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CRONOLOGIA

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( QUI TUTTI I RIASSUNTI )  RIASSUNTO ANNO 1922 (0)

CRONOLOGIA DELL'INTERO ANNO 1922
(SECONDA PARTE)

AGOSTO - SETTEMBRE - OTTOBRE - NOVEMBRE - DICEMBRE
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AGOSTO 1922

1 AGOSTO - Viene annunciato il nuovo governo Facta, la cui unica variante rispetto a quello precedente è costituita dall'assunzione del ministero degli interni da parte del senatore CARLO TADDEI. Sembra esserci un atteggiamento più energico del governo Facta Primo, verso il fascismo che -come già detto- è stato escluso dal governo (con il fallimento dello sciopero, agli occhi dell’opinione pubblica questo governo Facta Secondo, fu così screditato più del primo, spianando così la strada a Mussolini).
Nello stesso giorno, su “Il Popolo d’Italia” Mussolini fa pubblicare il Proclama del Partito nazionale fascista contro lo sciopero e per la mobilitazione dell'apparato squadristico; un proclama che è molto simile alla “circolare segretissima" di Bianchi:
"I partiti antinazionali, che si raccolgono ibridamene nell’Alleanza del lavoro, hanno lanciato un guanto di sfida al fascismo e alla nazione. Diamo quarantotto ore di tempo allo Stato perché dia prova della sua autorità in confronto di tutti i suoi dipendenti e di coloro che attentano all’esistenza stessa della nazione. Trascorso questo termine, il fascismo rivendicherà piena libertà di azione e si sostituirà allo Stato che avrà ancora una volta dimostrata la sua impotenza”.

2 AGOSTO - L'Alleanza dei lavoro dichiara chiuso lo sciopero cercando di mascherarne il clamoroso insuccesso. I fascisti passano alla controffensiva e per una intera settimana mettono a ferro e fuoco numerose località.
Lo sciopero e un’eventuale ingresso dei socialisti al governo avevano spaventato enormemente la borghesia, e i fascisti poterono atteggiarsi una volta di più a salvatori della patria, facendo dimenticare, se non perdonare, la loro stessa violenza.

3 AGOSTO - A Milano viene assediato Palazzo Marino, sede del Comune a maggioranza socialista, da parte di squadre fasciste confluite da tutta la Lombardia. La magistratura non interviene, il “Corriere della Sera” quasi giustifica l'occupazione. Gabriele D'Annunzio, di passaggio in città, interviene arringando la folla.
All'ingresso di Palazzo Marino troneggiavano tre grandi lettere PNF sormontate da un fascio e una scure, su i tetti e sul balcone sventolava una grande bandiera tricolore, ma oltre ai capi squadristi di Milano, Mantova, Pavia, sul balcone c’era lui! GABRIELE D’ANNUNZIO!. Arringava la folla. Di solito il suo linguaggio era ampolloso, ma questa volta la dichiarazione fu tronfia più del solito e perfino sorprendente:
“Oggi sento di essere io l’Italia. Oggi sento di legittimamente esprimere la speranza, la fede, la volontà di tutto il popolo nostro. Oggi che ho le promesse di tutte le forze vive della Patria, posso incamminarmi sulla via sicura delle sue fortune saturate di grandezza e di gloria.
L’Italia sarà salvata da me, perché attorno a me confluiscono le forze che oggi, separate e sbandate, scherzano con la morte e con la rovina”.

