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CRONOLOGIA

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ANNO 168 d.C.

QUI  riassunto del  PERIODO  ANTONINO -  M. AURELIO ( dal 138 al 180 d.C. )


*** QUADI E MARCOMANNI
*** UNA DELEGAZIONE DI CINESI A ROMA

Queste due popolazioni d'oltralpe, dopo la prima estemporanea invasioni dello scorso anno in Italia,  creano ancora problemi ai romani dislocati nella zona del Danubio. I presidi romani sono continuamente impegnati a respingere questo popolo denominato BARBARO che vuole ad ogni costo, facendo varie alleanze, impossessarsi del territorio e che ritiene essere suo diritto rioccupare e cacciare l'odiato usurpatore. 
Ma non si limitano nei territori di oltralpe lungo il Danubio, puntano nel cuore dell'impero romano, valicano i confini e dilagano verso la fertile pianura Padana. E' allarme generale, per la prima volta Roma trema. Dalla secolare imperialistica vocazione offensiva in tutto il mondo fino allora conosciuto, ora si trova in una posizione difensiva e addirittura dentro il proprio territorio. 
Il pericolo immane � che  se i barbari riuscissero a creare una testa di ponte ad Aquileia la strada per Roma diventerebbe una passeggiata. Marco Aurelio non puo' certo indugiare; a nessuno dei suoi predecessori era mai toccato un compito cos� ignoto, difficile e ingrato. Proprio lui che la guerra l'aborrisce.

Vedremo il prossimo anno quali saranno le sue strategie.............................

CINESI A ROMA - Come sarebbe cambiato il mondo se questa ambasceria fosse stata accolta con la dovuta attenzione. A Roma non vi sono tracce, (li avevano forse presi per uno dei tanti gruppi di "Vu' Cumpra'", indubbiamente furono scambiati per commercianti beduini), ma dagli annali Cinesi (questo che citiamo � l'annuario Hu-han-shu- della dinastia Han) dove troviamo che venivano registrati minuziosamente anche i pi� piccoli eventi e quindi ogni affare di Stato, apprendiamo da queste pagine che una delegazione di Mandarini, fu inviata a Roma, in visita al re-imperatore romano AN-TUN. Questo significa che quando erano partiti con le ultime notizie che disponevano di Roma, per i cinesi l'imperatore corrispondeva a ANTONINO. 

Dopo giorni e giorni di attesa nelle anticamere del Palazzo, fu alla fine la delegazione con supponenza ricevuta da alcuni funzionari, molto indaffarati dai preparativi della guerra e da quel silenzioso spettro di morte che era l'epidemia che stava falciando ogni giorno  un numero impressionante di vittime, e che indubbiamente ascoltarono senza dare tanta importanza tutto ci� che questa ambasceria andava riferendo. Ne' vollero meglio accertarsi da dove effettivamente venivano, cosa volevano, e chi erano.

I Cinesi avevano appreso dai confinanti del Sinkiang l'esistenza di questo grande impero a occidente. Conoscevano i mercanti della seta e delle spezie che arrivavano a Samarcanda, a Bucefalia nella Valle dell'Indo (Odierna Kabul- Capitale Afganistan) per fare scambi. Erano dunque in possesso di molte notizie (come risulta dagli annali) del nostro occidente e molto informati delle guerre di Alessandro prima e Persiane e Romane poi, conquiste che ricordiamo arrivarono fino alla Battriana e alla Sogdiana quindi a lambire il Kashmir e le montagne del Tibet. Traiano poi si era spinto fino quasi ai confini del Afghanistan, poi fino ad Akaba nel 116, ed aveva preso contatto con gli indiani che conoscevano le rotte per la Cina, ed erano in sostanza i mediatori dei due mondi.

Forse questi ospiti a Roma per un mese vissero l'inquietudine, forse tastarono il polso dell'impero che era alla vigilia di un periodo cupo, e forse nutrirono qualche timore di essere aggrediti se rivelavano chi erano effettivamente e quanto ricco e grande era il loro Paese. O forse volevano semplicemente trattare direttamente gli scambi commerciali, visto che questi erano monopolio degli Arabi: dei trafficanti che come sappiamo non scherzavano con chi rivelava le piste carovaniere, sia da est, come quelle a sud, che da poco i romani erano venuti a conoscenza con Traiano. 
I traffici li organizzavano e li gestivano solo loro. Addirittura la seta non arrivava a Roma cos� come  l'acquistavano in Cina, ma portata nella segreta isola di Coo, la manipolavano, la sfilacciavano, la rifilavano e da veri artisti artigiani della tessitura riuscirono a fare quel ricercato prodotto tipico, velato, con dei colori mai visti prima (anche questi gelosissimi segreti) che facevano impazzire le signore romane piene di soldi.

