiamo poi visto il debole tentativo di ridare prestigio a Roma con il carisma di un Diocleziano, che aveva fatto due cose importanti, togliere ai soldati la possibilit� di sedizioni e rompere con la tradizione repubblicana, trasformando l'impero in uno stato monarchico, quindi eliminando l'ingerenza di quel molle Senato che con la perdita dell'amministrazione delle province senatorie divenne un semplice e nemmeno tanto abile organo di amministrazione locale.

Negli anni di Diocleziano il potere fu assoluto, di tipo orientale (compresa la magnificenza nei costumi e nella pompa magna) e i cittadini dei semplici sudditi. Con "l'invenzione" della sua tetrarchia Diocleziano, mise una contemporanea sua presenza politica in pi� parti dell'impero. Avrebbe dovuto comprendere - questa sua scelta - una saggia soluzione nella questione della successione, ma poi abbiamo visto scannarsi pi� di prima (sei imperatori con ognuno l'ambizione del potere assoluto) mentre lui ormai diventato vecchio e agnostico aveva scelto, come impegno, solo quello di raccogliere i piselli che coltivava nella sua faraonica villa, e dell'antico zelo era rimasto solo quello di finire i suoi giorni nella misantropia estrema con la mente sconvolta non si sa se dal rimorso di tante stragi, o perch� si era reso conto, nella sua solitudine maniacale, che non era un dio. Nella decadenza fisica molti potenti fanno sempre questa fine. La rabbia e la frustrazione che prova un uomo per un potente � quasi insignificante rispetto a quella che prova lo stesso potente quando negli acciacchi della senilit� si rende conto di essere simile all'ultimo dei miserabili della terra, quando addirittura non sta peggio dell'ultimo dei suoi servi. Tutti i ricchi e i potenti negli ultimi giorni terreni si accorgono del grande bluff, e che hanno recitato solo una commedia, che per loro, quando sono all'ultimo atto, � ancora pi� tragica. Apprendono di essere un nullit�.

Cost� economicamente all'impero molto caro questo cambiamento. La spesa per sostenere tutte le sedi imperiali furono coperte con l'inasprimento fiscale, con l'invenzione dell'annona e la svalutazione monetaria; in entrambe i funzionari non si lasciarono scappare l'occasione per arricchirsi. Infine l'istituzione della gleba che and� a creare nefastamente in un modo pi� accelerato la separazione di classe; da una parte i ricchi, dall'altra la gleba; quest'ultima ormai bollata per sempre come la categoria che avrebbe dovuto solo lavorare in perpetuo; con padri, figli e nipoti per sempre votati a un unico mestiere. Nessuna possibilit� di risalire la scala sociale.

 Riforme destinate dunque a fallire e nel migliore dei casi a creare gravissimi squilibri dentro la societ�. Togliere ai cittadini l'ambizione di emergere voleva dire togliere la molla della volont� anche nel fare bene gli umili mestieri. E se a valle c'era una parte della societ� opulenta, quest'ultima poteva continuare a esistere e conservarsi tale, solo se a monte qualcuno rimediava far camminare tutto l'ingranaggio dell'economia, dei servizi, della produzione. Ma a monte s'incepp� l'ingranaggio, o meglio smise di girare il volano.
Abbiamo gi� visto le conseguenze di questa disaffezione; poi in seguito, entrate in crisi anche le importazioni, tutta l'economia fu messa in ginocchio, la crisi partita da monte stava scendendo anche a valle e non stava risparmiando pi� nessuno: ricchi e poveri.