Ma era lui stesso, D’Annunzio, che stava scherzando con la sua rovina!
Nitti (che anche lui non aveva capito né D’Annunzio né Mussolini) dimenticando il “Cagoia” che il Poeta gli aveva appioppato, gli propose un’intesa con Mussolini. Il Progetto di D’Annunzio era di fare una “Marcia su Roma”, di giungere allo scioglimento della Camera, far seguire una dittatura di tre mesi, ristabilire con questa l’ordine, e indire libere elezioni. Era da quando aveva abbandonato Fiume che D'Annunzio aveva queste idee.
Sappiamo che un’incontro fu fissato per la metà agosto in Toscana, nella villa del barone Romano Avezzana. Ma pochi giorni prima, il 14 agosto, D’Annunzio ebbe un singolare incidente nella sua villa al Vittoriale: accusava diverse fratture e versava in gravi condizioni per la caduta da una finestra. La verità non si saprà mai; ma alcune confessioni a mezza voce dei presenti, servitori e segretari, raccontarono dell’irruzione di una squadraccia, che dopo aver afferrato il poeta, lo buttarono giù dalla finestra forse per evitare qualche ambizione di troppo che il Poeta stava tramando con chissà chi, sacavalcando Mussolini.
O forse era veramente un incidente. D'Annunzio anche se appariva in quel momento come l'unica figura in grado di contrapporsi a Mussolini nella sua scalata al potere, era più soltanto patetico se avesse voluto agire da solo, e per nulla pericoloso per il Mussolini di questo agosto 1922, quando –ormai con un forte consenso- aveva già deciso cosa fare nei successivi giorni. Di non prendere il potere con la forza, ed infatti non ebbe bisogno di usarla. Gli bastò minacciare di farlo. Infatti, formalmente, Mussolini divenne presidente del consiglio in maniera del tutto costituzionale, dopo la nomina del Re.

4 AGOSTO - L'occupazione di Milano da parte fascista si protrasse per l'intera settimana. Fu distrutta nuovamente la sede dell'«Avanti!». Su Genova scesero a unirsi squadre fasciste del Carrarese e dell'Alessandrino. Si registrarono due giorni di scontri con morti e feriti. Fu devastata la sede del giornale socialista “Il Lavoro”. A Livorno l'amministrazione cittadina fu obbligata a dimettersi: e anche qui si contarono morti e feriti. A Parma la battaglia tra fascisti e socialisti durò cinque giorni. Ma i fascisti qui come a Torino non riuscirono ad avere la meglio.

5 AGOSTO - Ancora disordini a Milano, i fascisti cedono Palazzo Marino a un commissario prefettizio; battaglia in via Procaccini; 6 morti. - Scontri tra comunisti e fascisti con 8 morti ad Ancona, 4 in Liguria.
5 AGOSTO - I poteri sono trasmessi alle autorità militari a Milano, a Genova e a Parma.

10 AGOSTO - Preparazione della marcia su Roma. In una riunione del consiglio nazionale del Partito nazionale fascista si pongono le basi dell'attività di preparazione delle forze fasciste in vista di una grande manifestazione da tenersi nella capitale, per portare a un definitivo sblocco della situazione di confusione e di instabilità in cui versa il paese. La direzione politica viene affidata a Mussolini, a Michele Bianchi e a Cesare Rossi. La preparazione organizzativa e militare è demandata a Italo Balbo.
Avvengono incontri con il Duca d’Aosta. Se Vittorio Emanuele a Roma avesse tentato di sbarrare la strada a Mussolini, il Duca era pronto a sostituirlo e ad aprire le porte del potere al fascismo. In un discorso a Udine Mussolini era stato chiaro che la corona poteva anche cambiare testa: “Nessuno, oggi, trascina nelle polemiche la Corona, per quanto non mancherebbero discreti motivi per farlo...La Corona non è in gioco purché non voglia, essa mettersi in gioco”. E probabilmente questo timore pesò moltissimo sulla successiva condotta del Re, che detestava e diffidava fin dalla nascita suo cugino.
Anche se il Duca era noto per le simpatie a destra, non è mai stato accertato che volesse imbarcarsi nell'avventura fascista. Resta comunque il fatto che le voci o vere o messe in giro ad arte, suscitarono qualche preoccupazione nel sovrano. A questi timori si aggiunsero nella fatidica notte delle decisioni, l'atteggiamento di alcuni alti esponenti delle forze armate, che anche se non parteggiavano per Mussolini nel mettere alla prova l'esercito come disse PECORI GILARDI "...era meglio non fare l'esperimento, se va male non finisce solo il governo, ma anche la monarchia e tutto il suo esercito".

