ANNO 1963 - (provvisorio)
( Anno 1963 - Quarta Parte )

ALTRI FATTI del 1963

IL CAROSELLO IN TV fa conoscere agli italiani, la Brillantina Linetti, la Cedrata Tassoni, il Profumo Capriccio, il Lucido Brill, e un certo signore, Calindri, che consiglia di bere Cynar contro il "logorio della vita moderna" che in effetti sta veramente appannando lucide riflessioni, cioe' che cosi' il modello di sviluppo non poteva durare a lungo; pochi redditi e tanti consumi, di cui una parte non indifferente acquistati senza moneta ipotecando le entrate future del reddito con pacchi di cambiali, o peggio il "segni" al proprio negoziante, che significa "poi paghero'".

E' infatti il periodo in cui nel Nord (molto meno nelle altre regioni) che ogni famiglia italiana ha in media in scadenza due cambiali al mese e oltre un 70% fa la spesa alimentare con i "libretti", con il "segni" (E si gioca perfino con le parole, paga il Presidente della Repubblica, che si chiamava appunto Segni). 
Un grosso problema per i negozianti che non hanno incassi liquidi, e grossissimi problemi hanno i fornitori, che non possono farsi saldare le fatture delle merci consegnate, perche' l'incasso giornaliero dei negozianti e' virtuale; i "libretti" non sono cambiali ma crediti sulla fiducia che il negoziante da' al cliente, ma che non pu� certo girare al suo fornitore come se fosse una cambiale.  E non rimase circoscritto nei negozi di alimentari ma si estese su altri articoli, in quelli durevoli. Il vecchio carbonaio o legnaio si era trasformato non solo in venditore di bombole di gas o di kerosene, ma aveva le nuove stufe, i mobili per cucina, e vendeva al vecchio cliente senza emettere nemmeno piu' cambiali che costavano sempre di piu'. 

Il meccanico del quartiere aveva cominciato nel riparare biciclette, poi inizi� a vendere i motorini, gli scooter, infine i piu' intraprendenti a vendere le moto e le auto. Chi vendeva lampadine inizio' a vendere radio, televisioni, giradischi, ecc. Tutti accettando dilazioni di pagamenti senza un congruo anticipo, o anticipi irrisori e diluendo il saldo in 12, 24, 36, e perfino a 48 mesi sulla fiducia. ("non si preoccupi, lo comperi, mi dara' un tanto al mese" questo era il ritornello ). Perfino i dischi, una Nona Sinfonia di Beethoven ancora in 78 giri, composta da 8 dischi, costava 9000 lire (quanto 4-5 chili di carne) e la potevi portare a casa pagandola in dieci rate da 900 lire. Dal tuo libraio all'angolo, una Storia dell'Arte in tre volumi della Marzocco costava 15.000 lire , 1000 lire al mese per portarla a casa. Questa era la prassi, il sistema, per chi voleva avere dei beni,  spendendo gi� lo stipendio che avrebbe preso in uno, due, tre anni.
Una massa quindi di denaro che non circola pi� ne' in moneta ne' in cambiali per ovvie ragioni, e che andava ad ostacolare ogni volonta' di miglioramento nel sistema distributivo e produttivo di ogni tipo di merce, di consumo o durevoli. Un percorso che non poteva portare che a un vicolo cieco; una scelta suicida che faceva fermare il volano dell'economia che si trovo' senza denari, e i pochi disponibili logicamente sempre piu' cari, i cui costi ricadevano sui prodotti,  e che a loro volta innescavano e vanificavano ogni rivendicazioni salariali, in una spirale continua. Un rincorrersi permanente.

Questo sistema economico arcaico portò a un anomalo forte aumento dei prezzi, non tutti dovuti ai maggiori profitti della produzione (che semmai stavano vertiginosamente calando) ne' all'effettivo costo del denaro nelle banche, ad alti  interessi, proprio perche' mancavano i depositi dei piccoli e medi risparmiatori, mentre i grandi  gia' iniziavano a portare quest'anno capitali all'estero. Quindi era un valore aggiunto che sfuggiva a monte del sistema (che nessuno sembrava tenerne conto - quando invece bastava frequentare i negozi, osservare, e quindi capire). Cosicch� l'aumento veniva pagato dal consumatore finale in un modo sommerso e che poi con la vita sempre pi� cara a sua volta premeva per il miglioramento dei salari con manifestazioni di piazza che portarono il Paese a gravissime tensioni di ordine pubblico (vedi a Roma gli edili, a Torino i metalmeccanici) e a una reciproca incomprensione. Non si vedeva o non si voleva vedere una realta' che era invece davanti a tutti, in ogni negozio e in ogni settore.

