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CRONOLOGIA

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PERIODI STORICI
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E PAESI

ANNO 46 d.C.

Qui l'intero  riassunto: del PERIODO DI CLAUDIO dal 41 al 54   d.C.



*** GALLIA - CITTADINANZA ROMANA
***PLUTARCO E TACITO

 CLAUDIO con una serie di leggi concede la cittadinanza romana a tutta la Gallia Transalpina (� noto un suo discorso programmatico, la cosiddetta "Tavola di Lione")  non senza la forte opposizione del Senato che preferirebbe abbandonare queste popolazione ritenute incivili e non meritevoli di questo onore.

Pi� civile era Claudio, quando emana quest'anno una legge che proibiva a quanti prestavano somme ai giovani in vista della morte dei loro padri, e ancor pi� civile e con principi umanitari in anticipo sul suo tempo � la legge che mandava sotto processo per omicidio quei padroni che per disfarsene erano soliti abbandonare i loro schiavi malati sull'isola Tiberina fin quando non fossero o guariti o morti.
E naturalmente di guariti non non tornavano, anzi si appestavano di altre dieci malattie, in mezzo al sudiciume, se riuscivano pero a non morire subito di fame. Erano cio� abbandonati, se ne dimenticavano, e pretendevano anche che se uno guariva tornasse da loro.
 Claudio stabil� che qualora uno schiavo cos� abbandonato guariva, diveniva un uomo libero, e se moriva per essere stato abbandonato senza cure, venisse incolpato il suo padrone di omicidio. Basterebbe solo questo decreto per rendere onore a questo grande imperatore.

CLAUDIO fu in seguito anche amato da Napoleone, che fin da ragazzo si era alimentato della Vita degli Imperatori romani, ma soprattutto guardava alla grande unit� "che anche con sovrani mediocri o pazzi, teneva tanti popoli uniti all'Italia romana...Il regno degli Imperatori fu un grande regno dell'uguaglianza. Dette al mondo quello che oggi piace alla Francia.... Claudio fu popolare, facendo romani tutti i popoli d'occidente...."

Oltre che alla Gallia, dopo che in Tracia � morto REMETALCE (re filo-romano) la lotta per il potere dentro le varie dinastie dinastiche si fanno agitate. CLAUDIO mette fine ad ogni contesa locale ordinando la Tracia provincia romana.


Nasce a Cheronea in Grecia PLUTARCO - Studi� ad Atene, dove ader� all'Accademia platonica pur non rifiutando quella peripatetica e stoica. Viaggi� in Asia in Egitto e pi� volte a Roma dove conobbe personaggi illustri e gli imperatori Traiano e Adriano. Scrisse (un antico catalogo reca 227 titoli) opere sui temi pi� disparati, alcuni anche curiosi come quello molto singolare "sulla psicologia degli animali". 
Fu un grande divulgatore della scienza e della storia. L'"Ultimo scrittore enciclopedico dell'antichita'". Per un certo periodo fu sacerdote nel vicino santuario di Delfi.
E' l'autore delle "Vite parallele", con confronti di generali o uomini di Stato greci e romani, e delle "Opere morali. Scrittore assai letto esercit� una grande influenza, fino a Montaigne, Goethe e perfino a Nietszche. 
Il suo scritto "De Iside et Osiride" � la principale fonte delle nostre conoscenze sul mito di Osiride.

Con Vite Parallele (una biografia di un grande personaggio romano sempre abbinata ad un altro greco) manda un messaggio ben preciso: la condotta di un uomo grande � esemplare nel suo sviluppo e nel suo modo di reagire non solo alle grandi occasioni storiche, ma anche ai casi della vita quotidiana ; inoltre -afferma- che in ogni atto politico ha interesse preminente il carattere del protagonista e considera la personalit� come il risultato delle azioni.

Purtroppo con i personaggi tenta di fare un accostamento e un tentativo di trovare una mediazione tra la cultura greca e romana, e pur ribadendo la superiorit� culturale e morale dei greci, non nasconde che la supremazia dei romani in tutto il Mediterraneo era grande, e questo atteggiamento che rifletteva la retorica di un regime andr� a influenzare molto i romani, con quella visione di superiorit�.
Plutarco li faceva sognare, cullare nell'et� aurea, perch� i romani non erano ne volevano essere pessimisti e con Plutarco seguitarono per secoli a drogarsi di un glorioso passato mentre la vita davanti a loro stava avviandosi verso una pericolosa china, e se a loro quelle pagine erano sufficienti per sognare l'et� dell'oro che non c'era pi�, se a loro il futuro interessava poco, presto questo futuro, di pagine come quelle di Plutarco, gli storici non ne avrebbe scritta pi� nessuna.