11 AGOSTO - La Camera accorda la fiducia al governo Facta con 247 voti contro 121.
20 AGOSTO - Mussolini interviene sul “Il Popolo d’Italia”, con l’articolo “La fu alleanza del lavoro”, per celebrare il “funerale di quarta classe” del sindacato della sinistra (vedi nella pagina degli articoli).
25 AGOSTO - Inizia il crollo della valuta tedesca: 8700 marchi per una sterlina.
26 AGOSTO - Mussolini su “Il Popolo d’Italia” con l’articolo “La Fiumana”, parla del “fatale proselitismo del fascismo in Italia” (vedi nella pagina degli articoli).
31 AGOSTO - Muore George Sorel, filosofo del sindacalismo.

SETTEMBRE 1922

7 SETTEMBRE - Mussolini su “Il Popolo d’Italia” con l’articolo “Disciplina assoluta” interviene per diffidare alcune squadracce che stanno sfuggendo al suo controllo (vedi nella pagina degli articoli).
7 SETTEMBRE - - I turchi danno l'assalto a Smirne: centomila greci in fuga.
11 SETTEMBRE - Smirne si è arresa ai turchi.
21 SETTEMBRE - A Udine Mussolini in un discorso, espone il Programma, l’azione e la dottrina fascista. Fu questa di Udine una tappa importante, perché questo discorso racchiude gli sviluppi futuri del Fascismo (vedi nella pagina degli articoli e discorsi).
24 SETTEMBRE - Altro discorso di Mussolini a Cremona (vedi nella pagina degli articoli e discorsi).

OTTOBRE 1922

1 OTTOBRE - Scissione deliberata a Roma al XIX Congresso del Partito socialista italiano. I lavori sono segnati da una violentissima polemica tra massimalisti e riformisti, la cui corrente, facente capo a Filippo Turati, Claudio Treves Giacomo Matteotti, viene espulsa. I collaborazionisti espulsi fondano un nuovo partito al quale aderiscono anche i centristi. Danno vita al Partito socialista unitario (PSU), di cui diviene organo ufficiale «La Giustizia». Anche dopo la scissione nel PSI continuano le aspre polemiche tra massimalisti e comunisti. Il moltiplicarsi di questi contrasti mina qualsiasi capacità di resistenza della sinistra di fronte all'offensiva fascista e conferma l'improponibilità di un patto tra socialisti e popolari in funzione antifascista.

2-3 OTTOBRE - Adunate fasciste in Trentino. Squadre venete e lombarde al comando di Alberto De Stefani si concentrano a Bolzano dando l'assalto al municipio e cacciando il sindaco tedesco. II giorno seguente a Trento impongono le dimissioni del governatore del Trentino-Alto Adige.

4 OTTOBRE - Discorso di Mussolini a Milano, che traccia il “malinconico tramonto liberale e l’aurora fascista” (vedi nella pagina degli articoli e discorsi).

4 OTTOBRE - Tra sindacalismo dannunziano e PNF è siglato un patto di reciproca collaborazione. Riunione di preparazione della marcia su Roma. Mussolini convoca nella sede del fascio milanese Italo Balbo, Michele Bianchi, il generale Emilio De Bono, Cesare De Vecchi, i futuri "quadrumviri", ed espone loro il suo piano militare per la marcia su Roma.

6 OTTOBRE - La CGdL denuncia il patto di alleanza con il Partito socialista, a conferma del processo di disgregazione che coinvolge le forze della sinistra.
7 OTTOBRE - Mussolini su “Il Popolo d’Italia” interviene con l’articolo “Circolo vizioso”, “…bisogna dare un Governo alla Nazione…” (vedi nella pagina degli articoli e discorsi).
8 OTTOBRE - - Il prefetto di Milano, Alfredo Lusignoli, fedelissimo di Giolitti, contatta Mussolini per vagliare, di fronte all'evidente inconsistenza del governo Facta, la possibilità di un governo Giolitti aperto anche ai fascisti.
11 OTTOBRE - Incontro segreto tra Mussolini e D'Annunzio, nel tentativo di riallacciare i rapporti fattisi piuttosto ostili tra il poeta e il fascismo. Cosa si dissero rimase un mistero.
14 OTTOBRE - Mussolini su “Il Popolo d’Italia” interviene su una sibillina frase detta da Badoglio “Al primo fuoco, tutto il fascismo crollerà”. (vedi nella pagina degli articoli e discorsi).