Tutto questo penalizzava ogni tipo di investimento nel preciso momento in cui le nuove tecnologie erano pronte,  e che per produrre bene e tanto dovevano necessariamente entrare nelle fabbriche. Ma queste invece cominciano gia' a lasciare a casa molti operai a causa di questa congiuntura sommersa. I necessari investimenti vennero nuovamente arrestati, non c'era liquidit� e il costo del denaro seguitava a salire.
 A non essere invece molto penalizzate, le grandi aziende di Stato, e la grande industria privata che godeva di interventi e salvataggi statali. Inizia appunto in questi anni l'industria "assistita". Ma solo quella a forti capitali, non quella media, e nemmeno parlarne di quella piccola. 

Nella sola Torino non esisteva in questi primi anni del '63, "una sola" fabbrica che non era in sofferenza, e molte chiuderanno per sempre (Savigliano, Nebiolo, Barbero e molte altre ), e alcune piccole e grandi si salveranno solo perche' diventeranno fornitori dell'unica fabbrica: la Fiat (erano circa 12.000 le piccole aziende fornitrici in questo 1963 - il decentramento era gi� avvenuto ma nessuno se n'era accorto ). 
Hanno bisogno i terzisti di soldi ? Niente paura, c'e' la Fiat, con la sua finanziaria UFI, che ti anticipa le fatture emesse alla stessa Fiat, cosi' l'azienda (paradossalmente) guadagna interessi anche sullo sconto delle fatture medesime. Una operazione fantastica quella della Fiat, che si potrebbe chiamare "stare dentro una botte di ferro", ha una miriade di fornitori che paga a 6 mesi, ma se costoro non ce la fanno ad aspettare tanto tempo possono ottenere prestiti sul 50% delle fatture gi� fatte all'azienda stessa pagando interessi alla finanziaria che � sempre della Fiat, che ha sempre, inoltre, in caso di crisi l'assistenza finanziaria dello Stato, o fa pressioni per svalutare la lira per poter vendere all'estero.

I nodi di queste anomale situazioni (che misero in ginocchio l'economia) verranno al pettine con i primi scioperi degli edili e le serrate che iniziarono in questo autunno (il 9 Ottobre, provocando incidenti, centinaia di feriti, condanne per i giornalisti della sinistra, accusati di sedizione a mezzo stampa) e verranno ancora di piu' al pettine quando all'inizio del 1964 la crisi congiunturale dell'economia diventera' preoccupante soprattutto sui modi di come affrontarla.

Sono tutti impreparati, politici, sindacati e industriali e questi ultimi non troveranno di meglio che buttare la spugna e filarsela all'estero oppure creare in piccole sacche del Sud i "poli di sviluppo" i grandi complessi chimici, siderurgici, petroliferi, automobilistici, quindi tutti gruppi ad alta intensita' di capitale. Di 2762 miliardi investiti nel sud, dal'63 al '68, ben 1711 furono quelli destinati alla chimica e alla metallurgia. Industria sollecitata e poi assistita e che non razionalizz� per niente la vita sociale del Sud, e illusorie furono le connessioni tra questi "poli" e il resto dell'economia locale. L'assorbimento della manodopera si limitava a qualche contadino nei mesi liberi della campagna.

