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CRONOLOGIA

20 MILIARDI
ALL' 1  A.C.
1 D.C. AL 2000
ANNO x  ANNO
PERIODI STORICI
E TEMATICI
PERSONAGGI
E PAESI

ANNO 223 d.C.


*** LA POLITICA DI  ALESSANDRO SEVERO
*** SI AVVERTE GIA' UNO SCRICCHIOLIO

 Fra i consiglieri che sono stati affiancati al giovanissimo (quindicenne) nuovo imperatore abbiamo nomi di famosi giuristi; DIONE CASSIO che sar� l'autore molto prolifico ma anche molto imparziale sulla vita di quegli imperatori che da anni segue al loro fianco;  abbiamo poi il giurista ULPIANO; poi un altro storico erudito come ERODIANO. Questi sono gli unici a raccontarci un po' della vita del loro tempo; a illustrarci alcune realizzazioni del governo ma anche a raccontarci l'ambizione di Severo (o meglio di chi lo guidava) di tentare di ritornare a  una restaurazione repubblicana. 
Di ritornare a fare una politica augustea nemmeno parlarne, non era pi� possibile. Tutti si rendevano conto che ormai a Roma era necessario avere il pieno appoggio dell'esercito per affrontare le pressioni barbare ai confini e anche le pressioni spesso dentro le stesse province; ma l'esercito non era pi� in mano n� al governo n� al senato.

Tutti assieme - il consilium principis, e uno speciale consiglio di reggenza formato da senatori volevano in sostanza un accrescimento dei poteri del Senato per tenere a bada le eccessive richieste di un esercito ormai viziato, che ad ogni crisi applaudiva nelle varie province il proprio comandante imperatore, che tutto era, meno che un accorto politico; non certo un capo di Stato; molte volte era solo un semplice militare nonostante le ottime qualit�  come generali vincitori di battaglie; episodi militari che presi singolarmente potevano anche essere validi in un contesto territoriale, ma non erano queste battaglie anche se positive che facevano vincere una vera guerra capace di modificare in profondit� i mali di cui soffriva l'impero. Abbiamo visto negli scorsi anni Settimio Severo perdere tempo, interi quattro anni in Britannia, senza concludere nulla, pur usando le armi o le casse d'oro per comprarsi la pace. Tempo impiegato male mentre in altre province c'era un inarrestabile movimento centrifugo che alimentava l'anarchia militare, e il peggio era che questi militari non erano nemmeno pi� romani. Anzi, come abbiamo visto fare a Settimio Severo, di Roma non si fidava, considerava perfino una anomalia la posizione privilegiata quale nucleo storico dell'Impero Romano, e la trascur� perch� -lui africano- non comprendeva le istituzioni romane. E fra poco come se non bastasse arriveranno gli imperatori Illirici, che faranno dell'Italia una parte uguale a tutte le altre parti dell'impero. Tutte riforme che falliranno e inizieranno a mettere delle forti ipoteche sull'intero impero che inizia a frantumarsi con le tetrarchie. 

Tante buone intenzioni quelle di Severo e compagni, ma sono colpi di coda, gli obiettivi restano sogni, e alcuni provvedimenti pur validi, non riusciranno a deviare il corso di quel fiume che scorreva lento e inesorabile chiamata Storia;  si lascer� praticare nonostante le buone intenzioni, l'assolutismo militare monarchico con il Senato ridotto a un gingillo, un giocattolo in mano a certi potenti che ne eliminano l'ingerenza e ne fanno solo un "ornamento dello Stato". Cos� influente da poter permettere presto l'anarchia militare, perfino capace di rivolgere l'esercito proprio contro il Senato, e fare e disfare  gli imperatori, o a eliminarsi l'un l'altro con la violenza. 

Con il governo di Severo, fu rimesso un po' d'ordine nelle finanze, si ridusse la spesa pubblica, si mise qualche tassa; ma quest'altro grave male -al pari di quello militare- qual'era la crisi economica non fu n� curato n� si trovarono soluzioni radicali per eliminarlo. Un male questo che poi minava alla base anche quello politico.
Merci in Italia se ne producevano poco, erano ormai queste in ogni settore nelle mani degli importatori che ormai vendevano i migliori prodotti esotici al prezzo delle rape che produceva qualche contadino nostrano; i vini algerini li vendevano al prezzo dell'acqua di Fiuggi perch� costava per il trasporto terrestre pi� quest'ultima che non i primi; le stoffe e alcuni utensili che si producevano nell'area mediterranea li vendevano al prezzo degli stracci di canapa e dei ferri vecchi che si vendevano a Roma..

I trasporti incidevano enormemente e nulla poteva essere prodotto all'interno a buon mercato, il costo dei trasporti anche se ci fossero stati i prodotti incideva enormemente e questo certamente non favoriva una agricoltura migliore, non permetteva una selezione di sementi, non riceveva cos� n� incentivi n� l'autofinanziamento per migliorarsi, seguitava a rimanere arcaica, quindi di bassa qualit� e per la difficolt� nei trasporti molto costosa, non redditizia, quindi in breve la campagna fu del tutto abbandonata.

