ANNO 1965 - (provvisorio)

 "NUOVA MESSA" - "NUOVA EPOCA"
entra nelle chiese cattoliche

IL PAPA

Diletti figli e figlie,

Vogliamo richiamare la vostra attenzione sull'avvenimento che sta per compiersi nella Chiesa cattolica latina, e che avr� la sua applicazione obbligatoria nelle diocesi italiane a partire dalla prossima prima Domenica dell'Avvento, che cade quest'anno il 30 novembre; e cio� l'introduzione nella Liturgia del nuovo rito della Messa. La Messa sar� celebrata in una forma alquanto differente da quella che, da quattro secoli ad oggi, cio� da S. Pio V, dopo il Concilio di Trento, siamo soliti a celebrare.

Il cambiamento ha qualche cosa di sorprendente, di straordinario, essendo considerata la Messa come espressione tradizionale e intangibile del nostro culto religioso, dell'autenticit� della nostra fede. Vien fatto di domandarci: come mai un tale cambiamento? E in che cosa consiste questo cambiamento? Quali conseguenze esso comporta per coloro che assisteranno alla santa Messa? Le risposte a queste domande, ed a simili provocate da cos� singolare novit�, vi saranno date e ampiamente ripetute in tutte le Chiese, su tutte le pubblicazioni d'indole religiosa, in tutte le scuole, dove s'insegna la dottrina cristiana. Noi vi esortiamo a farvi attenzione, procurando di precisare cos� e di approfondire qualche po' la stupenda e misteriosa nozione della Messa.

Ma intanto, per questo breve ed elementare discorso, cerchiamo di togliere dalle vostre menti le prime e spontanee difficolt� sollevate da un tale mutamento, in relazione alle tre domande, che subito esso ha fatto sorgere nei nostri spiriti.

Come mai tale cambiamento? Risposta: esso � dovuto ad una volont� espressa dal Concilio Ecumenico, test� celebrato. Il Concilio dice cos�: "L'ordinamento rituale della Messa sia riveduto in modo che apparisca pi� chiaramente la natura specifica delle singole parti e la loro mutua connessione, e sia resa pi� facile la pia e attiva partecipazione dei fedeli. Per questo, i riti, conservata fedelmente la loro sostanza, siano resi pi� semplici: si sopprimano quegli elementi che col passare dei secoli furono duplicati, o meno utilmente aggiunti; alcuni elementi invece, che col tempo andarono perduti, siano ristabiliti, secondo la tradizione dei santi Padri, nella misura che sembrer� opportuna o necessaria." (Constitutio de S. Liturgia Sacrosanctum Concilium, n. 50.)

La riforma perci�, che sta per essere divulgata, corrisponde ad un mandato autorevole della Chiesa; � un atto di obbedienza; � un fatto di coerenza della Chiesa con se stessa; � un passo in avanti della sua tradizione autentica; � una dimostrazione di fedelt� e di vitalit�, alla quale tutti dobbiamo prontamente aderire. Non � un arbitrio. Non � un esperimento caduco o facoltativo. Non � un'improvvisazione di qualche dilettante. � una legge pensata da cultori autorevoli della sacra Liturgia, a lungo discussa e studiata; faremo bene ad accoglierla con gioioso interesse e ad applicarla con puntuale ed unanime osservanza. Questa riforma mette fine alle incertezze, alle discussioni, agli arbitri abusivi; e ci richiama a quella uniformit� di riti e di sentimenti, ch'� propria della Chiesa cattolica, erede e continuatrice di quella prima comunit� cristiana, ch'era tutta "un cuor solo e una anima sola." (Act. 4, 32.) La coralit� della preghiera nella Chiesa � uno dei segni e una delle forze della sua unit� e della sua cattolicit�. Il cambiamento, che sta per avvenire, non deve rompere, n� turbare questa coralit�: deve confermarla e farla risuonare con spirito nuovo, con respiro giovane.