Ma servirono solo a rimescolare le carte, si ha l'impressione che vengono stanziate somme ingenti nel sud ma poi a una attenta analisi ci si accorge che si sono favorite al massimo due tre zone ( i famosi, "poli" Siracusa, Taranto, Pomigliano) e due tre grandi gruppi, fra l'altro ad alta tecnologia, che creano pochissimi posti di lavoro. (Gioia Tauro assorb� immensi capitali, non creo' nemmeno un posto, e alla fine si chiuse tutto. (la racconteremo a suo tempo, cosa era Gioia Tauro e come poi fin�) 

Nelle intenzioni ideologiche (al governo ci sono ora i socialisti) c'erano gli interventi straordinari per risolvere la "questione meridionale" che dovevano eliminare squilibri fra nord e sud, ma poi nella pratica si andarono a creare squilibri ancora pi� grossi, all'interno dell'economia e della societa' meridionale, con unita' produttive di tali dimensioni che prescindevano dalla situazione del mercato locale. Erano serviti solo allo sviluppo dei grandi gruppi monopolistici e avevano creato in poche sacche del meridione un alto reddito ma solo a poche persone, fra l'altro tecnici venuti dal nord. E se prima era stato sconvolto nei venti anni precedenti il territorio con le grandi migrazioni verso il Nord e l'estero, in questi altri venti che seguiranno verra' paradossalmente sconvolto dall'industrializzazione delle partecipazioni statali con l'unico scopo, e con l'alibi della "stravecchia" "questione meridionale", di gestire grandi flussi di denaro. Altrettanto quelle private che una volta ottenuti privilegi e denari se ne ritornavano a casa al nord con il "pieno" di miliardi.
(Lo abbiamo letto nel 1961 (vedi) quali erano i trucchi).

EMILIO COLOMBO sul Messaggero indirizzando una lettera aperta a MORO, non andra' per il sottile, sostiene con toni allarmanti il "prossimo collasso dell'economia italiana" e propone rimedi estremi. (lo leggeremo nel prossimo 1964 il suo allarmante intervento che mettera' nell'angoscia tutti gli italiani).

Si scontrano comunque su questi temi gi� quest'anno i partiti di governo, la DC contro il PSI, mentre il PRI avanza proposte sulla politica dei redditi, anticipando Colombo, e sostenendo che c'e' una eccessiva crescita dei salari rispetto a quella del reddito nazionale.
I contrasti e lo scontro portarono alle dimissioni del nuovo governo Leone, che come abbiamo letto verr� sostituito a Dicembre con quello di MORO, che non andr� molto lontano nemmeno lui, anzi il 26 giugno del prossimo anno aprir� una delle piu' drammatiche crisi della storia della Repubblica, e dove ci giungeranno dall'estero (!!) le inquietanti voci di un colpo di Stato.

Per i non "addentrati", prima nel 1967 con le rivelazione dell'Espresso (detto il golpe del Piano Solo), poi nel 1990 da una testimonianza di un ex generale del Sid, emergera' infatti il ruolo della struttura Gladio negli incidenti dell'ottobre di quest'anno, e inoltre sapremo che in quel 26 giugno 1964, giorno delle dimissioni di Moro, doveva scattare il piano di occupazioni delle principali citta' italiane, con l'arresto di molte personalita' politiche delle opposizioni (ma non solo queste) da mandare al confino in Sardegna;  seguivano precisi ordini sull'eventuale repressione di quelle forze che si sarebbero opposte alle tre divisioni dell'Arma allertate e pronte ad entrare in azione al segnale convenuto.

Una pagina molto oscura della storia d'Italia mai chiarita da Moro, che forse pago' con la vita (fu assassinato dalle Brigate Rosse nel '78) i suoi omissis attribuendoli alla sicurezza dello Stato. Affermazioni fatte al processo che si tenne nel 1968 tra l'Espresso e il generale De Lorenzo Capo del Sifar dal 1954 al 1962 e Comandante dei carabinieri nel '64. Venne fuori che proprio lui aveva predisposto in concerto con il "Palazzo" questo colpo di Stato, che però chiamò volendone ridimensionare la portata: "piano di intervento cautelativo di ordine pubblico". (in codice Solo,  perch�, lo avrebbero fatto il colpo "solo" le tre divisioni dell'arma dei carabinieri""

AUTO - Dopo il numero di auto del 1960 (vedi) l'Italia ne produce  in questo 1963, 1.105.000, nel 1964 1.029.000, nel 1965 1.134.000, ma di camion e trattori rispettivamente 75.000, 61.000,72.000. All'inizio del 1965 vi sono circolanti 5 milioni di auto, 5 milioni di moto e sono seduti gli italiani davanti a 6.044.000 di televisori. Ma gli italiani non sono affatto ricchi, osserviamo.....

