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ANNO 1600

I Bollandisti
di Paolo Sgroia

I Bollandisti sono studiosi gesuiti belgi impegnati nella monumentale pubblicazione degli...

 Acta Sanctorum

.... ossia una raccolta critica di documenti e dati coevi relativi ai santi. 

Essi continuano l'opera del loro confratello Jean Bolland (1596-1665), (da costui � derivata la denominazione) che prosegu� il primo progetto ideato da H. Rosweyde (1569-1629): �Fasti Sanctorum quorum vitae in belgicis bibliothecis manuscriptae asservantur�, pubblicato nel 1607. 

Jean Bolland decide di ampliare l�opera inserendo tutti i santi secondo l�ordine liturgico, accompagnando con il commento ogni voce. All�impresa si associa Godefroid Henschen (1601-81) che gli viene affidato il commento dei santi del mese di febbraio, mentre Bolland lavora su quello di gennaio. Nel 1659 aderisce all�opera il maggiore dei primi Bollandisti, Daniel Papebroch (1628-1714).
 
I due primi volumi degli Acta, consacrati ai santi di gennaio, sono pubblicati ad Anversa nel 1643, e altri tre nel 1658. Il Papebroch compila i diciannove successivi, fino al 6� di giugno, pubblicati nel 1794.

Il metodo storico dei Bollandisti, sospettato ingiustamente d'iconoclastia, soffre le critiche del monaco benedettino Jean Mabillon (1632-1707) e dei carmelitani. Dal 1695 al 1717 alcuni volumi sono messi addirittura all'Indice. Le edizioni dei Bollandisti sono tre: di Anversa (1643-1770), di Venezia (1734-70) e di Parigi (1863-70). 

Il primo periodo di tanta mole di lavoro � incentrato sulla figura di D. Papebroch, sotto la cui direzione l'opera giunse al 25� volume; in questo periodo la critica bollandista non esita ad eliminare tutte le incerte narrazioni agiografiche. Dichiara falsa, inoltre, la leggenda sull'origine dei carmelitani, sollevando una controversia che porta alla condanna da parte dell'Inquisizione di Spagna di tutta l'opera scritta da Papebroch (la condanna � revocata nel 1715).

Altro periodo dell�attivit� bollandiana � legato ai padri G. B. du Sollier (1669-1740) e G. Stiltingh, che continuano a adoperare i criteri critici dei loro predecessori, anche se in tono nettamente minore, portando a compimento i sette tomi di luglio e i primi tre di agosto.

Nel 1773 la Compagnia di Ges� � soppressa, ed i Bollandisti nel 1775 sono costretti a rifugiarsi da Anversa a Bruxelles, fino al 1786, e nell'invasione francese del Belgio del 1792 la biblioteca e tutti i documenti sono dispersi.
 
Con la restaurazione della Compagnia di Ges� (1814), la ripresa � affidata alla forte personalit� di Victor de Buck (1817-76), che per primo intuisce l'importanza dell'archeologia cristiana applicata alla critica agiografica. Innovazione importante di questo periodo � l�aggiunta delle lingue orientali da parte dei padri E. Carpentier e J. Matagne. 

L�opera di rinnovamento storico e critico � continuata dal padre Charles de Smedt (1833-1911), autore di un libretto divenuto notissimo, Principes de la critique historique (1872), nel quale indica i caratteri con cui la verit� storica si manifesta a chi veramente la cerca; combatte inoltre ogni spirito di tendenziosit�, facendo della ricerca un problema tecnico, in cui solo un metodo sicuro applicato con rigore scientifico pu� ridurre al minimo il margine degli errori, instaurando in tal modo una vera critica testuale; provvede di conseguenza al censimento di tutte le fonti agiografiche.

Dal 1877 l'opera dei Bollandisti � proseguita da un insigne studioso, H. Delehaye (1859-1941), considerato ancora oggi il maggior studioso moderno di agiografia; prima membro e poi presidente del Collegio dei Bollandisti collabora alla pubblicazione di opere di grande rilievo: Les legendes Hagiographiques (1906), Les origines du culte des Martyrs (1912), Les passions des martyrs et les genres litteraires (1921). 
Dopo la sua morte l�opera � affidata a P. Peeters (1887-1950), che studia in modo particolare i martiri di Georgia, Armenia, Siria, Persia, Egitto, e Bisanzio.

I Bollandisti pubblicano oltre agli Acta Sanctorum la rivista trimestrale, Analecta bollandiana, fondata nel 1882 da Ch. de Smedt, e le tre serie di fonti agiografiche: Bibliotheca hagiographica latina (1898-1901), Bibliotheca hagiographica graeca (1909) e Bibliotheca hagiographica orientalis (1910).

di Paolo Sgroia


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