20 OTTOBRE - La rinuncia alla pregiudiziale repubblicana da parte del fascismo è annunciata da Mussolini, che sottolinea anche la necessità di "demolire tutta la struttura socialista-democratica" dello Stato e delinea una serie di proposte in campo economico, in linea con le richieste di capitalisti e imprenditori privati.

23 OTTOBRE - Circa 10.000 fascisti umbri si radunano a Perugia. Luogo ideale per guidare le colonne in previsione della marcia su Roma. Un ordine che dovrebbe arrivare da Mussolini.

24 OTTOBRE - Discorso di Giolitti a Cuneo: invito ai fascisti ad entrare nella legalità.
- Decisa di rinviare ogni decisione al Consiglio nazionale fascista da tenersi a Napoli, in questo giorno inizia una imponente adunata del Partito fascista nella città partenopea. Il governo è rimasto indeciso se autorizzare o meno la manifestazione, ma alla fine ha deciso per il sì “per non esacerbare ulteriormente gli animi”. La mobilitazione fascista a Napoli è ragguardevole.
Ultimatum di Mussolini: “lo Stato deve uscire dalla sua neutralità. Se sarà necessario che il presente contrasto si risolva con la forza, i fascisti sono pronti ad usarla” e aggiunge nel discorso al teatro San Carlo: "O ci daranno il governo, o lo prenderemo calando su Roma. Oramai si tratta di giorni, e forse di ore". (“Discorso di Napoli” - vedi nella pagina degli articoli e discorsi).
Sfilano di fronte al capo del fascismo, in una sorta di prova generale della marcia su Roma, 40 000 camicie nere. Bianchi resta a Napoli .

25 OTTOBRE - Mussolini dopo Napoli, fa proporre a Facta di dare vita a un ministero esteso ai fascisti. Facta informa dell'iniziativa il re, che la valuta come opportuna. Nel frattempo, Mussolini rientrato a Milano, torna sui suoi passi e ritira la proposta; contemporaneamente, rifiuta anche un'ipotesi di accordo con Giolitti, che prevede, in un suo ministero, la partecipazione di quattro ministri e di quattro sottosegretari fascisti.

26 OTTOBRE - Giolitti è invitato a Roma per conferire urgentemente con il presidente del consiglio e con il re ma non riesce a raggiungere la capitale per l'ormai avvenuta interruzione delle linee ferroviarie.
27 OTTOBRE - I ministri mettono i loro portafogli a disposizione di Facta. Affrettata conclusione del convegno fascista di Napoli nell'attesa delle decisioni romane.

28 OTTOBRE - Facta la sera precedente ha presentato le dimissioni, ma il Re le ha "respinte". Su queste dimissioni esistono molti dubbi; forse era solo un rimpasto di ministri. Altrimenti come avrebbe potuto il giorno dopo Facta diramare lo stato d'assedio, senza l'assenso del Re! Di fronte alla mobilitazione fascista il ministero degli interni del governo Facta, riunitosi con i ministri alle ore 5 del mattino, preannuncia alle prefetture un fono di uno stato d'assedio in tutta Italia. A Roma sono infissi già i manifesti. E’ una pazzia poter conciliare un governo dimissionario e uno stato d’assedio. Tuttavia Facta è un ingenuo ottimista, visto che invia un telegramma al Re a San Rossore affermando che “Quanto all’eventuale colpo su Roma, si è provveduto con ogni cura. Le autorità militari, che sarebbero incaricate del servizio, danno ferma assicurazione che è impossibile la penetrazione su Roma…L’annunciato colpo sulla Capitale non presenta probabilità”.
Invece il clima è allucinante, da insurrezione, l'esercito sbarra le porte di Roma anche se non sa ancora cosa fare e come dovrà reagire. Si vuole dare alle stampe l'ordine di "Stato d'assedio" preparato da Facta, ma nessuno sa come si stende un decreto di stato d'assedio, si rimedia nell'archivio, se ne trova uno del 1898, quello all'epoca di Beccaris). Ora manca solo la firma del Re.

