ANNO 1969 - (provvisorio)
( Anno 1969 - Quarta Parte )

" La Cina e' vicina! " - " Mao risplende, ed �  gi�  in Albania! "  A Milano il 1� maggio sfilano i bambini con il "libretto rosso")

CRONOLOGIA DEI FATTI

19 GENNAIO - Inizia un anno difficile all'interno della DC. Ci sono i nuovi emergenti dentro le correnti e alcuni equilibri ricevono degli scossoni che scompigliano il partito. Per tre giorni il dibattito al Consiglio nazionale e' molto vivace. Si vota il nuovo segretario dopo che Rumor ha formato a dicembre il suo primo governo. A prevalere sugli altri candidati e' FLAMINIO PICCOLI con gli 85 voti della corrente fanfaniani tavianei e con una dorotea sempre piu' frantumata. Sono 87 le schede bianche (quelle della corrente di Moro ormai autonomo e quelle di Forze Nuove e base). Ma i conti non tornano, perche' negli 87 ci sono anche 19 franchi tiratori. Siamo davanti a un'altra grossa crisi all'interno della DC. IL 22 marzo per le divergenze sulla scuola, SULLO ministro del P.I., dovra' dimettersi per alcune discordie nel suo feudo elettorale di Avellino, dove il ribelle CIRIACO DE MITA vuole ad ogni costo emergere. (vedi 21 febbraio)

5 FEBBRAIO - Sciopero generale indetto dai tre sindacati CGIL, CISL, UIL per la riforma sulle pensioni. Il potere dei sindacati ora uniti si fa sentire; dopo sette giorni riescono gia' il 12 a ottenere dal governo l'aumento delle pensioni; quelle future maturate avranno il 74% dello stipendio; inoltre viene introdotta pure la scala mobile.

8 FEBBRAIO - Se in casa DC il dissenso e' alto, al Congresso PCI non e' certamente basso. Le questioni sono quasi le stesse,  atteggiamenti da assumere nei confronti delle contestazioni studentesche che stanno invadendo la sfera del mondo del lavoro, il rapporto con in centrosinistra, e in piu' i comunisti hanno la questione dei rapporti con Mosca dopo l'invasione della Cecoslovacchia (critica al revisionismo e fatti d'Ungheria). Le critiche sono forti e il partito vorrebbe limitare questa liberta'. Soprattutto a ROSSANDA ROSSANDA, LUIGI PINTOR, MASSIMO CAPRARA; ALDO NATOLI, accusati di frazionismo. Segretario viene confermato Luigi Longo, ma a fare la relazione e' ENRICO BERLINGUER, il vice, come lo era del resto Palmiro Togliatti. Ma non finisce qui la polemica e il dissenso.

12 FEBBRAIO - I sindacati ottenuto un successo mirano a ottenerne subito un altro. Proclamano uno sciopero per l'unificazione dei minimi salariali in tutto il Paese che finora era diviso in due "zone salariali" , una al nord e una al sud. Per lo stesso lavoro due paghe diverse.
Molti sostengono che nel sud il costo del lavoro pari a quello di una Milano penalizzerebbe la crescita di nuove aziende; che il potere di acquisto nel sud e' molto piu' favorevole, che i prodotti agricoli nei negozi costano la meta' che a Milano, che c'e' un forte autoconsumo, che � molto radicato il baratto merce, che insomma ci sono meno esigenze. Piu' altri vantaggi ambientali e climatici come le spese di riscaldamento, il vestiario pesante, cioe' un caro vita decisamente molto piu' basso rispetto a un operaio che lavora e vive a Torino o a Milano. Insomma l'Italia ha due aspetti molto diversi non solo sul piano economico e sociale (le cui ragioni stanno nella sua storia politica che non ha certo favorito in duemila anni una forte coscienza nazionale) ma anche sul piano geografico climatico e sulla tipologia del territorio con diverse vocazioni. Ma in fase di programmazione economica si ignorano sempre queste diversita' che invece sono delle realta' oggettive palesi a tutti.

17 FEBBRAIO - Non solo in casa DC e PCI ci sono dissensi ma anche dentro la stessa ACLI dove LIVIO LABOR il presidente, oltre che aver proclamato la fine del collateralismo con la DC, va a costituire una associazione culturale politica, l' Acpol, con la sinistra cattolica e con alcuni esponenti comunisti e socialisti.