Altra domanda: in che cosa consiste il cambiamento? Lo vedrete; consiste in tante nuove prescrizioni rituali, le quali esigeranno, da principio specialmente, qualche attenzione e qualche premura. La devozione personale ed il senso comunitario renderanno facile e gradevole l'osservanza di queste nuove prescrizioni. Ma sia ben chiaro: nulla � mutato nella sostanza della nostra Messa tradizionle. Qualcuno pu� forse lasciarsi impressionare da qualche cerimonia particolare, o da qualche rubrica annessa, come se ci� fosse o nascondesse un'alterazione, o una menomazione di verit� per sempre acquisite e autorevolmente sancite della fede cattolica, quasi che l'equazione fra la legge della preghiera, lex orandi, e la legge della fede, lex credendi, ne risultasse compromessa.

Ma non � cos�. Assolutamente. Innanzi tutto perch� il rito e la rubrica relativa non sono di per s� una definizione dogmatica, e sono suscettibili di una qualificazione teologica di valore diverso a seconda del contesto liturgico a cui si riferiscono; sono gesti e termini riferiti ad un'azione religiosa vissuta e vivente d'un mistero ineffabile di presenza divina, non sempre realizzata in forma univoca, azione che solo la critica teologica pu� analizzare ed esprimere in formule dottrinale logicamente soddisfacenti. E poi perch� la Messa del nuovo ordinamento � e rimane, se mai con evidenza accresciuta in certi suoi aspetti, quella di sempre. L'unit� fra la Cena del Signore, il Sacrificio della croce, la rinnovazione rappresentativa dell'una e dell'altro nella Messa � inviolabilmente affermata e celebrata nel nuovo ordinamento, come nel precedente. La Messa � e rimane la memoria dell'ultima Cena di Cristo, nella quale il Signore, tramutando il pane ed il vino nel suo Corpo e nel suo Sangue, istitu� il Sacrificio del nuovo Testamento, e volle che, mediante la virt� del suo Sacerdozio, conferita agli Apostoli, fosse rinnovato nella sua identit�, solo offerto in modo diverso, in modo cio� incruento e sacramentale, in perenne memoria di Lui, fino al suo ultimo ritorno. (Cfr. De la Taille, Mysterium Fidei, Elucid. IX.)

E se nel nuovo rito troverete collocata in migliore chiarezza la relazione fra la Liturgia della Parola e la Liturgia propriamente Eucaristica, quasi questa risposta realizzatrice di quella, (Cfr. Bouyer) o se osserverete quanto sia reclamata alla celebrazione del sacrificio eucaristico l'assistenza dell'assemblea dei fedeli, i quali alla Messa sono e si sentono pienamente "Chiesa", ovvero vedrete illustrate altre meravigliose propriet� della nostra Messa, non crediate che ci� intenda alterarne la genuina e tradizionale essenza; sappiate piuttosto apprezzare come la Chiesa, mediante questo nuovo e diffuso linguaggio, desidera dare maggiore efficacia al suo messaggio liturgico, e voglia in maniera pi� diretta e pastorale avvicinarlo a ciascuno dei suoi figli ed a tutto l'insieme del Popolo di Dio.

E rispondiamo cos� alla terza domanda che ci siamo proposti: quali conseguenze produrr� l'innovazione, di cui stiamo ragionando? Le conseguenze previste, o meglio desiderate, sono quelle della pi� intelligente, pi� pratica, pi� goduta, pi� santificante partecipazione dei fedeli al mistero liturgico, cio� all'ascoltazione della Parola di Dio, viva e risonante nei secoli e nella storia delle nostre singole anime, e alla realt� mistica del sacrificio sacramentale e propiziatorio di Cristo.

Non diciamo dunque "nuova Messa", ma piuttosto "nuova epoca" della vita della Chiesa. Con la nostra Apostolica Benedizione.

FINE ANNO 1965


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