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CRONOLOGIA

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E PAESI

(pagine in continuo sviluppo  (sono graditi altri contributi o rettifiche)

< < Vedi QUI i singoli periodi in
"RIASSUNTI DELLA STORIA D'ITALIA"

ANNO 1176

*** LA BATTAGLIA DI LEGNANO
*** LA SCONFITTA DI BARBAROSSA

(vedi anche LA NASCITA DELLA LEGA LOMBARDA >>> 

 

FEDERICO BARBAROSSA, dopo la snervante figuraccia davanti alle mura di Alessandria, rintanato in una radura tra Casteggio e Voghera con gli ambigui negoziati dell'armistizio di Montebello, non aveva proprio nessuna intenzioni di abbandonare la partita con i lombardi, lui sperava solo di prendere tempo per ricostituire la sua armata con i rinforzi provenienti dalla Germania.
Arrivarono in questa primavera del '176; ma era un esercito di sbandati, e mancava ENRICO il Leone; Barbarossa faceva molto affidamento sull'amico, che per� non accolse il suo appello; Federico lo consider� quasi un tradimento (che gli far� pagare caro in seguito).
BARBAROSSA con questa situazione molto precaria, non poteva far altro davanti ai Lombardi, che tentare ugualmente la sua "ultima carta" con un esercito di straccioni!

Il 29 MAGGIO 1176 a LEGNANO suon� l'ora della resa dei conti con i Lombardi. BARBAROSSA nella battaglia combatt� personalmente fino allo stremo contro ALBERTO da GIUSSANO e la sua Compagnia della Morte, con coraggio si butt� anche lui nella mischia, ma fu disarcionato da cavallo e spar� dalla vista. La sconfitta fu totale; lui in fuga; mentre in mano ai veri "leoni", il suo scudo, la sua lancia, il suo cavallo, il suo vessillo, il suo forziere, i suoi uomini, il suo generale e persino alcuni suoi parenti.
Il "CARROCCIO" simbolo della lega, divent� perfino troppo piccolo per contenere tutta quell'abbondanza.

Una disfatta che costrinse l'imperatore tedesco a riconoscere sia la Lega, sia il Papa, che anche se non gradiva le autonomie comunali, Alessandro III, si sarebbe alleato anche con il diavolo pur di sconfiggere Federico Barbarossa.
In OTTOBRE, l'imperatore sconfitto, fece incamminare verso Anagni i suoi arcivescovi per inginocchiarsi davanti ad ALESSANDRO III e per concludere una pace; con l'uomo che da quasi vent'anni era diventato il suo incubo; e la citt� che portava il suo nome, la causa della disfatta. Barbarossa tramite i suoi delegati cerc� di accordarsi: prima di tutto riconoscendo Alessandro come legittimo papa, poi scese a patti per poter conservare alcune regalie, ed infine rinunci� anche al prefetto imperiale che aveva messo a Roma.

Tutto questo con l'assenza dei Lombardi che si erano molto risentiti e anche insospettiti per non essere stati chiamati come parte in causa. N� volevano riconoscere al Barbarossa una pace definitiva lasciandogli i vecchi privilegi attribuitigli dalla dieta di Roncaglia. Per che cosa avevano lottato a fare allora?
 L'imperatore era stato sconfitto sul campo, quindi nessun patteggiamento con lui. In questi anni avevano messo a repentaglio tutta la loro esistenza: gli averi, le loro vite e quelle dei loro figli.
Inviarono al papa una lettera accorata iniziando con "Sua santit� deve sapere....ed elencarono uno per uno tutti i sacrifici, i danni subiti, i loro morti" e conclusero ".... la pace s�, ma non devono essere toccate le nostre libert�, perch� noi consideriamo una morte gloriosa preferibile ad un'esistenza trascinata in un'infelice schiavit�".