28 OTTOBRE - II re rientrato a Roma da San Rossore si rifiuta di firmare il decreto per lo stato d'assedio. Intorno a Roma le colonne fasciste contano circa 25.000 uomini, armati solo in parte e malamente. A presidio di Roma vi sono 28 000 uomini delle forze armate. Si è a un passo dalla guerra civile, che se iniziava a Roma poteva immediatamente dilagare in tutto il Paese.

29 OTTOBRE - In mattinata respinto del tutto l’idea dello stato d'assedio a Roma. Il Re ha accettato le dimissioni di Facta. Vano incarico a Salandra che vorrebbe dare a Mussolini alcuni ministeri. Mussolini da Milano rifiuta affermando che "non si è fatta una rivoluzione con morti e feriti per quattro portafogli".

29 OTTOBRE - A Milano i fascisti impediscono l'uscita di alcuni giornali, ad altri chiedono di collaborare. Il re invita Mussolini a Roma per l'incarico di formare il governo. Le colonne fasciste iniziano la marcia verso Roma. Lungo il percorso raggiungono la imponente cifra di 42.000 uomini.
- Esce su Il Popolo d’Italia, un breve articolo di Mussolini: “La situazione” (vedi nella pagina degli articoli e discorsi).
VITTTORIO EMANUELE III, non ha dormito, si è consultato tutta la notte con i suoi generali quale linea adottare. Se firma è guerra civile. "E dell'esercito ci si può fidare?" - Gli risponde DIAZ, "Maestà, nel dubbio è meglio non provare", gli fa eco PECORI GILARDI "...meglio non fare l'esperimento, se va male non finisce solo il governo, ma anche la monarchia e tutto il suo esercito". Il re nel sentire queste parole, non firma (ma forse trema per la corona che porta in testa) e invia a Mussolini il famoso telegramma con l'invito di recarsi a Roma per conferire.

A distanza di molti anni, nulla sappiamo cosa veramente accadde in questa tormentata notte (l'archivio dei Savoia è ancora inaccessibile). Vittorio Emanuele ha sempre sostenuto (fra "rivelazione" e "testimonianze" - vedi A. Repaci, "La Marcia su Roma", p.511, citato in De Felice, "Mussolini il fascista", p. 360) di aver preso da solo la decisione; di essersi assunto in assoluta libertà gravi responsabilità. "Per 48 ore, io in persona ho dovuto dare ordini direttamente al questore e al comandante del corpo d'armata, perchè gli italiani non si scannassero fra loro".
Poteva dire di no? Il rischio era altissimo. "Il telefono del Viminale era diventato caldissimo, vi giungevano da ogni parte d'Italia notizie allarmanti; in molte città erano state occupate diverse prefetture, uffici telegrafici, presidi militari che avevano fraternizzato con i fascisti, e questi forniti anche di armi, requisendo treni nelle stazioni si stavano avviando verso la capitale"
(E. Ferraris, "La Marcia su Roma veduta dal Viminale", p. 95).

Nel frattempo a Milano MUSSOLINI sta vivendo l'attesa, come "su una graticola", anche se le sue squadre hanno in mano ormai la città. In contatto telefonico con la capitale apprende la prima notizia buona, che "il re non ha firmato" lo stato d'assedio, anzi è invitato a Roma; gli anticipano via telegrafo il contenuto del telegramma del Re. Mussolini sa di avercela fatta, si precipita fuori a raccomandarsi di non causare incidenti: "Se ci scappa ora un solo morto siamo finiti", ma nell'esultanza, per poco non finisce lui morto, uno squadrista nell'euforia inciampando nelle barricate fa partire un colpo che gli sfiora l'orecchio. La frase di Mussolini all'indirizzo di questo tale é irripetibile...... Ancora un centimetro e il fascismo finiva lì !