(un abito cos� costava dai 4000 ai 10.000 sesterzi, pari a circa 10 milioni di oggi, e sappiamo che persino Marco Aurelio rifiut� alla moglie di acquistargliene uno sostenendo che "� una pazzia, e con gi� le finanze bisastrate non bisogna dare il cattivo esempio")

Quella delegazione mandata dall'imperatore HUAN-TI, fu trattata appena con tolleranza. Nessuno cap� l'importanza storica epocale che tale incontro avrebbe avuto su tutto il pianeta: avremmo conosciuto oltre la Cina, forse il Giappone, forse anche l' America, e addirittura l' Australia secoli prima, e le conseguenza di carattere politico, economiche, filosofiche, religiose, culturali, scientifiche avrebbero fatto fare un salto all'occidente enorme, incalcolabile. E reciprocamente.

Questi cinesi rimasero a Roma in anticamera circa un mese, prima di essere ricevuti, ed ebbero modo di vedere in quei giorni, e riferire poi, che tipo di civilt� noi avevamo, che tipo di vita conducevamo, che bellicosi conquistatori eravamo (le conseguenze della guerra in Armenia le avevano viste e anche udite raccontare lungo il loro viaggio) quindi purtroppo scelsero proprio il momento sbagliato, quando la stessa Roma oltre alla peste e ai problemi che stavano sorgendo ai confini, si stava interrogando; con la decadenza che era arrivata fino sulla soglia delle porte, e dove addirittura l'epidemia queste soglie le aveva gi� oltrepassate seminandovi morte, e provocando forse anche  certe riflessioni di carattere spirituale, che per� non maturarono immediatamente: la tragedia doveva ancora compiersi totalmente.

Forse da bravi ambasciatori attenti, scrupolosi e intelligenti - indubbiamente era stati scelti per questo - si guardarono bene di rivelare che grande Popolo era il Cinese, che grandi territori possedevano, che grande impero era quello Asiatico, e che grandi conquiste scientifiche e tecnologiche avevano gi�  raggiunto. (che poi nel sec. VIII mutuarono gli arabi e che solo dopo le crociate raggiunsero l'Europa - A Loyang esistevano magazzini per lo stoccaggio dei cereali pari a 120.000.000 di quintali, era gi� censite  48 acciaierie dove si produceva gi� la ghisa e il bronzo speciale; cio� quella tecnica per fare le campane. Un procedimento che permise con la stessa tecnica agli arabi dell' 800 di fabbricare poi i cannoni. In occidente questa tecnica la si scopri solo nel 1200-1300).

Forse preferirono non entrare in dettagli (ma intanto si guardarono intorno per un mese) si limitarono dopo essere stati ricevuti e ascoltati a riferire che il loro imperatore voleva solo mandare tramite loro, dei saluti e dei doni. E sappiamo anche che questi doni furono scambiati, e sappiamo pure che quelli romani giunsero in Cina e non furono molto apprezzati, erano spocchiosi, poveri, insignificanti, tanto da non meritare nella relazione neppure l'elenco dettagliato. Proprio i cinesi che nelle frontiere elencavano minuziosamente ogni cosa che entrava ed usciva; nella quantit� e nella qualit�.

A Roma vennero ascoltati con sufficienza. Forse perche' i romani di orientali conoscevano solo i Parti, i nomadi iranici, i beduini arabi, e alcuni pastori dell'Afghanistan, cio� tutta gente che viveva di stenti, le citt� erano dei villaggi, e quelle dell'antichit� con il glorioso passato persiano erano tutte in rovina o in decadenza da secoli.
Insomma i romani avevano una bassa opinione di chi era al di l� dell'Eufrate, abitanti che consideravano miserabili. Del resto pi� si andava verso i confini fino allora conosciuti e pi� ci si imbatteva in popolazioni molto povere che vivevano di pastorizia, in zone impossibili, in altipiani a 4/5 mila metri, e al di l�, c'erano catene sconfinate di montagne, altissime, fino al cielo, fra cui la grande piramide del K2, un baluardo che domina possente l'intero territorio e lambisce la strada della seta.

Dopo Samarcanda c'era il Kirghizistan, il Tagikistan e il Pamir che facevano con le loro altre numerose montagne di 7- 8 mila metri, una barriera invalicabile prima di scendere verso il Sinkiang, che, anche se superati gli altipiani, per la capitale cinese bisognava percorrere ancora tremila chilometri. Quindi distanze enormi.

Insomma questi cinesi, sentendosi scomodi (e non escluderemmo che furono trattati in tal modo essendoci il pregiudizio della epidemia venuta dall'oriente) salutarono i romani e se ne ritornarono in Cina dove fecero la loro bella relazione (oggi si trova al Museo Archeologioco di Pechino), che qualche alto funzionario lesse, o forse lo stesso NUOVO IMPERATORE , LING-TI, che i componenti della delegazione trovarono poi al loro ritorno. 
Con la nuova sua politica opposta al suo predecessore (che era di apertura all'occidente) decise (o decisero gli eunuchi che lo avevano messo sul trono) di chiudere ogni contatto, e di avvalersi da quel momento in avanti per gli scambi commerciali solo dei trafficanti conosciuti e accreditati ai nuovi rigorosi funzionari messi nei confini, nelle loro dogane, gli unici che sapevano e dovevano mantenere i segreti, visto che a loro interessava solo la vendita delle merci e indubbiamente non avevano nessun interesse a riferire le nuove caratteristiche politiche culturali e ambientali del loro impero; e neppure le loro istituzioni politiche economiche che quest'anno erano profondamente cambiate. Segretezze reciproche, perche' lo spionaggio, il tradimento erano puniti con la morte da entrambi le parti.