ANNO 1177

*** BARBAROSSA A VENEZIA IN GINOCCHIO
*** PACE A SAN MARCO


Papa ALESSANDRO III, dopo il trattato di Anagni, voleva far seguire una grande cerimonia per dimostrare al mondo intero che lui piccolo e vecchio prete, anche disarmato era riuscito a resistere e a non farsi sottomettere dal potente imperatore tedesco, e che indubbiamente non poteva essere questa vittoria solo opera umana ma un miracolo di Dio.
Il 17 APRILE, affront� un faticoso viaggio per Venezia per celebrare la pace universale. Per accontentare i risentiti lombardi rivolse a loro un discorso nella chiesa di San Giorgio, affermando che la pace era stata solo prospettata, ma si era rifiutato di concluderla senza di loro, era per questo che aveva intrapreso questo viaggio e organizzato la cerimonia a Venezia; tutti dovevano vedere la sottomissione del Barbarossa.
I lombardi non erano d'accordo di fare entrare a Venezia lo scomunicato Barbarossa e per protesta abbandonarono la citt�. Pure una fazione di veneziani era ostile all'ingresso in laguna dello scomunicato imperatore; ma ci pensarono a far cambiare idea i delegati siciliani. Minacciarono di abbandonare anche loro Venezia e si sarebbero poi pure vendicati (in Sicilia operavano molti veneziani, e il pericolo di una ritorsione con alcune confische era quella che ci si poteva aspettare come castigo).

Stava per nascere un'altra guerra. Finalmente si trov� la via d'uscita.

Dopo varie e complesse trattative il giorno prima il 23 LUGLIO, il patriarca di Aquileia si rec� incontro all'imperatore al Lido, qui con un collegio di cardinali alla chiesa di San Nicol�, tolsero a Barbarossa la scomunica e fecero abiurare lo scisma papale al clero che lo seguiva.

Il 24 LUGLIO in pompa magna scortarono Barbarossa in piazza San Marco per il fatidico incontro con il papa. I due avversari che avevano lottato per diciotto anni, ognuno rivendicando la propria giustizia divina, s'incontrarono per la prima volta faccia a faccia.
Il momento fu solenne e commovente per tutti i presenti. L'imperatore, appena sbarcato, si vide venire incontro l'anziana figura del vecchio papa con le braccia aperte accogliendolo come un figlio. Barbarossa non seppe trattenere la grande commozione, ne fu sopraffatto, butt� via il mantello imperiale e s'inginocchi� ai suoi piedi. Alessandro, anche lui in lacrime, lo sollev� da terra e l'abbracci� proprio come un padre.
Insieme poi s'incamminarono per la messa in San Marco e per la benedizione.
Poi gli riconferm� il titolo imperiale e quello reale al figlio Enrico, ma non gli riconobbe la supremazia imperiale su Roma.
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*** In TERRASANTA, ad Aleppo, SALADINO tenta un assedio per conquistarla. La citt� nel frattempo ha chiesto soccorso ai franchi di Gerusalemme. Baldovino IV affiancato da Filippo d'Alsazia, conte di Fiandra, sferra un attacco a nord della Siria, mentre Saladino � impegnato a Sud. Costretto ad agire su due fronti il capo kurdo subisce una temporanea sconfitta.

*** Muore GUGLIELMO LUNGASPADA, marchese del Monferrato, marito di SIBILLA, sorella di Baldovino IV, che aveva designato il cognato suo successore. Guglielmo lascia un figlio ancora nel ventre della madre, il futuro BALDOVINO
V. - Sibilla si innamorer� poi di uno sconosciuto nobile inglese che sposer� in seconde nozze, un certo (Guy) GUIDO di LUSIGNANO. Ne sentiremo ancora molto parlare.

ANNO 1178

*** PACE DI BARBAROSSA CON IL PAPA
*** FINE DI UN TRAVAGLIO DELLA CHIESA
*** DECOLLO DI MILANO

*** ITALIA - Dopo i patti e le reciproche concessioni fatte ad Anagni, poi quelle pubbliche fatte a Venezia, quest'anno avviene la solenne riconciliazione fra Barbarossa e il papa anche nella citt� di Arles, in Francia.

Papa ALESSANDRO III, dopo Venezia e Arles, rientrato prima ad Anagni poi a Roma ricevette accoglienze entusiastiche dalla popolazione laziale. Tenne un discorso, e ratificando la pace tra la chiesa e l'impero, Alessandro lanci� anche degli anatemi contro chiunque osava attentare a questa pace universale voluta da Dio.