 Era venuta un po' di luce dal potere forte di Costantino, che sembr� rivoluzionario, ma si dovette adattare anche lui alla situazione di fatto esistente. A Roma come avevamo visto, lui riusc� a vincere Massenzio con l'apporto determinante dei cristiani (aiuto quindi di poveri, com'erano i cristiani allora, non certo l'aiuto gli venne dai ricchi), e promulg� a riconoscenza vari editti a loro favorevoli. Comportandosi cos� gett� le basi di un impero romano-cristiano. Purtroppo Costantino rimase sempre accentratore e un autoritario e con la tendenza sempre a scavalcare perfino la chiesa - cui aveva dato poteri amministrativi - nelle sue decisioni teologiche, senza avere una cultura-conoscenza n� teologica, n� tantomeno cristiana. Il suo obiettivo era del resto creare un'alleanza politica pi� che religiosa, e in cambio ottenere il potere monarchico assoluto.

Le scelte di COSTANTINO prima da Ariano a Niceno, poi da Niceno ad Ariano, ci dimostra che si barcamenava su una scelta che non era dettata da precise convinzioni religiose, e di queste non ne lasci� in eredit� ai suoi figli, cugini e nipoti, nessuna, visto che assisteremo al ripristino della libert� dei culti, sia pagani - ormai a Roma pi� di cento -  e sia nelle venti correnti del cristianesimo che ormai l'Oriente sfornava in continuazione con questo o quell'altro teologo. Teologi pi� o meno abili a fare accettare la propria tesi agli altri; ma spesso qualcuno dei partecipanti non ci capiva proprio nulla. Era la buona dialettica che faceva miracoli e non le divinit� nella quale, uno o l'altro attribuiva.

Dall'anno 300 al 400 si assiste in continuazione a ribaltamenti di ideologie, credi, dogmi; scismi di correnti. Alcuni si erano proposti di distruggere il paganesimo per via giuridica e cercarono l'appoggio politico degli imperatori, mentre altri volevano ritornare alle origini del cristianesimo dove non c'erano compromessi con i potenti. Questi ultimi, ostinati, non concepivano nemmeno le conversioni degli apostati di qualsiasi altra religione, che alcuni ritenevano essere cambiamenti di fede fatti per opportunismo. (abbiamo visto a Nicea cosa avvenne nel 325)

Oltre a queste lotte interne (anche traumatiche) dove non vi � ancora nulla di definito, c'� lo scontro del mondo pagano, che ha intuito che � in atto una distruzione di tutta l'antica cultura. Quello che poi sconcertava e sgomentava era il vedere emergere questa nuova religione dal basso verso l'alto; era partita dai diseredati, dai poveri, dagli schiavi, dai contadini, dalla plebe, e ora stava salendo verso persone di ogni posizione sociale. E questo non era mai accaduto prima.

 Non dimentichiamo che le classi colte erano di educazione ellenistica, una mescolanza straordinaria di filosofia e di religione non priva di alti valori. Una cultura che costituiva l'ossatura delle Scuole, da dove uscivano gli avvocati, i medici, i giudici, gli alti burocrati, i funzionari dell'impero, la nobilt� e gli stessi imperatori.

In questi ultimi sprazzi di "paganesimo", la reazione degli studiosi fu forte, soprattutto quando videro dopo Costantino l'avanzata del potere della chiesa, con un'organizzazione saldissima, pari all'esercito romano, e con un'eccezionale capacit� di assimilazione dei frutti migliori del pensiero ellenistico e nello stesso tempo assorbendo il diritto e le istituzioni romane; quindi il meglio dell'assetto civile e religioso. Marciava inoltre con una grand'ambizione, essere la religione unica, la sola vera e universale. Un universo fatto non di conoscenze scientifiche ma solo un cosmo con al centro la fede, ignorando tutto il resto.

 Ma da Costantino in poi c'era anche tanta confusione, nonostante una legislazione governativa favorevole al cristianesimo, nella politica-religione di Stato, una presa di posizione netta non c'era. Non l'avevano definita gli stessi figli di Costantino, schierandosi uno contro l'altro. Chi optando per la tolleranza e chi per l'intransigenza.