BENESSERE - Un italiano impiegato-operaio guadagna lire 60.000 al mese. E lo spende in questo modo: 27.600 per mangiare, 5.400 in vestiario, 10.800 per l'affitto, 5.100 per istruzione viaggi e varie, 11.100 per rate di macchina, mobili, motorino, televisore, frigo, cucina economica (i simboli dell'avere) mentre molti consumi primari, dell'alimentazione, della persona, della casa, o del tempo libero, sono ancora del tutto sconosciuti. Lo vedremo piu' sotto.

Facendo una comparazione con i nostri anni 1995 la percentuale spesa delle singole voci sono le seguenti:

1963------ Alim. 46%--Vest. 9%--Affitto 18%---Istr. T. lib. 8%---Rate ecc 19%
1995 --------------- 22 % ------- 9 % ----------16 % ---------------- 32 % ------------- 20 %

Non e' che si mangiava di piu', ma era un'alta percentuale dello stipendio che serviva per alimentarsi appena decentemente, appena sopra il limite necessario come apporto calorico.

Sembra incredibile! Ma abbiamo gi� in listino 68 modelli di autovetture:
FIAT 500 �.450.000---600 �.650.000--1100 �.975.000
LANCIA APPIA �.1.275.000 --MAGGIOLINO VW � 985.000
GIULIETTA � 1.525.000------ SIMCA � 980.000
LANCIA FLAMINIA � 2.940.000
FERRARI 250 GT � 5.800.000
MERCEDES 300 � 6.850.000

E si vendono!
Nel triennio '63-65 la Fiat ne vende in media 650.000 all'anno
Alfa Romeo 50.000---Lancia 27.000--- Bianchi 26.000
Innocenti 22.000---Opel 24.000-----VW 25.000
Simca 21.000
e vengono immatricolate nell'anno anche 250 Ferrari, 250 Maserati, 1500 Mercedes, 2500 BMW, 3000 Citroen etc.

Non si � fatto invece proprio nulla per quanto riguarda i veicoli industriali. Statistiche peggiori degli anni precedenti.

Proprio su camion e autobus vale la pena soffermarsi. Nei 3 anni 1963-64-65 in Italia sono iscritti al PRA 3.571.158 autoveicoli nuovi, 6.700 autobus, 195.124 camion, 2054 trattori (684 all'anno !). Da notare che perfino Mussolini nel 1936 (1 anno !) aveva dato precedenza a questo settore facendo uscire dalla produzione in un anno 9108 autobus, e 81.243 camion

1960 (vedi)
Auto-(veicoli industriali x 1000)
Ital.--------------Ingh.------Germania------------Giapp.----------------Usa----------------Francia
1.105 (75)-----1.607 (403)-------2.414 (254)---------407 (875) (!)--------7.644 (1.464)---------1.520 (217)

Quella di sopra, e' una situazione quasi di plagio e la contraddizione fra l'opulenza dei consumi privati e l'inefficienza dei servizi pubblici e sociali balzer� prepotentemente, prima con le rivolte degli operai, poi con i coltivatori diretti, poi con gli edili (i padroni faranno la serrata), infine col '67 inizier� la svolta nel costume: Intanto....

Possiamo vedere da questa tabella alcune significative voci di costume e soprattutto notare le pensioni integrative, sconosciute in Italia, che fra l'altro � il Paese che si avvia fin d'ora a diventare il pi� vecchio del mondo e il meno previdente del mondo.

3 quotidiani settimana. ITALIA 48% -.OLANDA 89% -.G.B 98% -.FRANCIA 76% -.GERM. 84%
Usa shampoo .............ITALIA 19% -.OLANDA 80% -.G.B 63% -.FRANCIA 69% -.GERM. 68%
Usa profumi ...............ITALIA 20% -.OLANDA 68% -.G B 43% -.FRANCIA 85% -.GERM. 69%
Maquillage donne........ITALIA 15% -.OLANDA 58% -.G B 58% -.FRANCIA 55% -.GERM. 49%
Uso del rossetto .........ITALIA 22 %-.OLANDA 58% -.G B 73% -.FRANCIA 61% -.GERM.41%
Assic. Vita&pens. ......ITALIA 7% ---OLANDA 62% -.G B 71% -.FRANCIA 29% -.GERM. 54%