Ma molti conflitti erano ancora vivi, le pretese temporali del papa, oltre non aver soddisfatto i lombardi, non avevano soddisfatto una parte della solita fazione romana imperiale filotedesca. Preso possesso della prefettura nella capitale, gi� in mano ad un nobile nominato dal Barbarossa, Alessandro III si era riservato il diritto di nominare lui un prefetto; ma quello nominato da Federico e appoggiato dai filotedeschi locali, si rifiut� di abbandonare la carica sostenendo l'antipapa dello scisma. Con il ribelle fall� la mediazione dell'arcivescovo di Magonza che rappresentava l'imperatore in Italia; infine intervenne lo stesso Barbarossa costrinse il funzionario e l'antipapa ad arrendersi. Ma alcuni romani filo-imperiali non si arresero nemmeno davanti al conciliante Barbarossa e nominarono un altro antipapa. Dur� poco, alla fine fu fatto prigioniero e rinchiuso dentro l'abbazia di Cava.

Con il 1178 termina cos� il lungo travaglio della chiesa e la lotta titanica di Alessandro III, che con ostinazione  porter� avanti per altri due anni, completando l'opera il prossimo anno con il Concilio Lateranense III, cui convennero oltre trecento vescovi e dove oltre all'emanazione di 26 canoni disciplinari, fu stabilita la maggioranza dei due terzi dei cardinali per l'elezione del pontefice.
In questo concilio per la sua grande competenza in materia giuridica, Alessandro III, diede un contributo decisivo alla formazione del diritto ecclesiastico universale.
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*** I LOMBARDI, anche se non hanno ancora ratificato la pace con Federico Barbarossa, finalmente stanno godendosi un periodo di pace. Con pi� tranquillit�, i milanesi danno il via a grandi opere che riusciranno a trasformare l'intero territorio agricolo e urbanisticamente anche la stessa citt�.

Iniziano i grandi lavori di disboscamenti della pianura padana; e seguono numerose opere idrauliche per lo sfruttamento delle acque dei grandi fiumi che a Milano scorrono a est e a ovest (Adda e Ticino) costruendo una fitta rete di canali per irrigare grandi estensioni di terreni potenzialmente coltivabili. Alcuni canali sono progettati pure per un secondo grandioso scopo: di renderli navigabili per il trasporto fluviale delle merci su quasi tutta l'intera Pianura Padana. Un opera per quei tempi (senza escavatori e mezzi di trasporto meccanici) colossale, ciclopica, ciononostante realizzata in pochissimi anni.

La vita, civile, quella dei commerci, poi l'agricola e quella industriale, ripresero ritmo nella importante capitale lombarda. Milano venne subito a trovarsi in un particolare periodo e nelle migliori condizioni geografiche per gli scambi dei prodotti oltre frontiera. Con Venezia in questi anni bloccata in Oriente, i commerci lombardi in brevissimo tempo trasformeranno Milano in una delle pi� grandi citt� europee. Mette gi� delle solidi basi per i futuri sviluppi delle prossime quattro generazioni; prima con i Visconti, poi con il periodo d'oro degli Sforza.

Nonostante le devastazioni, le guerre e le dispute con il Barbarossa, Milano non aveva mai cessato (Gli affari sono affari! Gi� pragmatici i milanesi!) di mantenere i contatti commerciali anche con la stessa Germania nemica;  li ha mantenuti e ora li ha rafforzati anche con Venezia che vanta una lunghissima tradizione nei grandi commerci esteri. Nella Repubblica marinara veneta, la emergente nuova aristocrazia nata con i commerci sta inventandosi con in prima fila ENRICO DANDOLO, le nuove istituzioni sia nel governo della citt� (sta ideando in questi anni gli obblighi ai quali dovr� sottostare il doge, abrogandogli le prerogative personali, e promuovendo la sovranit� impersonale) e sia nei nuovi rapporti di forza e di potere con le vecchie famiglie aristocratiche arroccate negli antiquati privilegi feudatari. (di queste innovazioni politiche ed economiche ne abbiamo illustrati alcune in anticipo nel 1173)

Dall'adriatico, o meglio dalla laguna, non giungono sui canali milanesi e lombardi solo merci e derrate alimentari che fanno di Milano quasi una citt� di mare, tante sono le imbarcazioni e le chiatte che risalgono fiumi e i canali fino ai brulicanti porti milanesi, ma arrivano dalla laguna anche le nuove istituzioni e nuove forme di commercio, che � l'inizio dell'era capitalistica, del libero mercato, con le prime forme di contabilit� mercantile, con i primi imprenditori totalmente liberi da bizantinistici intralci burocratici, e alle quali � garantita la propriet� del capitale fisso che il milanese impiega nella produzione e nei suoi commerci, usando ora le monete che riappaiono proprio per merito di Dandolo, o con le innovative (per Milano, dopo che lo erano state per VEnezia) lettere di cambio e i check emessi da vere e proprie "banche" private.