30 OTTOBRE - Mussolini giunge a Roma. Si presenta al re come suo "fedele servitore" e gli sottopone immediatamente la composizione del governo che intende costituire, nel quale figurano: i fascisti ALDO OVIGLIO (giustizia) e ALBERTO DE STEFANI (finanze); i nazionalisti LUIGI FEDERZONI (colonie) e GIOVANNI GIURIATI (terre liberate); i popolari VINCENZO TANGORRA (tesoro) e STEFANO CAVAZZONI (lavoro e previdenza sociale); i democraticosociali GABRIELLO CARNAZZA (lavori pubblici) e GIOVANNI ANTONIO COLONNA DI CESARÒ (poste); il salandriano GIUSEPPE DE CAPITANI (agricoltura) e il giolittiano TEOFILO ROSSI (industria e commercio); il filosofo GIOVANNI GENTILE (istruzione) e gli alti ufficiali ARMANDO DIAZ (guerra) e PAOLO THAON DI REVEL (marina). Mussolini tiene per sé i ministeri degli esteri e dell'interno (il 31 dicembre il ministero del tesoro si fonde con quello delle finanze (De Stefani), in seguito alla morte del ministro Vincenzo Tangorra).

31 OTTOBRE - Mussolini in mattinata ha presentato al Re formalmente il ministero. Nel pomeriggio si svolge una solenne parata davanti al Quirinale e all'Altare della Patria per celebrare la vittoria fascista. La manifestazione si conclude con una lunga serie di sfilate nel centro della capitale. Alcune squadracce che i gerarchi non riescono tenere a freno (saranno poi condotte al forte di Monte Mario per una punizione disciplinare) invadono e devastano sedi di vari giornali tra cui “II Paese”, “L'Epoca”, e “Il Comunista”, Viene dato l'assalto alla direzione del Partito socialista e alla Casa del popolo. Si contano alcuni morti e feriti. Mussolini in persona alla sera scende in strada e alla stazione Termini, per mettere fine ai disordini e a far rientrare nelle loro sedi provinciali le varie squadre convenute a Roma.
Lasciamo a NENNI, non di parte, la cronaca di queste ore : "Il re e la regina sono al balcone, con i suoi generali, sotto sfilano 70.000 camice nere. In testa il Duce, ieri capo di bande insorte, oggi presidente del Consiglio. Grida come gli altri , Viva il re! Passano le sue squadre che hanno seminato terrore nel Paese e gridano anche loro, Viva il re! Passa la squadra della Lomellina con in testa una contessa che ha diretto le squadre punitive e ora manda baci sulla punta delle dita, alla regina. In Via Seminario una catasta di libri brucia, sono quelli di Marx e di Lenin. I benpensanti sono unanimi nel lodare il tatto di Mussolini quando rimanda a casa i suoi "sovversivi". Hanno sfilato per sei ore e quarantasei minuti. Da stasera, intanto, ogni provincia ha il suo Mussolini, ogni villaggio ha il suo ras. La legalità e l'autorità sono calpestate. Ogni fascista da oggi si crede autorizzato a dettare legge".
E' nata la dottrina fascista, dove Mussolini la riassume in una formula "Niente all'infuori di me, niente contro di me".
- La Confederazione generale dell'industria inneggia al nuovo governo, con la diffusione di un comunicato. Sembra decisamente molta soddisfatta di come sono andate le cose a Roma.

NOVEMBRE 1922

1 NOVEMBRE - Quasi tutti i giornali italiani hanno in prima pagina il titolo “I fascisti sono sfilati ieri per le strade di Roma. L'omaggio al Re e al Milite Ignoto”. Plaude il Corriere della Sera, plaude La Stampa.
Inizia l’era fascista. Anno I.
4 NOVEMBRE - La fine dell'Impero ottomano proclamata dal governo di Angora (Ankara).
5 NOVEMBRE - Occupazione fascista del giornale Ordine Nuovo, a Torino, con sequestro di armi e munizioni.

