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CRONOLOGIA

20 MILIARDI
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ANNO 245 d.C.

QUI riassunto del PERIODO: A.  SEVERO A FILIPPO  (dal 222 al 249)
 


*** ROMA SI PREPARA AL MILLENNIO
*** UN IMPERATORE ARABO

In questi ultimi anni, abbiamo carrellato da Aquileia - dove � finito con una pugnalata Massimino - fino in Persia dove � finito tragicamente nello stesso modo il giovane Gordiano. Ora ci ritroviamo a Roma con l'arrivo di FILIPPO, un imperatore arabo. Sono nel frattempo passati 7 anni.
Di uccisioni di imperatori ne abbiamo visti 6, ma purtroppo ne vedremo -prima dell'arrivo di Diocleziano nel 285- assassinati altri 24.

Massimino il primo ambizioso della serie, aveva lasciato i limes danubiani e renani sguarniti, cio� aveva quasi lasciato le porte socchiuse a chi voleva entrare al di qu� del Danubio, dove bastava poi fare ancora un passo per varcare la porta spalancata per entrare e poi scorazzare per l'Italia. Dopo di lui fu ancora peggio. Si volevano fare delle difese per il futuro, ma non si riparavano le offese del passato. Non si modificava quella politica prima cesarista e poi (cullandosi nel passato) conservatrice pur essendoci nelle varie province movimenti che se non venivano subito presi in considerazione sarebbero diventati invece che costruttivi movimenti inarrestabili e disgregatori.

Roma quando arriv� alla fine di questo anno, si stava preparando a vivere gli ultimi 365 giorni del nostro 246 d.C. (ma per loro era il 999) per entrare con il 1� gennaio del 247 nel primo Millennio dalla fondazione di Roma. (la troveremo nell'anno 247 la grande festa, con un arabo sul trono)

Doveva essere il punto di partenza di una nuova era del mondo romano. Gente di ogni condizione, da quella plebea a quella nobile conservatrice, questa data doveva rappresentare qualcosa, non sapevano bene nemmeno loro cosa, ma l'avvertivano la prima come un immaginaria prima tappa di un lunghissimo percorso, verso chiss� dove e verso chiss� cosa, ma comunque qualcosa pur sempre legato al "grande spirito romano", di cui c'era ancora nell'aria l'orgoglio formale mentre quello sostanziale iniziava ad essere debole.
C'era nell'aria e nei cuori (e i monumenti lo ricordavano questo "grande spirito") l'augurio di tempi migliori, si auguravano ai propri simili perch� c'era una convinzione interiore - irrazionale fin che si vuole - che indicava e si augurava che arrivati a questo traguardo in un modo cos� anomalo (l'arabo a Roma era una di queste inquietudini) una nuova linfa vitale avrebbe dato all'impero delle nuove rivendicazioni universali, che negli ultimi anni da Antonino in poi erano venute a mancare.

Era una attesa, un sogno, una speranza; il desiderio di tutti. Un punto di arrivo ma anche un punto di partenza; innanzitutto guardando al grande passato si cercava  ad ogni costo di dimenticare quest'ultimo  periodo dove la "romanita" e con essa l'autorit� senatorile, e Roma stessa (non dimentichiamo le "severe" parole di Settimio Severo) avevano perso continuamente prestigio; ci si illudeva insomma che qualcosa sarebbe cambiato a breve termine; ma nel frattempo non si faceva nulla. Anzi agli errori si aggiungevano altri errori. L'elezione dei due ragazzini a Imperatori, Pontefici Massimi, Padri della Patria, erano delle vere e proprie insolenze a chi era legato alla grande "romanit�" del passato. Perfino la plebe era irriverente a queste scelte, era la prima ad avvertire come si stava candendo in basso; nel ridicolo.

Infatti ecco i romani  arrivare alla soglia del millennio, interiormente sbigottiti, realisticamente gli ultimi anni che stavano vivendo non erano certo di buon auspicio Un Arabo comandava Roma! E aveva in mano l'impero!

