ANNO 1976 - MESE DI MARZO

a1976g.jpg (21398 byte) (A met� pagina la voce di ALDO MORO )

Nell'immagine, uno dei primi numeri di La Repubblica, il nuovo quotidiano diretto da EUGENIO SCALFARI, gi� dentro la grande fucina del Mondo, poi in questi ultimi anni in quella dell'Espresso, il settimanale pi� venduto  in Italia.
Dato quindi per scontato le capacit� del team professionale dell'azienda e la collaudata  redazione piena di grandi celebri firme del giornalismo italiano che garantiscono fin dall'inizio il successo, la novit� del nuovo quotidiano � rappresentata - e si differenzia cos� dagli altri  - per il formato tabloit. In breve diventa subito il quotidiano a diffusione nazionale che insidia subito il primato al Corriere della Sera.

EUGENIO SCALFARI  defin� i suoi collaboratori una "struttura d'opinione" per spiegare che cosa fu questo gruppo, al tempo stesso giornalistico, politico, culturale, editoriale. E quasi senza proporselo, quasi senza saperlo, insieme riuscirono ad aggregare l'opinione pubblica "liberal" del paese. Questa "struttura d'opinione",  con il Mondo prima, con l'Espresso poi,  e infine con Repubblica, sono stati se non gli esclusivi, certo i pi� significativi interpreti.

14 MARZO - Appare sulla scena della notoriet� imprenditoriale  CARLO DE BENEDETTI. Cedendo alla Fiat una sua azienda, la Gilardini,  del gruppo torinese De Benedetti ne diventa amministratore delegato. L'immediata e dirompente sua politica aziendale in via Marconi trova prima l'ostilit� della vecchia guardia dirigenziale, poi l'incomprensione degli stessi Agnelli, e infine, richiamato a operare con la consolidata filosofia aziendale De Benedetti v� allo scontro con la propriet�. Le divergenze di vedute  diventano grandi, la situazione insanabile, e dopo soli sei mesi, il 25 agosto di questo stesso anno, rassegna le dimissioni dalla prestigiosa poltrona. In seguito lo stesso problema nascer� anche con GHIDELLA che, pur essendo stato il protagonista del rilancio della Fiat Auto, entrer� in contrasto con le linee strategiche generali dell'azienda, nel 1988 dar� le dimissioni e al vertice salir� CESARE ROMITI fino al 1998 ).

14 MARZO - Ben altre incomprensioni dentro il PSDI: al suo congresso a Firenze, dopo lo scandalo Lockheed dove ormai appare coinvolto il segretario del partito, MARIO TANASSI viene contestato duramente, perde la sua carica e il 26 lo sostituisce il redivivo GIUSEPPE SARAGAT ).

15 MARZO - Varata il 14 aprile dello scorso anno, la legge 103 ("riforma della Rai") sottrae al governo il servizio pubblico dell'informazione radio-televisiva, ed � affidato al controllo del Parlamento. Questo per garantire pluralismo, obiettivit� e completezza nell'informazione, ha provveduto alla spartizione delle due reti televisive e le tre della Radio fra i maggiori (!) partiti.
In televisione va dunque in onda  il TG1 della DC con direttore EMILIO ROSSI e il TG2 del PSI con direttore ANDREA BARBATO. Alla radio nel GR1  troviamo SERGIO ZAVOLI socialista; nel GR2 il democristiano GUSTAVO SELVA, e nel GR3 MARIO PINZAUTI del PSDI. - Lo stile dei conduttori pur nell'area della maggioranza � quella di confezionare dei notiziari in forte contrapposizione l'un l'altro. Una palese partigianeria che  pi� che informare fa solo spesso sorridere gli spettatori. E' in atto quella che viene definita "lottizzazione" e pi� che al pluralismo si assiste alle reciproche accuse e a molte faziosit�. E' l'inizio del teatrino della politica, che diventa sui teleschermi,  politica virtuale, spettacoli fuori dalla realt� quotidiana. Il politichese astruso, astratto e prolisso conosce la sua migliore stagione. Una Olimpiade permanente della dialettica.

17 MARZO - Dopo quanto accaduto il 18-19-20 gennaio (vedi) con il dollaro a 720 lire e con la chiusura dei cambi, dopo la riapertura, in questi giorni un altro tracollo: per acquistare un dollaro occorrono 880 lire.
Le importazioni diventate ora costose subiscono un tracollo, si verifica una rarefazione nei prodotti mentre � in atto (un relativo benessere esiste) una forte domanda interna. Ad approfittare sono anche i produttori nazionali che senza un giustificato motivo si scatenano con dei forti rialzi speculativi.
MORO � al governo da nemmeno un mese,  e non sa come affrontare questa situzione d'emergenza con i suoi colleghi democristiani; chiede aiuto (consultazioni) a BERLINGUER, di parlare ai lavoratori, far digerire un periodo di "austerit�" e   invitarli a consumare meno.
Tutti indistintamente hanno un 20% gi� decurtato dall'inflazione, e ora su indicazione di un partito che � all'opposizione (fra l'altro di sinistra) ricevono questi osceni appelli, che sono poi zattere di salvataggio di una classe dirigente al potere   incapace.