Questa nascita dei traffici, nei Comuni che si erano svincolati dal rapporto di soggezione che prima li vedeva dipendere dai vescovi e dal vecchio sistema feudale, avevano favorito la nascita degli statuti autonomi e gli autogoverni. L'incremento dei commerci, delle arti e dei mestieri - compreso l'indotto - era riuscito ad emancipare una larga fascia di cittadini dalla servit� feudale. Commerci, arti, corporazioni, compagnie (a Venezia e Genova sono gi� nati i contratti di "commenda") vanno a costituire il perno del "nuovo potere", esercitato da Consigli formati da cittadini inizialmente in forma democratica (nello stile ateniese) ma subito dopo con l'affermarsi di una nuova potente classe dirigente (armatori, banchieri, industriali, grandi commercianti) si trasforma in una copia di quello precedente, cio� non pi� feudale ma oligarchico, in cui il censo superiore non � solo il nobile, ma � anche formato dai nuovi ricchi che in pochi decenni sono divenuti tali. (gli esempi in questo periodo a Firenze, Milano, Venezia, Genova, sono numerosi - e siamo in anticipo di quattro secoli dal calvinismo e dalla riforma protestante).

C'era per� il lato anche negativo. I Comuni dopo tante lotte cittadine (alcuni continueranno per tutto il secolo e oltre) inizieranno ad essere isole all'interno di una societ� che rimaneva comunque feudale anche se in una forma diversa. Finito questo primo iniziale sogno di autonomie cittadine, i comuni presto saranno guidati e governati non pi� da un potere esercitato dall'esterno da un feudatario o da un vescovo che ricevevano dall'imperatore o dal papa in premio una citt� da amministrare, ma sar� esercitato questo potere (o meglio dire controllo delle attivit� economiche) da consorterie (grandi ricche famiglie)  dentro la stessa citt�, dove ognuna di esse lotta per esercitare la potest� tipicamente oligarchica. Vedremo dunque affermarsi le potenti Signorie (nate dal nulla - vedi gli Sforza) e i governi familiari, simili a quelli feudatari, e come quelli anche loro daranno ai propri discendenti l'eredit� delle sostanze accumulate e quindi il potere economico che spesso va a condizionare quello "politico", spesso in forma autoritaria, simile a quello feudatario ma molto pi� potente (i banchieri fiorentini, come leggeremo pi� avanti, vantavano crediti contemporaneamente dall'Inghilterra e dalla Francia mentre i due paesi rovinavano nella loro guerra dei Cento anni, ed erano creditori del papa stesso; molto pi� avanti vedremo pure i capitali dei Medici che condizioneranno tutta la politica fiorentina, e perfino il papato e la corte di Francia (salvata dalla bancarotta dopo che il re ha ripudiato la moglie per sposare una ricca Medici).

Vedremo quindi fra poco, non pi� conquistare le citt� con le armi del popolo cittadino, ma acquistare le citt� con somme di denari. Spesso non tenendo in nessun conto della popolazione che le abitava (come etnia, cultura, vocazione, religione, tradizione). Spesso vicinissime ma lontanissime come carattere (vedi Firenze-Siena, Padova-Vicenza, Mantova-Cremona, e molte altre)

Capitali enormi in mano ad un ristretto numero di persone che possono permettersi di pagare i migliori mercenari in circolazione (I cavalieri di ventura)- e acquistare le migliori armi - quando � necessario anche un intervento armato. Ricchezze di un ristretto numero di persone che hanno recentemente reinventato, dopo 800 anni di scambi in natura, la moneta: il genovino, il fiorino, il ducato e in parallelo nascono ovviamente le potenti banche in mano a solide famiglie che con la marcatura hanno fatto fortuna.

*** INGHILTERRA - Enrico II Re d'Inghilterra istituisce una Corte di Giustizia permanente con precise norme di procedura istruttoria e probatoria con elezione di giurati popolari. In questo periodo continua a svilupparsi il diritto comune (Common Law).


*** Costruzione del duomo di Bari. - Riedificazione della cattedrale di Parma con un forte influsso sia lombardo che francese. Come scultore vi lavora BENEDETTO ANTELAMI; suo il bassorilievo della Deposizione; anche qui si rivelano forti influenze sia Bizantine (in quelle simmetriche) sia provenzali (le singole figure).

