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CRONOLOGIA

20 MILIARDI
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ANNO x  ANNO
PERIODI STORICI
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ANNO 231 d.C.

QUI riassunto del PERIODO: A.  SEVERO A FILIPPO  (dal 222 al 249)


* ALESSANDRO SEVERO IN PERSIA

 I movimenti di truppe persiane impensieriscono indubbiamente Roma. Ma quello che ha indispettito di pi� l'alta gerarchia militare, � avere appreso che i soldati che sono in Mesopotamia e in Siria, hanno permesso al re dei persiani di "passeggiare" indisturbato per mille chilometri.
Le spedizioni in oriente fanno ormai parte quasi del costume di Roma. Nessun imperatore hai mai snobbato una spedizione nella culla della civilt�. C'e' non solo il fascino dell'oriente ma ci sono le gesta di Alessandro che � nell'immaginario collettivo di tutti, dal plebeo fino all'imperatore. Nessuno ne � immune. Le leggende del macedone per i grandi sono come un tarlo.

Roma era grande, bella, potente, la pi� temuta; ormai da due secoli il faro di tutti i territori che si affacciavano o erano vicini al Mediterraneo, ma aveva sempre inconsciamente un senso di inferiorit� quando si parlava di Mesopotamia, del regno dei Parthi, dell'antica Persia Achemenide, dei favolosi palazzi dove erano vissuti i Re dei Re. Erano tutti succubi di quel passato, conquistare quei territori significava possedere le radici della storia, che partiva da quelle zone, che i racconti verbali o gli scritti dei grandi storici indicavano, come paesi sconfinati, da dove venivano non solo le leggende ma anche le pi� belle mercanzie, le gemme, gli ori, i profumi, i vestiti di seta, le droghe ed infine le misteriose  "verit� soprannaturali" dello spiritualismo indo-persiano.

Infatti alle storie dei letterati, abbastanza oggettivi, si aggiungevano quelle dei sacerdoti di quelle religioni che sempre di pi� stavano invadendo il mondo romano. Religioni che nulla avevano a che vedere con i plebei riti pagani, ma avevano ed erano impregnati di spiritualit�, di trascendenze, che aggiungevano misteri a misteri.

Quindi sotto questa infatuazione psicologica, sotto questi legami immaginari o reali, i romani e i suoi condottieri erano sempre attratti e quindi impegnati nel preparare una campagna militare verso quei territori ogni volta che c'era appena un giustificato motivo, e se non c'era come abbiamo visto fare da Caracalla (dove l'"Alessandrite" era diventata patologica) lo si inventava. La' c'era la gloria, la' c'era sempre una pagina in bianco da poter scrivere per i posteri.

Anche in questa circostanza a Roma ci si eccita. C'e' questa volta non un vero imperatore uscito dalle  file dell'esercito, ma una mammina di un sovrano;  ed � lei che vuole confezionare un pezzo di storia per il suo giovanissimo figlio.

Ed eccola spingere Severo a intervenire; "non sia mai detto che un qualsiasi cavaliere persiano vadi a spasso per i nostri territori". Come abbiamo visto sopra, � lei a guidare il governo, � lei a comandare, � lei a decidere la "Politica Estera". A Roma ci mancava anche questo!

Rifatto un reclutamento non tanto qualificato (e vedremo perch�) di milizie contadine tirate fuori da quegli orticelli che stavano da un po' di tempo coltivando; in fretta e furia si raccolgono gli ultimi uomini ancora di guardia alla nostra ben conosciuta linea (porta principale) Danubiana, e si parte per l'avventura, quasi allo sbaraglio.

I generali che accompagnano Severo raccattano altri soldati lungo il percorso, infine si presentano con l'esercito (diremmo oggi di franceschiello) in Siria per iniziare la grande offensiva, senza sapere nemmeno da dove cominciare.

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