CONSUMI ALIMENTARI - Siamo ancora molto lontani da una esigenza definita normale, non necessariamente voluttuaria ma semplicemente necessaria a una vita pi� dinamica e moderna. C'e' qualcosa con queste caratteristiche di praticit� ma � ancora molto caro, sono merci di importazioni e non locali. Manca fra l'altro una cultura distributiva, e carente � ancora quella della confezionatura.
Lo scatolame � ancora visto con diffidenza, solo il 5% acquista a "scatola chiusa" la pasta, l'olio, lo zucchero, il riso, che si vendono a etti, e sono tutti ancora sfusi. Una legge impone le confezioni da quest'anno; tempo 1 anno per adeguarsi in tutto il Paese (ma con le varie proroghe ce ne vorranno cinque di anni). E finalmente i supermercati con questa legge riusciranno, con molta lentezza, ad aprire anche in Italia.

Il PRIMO VERO SUPERMERCATO di una ditta tedesca (salvo una piccola esperienza a Roma) si inaugura a Bolzano, chi scrive � candidato direttore (per le garanzie di mestiere che offrivo) , gli si offrono 75.000 lire al mese, paga ancora bassa, ma, - si dice - e' il futuro, e che in Germania e' un lavoro come un altro, responsabilit� poca, relativa, gia' tutto confezionato. Ne sono attirato ma preferisco un'altra grande multinazionale, una delle piu' grandi d'Europa, che mi offre di girare l'Italia come Ispettore Commerciale con incarichi speciali per tutto il territorio. Anche questa � una attivit� nuova per l'Italia. Creare punti vendita. Costruire una clientela possibilmente selezionata, capace, proiettata verso il consumo di massa. Quindi giovane con la mentalit� aperta e intraprendente.

Il motivo � che anche in Italia si � scoperta la legge di Maometto che va alla Montagna e bisogna costruire una rete di vendita. Iniziano d'ora in avanti le grandi industrie a visitare con gli Agenti o i propri rappresentanti i punti vendita, rifornirli direttamente, scavalcando i grossisti locali e vendendo direttamente la propria produzione.
Inizia il decollo dei consumi, e chi scrive diventa uno dei primi promoter trainer della piu' grande industria alimentare italiana e successivamente nei beni di consumi generali, poi manager di un azienda pubblica, infine con una propria azienda a (tentare) di vendere nel '80 i primi computer importati dall'America.

L'Autore diventa cos� Ispettore per tutte le cento citt� italiane della pi� grande multinazionale presente sul mercato nazionale. In 10 anni percorre ogni anno 160.000 km, visitando 2600 localit�, 27.000 clienti (si conservano tutti i rapporti), e vide nascere e partecipo' in prima persona al decollo (molto difficile e problematico) della distribuzione capillare, organizzata, funzionale e innovativa, cercando di trasferire i modelli europei visitati (che pur a poca distanza -come Stoccarda- comparando quelle strutture con quelle italiane sembravano essere su un altro pianeta).

I primi anni sono molto squallidi e il Paese ha fisionomie contrastanti; da arrendersi in certi casi, tanta � l'improvvisazione nel settore, sia in quello esistente effettivo che in quello emergente potenziale; povert� e carenze nelle strutture, ma soprattutto negli acquisti. Difficile ottenere i regolari periodici saldi delle fatture delle merci consegnate, con la conseguenza di depennare molti punti vendita in sofferenza pur avendo l'azienda  enormi capitali.

Una Curiosita', una delle voci pi� ricorrente che dominava il mercato alimentare era la mortadella: 3 tipi, da lire 45 all'etto a lire 95: voce pluri-ricorrente nella spesa familiare di ogni italiano che lavorava. Era il cibo spesso quotidiano, viste le ingentissime quantit� che se ne producevano. Anche se molti non ammettevano di ricorrervi, ne' hanno mai ammesso di averla mangiata, ma le migliaia di tonnellate vendute in Italia in questi tempi ci dicono l'incontrario.