ANNO 1179

*** MILANO COME VENEZIA


*** Nei dintorni di Venezia, volendo forse imitare la citt� lagunare o alcune citt� settentrionali, nascono alcune autonomie comunali, con istituti podestarili e i governi comunali. Ad iniziare quest'anno la serie � Pola e altre piccole citt� dell'Istria. Seguir� nel 1186 Capodistria, Pirano nel 1192, Parenzo nel 1194, e infine Trieste. Quest'ultima assoggettata a Venezia fino al 1202, tenter� la sua avventura autonoma nel 1216 cercando di sganciarsi dall'egemonia della Serenissima Repubblica, poi non riuscendoci chieder� aiuto a Leopoldo d'Austria. Un aiuto, che si trasform� nei successivi 800 anni in una cambiale in bianco, con gli alterni passaggi nelle numerose spartizioni dopo le tante guerre vinte o perse dai governanti di turno, che trasformarono la zona in un teatro di conflitto quasi perenne, fino al 1975 (Trattato di Osimo).

*** IN LOMBARDIA, Milano, dopo il brutto periodo delle lotte, assedi e anche lacerazioni interne, � ritornata ad essere una grande citt� di commercio. Fervono i grandi lavori. Ai grandi canali d'irrigazione o per le piccole imbarcazioni gi� realizzati, si aggiunge ora la costruzione di un grande canale navigabile.

Divenuta una citt� con tante esigenze nei trasporti, Milano inizia per necessit� la costruzione di una grande zona portuale (la Darsena) e un gigantesco canale navigabile: il Naviglio. Una grande via fluviale che circonda interamente Milano (si chiama appunto Cerchia dei Navigli - oggi per� quasi interamente scomparsa). La grande opera idraulica la trasforma in poco tempo in una citt� d'acqua, con una miriade di canali e una fittissima rete di piccole rogge che collegano molti quartieri cittadini. Da questi con il Naviglio Grande si pu� raggiungere il Ticino e sempre passando dalla Darsena imboccando il Naviglio Pavese si raggiunge Pavia, pochi chilometri ancora e si entra nel grande Po e poi via verso il mare Adriatico.

Lungo i piccoli e grandi canali della Milano medioevale di questo periodo c'erano bene in vista le facciate dei migliori palazzi incastonati i stupendi giardini. Ancora la Milano del tempo di Renzo e Lucia era qualcosa che assomigliava a Lucca - con la sua cerchia bastionata - e Venezia con i suoi canali. La Darsena di Milano, il punto che concentrava le grandi imbarcazioni, rivaleggiava con quella di Venezia. Altrettanto i ponti e i ponticelli, sui Navigli, sui canali e sulle rogge che erano pari come numero a quelli della citt� lagunare.

Il Naviglio Grande e il Naviglio Pavese era navigabile per imbarcazioni fino a 500 tonnellate. Il canale derivato dal fiume era utilizzato pure per l'irrigazione. Il Naviglio Grande o anche detto il Ticinello, deriva dal Ticino presso Tornavento a Varese, scorre parallelo al corso del fiume fino ad Abbiategrasso, poi si piega a Est verso Milano. La lunghezza � ancora attualmente di 50 chilometri, ma la rete interna allora con le piccole e grandi diramazioni dovevano essere di altre centinaia di chilometri.

Ormai quasi tutti interrati o deviati, ci restano oggi i tre navigli superstiti. Quello di Pavia e quello Grande, partono dalla Darsena stessa; specialmente il secondo presenta ancora aspetti attraenti e scorci suggestivi (Es. Porta Ticinese). Mentre � pi� difficile scoprire il Naviglio della Martesana: se si cerca, qualcosa ancora si vede in Viale Monza, presso la stazione Goria della Metropolitana.

