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CRONOLOGIA

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ANNO 118 d.C.

QUI il riassunto del   PERIODO DI ADRIANO - dal 117 al 138 d.C. 
 ADRIANO - LA POLITICA DI ADRIANO - IL GOVERNO E LE RIFORME
I VIAGGI DI ADRIANO - LA RIVOLTA DEGLI EBREI 
ADOZIONI E CONGIURE - LA MORTE


L'ANNO 118
*** IL NUOVO IMPERATORE! 
 PUBLIO ELIO ADRIANO 

Come Traiano, Adriano era nato anche lui in Spagna, nel 76, a Italica, e suo padre era il cugino del precedente imperatore. Lo stesso Traiano lo aveva chiamato nel 93 a Roma, ancora diciassettenne, per intraprendere la carriera militare, nella quale partendo dai gradi pi� bassi divenne a 20 anni tribuno di tre legioni nel 95-97. Durante questa esperienza egli conobbe la Pannonia, la Mesia, il Reno, in pratica tutta la frontiera settentrionale.

Nel 101 segu� Traiano in Dacia, poi nella successiva campagna, fino al 105, comand� una legione, e a guerra finita fu nominato governatore della Pannonia. Nel 106 divenne membro di una casta sacerdotale, e grazie alla sua conoscenza e amore della lingua greca ottenne in seguito la carica di arconte di Atene. Una carica che la citt� conferiva solo alla persona pi� meritevole di riceverla. E questo titolo e il suo amore per la Grecia ebbero grande influenza nella sua successiva politica panellenica.
Adriano ebbe modo di vivere accanto alla moglie di Traiano, Plotina, di cui godette non solo i favori ma riusc� anche ad entrare nella cerchia di amicizie che la moglie dell'imperatore coltivava. Nel 113 come capo del seguito dello stato maggiore di Traiano part� per l'oriente dove partecip� a quasi tutte le campagne partiche. In questa occasione acquist� una precisa cognizione di quei territori. Traiano lo posizionava sempre al centro nevralgico di ogni azione, quindi lo apprezzava come generale e non si � mai capito perch� prima della sua morte, essendo gravemente ammalato, e con una situazione che richiedeva in caso di morte un uomo forte, non gli concesse poteri pi� ampi e la nomina a suo successore attraverso l'adozione.
Ne avrebbe avuto tutto il tempo, dal 4 agosto, giorno in cui si era ammalato gravemente, fino al 9 agosto, giorno in cui moriva. Adriano era presente alla sua morte, tanto che si pensa che fu lui a inviare a Roma i due corrieri che dettero la notizia, uno con una lettera in cui Traiano lo adottava, un altro subito dopo con un'altra lettera che ne annunciava la morte. Per anni i romani dubitarono di quella prima lettera, poi grazie alla bont� del suo operato dimenticarono l'episodio (ma non del tutto quando poi Adriano negli ultimi anni della sua vita divenne poco amabile se non pazzo).

Diventato imperatore anche per acclamazione e ancora presente sulla scena delle operazioni di guerra, Adriano ormai quarantenne esamin� la critica situazione di fronte alla quale doveva assumersi responsabilit� molto grandi, e concluse che per come stavano le cose non aveva nessuna intenzione di continuare la politica di Traiano, n� voleva pi� rischiare un solo uomo. 
Aveva degli oppositori, gli imperialisti non mancavano, ne sostitu� alcuni nei posti chiave e concluse una pace immediata con il re dei Parti rinunciando alle province della Mesopotamia, Assiria e Armenia, mentre sui vari troni di regni minori rimetteva diversi personaggi locali come re clienti.

Dopo aver sentito le cattive notizie provenienti sia dalla Britannia, dalle zone Danubiane e dalla Palestina, decideva che per salvaguardare la sicurezza dell'impero era indispensabile perseguire la pace e non la guerra, essere vicini a Roma, e non stare fermi in quelle lande desolate, oltre che infide.