I CONSUMI ALIMENTARI -Risibile le quantit� di olio (il Bertolli, uno dei pochi confezionati, veniva venduto in bottigliette tipo profumo 1/10 di litro), assenti le confezioni di pasta, riso, biscotti, caff�, zucchero, farina. Le vendite di carta igienica, detersivi, prodotti persona, sono ancora inesistenti, si usano giornali nei servizi e la liscivia per lavare, mentre le proteste si innestano, e il modello europeo CEE � solo un utopia lontana.

Ispettore-Trainer (trascinatore) di 167 venditori sparsi in tutte le citt� italiane con un bacino effettivo di 27.000 clienti,  in concerto con la dirigenza decide di dare impulso ai prodotti alternativi della casa, della persona (abbiamo visto sopra a quale livello erano i consumi), oltre che alimentari; ma si far� molta fatica a introdurli, non esiste mercato e la disciplina del commercio � antiquata, gli addetti sono legati al passato, poco innovativi, e del resto i consumi sono molto scarsi.
Di tipi di riso ne abbiamo 6 tipi, ma e' solo uno quello che si vende, l'Originario, quello che costa meno di tutti e la cui richiesta e' oltre il 90 % del venduto, naturalmente sfuso. I formaggi nazionali costano il doppio di quelli Olandesi, Francesi e Tedeschi che quindi decidiamo di importare.
Che e' poi un'altra mazzata alla produzione italiana, dove esiste una produzione e una raccolta del latte  ancora arcaica e in piccole stalle con qualche animale. Le centrali del latte municipali hanno conferenti nelle campagne che hanno un paio di vacche, e il costo della raccolta fra personale e camion � il doppio del valore del latte stesso raccolto, ma ci sono esigenze territoriali elettorali, il prezzo politico � quindi il doppio di quello che si pagherebbe importandolo dall'Olanda o dalla Germania dove e' gi� tutto razionale, grandi complessi, grandi pascoli, grandi allevamenti con 10.000 capi. Ma in Italia bisogna assistere il comprensorio, l'economia locale, i poveri contadini che non hanno altro, e che quando sta male la vacca chiamano il prete a farla benedire e non il veterinario perchè costa.

Dalla Germania, facciamo arrivare, carta igienica, assorbenti intimi, detersivi; dalla Francia saponette da Toilette. Del primo articolo, alcuni vagoni con 50.000 rotoli impiegheremo 3 mesi per venderli in Italia, gli assorbenti (15.000 pacchi) rimarranno invenduti per 1 anno. I detersivi in polvere in confezioni (il Persil), un lusso; quello delle lavatrici ancora una rarit�, il decollo avverra' solo nel 1965, con Candy e Castor per tutti; a rate.

Ma la TV invece impazza. Ecco la dinamica degli abbonamenti in questi anni 1954(88.118)--1955(178.793) 1956(366.151)--1957(673.080)
1958(1.096.185)---- 1959(1.572.572)--- -1960(2.123.545)
1961(2.761.738) 1962 (3.457.262)--1963 (4.284.889)
1964 (5.215.503) 1965 (6.044.542) (!).
L'imperativo � averla ad ogni costo!

Un vestito confezionato costa 35.000 lire, un televisore 180.000, un paio di scarpe 6000, il canone della tv 12.000, un disco di musica 1.800, un libro di Montanelli 1800 lire, frigorifero 60.000, un litro di super 120 lire.

Tra il 1958 e 1963 (miracolo economico) cos� salgono tra queste due date questi beni di consumo durevoli per famiglia: i televisori dal 12% al 49%, frigoriferi dal 13% al 55%, lavatrici dal 3% al 23%, auto da 1.400.000 a 4.800.000. Ma non abbiamo superato alcune forme di povert� come qualit� e quantita', nell'alimentazione, nell'istruzione e nella sanit�. Nelle campagne nemmeno parlarne, agricoltura arcaica, e l'economia di mercato (soprattutto nel sud, ma anche in Piemonte e in Veneto) è ancora quella in natura.