Questo grande sviluppo della citt� lombarda, ha ridato una boccata di ossigeno anche a Venezia che ha ferme da 9 anni le sue navi in Oriente dopo la requisizione e l'embargo imposto dai bizantini ai loro commerci.
Sono drammatici anni per l'economia veneziana, una crisi che sta portando una parte della popolazione a guardare con molto interesse alla terra ferma come una risorsa alternativa. Alcuni, quasi abbandonando la tradizione marinara, spingono lo sguardo verso Padova, Vicenza, Verona, Brescia, Mantova, e altri ancora guardano addirittura ad un'altra ambita meta: alla stessa Milano.
Con l'inizio del prossimo secolo assisteremo a pi� riprese a queste intenzioni di allargarsi, con l'aspirazione di assoggettare tutta la Pianura veneta. Ambigue, avventate e alle volte ingenue le alleanze seguite da alcune insignificanti battaglie per impossessarsi di Milano che sta ora primeggiando. Non dimentichiamo che con questa spinta, in due sole generazioni, nel 1260, la nuova cinta muraria di Milano abbraccer� oltre 200 ettari, trasformando il centro urbano nel pi� vasto d'Europa. Giustificate dunque le mire (e le gelosie) di Venezia che sta assistendo al decollo della capitale lombarda, mentre la propria citt� sta vivendo l'angoscia di una grave crisi che la sta soffocando.

Del resto a Costantinopoli non hanno proprio nessuna intenzione di fare delle aperture, n� ci sono intese pacifiche per raggiungere dei compromessi con la citt� lagunare. Anzi, le relazioni tra le due citt� stanno peggiorando e stanno camminando verso una situazione cos� critica, che nel prossimo '182 sfocer� in una grave congiura della nobilt� antilatina, seguita da un vero e proprio massacro dei latini, dei veneziani e della stessa famiglia imperiale, alle quali sono addebitate le tante arrendevolezze e le troppe simpatie per gli "stranieri" (e fra questi i normanni, visto che la moglie dell'imperatore Commeno, Maria,  � la figlia di Costanza d'Altavilla)

*** Il Papa Alessandro III convoca il 3� Concilio Lateranense che stabilisce nuove regole per l'elezione del Pontefice. Queste regole consistono nel fatto che il Papa venga eletto dai Cardinali con una maggioranza di due terzi.

ANNO 1180

*** CRISI A COSTANTINOPOLI
*** LE CONGIURE IMPERIALI


*** A COSTANTINOPOLI a complicare la critica situazione bizantina, muore l'imperatore MANUELE COMMENO. Gi� la sua politica, nonostante la sua figura di uomo saggio � stata un totale fallimento con i rapporti sia interni sia esterni all'impero, ora con la sua morte la situazione diventa ancora pi� critica con la successione. Sul trono gli succede il figlio undicenne ALESSIO II, mentre la reggenza passa alla madre, la Normanna MARIA DI ANTIOCHIA, figlia di Costanza d'Altavilla

Le simpatie della famiglia imperiale Commeno, (con dentro una normanna) che privilegia i rapporti con i latini, seguitano ad alimentare le animosit� di una larga fascia della antica nobilt� bizantina; � una ostilit� decisamente antimperiale, e la presenza della normanna aumenta l'irritazione e l'odio verso i residenti latini presenti a Costantinopoli, che sono circa 80.000. Sono proprio loro la causa di tutti i burrascosi rapporti di questa fazione che si sente - pur non avendone la vocazione n� le capacit� - lasciata fuori dai commerci o dalle agevolazioni riservate solo ai mercanti italiani, agli avventurieri, ai parenti e amici degli avventurieri, e i pi� maligni affermano, solo agli amici della normanna.

Accusano che sono privilegi ottenuti con antiquati contratti o forse - congetturano sempre i maligni -sborsando oro ai corrotti funzionari per avere l'esclusivit� delle rotte, interi porti esenti da tasse, lucrosi commerci e alti profitti senza pagare nulla. Insomma era in sostanza la gelosia e la tanta invidia che alimentava quest'odio.
L'ultimo periodo vissuto dall'imperatore per tanti motivi era stato uno dei peggiori per i nobili. Come in Italia a Milano, Firenze e Venezia, i commerci avevano portato alla ribalta i nuovi "potenti", e a Costantinopoli i nuovi potenti stavano diventando gli occidentali, gli ottantamila non solo vivevano nel lusso ma erano diventati forse troppo arroganti e sempre pi� membri del palazzo.

