ANNI '70 - LA DISCO MUSIC 

Peter Jacques Band, D.D. Sound, Easy Going, Macho, Change; dal '77 all'80 dietro a questi nomi e sigle si celano i dominatori della scena disco italiana. Diventeranno protagonisti indiscussi delle classifiche europee e Usa. E in effetti la "disco spaghetti" non � stato un fenomeno passeggero, al contrario � stato forse il primo vero tentativo imprenditoriale "made in Italy"; obiettivo: la conquista dei mercati internazionali. Negli anni '80 e '90 questo si consolider� con i Black Box e Corona. 

Alla fine degli anni '70 la scena italiana � afflitta da provincialismo imperante in cui regnano i "soliti" grandi nomi. Poche le novit� e tutte riconducibili a un filone pop smielato in puro stile Pooh. Sanremo vive la stagione pi� nera e l'unico fenomeno di esportazione � Umberto Tozzi. 

In questo panorama poco incoraggiante si inserisce il fenomeno disco che trova nel nostro paese un terreno particolarmente fertile. La melodia tipica italiana (ritornello, strofa, ritornello) ben si addice alle atmosfere classiche del genere. Mauro Malavasi, i fratelli Paolo e Pietro Micioni, Celso Valli ne intuiscono le grosse potenzialit�: tra il 1977 e il 1980 lanciano, sotto varie sigle, fittizie e non, una lunga serie di hit che sbancheranno non solo le classifiche nostrane, ma anche quelle europee e statunitensi poi. Gli artisti e i gruppi sono di solito prestanome, il lavoro vero � in sala di registrazione.

Nascono cos� i successi del periodo: "One for you one for me" dei La Bionda, fratelli siciliani che lavorano anche sotto un altro pseudonimo i D.D. Sound. Con questo incideranno "Disco Bass" successo del '77 e sigla dell'edizione della "Domenica sportiva" di quell'anno. I La Bionda sono ora proprietari di uno degli studi pi� all'avanguardia in Europa; e ancora "He's speedy like Gonzales" dei Passengers.

Non solo. La "disco spaghetti" si specializza anche in cover: "I'm a man" dei Traffic diventa un successo nella versione dei Macho di Mauro Malavasi (1977); "Proud Mary" dei Credence Clearwater Revival viene ripresentata nel 1979 dai N.Y. dietro ai quali si cela Celso Valli, in seguito produttore di Eros Ramazzotti e Baglioni. Dietro il successo di queste operazioni, lo spiegano bene Carlo Antonelli e Fabio De Luca, c'� un'astuta strategia di marketing, in cui nulla � lasciato al caso. I pezzi nascevano su un analogico a 16 piste, la base era quasi sempre la Fonoprint a Bologna, e venivano poi portati a New York dove Jacques Fred Petrus, un dj di Milano, proponeva i nastrini alle case discografiche. Dopo il successo, i dischi venivano pubblicati addirittura prima negli States anzich� in Italia. Cosa abbia affascinato gli americani lo spiega bene Malavasi: "Il nostro era estetico, il loro molto pi� sociale. Il mio era quello di chi cercava di capire l'onda, il mood, e poi lo costruiva, facendo attenzione che ci fosse un'ispirazione di base. Da noi c'era la precisione, da loro il groove e lo swing".

link esterni di riferimento

http://dvolpin.teleradiostereo.it/index.htm 

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