Queste attuali conoscenze spazzano via quelle teorie che volevano l'Impero Cinese isolato dalle altri parti del mondo o con una mentalit� egocentrica. I nomadi ma anche pacifici mercanti arabi, per secoli, fino al 1200, tennero invece sempre i contatti per i loro traffici, nulla era sconosciuto da entrambi le parti. Abbiamo assieme ai documenti doganali delle merci, anche minute dove sono elencati minuziosamente i fatti e le informazioni dell'occidente che si raccoglievano -per farne una cronaca- dai racconti dei mercanti arabi.

Curiosi questi documenti delle merci, dove appaiono non solo i prodotti come denominazione e quantit�, ma addirittura le varie qualit� di ognuna: solo di incenso se ne elencano ben 13 qualit�, di spezie 28, nomi di profumi 45 tipi, la seta in 10 variet�. Mentre alcuni prodotti, semi, piante, oggetti preziosi ed altro in una lista erano considerati rigorosamente non esportabili, e riporta la stessa lista la pena da infliggere per chi si macchiava di tale reato.

Stessa efficienza a Canton, una "via della seta" via mare: qui esisteva una colonia di funzionari arabi fissa, che era sotto il rigoroso controllo di funzionari non solo doganale ma anche fiscale, visto che si svolgevano trattazioni col sistema monetario, accreditamenti, e pagamenti estero-estero. Recentemente demolendo una casa, sono state trovate in un caveau sotterraneo, i registri dei movimenti cassa e in grande quantit� (doveva essere una banca) monete sia cinesi che quelle d'oro di Marco Aurelio romane, che la zecca aveva battuto - e questo � molto curioso- proprio quest'anno a Roma. L'anno della prima visita dei cinesi in occidente.

A Roma per� non esistono invece documenti con rapporti diretti. Le merci orientali nei magazzini dell'Urbe erano tutte di provenienza araba. Erano solo loro a conoscere le rotte marine, e guai chi osava percorrerle o rivelarne il segreto. Nel Pamir invece la "strada della seta" che attraversa il bacino del Tarim, i deserti sabbiosi, le paludi e superano i valichi montuosi, difendevano questo monopolio con la natura del terreno, perche' pochi organismi fisiologici umani e animali superano queste catene, la respirazione � terribilmente difficile e le tempie a uomini e animali, battono selvaggiamente quando si superano i passi oltre i 4000/5000 metri. Si impiegavano quindi su questo ostile diaframma fra est e ovest, gli abitanti locali come portatori, sia da una parte che dall'altra, come fanno oggi coloro che fanno spedizioni alpine nel Pamir o in Nepal.

Questi contatti di due mondi quindi avvenne ma non fu preso in considerazione dai romani. Sappiamo in base a ricerche storiche che l'impero Romano doveva contare in questo periodo circa 54 milioni di abitanti, e altrettanta era la popolazione dell'impero cinese. Loyang che era la capitale aveva gli stessi abitanti di Roma, circa un milione. Abbiamo la cartina topografica, e perfino i documenti della burocrazia che gestiva il territorio con una esatta carta geografica dove erano riportate le cifre della popolazione in ogni zona e le quantit� di cereali che producevano per l'impero. E perfino ogni anno la sottrazione del numero di abitanti che perivano nelle grandi carestie, terremoti, epidemie o guerre civili. Tutte meticolosamente registrate. Era insomma una efficiente anagrafe con tanto di catasto statale.

Purtroppo anche per la Cina questo anno 168 -al pari dell'impero romano- non fu molto tranquillo; e forse si deve proprio a questi nuovi problemi e con il cambiamento ai vertici se la missione con le sue informazioni fu messa da parte. Cambi� radicalmente la politica nel Palazzo. Morto Huan-ti, gli eunuchi e i nobili si impossessarono dell'impero e  misero sul trono LING-TI. La casta dei nobili e degli eunuchi erano degli ostinati conservatori; e non c'� da meravigliarsi se chiusero definitivamente le porte all'occidente.
Per essere sicuri, con un massacro eliminarono tutti i burocrati. In Cina inizia un periodo  drammatico come quello in occidente, quando fra pochi anni il territorio sar� sconvolto dalle rivolte sociali interne (le sette dei Turbanti Gialli) e le invasioni dei mongoli che sconvolgeranno e divideranno la Cina in tre regni.

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