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CRONOLOGIA

20 MILIARDI
ALL' 1  A.C.
1 D.C. AL 2000
ANNO x  ANNO
PERIODI STORICI
O A TEMA
PERSONAGGI
E PAESI

ANNO 37 d.C.

QUI riassunto precedente   PRINCIPATO DI TIBERIO  dal 14 al 37  d.C.

QUI riepilogo:  IL PERIODO DI CALIGOLA   dal 37 al 41  d.C.
 * CAJO CALIGOLA * PRIMI MESI 
* LA POLITICA DI CALIGOLA - IL DIVO CALIGOLA
* LA CRUDELTA' DI CALIGOLA - L'UCCISIONE DI CALIGOLA
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*** LA MORTE DI TIBERIO
*** CALIGOLA SUCCESSORE?

Il 18 Marzo a Miseno muore TIBERIO senza il sospetto che sia stato avvelenato. La folla a Roma accolse la notizia della sua morte con gioia feroce e alte grida di incitamento di buttare il suo corpo nel Tevere. Correva l'immaginazione di quelli che vedevano in questa morte l'avvelenamento per mezzo di Caligola o soffocato da Macrone e non se ne dispiacevano affatto, moriva finalmente il "tiranno".

Di questi fatti nella storia ne vedremo tanti, in ogni periodo. Osannati, applauditi, riveriti appena i potenti  cadono nella polvere, o esalano l'ultimo respiro, non si risparmia loro l'oltraggio neppure al loro cadavere.

A Tiberio, non gli si perdonava di essere da anni andato via da Roma nel suo ritiro dorato di Capri, ne' gli si perdonava il suo distacco dalla quotidianit� romana, e se il popolo non lo amava, lui non aveva fatto proprio nulla per modificare il giudizio che avevano su di lui, inoltre nei riguardi della aristocrazia nutriva un profondo disprezzo che lo portava di conseguenza a odiare la capitale dove non mise pi� piede, evitando perfino di inaugurare e consacrare il tempio di Augusto.

Alla notizia della sua morte Roma reag� dimenticando che Tiberio aveva come suo primo dovere, -ereditato da Augusto, e ci era riuscito- quello di assicurare la tranquillit�, di evitare guerre e spedizioni militari inutili e, scegliendo lui di persona i capaci governatori evit� disordini e insurrezioni nelle varie province. Su queste fin dall'inizio del suo mandato, in Africa, Spagna, Siria, Gallia, fece costruire numerose strade, acquedotti, edifici pubblici, mura, colonnati. Continu� questa sua attivit� edilizia costantemente anche durante quegli anni apatici in cui si supponeva fosse sprofondato nell'indolenza di Capri.
Insomma Tiberio, dalle testimonianze che abbiamo dimostra che vi era ancora un cervello che dirigeva l'impero, nonostante le apparenze e le accuse di codarda diserzione dal suo posto di comando. Gli mancava solo la grazia per trattare con gli uomini e il tatto che Augusto aveva posseduto. Con il terrore delle spese, non rese mai pubblici i conti dello stato. Ma alla sua morte si rivelarono positivamente ingenti.

Non voleva vestire le vesti da imperatore, voleva essere trattato dai senatori loro pari, ma un fiume di ordini partivano da Capri per il Senato, come un despota per i suoi sudditi. Un Senato ridotto ad eseguire solo ordini di varia natura, esautorato di fatto di progettarli, proporli, discuterli, votarli, attuarli e adattarli lungo il loro percorso. Tacito lo storico su questa situazione non ci nasconde nulla.

Fra tanti errori veri o presunti, a parte quello di aver scelto quel Seiano che abbiamo conosciuto nei precedenti anni e che gli fece comodo per riversare su di lui tutte le responsabilit� dell'ordine pubblico e andarsene tranquillamente a Capri, uno dei suoi grandi errori, fu quello che poi ebbe conseguenze nefaste: di aver deciso solo negli ultimi anni della sua vita chi doveva succedergli, e scegliendo Caligola, che aveva fino allora trascurato, gli fece s� un grande regalo, ma imped� al giovane di farsi prima una esperienza nel campo amministrativo e nel governo, di entrare non solo nella parte, ma di sentirsi responsabilizzato; e fu questa una negligenza (e il tempo Tiberio a Capri lo aveva) che doveva portare a drammatiche conseguenze.

Conseguenze che fece a tutti dimenticare i suoi anni di paziente lavoro (la sua abilit�, le sue -nonostante l'assolutismo- indubbie capacit�) di modo che la Storia registr� solo le malignit�, i gravi difetti, e ce lo ha tramandato come un mostro di vizi e di ipocrisia, che per� la storiografia moderna oggi rifiuta.

Ora andiamo al suo successore: a CAJO CALIGOLA

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