La pace doveva regnare sull'impero, bisognava porre fine alle guerre di aggressione, alle battaglie, alle stragi, all'inquietudine di altre province vicine, subito pronte ad approfittare di un rovescio, e dove quindi la sicurezza risultava incerta, rendendo inutile tutta la strategia difensiva dei confini fatta finora , che era costata tanti sacrifici di uomini e tante risorse.
Le lontane frontiere non si potevano pi� difendere e Adriano volle subito indirizzare le energie dello Stato verso uno sviluppo interno, perch� dopo anni e anni di guerra, citt� e paesi ormai lottavano per la sopravvivenza, resa critica dal peso di tasse sempre nuove, riscosse per finanziare con uomini e mezzi queste colossali campagne militari. Se il sogno imperiale non portava il benessere a breve termine, allora bisognava smettere di sognare. I soldati, da anni assenti dalle loro case e dalle loro famiglie, lo acclamarono, furono entusiasti delle sue decisioni e con lui ritornarono a Roma. La guerra era finita.

Rientrato nella capitale, Adriano tranquillizz� immediatamente il Senato (sospettoso di quest'uomo e delle sue due lettere) affermando che la sua politica non avrebbe cambiato nulla. In realt� mantenne il Senato all'oscuro di certe manovre che andava attuando d'accordo con i burocrati e i governatori delle amministrazioni delle province romane, soprattutto quelle fuori e vicine all'Italia dove aveva gi� fatto alcune scelte di uomini. 
Adriano non era di carattere riservato e poco mondano come Traiano, e inoltre contrariamente a quest'ultimo non gli dispiacevano affatto le belle cose, veniva da una famiglia aristocratica, aveva studiato con precettori di scuola greca ed era stato iniziato all'estetismo greco e soprattutto alla filosofia greca, che lo trasformarono in poco tempo in un uomo che voleva soddisfare le curiosit� tipiche dell'uomo colto ellenistico.

Dopo un paio d'anni di permanenza a Roma, rinunciando a mire espansionistiche, e ritenendo che le conquiste fatte fino allora rappresentavano gi� un grosso problema difensivo per le risorse dell'erario, inizi� i grandi viaggi per tutte le province, dall'Inghilterra, all'Egitto, sul Danubio e sul Reno, dalla Spagna alla Grecia. In quest'ultima, dove ogni pietra gli ricordava lo stupefacente passato artistico, intellettuale e tutto il pensiero filosofico-scientifico di portata universale, rimase affascinato (un romano di Spagna che divent� greco) restandovi quasi 6 anni, e riport� quelle pietre antiche allo splendore iniziale, poi ne eresse delle altre, si prodig� per la cultura, la poesia, l'arte, tanto che gli ateniesi riconoscenti lo elessero Arconte, il maggior privilegio per un uomo non nato in Grecia.

Scrisse lui stesso poesie e fu grande collezionista d'arte, e la sua Villa Adriana a Tivoli che si fece costruire, � la dimostrazione di quanto lui assorb� dalla civilt� ateniese. Riprodusse in un complesso monumentale, molti edifici greci, fra i quali il Liceo, l'Accademia, il Canopo, la Sto�, e la fece decorare con originali o copie delle migliori sculture greche. "Mi sento il sovrano responsabile delle bellezze del mondo " disse una volta a chi gli rimproverava il suo collezionismo.

Fu un affabile conversatore, e non disdegnava alcuno: "Non ho mai compreso come si possa essere sazio di un uomo". Fece anche tante osservazioni come viaggiatore turista: persino sulle vette di alcune montagne, sul Casius in Antiochia, sull'Etna e molte altre, per godere diceva lui del miracolo del sorgere del Sole (e questa mania di scalare le montagne fu considerata una bizzarria sia allora che per altri 1700 anni). Non disdegnava anche contrade piccole e insignificanti dove c'era solo natura selvaggia, il deserto o la tundra coperta di nevi, e anche l� trov� il suo godimento spirituale. Lasci� scritto nelle sue "Memorie", (un libro che si raccomanda di leggere nella versione di Marguerite Yourcenar) " chi ama il bello finisce per trovarlo ovunque". 
(un grazie a Manuela Caniato)

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