 Arriviamo dunque al culmine della confusione, alla morte di GIULIANO. C'era dunque viva l'ambiguit� di Costantino fino alla sua morte; poi erano venuti i tre figli che sulla questione si erano schierati uno contro l'altro; e dopo il convinto ariano Costanzo, comparve Giuliano decisamente pi� pagano anche se ufficialmente cristiano. Pagano nel senso che alla filosofia greca, dove si era nutrito abbondantemente, lui dava una grande importanza, non solo come tradizione dei padri ma anche una certa importanza spirituale. E scriveva: "Possibile che le religioni cantate da Esiodo e da Omero, analizzate da Platone e Aristotele bisogna ora mandarle tutte al macero, per gli scritti - redatti in grossolano latino o in plebeo greco - di questi cristiani della Galilea che parlano di una divinit�, e  che non sono poi molto diverse da quelle orientali?".

GIULIANO non era il solo ad avere dubbi sulla grezza letteratura cristiana che prendeva un po' da una parte (la Sacra Scrittura ebrea) e un po' dall'altra (dai Veda dell'India o addirittura da Gilgamesh). Giuliano non era il solo, anche San Gerolamo e lo stesso Sant'Agostino non sapevano sottrarsi al fascino della letteratura greca e latina di Cicerone o Virgilio. Temevano perfino della salvezza della loro anima nel provare tanto amore e gusto per la classicit�. Agostino rimase persino sgomento nel leggere i testi cristiani cos� infantili e illetterati. Porfirio (con Plotino l'acuto dialettico, gran mistico ed entrambi principali figure del neoplatonismo) infastidito da quei racconti rabberciati scrisse 15 libri "Contro i cristiani" ignoranti.

Tutto questo era accaduto in questi ultimi anni, ora molti nodi venivano al pettine. La buona organizzazione cristiana, e alcune loro istituzioni decisamente meno autoritarie di quelle pagane, ma decisamente pi� autorevoli (e alla radice anche teologicamente pi� valide) hanno permesso ad alcuni Padri della Chiesa di ottenere credibilit� e un grande carisma fra la popolazione. Quando entrano nelle grandi dispute affascinano perfino i pagani e gli atei. Da ignoranti com'erano, grezzi e illetterati, ora hanno nelle loro file acuti osservatori, analisti, polemisti con una dialettica straordinaria. Il neoplatonismo che sta imponendosi � una costruzione ingegneristica della migliore dialettica. Richiede abilissimi incastri di strutture, alcuni preesistenti, altri nuovissimi.

Pi� valide perch�? Dai contatti con il mondo orientale Roma aveva imparato a conoscere molte religioni pagane, quelle misteriche e la filosofia stoica, ma avevano attecchite non pi� di tanto, c'era il benessere diffuso che ognuno attribuiva al suo idolo.  Ma il cittadino romano di questo 363  � dentro fino al collo nella crisi, � stretto dalle pi� urgenti necessit� materiali (le riforme diocleziane stanno creando disoccupazione, povert�, sgomento nei ricchi), sente o ha cominciato a sentire il bisogno di una religione che risolva la sua ansia spirituale cui non pu� corrispondere il politeismo cos� impregnato di materialismo e antropomorfismo (quella tendenza a spiegare le manifestazioni del mondo esterno partendo da concetti riguardanti la natura e il comportamento dell'uomo).

Nel vedere emergere una religione che superava molte contraddizioni pagane, pur notando anche fra i cristiani contrasti e attriti, il romano � rimasto affascinato da questa dottrina. Nessuno resta indifferente quando nelle pesti e nelle carestie vede i cristiani aiutare i lebbrosi, quelli che fino allora venivano buttati nelle fosse-recinto a marcire. N� hanno mai visto aiutare gli emarginati con tanta devozione e abnegazione. Il fulcro della nuova predicazione � la "fratellanza umana", e il rito una purificazione collettiva. Non era invece cos� il paganesimo, pi� riservato, pi� utilitaristico, dettato dal calcolo. I seguaci di un gruppo - al di fuori delle coercitive feste ufficiali - nel privato non avevano da spartire nulla con gli altri, e questi a loro volta consideravano i dei degli altri insignificanti, delle patacche. Ma erano tutte patacche!

