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CRONOLOGIA

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ANNO 55 d.C.

QUI l'intero  riassunto: del PERIODO DI NERONE dal 54 al 68 d. C.



*** NERONE PADRE DELLA PATRIA
*** AGRIPPINA IN DISGRAZIA 
*** PEDANIO E L'ERBORISTERIA

Il giovane imperatore come primo passo, per avere un largo consenso soprattutto dai pretoriani, fece una elargizione di una grossa somma di denaro: 15.000 sesterzi. Ovviamente questi lo acclamarono subito imperatore mentre il senato non poteva far altro che acconsentire, e altrettanto fecero gli eserciti provinciali che erano abbastanza soddisfatti; c'era del resto a vigilare al suo fianco Agrippina, la figlia di Germanico, sempre un mito nelle file dell'esercito.
Poi c'erano due provinciali Seneca e Burro che garantivano sia l'intelligenza che l'ordine. Avere accanto i pretoriani, per di pi� in mano a un fidato Burro, e sapere che a fianco dell'imperatore c'era un uomo intelligente come Seneca venivano assicurate tutte le garanzie di buon governo.

Nerone declamando il suo discorso d'investitura davanti ai pretoriani esultanti, trov� i senatori subito disposti ad andare oltre quella semplice investitura e gli diedero subito l'appellativo di Padre della Patria.
Lo scorso anno, il "maturo" Seneca presentandolo nel discorso programmatico, forse spinto da tanto zelo e adulazione per il suo allievo, aveva inserito alcune frasi pretenziose per un giovane principe che aveva solo 16 anni. L'assunzione al potere di Nerone, venne in quell'occasione, presentata come personificazione dei princ�pi della tradizione augustea, quasi una reincarnazione di Cesare.  
Nerone nel discorso ufficiale di quest'anno ci ritorna sopra, prende sacrosante quelle parole: e afferma di prendere come modello e di voler governare come Augusto.

L'aristocrazia sembrava soddisfatta di questo "caratterino" che osava tanto; Agrippina e Seneca avevano lavorato bene con il ragazzo, ma era ancora di pi� soddisfatta la nobilt� nello sperare che finalmente Agrippina appagate le sue ambizioni, riuscita nel suo intento, finalmente si sarebbe messa da parte, che non avrebbe pi� presieduta quella pericolosa e invadente attivit� giuridica che durante tutta la sua diabolica trama aveva terrorizzato con sospetti l'aristocrazia di tutta Roma per far  appoggiare l'ascesa del figlio. Ora anche se era ovvio che la direzione degli affari di corte sarebbe rimasta ancora nelle sue mani, il terrore sembrava ormai appartenere al passato, lo scopo l'aveva ormai raggiunto.
Ma nessuno aveva ancora capito di che natura era Agrippina, chi era Seneca e chi era quel fanciullo di 17 anni messo sul trono con il titolo di imperatore.

Il giovane, molto sveglio e anche intelligente, era entrato immediatamente nella parte; subito si impose. Inizi� in ogni discorso ad adoperare una parola suggeritagli da Seneca : clementia. Clemenza per tutti quei delitti perpetrati durante il regno dei predecessori. Abolizioni di tutte quelle leggi che erano impopolari, e al Senato impose la volont� di porre fine ai poteri della casa imperiale e di restituire ai suoi rappresentanti tutti i suoi poteri giudiziari. In sintesi, afferm� che le virt� del nuovo governo d'ora in avanti sarebbero state la giustizia, la buona volont� e l'amore per la pace. Quest'ultima virt� la fece riportare nelle sue monete, comprese quelle alessandrine; lui vi compare con la dicitura di "Nuovo Augusto".

Ma se il programma era di pace e amore per l'impero, non lo era certo dentro il palazzo di corte. Pallante uno del trio dei fidati consiglieri di Agrippina con importanti incarichi amministrativi e sostenitore delle pretese della stessa, fu la prima testa a cadere, fu allontanato da Nerone per palese ingerenza negli affari. Seneca (che ora punta sull'allievo e non pi� sulla madre) sembra non estraneo a questa volont� di Nerone, infatti guarda caso prender� lui la carica di ministro delle finanze. Ma Pallante era da anni una pedina non trascurabile di Agrippina. Quindi sia Nerone che Seneca sapevano benissimo di mettersi contro Agrippina e il potente liberto. Questa esautorazione di potere, assieme ad altri funzionari complici, non l'accettarono di buon grado, perch� volevano continuare ad esercitarlo.

Sia Agrippina che Pallante di fronte a questo ingrato benservito, fecero scenate, e la prima oltrepass� certi limiti quando minacci� suo figlio di farlo sostituire dal fratellastro Britannico, paventandogli perfino che lo avrebbe unito a quella poverina di Ottavia che lui trascurava come marito.

Per Britannico fu la condanna a morte, infatti mor� dopo pochi mesi avvelenato, anche se non sappiamo da chi, visto che sia Seneca che Burro (ora sono neroniani) giustificarono la sua morte come fatto compiuto dal fato, attribuendola a una epilessia. Inoltre nella lite col figlio, nel nominare Ottavia, la madre scav� fatalmente un abisso pi� profondo tra se' e suo figlio che la considerava  ormai un ostacolo. Molti dell'aristocrazia erano con lui, e provarono un enorme piacere nell'aggravare la posizione di quella donna ambiziosa che era stata in precedenza sorda ad ogni implorazione. Insistendo nelle sue pretese, alla fine Nerone la umili� e la pun� pubblicamente quando gli tolse la guardia d'onore e la mand� a vivere fuori dal palazzo. Iniziava il declino della diabolica Agrippina.

*** AUFIDIO BASSO scrive una grande Storia di Roma, che purtroppo andr� perduta, ma che conosciamo visto che verr� citata da molti altri storici che seguirono.

*** DIOSCORIDE PEDANIO, medico greco, compone un grande trattato "Sulla materia medica", 5 libri che descrivono l'utilizzazione terapeutica di molte sostanze del mondo vegetale animale e minerale. Vi sono descritte 600 piante medicinali e l'impiego delle stesse per le varie sintomatologie. E' considerato il
FONDATORE DELL'ERBORISTERIA.
Dopo pochi anni scrive un altro trattato : "Sul veleno e gli animali velenosi",

Il suoi testi fondamentali per la farmacologia di tutto il medioevo vennero tradotti in latino, arabo e in altre lingue. Per la prima volta le sue opere furono pubblicate nel 1499 a Venezia, col nome di Notha, con molte tavole che illustravano la nomenclatura delle piante. Un volume molto ricercato dai collezionisti e di grandissimo valore.

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