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CRONOLOGIA

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ANNO 56 d.C.

QUI l'intero  riassunto: del PERIODO DI NERONE dal 54 al 68 d. C.



*** I FUNZIONARI DELLE TASSE
*** TACITO 

A Roma, i funzionari del fiscus prima dipendevano dalla nomina del Senato repubblicano, ora sono nominati direttamente dall'imperatore in persona: da NERONE, che compie quest'anno 19 anni, ma lo troviamo gi� abile nella conduzione degli affari di Stato, finora in mano a l'esautorata Agrippina sua madre assieme alla sua "banda di complici".
In questo inizio, Nerone diede anche un'immagine di s� molto modesta. Infatti non permise l'erezione di statue in suo onore, non volle che si spostasse l'inizio dell'anno a dicembre in onore del suo compleanno, non volle condannare alcuni cavalieri che erano stati accusati di lesa maiestas, molti li amnisti� per vari reati, inoltre aiut� molti nobili che sotto Agrippina erano caduti nella miseria pi� nera per le sue sciagurate confische.

Nerone � abile, e ha piena coscienza di questa abilit�, � quindi gi� deciso ad agire da solo; infatti si impone  sul Senato, quando in una circostanza, in un processo, i senatori condannarono un imputato: lui ignorandoli lo assolse. Fu un piccolo precedente ma non di poco conto. La libert� repubblicana stava andando verso l'assolutismo?  La clemenza era stata sempre una virt� dei sovrani e non delle repubbliche e molti a Roma capirono dove voleva arrivare Nerone, anche se per il momento si scherniva quando lo chiamavano padre della patria; affermava che era troppo giovane per tale onore. E se da una parte aboliva gli abusi, dall'altra - dissero chi non era d'accordo- iniziava lui, sempre di pi� ad abusare del potere.

Seneca che era stato suo maestro, quand'era tutore e maestro di Nerone, aveva notato alcune tendenze e entusiasmi nel giovinetto, per l'arte, la musica e la poesia, e aveva incoraggiato Nerone ad occuparsi di queste discipline, ma con uno scopo non proprio tanto disinteressato.  Seneca era in quegli anni  complice di Agrippina (lei lo aveva richiamato a Roma dall'esilio), una donna ambiziosa di potere che si cullava nell'illusione che sarebbe stata lei un giorno a governare; lei e Seneca speravano che dirottando Nerone su altri interessi, il Nerone artista avrebbe lasciato i problemi politici e di governo ben saldi nelle mani di Agrippina e di riflesso anche nelle sue.

Il piano era riuscito a met�, Nerone ora imperatore, coltivava con passione e ostinazione le arti (prendendosi come maestri i migliori poeti e musici) ma nel medesimo tempo voleva anche comandare, voleva fare l'imperatore per davvero. Indubbiamente fu una sorpresa. Ed ecco che troviamo una immediata trasformazione dell'ambiguo Seneca quando Nerone sale sul trono.  E visto che l'allievo stava dimostrando di possedere un forte carattere, opportunisticamente Seneca aspettandosi  molta pi� riconoscenza  di quella ricevuta dalla madre che lo considerava consigliere ma lo teneva lontano da ogni carica pubblica importante, lo vediamo allontanarsi da Agrippina e schierarsi gi� alle prime battute apertamente con Nerone; che ha esautorato Pallante e lo ha subito ricompensato nominandolo ministro delle finanze. Insomma il voltafaccia ha reso subito.

Ma vedremo nei prossimi anni se ci sar� riconoscenza.


CORNELIO PUBLIO TACITO nasce a Narbona nel 55, da una famiglia aristocratica e facoltosa. Ebbe un'accurata educazione e attese gli studi di eloquenza. Scrisse il Dialogus de oratoribus, in cui ricerc� le cause della decadenza nella mancanza di libert� e nell'oppressione politica del suo tempo. Possiamo considerarlo il primo trattato di Politica dei potenti che servir� da modello come scienza della Politica poi a Machiavelli nel Principe.
Paradossalmente indicando i difetti dei grandi imperatori, Seneca indic� ai potenti come bisognava comportarsi per essere temuti e per conservare l'assolutismo.

In Iiuli Agricola de vita et moribus invece ci descrive in 46 capitoli la vita del suocero che era stato fra i conquistatori della Britannia;  da lui apprendiamo alcuni usi e costumi di quei popoli; lo stesso dicasi del suo libro Germania, una preziosa fonte per conoscere i Germani degli anni di Tiberio e Caligola; infine scrisse Gli Annali, una raccolta di 16 libri che abbracciano gli avvenimenti che lui va ricostruendo da varie fonti, dal 16 d.C. al 96 d.C..
Sappiamo che le sue fonti furono le stesse di Dione Cassio, di Fabio Rustico e Cluvio Rufo, gi� usati da Plinio, quindi Tacito di alcuni personaggi sa soltanto cosa scrive Plinio. Sarebbe quindi irragionevole attendersi da Tacito un giudizio imparziale: a causa della sua vita e della sua profonda avversione nei confronti di quel regime di tipo monarchico assoluto degli imperatori del suo tempo; non poteva dunque darci un resoconto spassionato. Su Tiberio esagera molto quando afferma che caus� la distruzione dello Stato, ma la sua era una opinione soggettiva, era un seguace del partito senatoriale filo-repubblicano e vide in tutti gli imperatori assolutisti la fine della libert�, il trionfo del male, la decadenza dell'Impero.
Se era -con il suo pessimismo- un incallito perturbatore della pubblica quiete era per� anche uno spietato osservatore con nitide riflessioni; con secoli di anticipo preconizz� la crisi dei valori del popolo romano, la decadenza e di conseguenza la crisi e la fine dell'impero.

(Ma napoleone ce ne ha lasciato una critica spietata; una sua opinione l'abbiamo riportata nell'anno 46)

Il suo sogno era un principato che conciliasse monarchia e libert� repubblicana. Un sogno irrealizzabile, utopistico per quei tempi dell'Et� dell'oro. Le sue opere durante tutto il regime assolutistico imperiale prima, monarchico poi, non andarono molto lontano. Furono seppellite per 1300 anni, per riapparire a Hersfeld solo nel 1451, poi nella Firenze di Machiavelli, infine servirono pi� tardi all'alba della Rivoluzione Francese, quando dalle sue pagine, Voltaire, Rousseau, e tutti i rivoluzionari scoprirono non il maestro dei tiranni ma paradossalmente il banditore entusiasta della libert� repubblicana. La ghigliottina che faceva cadere le teste coronate era manovrata -dissero- da quel fantasma inquieto, mai compreso, che si aggirava da 1600 anni sull'Europa.

Tacito comunque nelle sue opere scolpisce alcuni caratteri dei personaggi che se non sono tutti da prendere per veri (come Tiberio che non aveva affatto conosciuto) fanno per� di lui uno storico unico con uno stile singolare e le sue opere sono una indiscussa e altrettanto singolare arte letteraria (a parte l'autorevole giudizio negativo di Napoleone, citato sopra, riportato nell'anno 46)

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