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CRONOLOGIA

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ANNO 35 d.C.

QUI riassunto  del PRINCIPATO DI TIBERIO  dal 14 al 37  d.C.


* IL MUNIFICO TIBERIO

A ROMA pur se il clima di terrore del "dopo Seiano" non si � ancora placato, Tiberio anche in questa nuova veste di vendicatore, nella sua vecchiaia e nella sua solitudine trov� il tempo di sovrintendere accuratamente, come sempre, all'Italia e all'impero: negli affari esteri non vi fu un ristagno di potenza o d'interesse e lo stesso accadde per la politica interna sia per quanto riguardava l'amministrazione vera e propria, o quella rivolta -diremmo- alla "previdenza sociale".
Infatti dallo scorso anno sul territorio si era verificata una grave crisi agraria e finanziaria e Tiberio per venire incontro a chi ne era stato colpito non indugi� a mettere a disposizione 100 milioni di suoi sesterzi. I debitori potevano prendere prestiti per tre anni senza interessi; e quando all'inizio del prossimo anno a Roma si verific� un colossale incendio che distrusse quasi tutto l'Aventino, Tiberio soccorse i senzatetto -che erano decine di migliaia- con un grandioso dono, altri 100 milioni di sesterzi.

Tutto questo dimostra che le finanze imperiali avevano delle basi solide e che la politica economica di Tiberio, bandendo le spese non urgenti e quelle voluttuarie, era guidata da un vero statista. Fu in grado, quando morir� fra circa due anni, di lasciare al suo successore una somma pari a 2 miliardi e 700 milioni di sesterzi.

L'assillo semmai era ora quello della successione, una angosciante inquietudine che aumentava ogni giorno visto che sapeva di essere con i suoi 75 anni arrivato al capolinea della vita. Ma lo vedremo il prossimo anno.
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*** In ARMENIA viene messo sul trono MITRIDATE dai romani che hanno aiutato i suoi uomini a fare un colpo di stato e deporre re ARSACE.
Nel REGNO DEI PARTI invece Tiberio fa sostenere dai suoi generali, Tiridate III dopo che era scoppiata una guerra civile fra lui e Artabano, quest'ultimo un altro capopopolo ostile alla colonizzazione romana sul territorio e che aspirava al trono considerandolo un suo diritto dinastico.

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