21 FEBBRAIO - Passano pochi giorni dalla "sorpresa" ACLI e ALDO MORO interviene con un accorato appello alla direzione; sostiene di aprire dei "colloqui" con il PCI, per "comprenderne la problematicita'", "avere un confronto", avviare "una strategia dell'attenzione" nei confronti della sinistra perche' "e' una realta' da non ignorare, guai a ignorarla, chissa' cosa accadrebbe domani" (lo dira' anche un mese prima di essere ucciso - senti il discorso in audio). Ma ai conservatori della DC (anche se nuovi arrivati ed emergenti della provincia soprattutto cattoliche ancora confessionali) non piacciono certi discorsi, ed e' una delle ragioni del dissenso di quelli che hanno (credono di avere) dei solidi feudi nelle sacche a tradizione mezzadrile, tutta chiesa e campi, o a tradizione "manna dal Cielo" , che ora sono le "manne assistenziali", le pensioni di invalidita', o alcuni sportelli bancari "compiacenti".
Ma Moro piace a CIRIACO DE MITA, quell'emergente che sta esautorando SULLO nel feudo ad Avellino.
Sara' lui De Mita della corrente di Base, l'11 aprile a Firenze a proporre come Moro un patto con i comunisti per affrontare in concerto le emergenze sempre piu' inquietanti nel Paese. E andra' ancora piu' in la' di Moro. Proprio sulla situazione di emergenza fa sfoggio di argomenti che per la vecchia DC (cattolica) sono scioccanti. Sulla contestazione e i fermenti in generale, e quindi anche sulla situazione politica, a Gragnano (mentre siamo dentro nella piu' grande crisi sociale dal dopoguerra - vedi 2 settembre) afferma che "al fondo delle contestazioni che scuotono l'Italia, c'e' una ventata di liberta', a cui bisogna spalancare porte e finestre, e anche al PCI, che viene prepotentemente investito da questo vento di liberta'". Ha insomma osato!

Dunque la sinistra nella DC avanza, e nemmeno con toni moderati. Sul Giornale d'Italia a De Mita gli rimproverano di avere preso un abbaglio, di essere un pessimo metereologo in fatto di venti, che ha dimenticato i venti sovietici in Ungheria e Cecoslovacchia, e chi sono i comunisti. Ma avra' poi ragione De Mita, e se lo avessero recepito in tempo molte cose all'interno della DC sarebbero cambiate subito. Moro si e' gia' staccato dai dorotei, ma e' ancora troppo cauto, perfino abulico ed è ministro degli Interni. Dovranno passare 9 anni per dar ragione al nuovo arrivato da Avellino, ma quel giorno non gli sara' facile, in nove anni si erano nel frattempo consolidate le vecchie correnti anticomuniste aiutate paradossalmente proprio dalla sinistra extraparlamentare, e Moro paghera' caro questo ritardo con la vita. Lui paghera' per tutti.

DE MITA parlo' dunque cosi'; e se non riusci a scuotere la DC, mise invece (lui piu' sanguigno di Moro) in fibrillazione la sinistra extraparlamentare, che "voleva tutto e subito", ma non voleva accordi del PCI fatti con gli storici nemici. "Ricacceranno indietro la lotta operaia" scriverà Potere Operaio di Sofri "e' nel disegno dei padroni, serve, a far passare un nuovo governo e in prospettiva l'accordo di potere con il partito comunista". - Sofri voleva Mao in Italia, la "rivoluzione culturale", i "cinesi". A Milano forse fu lui a far sfilare il 1� maggio  un corteo di bambini dagli 8 ai 12 anni con le gigantografie di Mao e con il "libretto rosso" in mano, i nuovi "balilla rossi-gialli". "Coraggio la Cina � vicina/� gi� in Albania". (Abbiamo poi visto in Albania cosa hanno fatto! Se ne sono andati subito!)
NOTA: Un lettore mi corregge: Non era Sofri bensì Aldo Brandirali, allora leader indiscusso dell'" Unione dei Comunisti Italiani m-l" poi "PCm-l" più conosciuti come " Servire il popolo ". Aldo Brandirali è ora membro autorevole di Forza Italia milanese area ciellina. (M.S. un ex appartenente di "Servire il Popolo")