Schopenauer scrisse, non rammento dove "Ognuno ha un orologio che segna un'ora diversa dagli altri, e ognuno quando � solo � convinto che l'ora che segna il suo orologio sia quella giusta". Il dramma avviene quando all'appuntamento con il destino giungono tutti in ritardo, e tutti si rendono conto di avere in mano una patacca. Il mondo romano forse si stava rendendo conto che mentre le ore del destino stavano battendo alla porta, sugli altari non avevano altro che patacche. Tutti orologi che segnavano un ora diversa, pertanto nessuna credibile e con l'appuntamento sfumato.

 Nel cristianesimo invece c'era una frase banalissima che colp� ogni uomo che si stava interrogando sul suo destino e sulla sua "ora": "Ama il tuo prossimo come te stesso"; e questo era il cardine di questa religione universale; e molti avvertirono che era questa religione che apparteneva al futuro (o almeno quella che ci voleva - una messa a punto di tutti gli orologi).
(Succede nelle ideologie politiche, quando tutto va bene il liberismo � sacro, quando va male si invoca il comunismo una maggiore attenzione al sociale, alla comunione dei beni).

 La morte di GIULIANO da pi� parti viene considerata una data storica, dove il cristianesimo inizia il suo vero trionfo. A parte la favola sulle ultime parole di Giuliano dette in punto di morte, la Chiesa in effetti mettendo in bocca all'imperatore queste tre parole, indica proprio la data del suo trionfo; la fine di una guerra iniziata da un uomo in Galilea 363 anni fa: "Galileo, hai vinto" poi Giuliano spir�, narra la leggenda.
Ma la leggenda ha inciso una data - sotto il profilo politico - ben precisa: il 363!!

Noi tutti sappiamo che quando gli uomini hanno in comune un pericolo, solidarizzano; in un cataclisma, in un'alluvione, nelle grandi tragedie, dimenticano tutti i rancori personali accumulati in anni di ostilit�; nelle emergenze aiutano il vicino pi� antipatico, scontroso, difficile; sono capaci di rischiare la vita per salvarlo da un pericolo, o di dividere con lui l'ultimo pezzo di pane. E' la solidariet�, la cooperazione per sopravvivere, la lotta biologica per l'esistenza, che � inserita come messaggio informazione nella zona pi� antica del cervello; � un bagaglio genetico primordiale sia dentro il pi� piccolo organismo unicellulare come in un virus, sia dentro il cervello dell'animale pi� intelligente come l'uomo.

Le tragedie comuni - dentro una colonia di batteri, come in quella di un formicaio, in un branco di lupi, in una societ� umana - aggregano nella lotta per l'esistenza, colonie, gruppi, trib�, clan, comunit�, popoli.

Lo sappiamo tutti che quando le dighe di alcune certezze cadono, gli spazi vitali si restringono e di conseguenza avveriamo la minaccia di eventi che sono superiori alle nostre piccole forze individuali.
Nelle grandi crisi si prende coscienza che il mondo non si muove pi� per noi e solo per noi, come credevamo prima quando si viveva dentro quell'egocentrismo che nasce quasi sempre quando c'� un benessere facile e il sole non brilla solo in cielo ma anche dentro di noi.

Quando in questi momenti critici gli uomini hanno la certezza che la solidariet� � una necessit� e si prodigano per aiutarsi a vicenda, ma poi nonostante l'impegno e la buona volont�, si rendono conto che � tutto vano, ecco, l� sentono il bisogno di rivolgersi al cielo. Nelle "tempeste" si sentono schiacciati dagli eventi ed ecco nascere il bisogno del soprannaturale, e nell'intima convinzione, e solo allora, che tutto dipenda da un'entit� superiore.