I mercanti veneziani, i latini, ostentavano le nuove ricchezze, mentre con il disfacimento dell'impero bizantino sotto i colpi dei turchi o dei bulgari, era in atto da tempo la disgregazione delle vecchie famiglie nobili feudali in un modo ancora pi� critico di quello presente in occidente. La nobilt� attorno al potere imperiale sfoggiava da quasi otto secoli un suo assolutismo che non esisteva in nessun paese dell'Europa Medievale. Era del resto il sostegno dell'autorit� suprema in ogni settore della vita pubblica, e sempre agli ordini della volont� imperiale con quel protocollo che � diventato sinonimo di cavillosit� buorocratica: il bizantinismo. Da quando era nata questa burocrazia con Costantino, anche nei secoli con meno prosperit�, non era mai venuta meno a Bisanzio la vocazione alla cavillosit� del formalismo.
Il prestigio non veniva dal possesso dei beni (che se c'erano erano solo terreni spesso incolti), ma proveniva dalla posizione che il nobile occupava nel palazzo con le svariate mansioni, e che spesso non avevano nessun peso nell'amministrazione dello stato, e quel prestigio era solo una chiassosa maschera di esteriorit�.
Tutto questo stava sempre di pi� perdendo valore. Primo, perch� era ormai chiara l'anacronistica istituzione comparata alla libert�, alle ricchezze e all'influenza che esercitavano i nuovi ricchi mercanti sulla politica; e secondo, alla luce di questa prima considerazione, il futuro - visto con un certo realismo - riservava ai nobili un periodo esistenziale ancora peggiore, ancora pi� grigio. Gi� possedevano poco in termini monetari, se poi perdevano anche le cariche, addio prestigio e addio all'opulenza ostentata.

Iniziano in conseguenza di ci�, con la salita al trono del ragazzino e soprattutto con reggente imperatrice la madre normanna, le congiure, e l'intensa opera nel persuadere e spingere il popolo a ribellarsi.

Altra preoccupazione per i nobili Bizantini, � la notizia che forse il figlio del Barbarossa, Enrico si fidanzer� con la normanna Costanza d'Altavilla, erede di Guglielmo di Sicilia. Considerando che la reggente a Costantinopoli � una normanna, alcuni vedono nel migliore ipotesi gi� la fine dell'impero bizantino e la sua unificazione, e nella peggiore, temono che l'unione dei due Stati, sempre stati ostili ai greci (sia politico che religioso) preluder� a un attacco a Costantinopoli.
Inoltre esiste anche una vaga ma allarmante proposta di Emanule Commeno, fatta in precedenza a papa Alessandro III, di una unificazione ecclesiastica con l'occidente "ansioso di unire la chiesa greca alla venerabile chiesa romana, madre di tutte le chiese", in cambio per� Commeno voleva la destituzione di Federico Barbarossa e la sua nomina a unico imperatore d'oriente e occidente. Alessandro (almeno cos� riporta il suo biografo, cardinal Bosone) pretese che Commeno risiedesse a Roma. Ma rimangono molti dubbi se Emanuele Commeno sarebbe stato veramente in grado di riuscire in questa impresa.

*** FRANCIA - IL 18 SETTEMBRE in Francia muore re LUIGI VII, gli succede il figlio quindicenne FILIPPO II, con un carattere bellicoso e senza scrupoli. Prima ostile al nuovo re d'Inghilterra, Riccardo, poi amico fino al punto da allearrsi con  lui per combattere il proprio padre, poi ancora nemico quando insieme scenderanno in Terrasanta con la Terza crociata.

*** In GERMANIA resa dei conti del BARBAROSSA con ENRICO Il Leone. Federico non ha dimenticato il tradimento, quando quattro anni fa in difficolt� con la Lega a Legnano, Enrico non accolse la sua richiesta d'aiuto. Lo aveva considerato un tradimento che gli era costata la disfatta.
Lo scorso anno lo ha fatto mettere al bando, quest'anno riunisce una dieta a Wurzburg, e gli fa togliere tutti i feudi. Tra questi il ducato della Baviera, che viene concesso a OTTONE I di WITTELSBACH; il primo di una dinastia che regner� in Baviera per quasi 800 anni, fino al 1918.

*** POLONIA - In Polonia un'Assemblea di Duchi e e Vescovi abolisce a Lenciza il Seniorato istituito nel 1138 e riconosce i privilegi del clero. Questo strumento che doveva rafforzare l'unit� della Polonia ed invece l'ha indebolita viene abolito ma non per questo l'unit� del Paese di rafforza anzi sfuma ancora di pi� dato che i vari principati della Dinastia dei Piasti continuano a sussistere uno accanto all'altro anche se il possesso della citt� di Cracovia rimane un requisito essenziale per una posizione di egemonia.


 CONTINUA ANNO 1181