16-17 NOVEMBRE - Mussolini ha presentato il nuovo governo alla Camera.
- Con un discorso mette l'accento sulla sua condotta passata e futura. "Potevo fare di quest'aula sorda e grigia un bivacco di manipoli. Potevo sprangare il Parlamento e costituire un governo esclusivamente di fascisti. Potevo, ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto". E prosegue "il mio governo come politica interna si riassume nella triade, economia, ordine e disciplina. Nella politica estera dignità e difesa degli interessi nazionali, altrimenti seguiremo altri percorsi".

18 NOVEMBRE - La Camera approva le dichiarazioni del governo Mussolini, con 306 voti a favore (erano solo 35 i deputati fascisti), 116 contrari, 7 astenuti. Incidenti durante il discorso di Turati, interrotto per diverbi tra popolari e fascisti.

24 NOVEMBRE - MUSSOLINI non é ancora contento, chiede pieni poteri per un anno intero, "allo scopo di ristabilire l'ordine e avere piena libertà di azione in materia economica e amministrativa". La Camera a larghissima maggioranza approva. La legge è pubblicata il 3 dicembre; di fatto la stessa Camera si esautora da sola. Mussolini ora può emanare provvedimenti legislativi in piena libertà. Glielo hanno concesso!! (solo dopo recrimineranno!!!)
Il "suo" consiglio dei Ministri, va anche oltre: gli concede il 15 dicembre, pieni poteri di agire con i mezzi che ritiene più opportuni contro "coloro che sono promotori di turbamenti".
Mussolini va a formare subito, dopo 13 giorni, il 28 dicembre (il decreto lo approva il Consiglio dei ministri) la "sua" Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN) alle sue dirette dipendenze ed esonerata dal prestare giuramento di fedeltà al re.
26 NOVEMBRE - La Camera accorda i pieni poteri al governo con 275 voti contro 90.

DICEMBRE 1922

2 DICEMBRE - Mussolini incontra Gino Baldesi della CGdL nel tentativo di giungere, dopo la lunga serie di lotte sindacali e operaie e di tensioni sociali che hanno travagliato il paese nel dopoguerra, a una "normalizzazione" della situazione. Pochi giorni dopo Baldesi incontra Gabriele D'Annunzio, con il quale si sofferma sugli stessi argomenti. Successivamente si forma a Milano il Comitato per la costituente sindacale, di cui fanno parte Rinaldo Rigola per la CGdL, Alceste de Ambris dell'Unione italiana del lavoro e esponenti dei gruppi sindacali dannunziani. Mussolini prende le distanze da questo progetto, visto il diretto coinvolgimento della figura di D'Annunzio, ancora una volta individuato come unico possibile offuscatore della sua immagine di leader, oltre che per l'avversione dichiarata nei confronti di questo piano da parte del capo dei sindacati fascisti, Edmondo Rossoni, che rivendica alle sue associazioni il monopolio dell'organizzazione sindacale.

4 DICEMBRE - La fusione di PCd'l e PSI viene decisa dal IV congresso dell'Internazionale comunista, apertosi a Mosca il 5 novembre. Dalla fusione dovrà nascere un nuovo raggruppamento denominato Partito comunista unificato d'Italia. Tale risoluzione è accolta dai due partiti con diffidenza e ostilità interne su chi voleva fare la rivoluzione e chi voleva scalare il Parlamento con la legalità. Nel primo caso sembra che lo stesso Lenin sostenesse che la rivoluzione in Italia era ancora "troppo prematura", e sembra pure che rimproverò i rossi italiani: "vi siete fatti scappare l'uomo giusto, se c’era uno capace di fare la rivoluzione, questo era Mussolini".
Contemporaneamente, la macchina della repressione poliziesca fascista si mette all'opera: non appena l'”Avanti!» pubblica il manifesto sulla fusione, tutti i firmatari italiani sono denunciati alla magistratura (29 dicembre). Ma o alla luce del sole o nella clandestinità, nell'arco di pochi mesi la fusione dentro la sinistra si rivelerà irrealizzabile.