Tutto questo avvenne nei primi lontanissimi tempi, ed ECCO NASCERE LE RELIGIONI. Frazer affermava: "La religione � una propiziazione e conciliazione di poteri superiori all'uomo ritenuti capaci di dirigere e controllare il corso della natura e della vita umana, ogni culto racchiude in s� azioni di carattere magico e tutte le preghiere costituiscono intenzionalmente una forma di pressione sulla realt� esterna. E che questo possa essere cos� lo vediamo oggi che ne abbiamo le possibilit� quando studiamo alcune trib� arcaiche ancora presenti e isolate dalla notte dei tempi in alcune regioni del mondo, che il momento essenziale � il rito, mentre i miti, le divinit� e le credenze dogmatiche sono costruiti a posteriori e hanno un'importanza secondaria".

Lo studio comparato delle varie mitologie di ogni civilt�, ha messo in luce la tipicit� di alcune forme di religioni che rispecchiano modi analoghi di organizzazione della societ�, come quella dei guerrieri, le contadine, i cacciatori, i naviganti ed altri gruppi sociali.

Comunque come sintesi emblematica di tutte le teorie sull'origine pratico-emotiva della religione �, che questa offre una risposta compensatrice ai bisogni insoddisfatti, alla precariet� dell'esistenza e al mistero angoscioso del dolore e della morte, e lo si potrebbe condensare con quell'affermazione di Petronio (altri Stazio) dove dice che "fu la paura la prima a creare gli dei del mondo"; poi quasi sulla stessa linea i pensieri di filosofi come Hobbes, Hume, Voltaire, Dewey, Robertson, Smith, Malinowski, Loisy, e poi ancora Bergson fino a Freud, dove afferma quest'ultimo, con le sue indagini psicologiche, che "tanti sensi di colpa, poi nacquero da interdizioni religiose violate dagli impulsi umani naturali, e che non guarirono, ma aggravarono lo stato di angoscia di cui l'uomo delle nostre civilt� � travagliato".

 Arriviamo poi a Feuerbach e poi a Marx il quale ultimo tuttavia riconosceva pure alla religione il valore riflesso della miseria reale e la funzione di protesta, al livello dell'ideologia, contro tale miseria". Marx si riferisce al cristianesimo, che era all'inizio una ideologia di tipo comunista.

Speriamo di aver reso comprensibili in questa sommaria analisi le motivazioni storiche della nascita di una istituzioni religiosa che dominer�, d'ora in avanti e per tanti secoli met� pianeta, pur con tanti contrasti e divisioni. Non � facile riassumere tutto questo in poche righe, ma si spera sufficienti per far capire in che stato di necessit� materiale e spirituale si stava dibattendo il mondo romano, e in modo particolare quello di Roma, in questo preciso anno.

Che questa esigenza diventi da questo momento importante nel mondo romano ce lo dicono d'ora in avanti i fatti. La crisi nell'impero � ormai una realt�, l'inquietudine della popolazione � altrettanto palpabile, e nessuno di loro � in grado di rispondere alla domanda: "Che cosa accadr� domani?"

 Sulla religione una cosa � certa, da quest'anno, nasce il termine "pagano", il termine "chiesa occidentale", "chiesa orientale", che divideranno in due il mondo, e nonostante comuni radici greco-romane ed ebraico-cristiane i popoli inizieranno a parlare lingue e culture diverse e si scontreranno in guerre di religione; poi finite queste si riprodurranno in tanti "schemi" (invece di religioni le chiameranno ideologie) con i noti imperialismi, autoritarismi,  totalitarismi, dittature nel XX secolo.

 Tanta volont� e spinte all'unione per rovesciare la storia ci saranno sempre, ma mancher� sempre lo "spirito", quello indicato da Hegel.

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