Quest'anno insomma inizia il lento declino dell'economia Italia che dopo il "Miracolo" ha dato agli italiani tante lamiere messe insieme, poca sostanza nella alimentazione e pochi servizi-sociali.
A San Remo la Cinquetti vincer� iniziando il prossimo anno con "non ho l'et�". La surreale riflessione su un modello di sviluppo degli italiani al di sotto della maturit� e al di sopra dei propri mezzi, gi� turbati dai primi licenziamenti che fanno presagire la tempesta proprio con l'inizio del '64, dove una buona met� degli italiani canteranno l'altra canzone, quella di Bobby Solo, Una lacrima sul viso, una vera premonizione nell'orizzonte dell'economia italiana.
L'altrettanto surreale "Volare" di Modugno che ha fatto decollare subito dopo nel '58, come il missile dello Sputnik l'economia italiana (sembrava un "infinito" modugnano)  sta invece planando a motori spenti in questa fine '63, e toccher� terra all'inizio del '64 con ancora a bordo tutti i problemi irrisolti.

SCUOLA Un primo piccolo passo verso una buona "crescita" culturale a livello europeo per poi non "piangere" lo si fa proprio quest'anno. Votata negli ultimi giorni di dicembre dello scorso anno, finalmente questa nuova legge istituisce in Italia la Scuola Media Unica e rende obbligatoria la frequenza fino 14 anni. Lo era gi� con la "legge Gentile" in teoria, ma non di fatto, il lavoro minorile veniva ancora sfruttato abbondantemente nelle citt� povere ma soprattutto nelle campagne dove la struttura scolastica era fatiscente se non addirittura inesistente.

Abbiamo gi� visto qualche dato ma � necessario fare il punto sulla situazione Europea pi� dettagliata per capire quanto sia stato "utile" il basso tasso di scolarizzazione e povert� degli italiani per realizzare il decantato miracolo economico attraverso i bassi salari di alcune popolazioni che vivevano da un secolo ai margini della scolarizzazione. Errori dovuti a una certa ottusa filosofia di come bisognava intendere l'istruzione della popolazione ignorando i Paesi vicini.
Del resto vigeva in Italia la mentalit� di CARADEUC che cosi' si esprimeva, "stiamo attuando una politica perversa, persino il popolino vuole studiare! E questa istruzione � fatale, insegniamo a leggere e scrivere a gente che invece dovrebbe imparare solo a maneggiar strumenti e che dopo non vuol far pi� questo. Il bene della societ� richiede che le conoscenze della gente non vadano al di la' di quanto � necessario per le loro occupazioni di routine, e ogni uomo che vede pi� in la' della sua routine non sar� mai capace di seguire attentamente il suo lavoro. Nel popolo minuto � necessario che sappiano leggere e scrivere solo coloro i cui mestieri richiedono tale perizia"". E l'Italia veniva considerato dai suoi governanti un "popolo minuto".

Maria Teresa d'Austria non la pensava cos�, e con lei molti altri Paesi, meno che in Italia. Vediamo cosa accadde in questo secolo.

Andiamo a vedere alcune cifre


L'ISTRUZIONE IN ITALIA E IN EUROPA

Analfabetismo-italia----germ.-----g. bret.-------francia------st uniti-------svezia---------belgio
%1850-----------77--------20-----------31-------------47-----------20------------10--------------45
%1880-----------63---------2-----------14-------------17-----------17--------------1--------------22
%1900-----------49---------1------------3--------------17-----------11--------------0--------------19
%1950----------15---------0------------2---------------4-------------3----------------0---------------3

Dalle cifre sopra, si pu� notare che nell'istruzione nel 1950-1960, l'Italia era indietro di 100 anni rispetto alla Svezia e Germania, di 70 anni rispetto alla Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti. Ipocritamente qualcuno sentenzi� in Italia che "essendo l'istruzione una questione privata, non si doveva violare il diritto della famiglia nel far decidere lo Stato". E questo fu il risultato.

E' chiaro che una frase del genere poteva venire solo da un ricco. E qualcuno in questa nuova legge della scuola appena accennata, tent� ancora di favorire le scuole private, addirittura proponendo di concedere finanziamenti statali per la lodevole opera che conducevano e lasciando la libera scelta alle famiglie di mandarci i propri figli. Il governo Moro cadde il 25 giugno del '64 (innescando quel tentativo di colpo di Stato di cui abbiamo gi� accennato, proprio per la questione dei finanziamenti alle scuole private. (che qualcuno ripropone fra l'altro in questi anni 1997-98. Scuola di serie A per chi avr� soldi, di serie B per chi non li avr� ? Un bene o un male? Ci sono tanti punti di vista.