Un quintale di grano scadente fatto arrivare con carrette sgangherate a Roma dall'Umbria costava quanto una tonnellata del migliore fatto arrivare dall'Egitto con navi e chiatte che erano lunghe anche 129 metri come quella di Filopatore ancora nel 200 a.C., la "Alexandria di Gerone stazzava 4200 tonnellate; la "Iside" di Luciano trasportava 2672 tonnellate di merci; gi� ai tempi di San Paolo, nelle lettere, ci racconta che nella sua nave viaggiavano 276 passeggeri pi� le merci; lo storiografo Flavio ce ne parla di una con 600 passeggeri pi� le merci.

Ricordiamo poi che queste navi con un'alta tecnologia ingegneristica navale trasportavano numerosi obelischi dall'Egitto. Plinio ci racconta che l'obelisco di piazza San Pietro -che � un monolito del peso di 500 tonnellate- viaggi� su una "granaria" che trasportava contemporaneamente 1300 tonnellate di grano.

E' dunque facile capire che tipo di economia si era mano a mano instaurata e quali conseguenze queste scelte comportarono nella gestione della bilancia dei pagamenti;  e cosa pi� grave causavano il ristagno di tutte quelle iniziative che avrebbero potuto migliorare e favorire la produzione industriale, artigianale e agricola locale. Tutti stavano a guardare e nessuno interveniva. I grandi capitalisti, ormai monopolizzavano alcuni settori, e questo li rendeva potenti e ricchi, e come accade un po' ovunque, riuscivano a condizionare (dando tangenti) la classe politica con scelte mirate a favorire solo i loro affari, estromettendo la miriade dei piccoli imprenditori e agricoltori.

Gli incentivi per i lavori portuali, le detassazioni per le costruzioni navali, erano provvedimenti che venivano votati solo per favorire una categoria di potenti affaristi, che sempre di pi� fagocitavano le altre attivit� minori.

Una situazione che era densa di pericoli. Quando fra qualche decina d'anni (economicamente, poi quello politico seguir�) inizier� a frantumarsi l'impero romano con Diocleziano, e questi lucrosi facili commerci con le province satelliti salteranno, nel cuore dell'impero - in Italia e nell'Urbe in particolare- si abbatter� in una grave crisi, rester� con una economia di pura e semplice sopravvivenza, con una agricoltura che proprio perch� era rimasta arcaica andr� a creare tensioni sociali che bloccheranno ogni progresso civile; la Storia inizia a entrare nei secoli bui del medioevo anche se nessuno ora minimamente lo sospetta.

Gli effetti di questo ristagno provocarono poi una paralisi che durer� pi� di mille anni. Ogni processo storico costruttivo porta con s�, fin dai suoi pi� lontani inizi, le forze contrarie che lavorano alla sua distruzione. Se il progresso �  in movimento, queste forze opposte sono assorbite, neutralizzate, ma se c'e' ristagno vengono lentamente in superficie fino a prendere il sopravvento, come le erbacce in un giardino non curato, non nascono piu' fiori e frutti ma solo erbacce che all'inizio sono appena visibili e dopo se non estirpate crescono, crescono e coprono e soffocano ogni altra buona e utile vegetazione. Dimenticarci che la vita � anche e soprattutto movimento (anche la vita economica � un "organismo" vivente) nel fermarci � come desiderare il suicidio. E fu questo periodo proprio una vera spinta verso il suicidio, il suicidio dell'impero romano, di una cultura e di un'epoca che sposter� poi il baricentro del potere in altri luoghi; paradossalmente in luoghi che in questi anni non hanno n� una storia, n� una cultura, ma solo un abbozzo di civilt� molto arcaica.
Roma negli ultimi duecento anni nelle costruzioni concrete e pratiche aveva superato tutti i popoli; il genio pratico aveva - senza tanta filosofia speculativa - creato il diritto di cui tutto il mondo � ancora oggi debitore, perfino stupito di tante sapienti elaborazioni- eppure gi� Livio nel momento del massimo fulgore (17 d.C.) sent� scricchiolare l'impero sotto il suo peso. 
Ora in questi anni si inizia a vedere le grandi crepe, prima del crollo, anche se mancano pi� di duecento  anni.
Di una cosa si lamentava Livio "la perdita della parsimonia dei tempi eroici". 
Ma queste � accaduto -e accadr� ancora- in tutti gli imperi della terra.
Stranamente accade sempre dopo circa 450-500 anni.

Uno di questi quello dei Arsacidi (i Parti - da 500 anni sul territorio), cadr� il prossimo anno.
Subentreranno poi i Sasanidi, ma nel 651 saranno vinti dagli Arabi, ma poi anche questi dopo 500 anni con le lotte intestine metteranno fine al grande impero.

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