27 FEBBRAIO - Manifestazioni contro NIXON Presidente degli Stati Uniti in visita a Roma. Avvengono e sono cercati scontri di manifestanti tra giovani di estrema destra e di estrema sinistra, nelle piazze, nelle strade e all'Universita'; qui uno studente resta ucciso cadendo da una finestra. Di giorno e di sera lunghe e numerose Marce della Pace che inalberano cartelli eloquenti: Nixon go home, e Via dalla Nato, o sara' in Italia un'altra Vietnam, Nord contro Sud. Una giornata iniziata  con un semplice corteo, con una manifestazione prevista dalla democrazia, da una perfetta democrazia, si e' invece trasformata in una giornata di violenza. Il "via dal Vietnam" era del resto una legittima protesta degli italiani, visto che le facevano nella stessa America. La stessa rivista americana Life fara' inorridire l'America e il mondo quando pubblichera' il famoso servizio sul massacro compiuto dagli americani a Song My. Lo pubblica a novembre il servizio, ma per vie indirette lo si sapeva gia' in questi giorni cos'era avvenuto in Vietnam. Legittimo quindi la contestazione civile ordinata e democratica. Ma non fu tale, erano troppi coloro che volevano strumentalizzare la piazza o cercavano nella stessa dei pretesti per intervenire per altri scopi, che nulla avevano a che vedere con la specifica protesta.

2 MARZO - A contestare Nixon non ci sono solo le sinistre. All'arrivo in Piazza San Pietro per una visita al Papa il presidente trova una accoglienza ostile da parte di diversi gruppi cattolici;  deve intervenire la polizia per lo sgombero della piazza per evitare incresciosi incidenti diplomatici con la Santa Sede. Che sul piano pratico e' una visita ipocrita; in Vietnam nulla e' cambiato, anzi dopo venti giorni Nixon invade la Cambogia; si combatte, si bombarda, si uccide e si fanno massacri, nonostante tante promesse e gli accorati appelli del Papa. L'inchino deferente di Nixon e la sua benedizione non sono servite a nulla.

(In America intanto si svolgono imponenti dimostrazioni di protesta contro l'escalation in un centinaio di citta';  la polizia spara sulla folla inferocita provocando 18 morti e centinaia di feriti. Il culmine lo si tocchera' il 9 maggio quando anche Washington e' assediata e dovra' intervenire l'esercito e la guardia nazionale manganellando a destra e a sinistra senza discernimento. Gli americani inorriditi  a guardare dalla Tv le scene.

18 MARZO - Viene per la prima volta in Italia istituita la scuola materna di Stato. In ritardo questa istituzione rispetto agli altri Paesi europei di alcune decine di anni; da quelle nordiche addirittura di una cinquantina.
Altra conquista dei sindacati dopo lo sciopero di febbraio, e' l'ottenimento dell'abolizione delle gabbie salariali. Un operaio di Palermo e di Canicatti' prendera' d'ora in avanti come l'operaio di Milano o di Torino. Con queste condizioni gli imprenditori del Nord non andranno mai a realizzare aziende nel Sud (salvo quelle incentivate, defiscalizzate, ma poi presi i contributi, lasciate come "cattedrali nel deserto"), e i commercianti del Sud dovranno sempre rivolgersi al Nord per gli acquisti di prodotti per il loro mercato.
Un circolo vizioso che non verra' mai piu' modificato, salvo nel riversare ingenti somme nell'assistenzialismo che non produce ma consuma solo prodotti, prodotti nel nord. Anzi siamo all'assurdo, un'azienda milanese nei suoi supermercati a Bari, vende olio d'oliva importato dalla Spagna, mentre nelle Puglie marciscono le olive o si usano per le poche raccolte, ancora i frantoi modello Impero Romano. E siamo nel 1969! Si era partiti nel 1950 in Italia con lo slogan "piu' macchine meno maccheroni", e qualcuno aveva capito per "macchine" le auto, non i frantoi meccanici e le macchine trattrici.

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