La scuola privata punta al profitto e ha in concorrenza altre scuole private, quindi obbligata a offrire strutture e servizi migliori e dotarsi di un corpo docente i cui corrispettivi camminano con la legge di mercato della domanda offerta in base alle capacit� e alla preparazione. Una dura selezione!
Quella pubblica sia nella struttura molto burocratizzata e sia nel corpo docente,  cui � assicurato comunque il posto che sale fra l'altro di qualifica non con le capacit� e la preparazione ma con gli anni di insegnamento, gli viene a mancare la competitivit� e gli stimoli ad aggiornarsi. Di conseguenza diventa carente la scuola pubblica di attualit�. Soprattutto nei primi anni di scuola dove non esiste nessuna cognizione sistematica (salvo in quelle dove esiste una piena abnegazione dell'insegnante) a preparare lo scolaro ai successivi programmi delle superiori non solo nelle scuole private ma anche in quelle pubbliche. Cosicch� lo studente, anche quello potenzialmente idoneo arriva al periodo critico senza aver mai vissuto una giornata di studio abbastanza severa da mettere alla prova le sue capacit�.

Il ragazzo che esce da una scuola pubblica a quattordici anni e viene inserito in una scuola privata, ha una disciplina nello studio molto carente e allo stato grezzo rispetto a quello che invece ha fatto i suoi primi otto anni dentro un istituto privato con tutta un'altra rigorosa disciplina oltre ad aver trovato migliori  strumenti didattici e stimoli.
Il problema ha assunto sempre di pi� aspetti demagogici piuttosto che pragmatici.

UNIVERSITA' -Per quanto riguarda invece il decollo della frequenza degli studenti nelle universit� pur essendo nate queste in epoche storiche lontanissime, dando grande prestigio all'Italia, solo nel 1950 il Paese inizi� a preparare una vera classe dirigente di tecnici, pur mancando le strutture che erano vecchie, obsolete, poco tecnologiche, e i professori di formazione crociana gentiliana, tutti negati alle discipline scientifiche. Infatti gli iscritti a queste facolt� sono ai livelli pi� bassi d'Europa.

Nel 1950 gli iscritti furono 19.700 unit�, (non c'� un errore!), nel 1960 diventarono 312.000, nel 1970 le iscrizioni avevano raggiunto 617.000, nel 1981 furono 1.035.000, fino arrivare alle cifre del 1996 dove si sfioreranno il 1.500.000 pur essendo i frequentanti fissi circa 1.000.000 e i laureati solo 65.000 all'anno.
 
Un saldo negativo, una defezioni enorme, che non esiste in nessun Paese, dovuta soprattutto perch� all'inizio degli studi universitari non esiste (non � stato formato) quell'insegnamento alla disciplina e alla severit� nel programmarsi autonomamente un percorso di studi. Quella cognizione sistematica di cui abbiamo letto sopra � del tutto carente e spesse volte non per colpa del soggetto ma per carenza educativa. Presto ci si accorge al primo e al secondo anno (e si perde molto tempo per capirlo) che la meta � lontanissima e che i sacrifici non sono solo cinque o sei anni, ma diventano alla luce dei fatti oggettivi, otto, nove e anche dieci anni; cos� si butta la spugna.

Risultato che solo 6 iscritti su 100 raggiungono la meta. Qualcosa deve per forza essere sbagliato a monte. Da notare che fra quelli usciti dalle scuole private e che hanno deciso di iscriversi all'universit� il 95% si laurea, in quella pubblica si invertono le cifre,  il 90% abbandona.

Attenzione che l'indagine ha tenuto conto del ceto culturale e sociale. Cio� a parit� di reddito e di cultura dei genitori. Cade il fattore ambiente e il tenore di vita, ed emerge solo il fattore metodo. Nell'insegnamento la prima  disciplina che si dovrebbe insegnare � la determinazione.

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(pagine in continuo sviluppo -(sono graditi altri contributi o rettifiche)