Il nobile moralismo di Plutarco ha acceso spesso la fantasia di scrittori e uomini politici. Le idee-forza in cui egli crede sono il desiderio di gloria, l'amor patrio, l'attaccamento alle tradizioni, la sottomissione alla saggezza degli anziani. Era tutto un mondo riposante di certezze dove trova che talvolta anche la sconfitta ha una sua precisa ragione d'essere etica, ma non immaginava certo la sconfitta di un intero impero, quello romano che considerava ormai il faro del mondo.

Shakespeare trasse da lui materia per le sue piu' famose tragedie; Giulio Cesare, Antonio e Cleopatra, Coriolano, Timone di Atene ecc ecc.
Mentre per secoli gli eroi plutarchei furono visti come campioni della libert� e modelli di vita, piu' tardi scoprirono Tacito, con la vocazione a denigrarli, fino al punto che i sovrani di tutta Europa per oltre 1000 anni le sue opere le seppellirono. Per 1400 anni, per riapparire a Hersfeld solo nel 1451.

Tacito era stato scomodo a tutti i potenti e a tutti i cittadini gaudenti della sua epoca che non erano disposti a rinunciare a quel regime nonostante l'assolutismo, ma dove lui vedeva con secoli di anticipo e con nitide riflessioni, la crisi dei valori, intuiva le lusinghe del consumismo, l'impoverimento del dibattito nella vita socio-culturale permeata da ipocrisie. Di questo periodo romano e quello subito successivo, che sta avvolgendo Roma con gli imperatori dittatori che -secondo lui- illudono il popolo con una falsa democrazia, il grande storico fu l'implacabile testimone di tutte le contraddizioni che stavano sorgendo in questo clima di tirannia monarchica che lui disprezzava e proprio per questo furono le sue opere sepolte per oltre 1400 anni dai sovrani d'Europa. Ma avremo occasione di ritornare parecchie volte sull'opera di Tacito nel corso di questi anni, visto che scriver� dal 75 al 120 e ne riparleremo poi nell'anno 56 e  148, quando alcune ombre che solo lui preconizzava apparvero drammaticamente sull'orizzonte dell'impero romano, quello di una societ� che stava imboccando la strada della decadenza.
Che lui preconizzasse resta il dubbio, Tacito a forza di vedere solo il male, alla fine si guadagn� la nomina di profeta che aveva antiveduto il male. Per un pessimista questo non � difficile.

Napoleone con Tacito fu implacabile proprio per questa sua vocazione fortemente critica, e difese gli imperatori contro lo storico che "li ha sistematicamente denigrati....non ha capito l'impero e ha calunniato gli imperatori (come non avevano capito gli assassini di Cesare) Tacito � della minoranza  del vecchio partito di Bruto e Cassio. E' un senatore scontento, uno che si vendica  quando � nel suo studio con la penna in mano" - Napoleone lo disprezza, lo paragona a quegli intellettuali dei ritrovi e dei salotti....

 "parolai, venditori di fumo, i quali non sanno che chiudersi in una critica sterile, incapace di illuminare e di costruire. Tacito e i suoi imitatori moderni non sono dei buoni maestri di storia...Io non voglio storia sistematica, congetture declamatorie, che spiegano male i grandi uomini, e falsano i fatti, per tirarne fuori una morale di comando.."...

"Vi posso assicurare che Tacito non mi ha mai insegnato nulla. Conoscete voi un pi� violento e pi� ingiusto detrattore della umanit�? Alle azioni pi� semplici trova mille motivi colpevoli. Fa di tutti gli imperatori uomini profondamente perversi, per farsi ammirare il suo genio che ha saputo penetrarli... Ha ragione chi dice che i suoi annali non sono una storia dell'impero, ma uno specchio fedele dei tribunali di Roma...Lui che parla continuamente di delazione � il primo dei delatori"

Naturalmente Napoleone quando parla cos�, � un imperatore romano che prende la parola a sua volta, per difendere, nei suoi antecessori se stesso, ma anche l'istituzione, quella grande costruzione che gli sta tanto a cuore, quel superbo strumento di civilt� che si chiama l'Impero, e che sta costruendo, sentendone tutto il peso ma anche la grandezza; lo concepisce come uno strumento di civilt�, ed egli si identifica con esso, si sente lui stesso imperatore nato. Non per nulla a un generale che a Mosca quando gli disse che "stava diventando un Cesare", Napoleone gli rispose "Si nasce Cesare, non si diventa". 
Ha l'impressione di essere un Cesare predestinato, Cesare dalla nascita; e come tale ama il potere che non ha ereditato, e che egli solo sa e pu� esercitare e come deve essere esercitato "il potere lo amo come un artista ama il suo strumento...lo amo per tirarne fuori suoni, accordi, armonia".

(su TACITO vedi anche il LETTERATURA LATINA)

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