Significava, ma il messaggio non era stato ancora compreso nel suo profondo significato, che "si poteva creare un imperatore altrove oltre che a Roma", significava che si era di fronte al declino definitivo dell'aristocrazia senatoria, quella che prima indicava, nominava ed acclamava gli imperatori; significava che si entrava nell'era della vera "anarchia" non solo militare.

Significava anche che ci si avviava a una chiusura, prima mentale poi anche territoriale; e fra non molto vedremo costruire alte mura  (le Aureliane) per difendere la citt� dalle incursioni dei barbari; proprio da quelle popolazioni che i romani avevano prima visitato, poi "conquistate", poi sottomesse, alcune volte deportate dalle loro terre, e spesso desertificate (togliendo la giovane manodopera), o distrutte o tenute le genti locali in sudditanza.

I Romani non sapevano ancora che il nuovo millennio avrebbe trasformato Roma da conquistatrice a terra di conquista.

Roma che sta celebrando il Millennio, ha un milione di abitanti, ha 46.602 isolati, 1797 case patrizie, sorge su 1386 ettari "aperti" verso il mare come un simbolo di libert� rappresentate dalle numerose navi e dalle rotte marittime che solcavano il Mediterraneo, quello che da tempo era ormai soprannominato il "lago di Roma"; per questa libert� e per i liberi scambi con tutte le province  erano state fatte pure sulla terra 86.000 chilometri di strade che convergevano al "centro del mondo" dove le altre citt� per Marco Aurelio "erano solo case"; e aggiungeva guardando l'intera Europa dai confini germanici: "Io ho concepito l'idea di un grande stato democratico, amministrato in uguaglianza e libert�".

La Stato democratico non fu mai fatto, il suo progetto fall� miseramente, l'uguaglianza Roma non la offr�, la libert� non solo non la diede, ma semmai nel chiudersi in un bozzolo mentale (fu poi costretta dal terrore anche a serrarsi in inutili mura)  si tolse da sola la sua stessa libert�.

Quelle frasi di Marco erano ancora scritte sui monumenti di Roma e suonavano beffarde; ma saranno ancora pi� anacronistiche, assieme a tutti le vestigia dell'et� aurea, quando Roma avr� poco meno di 30.000 abitanti, trasformandosi presto  in un paese spettrale; sui monumenti, sotto gli archi di trionfo, nelle grandi arene,  passeranno e pascoleranno solo pecore e capre e non pi� cortei di re e imperatori di ritorno dalle quelle grandi conquiste che sbigottivano l'intero mondo.

Le sue mura cos� alte, cos� immense, poi sempre pi� alte, anch'esse diventarono beffarde, racchiudevano il nulla; Roma non custodiva pi� nulla, solo sepolcri perch� la vita e la libert� erano volate via.

I romani non sanno ancora che da Severo, dal 235 al 284 (dal romano 988 al 1037) si succederanno ben 30 imperatori;  Massimino, Gordiano, Filippo,  poi verranno gli altri che conosceremo pi� avanti. Nemmeno lo immaginano quanto sta per accadere; si stanno sempre di pi� evidenziando le tendenze disgregatrici dell'impero con quello  che oggi indichiamo con la storiografia tradizionale come il periodo dei trenta tiranni;  seguitano ad applaudire, a divertirsi, ad annoiarsi. I "cittadini" considerano ancora le arti, il commercio, le attivit� artigianali e industriali, lavori plebei, non virtuosi, obbrobriosi, umilianti.

"chi suda con la fronte per guadagnarsi il pane non ha virt�, non � degno di essere cittadino romano, non pu� governare, non pu� farlo, non deve farlo, n� saprebbe farlo".

Il prossimo anno � dunque l'ultimo del millennio di Roma; ma con il secondo con queste idee non si andr� da nessuna parte. Iniziano a camminare altri, dopo avergli insegnato i romani a camminare; e purtroppo solo a camminare, anzi a correre, su e gi� per l'Europa, su e gi� per l'Italia.

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