Per alcuni storici l'avere accettate queste "consultazioni" ed essersi prestato a questo "gioco"  (che ripeter� nel governo Andreotti) � uno dei pi� gravi errori commessi da Berlinguer, i pi� gravi di un politico nel corso dell'intera storia degli anni del dopoguerra.
Qualcuno ha anche scritto che per potersi prestare a queste sceneggiate, un politico o ha una pistola puntata alla schiena o c'e da chiedersi se sia un vero "politico". La politica degli ultimi tre anni di Berlinguer  � un buco nero per chi vuole indagare o approfondire il suo comportamento; viene risucchiato nel "nulla".
Soarez in Portogallo che sta guardando l'Italia � molto chiaro: "Non voglio che il Portogallo diventi un'altra Italia, i socialisti respingono questi equivoci dei comunisti italiani e l'attendismo delle forze che sono a destra. Non vogliamo essere dei subordinati".

18 MARZO - Quello che abbiamo gi� anticipato in apertura anno come un terremoto dentro le file della DC, avviene in questi giorni di Marzo. MORO � al governo da pochi giorni con uno stuolo di ministri, tutti democristiani ma variegati come correnti, ci sono le nere (Andreotti e C.), le rosse (Moro e C.) e le  bianche con tutte la varie sfumature di grigio. Tutte insoddisfatte. Ma � il momento dei conti, e si fanno ora al XIII congresso a Roma, dove l'ordine sotto i banchi e nei corridoi  � quello di isolare la corrente di sinistra di Moro, e a costo di sacrificare poltrone ministeriali che qualcuno ha gi� ottenuto, farlo dimettere dal governo.

E' una seduta drammatica.   ZACCAGNINI (moroteo quindi di sinistra)  che gi� lo scorso luglio al Consiglio Naz. era diventato segretario non all'unanimit� (92, contro 72 schede bianche, 11 astenuti), al congresso conserva a malapena la poltrona di segretario con il 51,5% dei voti, mentre il 48,5 della destra gli vota contro (Andreotti, Fanfani, Forlani e C.) ma stranamente comanda. Dura e forte contrapposizione quindi   verso il gruppo di sinistra capeggiato da Moro e dallo stesso Zaccagnini.

Le due forze ora si equivalgono e si combattono. L'insofferenza � reciproca e porta  ad ulteriori lacerazioni. RUMOR poi � nei guai per lo scandalo Lochkeed e la sua potente corrente pi� che delle lacerazioni (e ne sono gi� avvenute tante in passato) ha prodotto negli ultimi tempi un nido di serpi.  Gia in crisi, e con il suo nome sulle prime pagine dei giornali per lo "scandalo", �  scaricato, entra nel limbo politico, non lo vedremo pi� in nessun governo, lui che ne aveva guidati cinque.

Arriviamo ora a MORO e al suo destino. Fra pochi giorni (il 30 aprile) dar� le dimissioni dal governo. Nel dopo  elezioni e nel nuovo governo formato da ANDREOTTI, i suoi ex colleghi non gli offrono nemmeno un dicastero. Anzi premono per isolarlo. Il 14 ottobre gli offriranno la carica che politicamente non conta nulla: quella di presidente della DC. Ma riceve anche qui l'ultimo "schiaffo". Al voto pur vincente, i presenti sono pochi e le schede bianche sono moltissime,  e  Moro rifiuta sdegnato la carica.

Lo sentiamo dalle sue stesse parole

Moro President

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MORO � a un passo dall'uscir di scena dalla politica italiana per sempre. Altro a quel punto non poteva fare, salvo passare all'opposizione come ha sempre minacciato fin dal XI� congresso del 1969, quando ci fu la prima grande rottura del gruppo doroteo con RUMOR, ANDREOTTI, COLOMBO, che appoggiati dai fanfaniani e da un piccolo gruppo di destra (il 2,9%) guidato da OSCAR LUIGI SCALFARO, senza neppure interpellarlo, misero PICCOLI segretario. Un giorno quello, che Moro ha sempre amaramente ricordato in privato, come un grosso sgarbo, un tradimento. E pass� all'opposizione. Naturalmente iniziarono le inimicizie.
(di quella seduta ne ascoltiamo un passo significativo registrata quel giorno nel salone del Congresso)


Moro all'opposizione

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  Ora nell'impasse del suo - inaspettato - rifiuto alla presidenza, il partito dei "congiurati" deve rivedere la  strategia dell'esautorazione; in prima fila tutta l'ala destra di Andreotti, Fanfani, Forlani e C. Tensione nelle riunioni e infine arriva  l'ordine di votarlo all'unanimit�, e lasciargli cos�  l'illusione di conservare un piccolo frammento di potere dentro il partito (che conter� zero quando verr� rapito dalle BR).
ANDREOTTI, Moro non lo vuole defenestrato del tutto, Moro � un buon interlocutore con i comunisti, e i comunisti di Berlinguer, ora fanno e faranno comodo ai suoi governi. Fino al 1979! Vedremo in seguito perch� fin dalle sue prime mosse, appena Andreotti si insedier� a Palazzo Chigi.
Del resto anche quelle correnti democristiane che sono pi� avverse al PCI e non nutrono nessuna simpatia per Moro, sanno che solo Moro ha la credibilit� per trattare con i comunisti, e lui solo pu� garantire l'unit� del partito. E' insomma, utile e non ci si pu� permettere di mandarlo a casa. Vale dunque la pena metterlo alla presidenza con il voto "voluto" e "regalato" con supponenza dalle varie scuderie.

30 MARZO - A complicare alcuni rapporti dentro la stessa maggioranza del governo Moro, c'� il voto per approvare o respingere la legge sull'aborto. Nella DC molti avvertono che nello schieramento a favore dell'abolizione della vecchia legge c'� tutto il fronte laico, i socialisti e i comunisti, ma anche una parte della stessa DC, bisogna dunque guardarsi anche alle proprie spalle. (vedi il 1� aprile che segue)

FINE MARZO

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