9 DICEMBRE - Conferenza interalleata a Londra sul tema delle riparazioni tedesche: le più rigide posizioni francesi si confrontano con quelle inglesi contrarie a soluzioni di forza; Mussolini sembra propendere per la proposta francese.

10 DICEMBRE - I risultati delle elezioni amministrative a Milano. Vittoria del Blocco costituzionale, con oltre 21.000 voti di maggioranza assoluta. Il "blocco costituzionale" è composto da liste di fascisti, liberali e popolari, contrapposte a tre liste socialiste.

15 DICEMBRE - Concentrazione squadristica a Brescia, guidata dal gerarca Augusto Turati. Si indirizza contro le organizzazioni dei cattolici locali, le cui posizioni sono state spesso in contrasto con quelle dei fascisti.
Come già anticipato sopra, "Contro tutti i promotori di turbamenti" Mussolini chiede l'autorizzazione ad agire con i mezzi da lui ritenuti più opportuni. Il consiglio dei ministri accorda l'autorizzazione. Prima riunione del Gran consiglio del fascismo, organo senza precise caratteristiche dal punto di vista della composizione e delle attribuzioni. Ne fanno parte i ministri fascisti, i sottosegretari alla presidenza e all'interno, i membri della direzione del PNF, il direttore generale della pubblica sicurezza, il commissario straordinario alle ferrovie, il segretario della Federazione delle corporazioni sindacali fasciste, il dirigente del movimento cooperativo, i commissari politici dei fascismo, il capo di stato maggiore della milizia, il direttore dell'ufficio stampa della presidenza del consiglio. Si presenta immediatamente come istituzione determinante per la definizione della fisionomia del nuovo Stato fascista. Durante questa prima riunione viene avanzata la proposta della costituzione della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale.

18 DICEMBRE - Eccidio di Torino. Prendendo spunto dal ferimento di due fascisti che erano però partiti -sembra per motivi non politici ma personali- per punire a un certo Francesco Prato, comunista, ch caduto in un agguato, si è difeso sparando e ferendo i suoi aggressori. "Per fargliela pagare", si scatena la reazione degli squadristi torinesi, che incendiano la Camera del lavoro e vari circoli operai. Viene devastata la sede del giornale di Antonio Gramsci «Ordine Nuovo». A conclusione dell'operazione il capo delle squadre torinesi, Piero Brandimarte, rivendica di aver “fatto fuori” diversi “rossi”. In tre giorni di follia si registrano 11 morti e 24 feriti gravi.

20-21 DICEMBRE - Il programma dei popolari di fronte al fascismo in un discorso di don Luigi Sturzo a Torino.
Esponendo il programma del suo partito, critica violentemente lo Stato liberale e democratico. Ma negherà una convergenza con i fascisti. Mussolini il prossimo aprile chiederà a Don Sturzo e ai ministri popolari di uscire dall’ambiguità e di chiarire bene la loro posizione. Il 23 aprile i popolari usciranno dal governo. Iniziano violenti manifestazioni di cattolici contro fascisti, e di fascisti contro le organizzazioni cattoliche. Il risultato è la spaccatura del PPI, con una piccola corrente (Cattolici Nazionali) favorevole a Mussolini; una piccola fazione ma sufficiente a Mussolini per battere forte la grancassa della propaganda affermando che i cattolici italiani sono a favore del fascismo.
Pochi mesi dopo, il 25 giugno, i burrascosi rapporti di Mussolini e Don Sturzo, ebbero una svolta: Il "Corriere d'Italia", giornale cattolico, ospita un articolo di monsignor Pucci, probabilmente ispirato dal Vaticano, che invita Don Sturzo a non creare problemi. Pochi giorni dopo un gruppo cattolico pubblica un manifesto esortando i cattolici a sostenere il governo Mussolini. Il 10 luglio Don Sturzo rassegna le dimissioni di segretario politico del PPI. L'Osservatore Romano plaude a queste dimissioni, affermando che esse "possono contribuire alla pacificazione degli animi, e a scongiurare il pericolo di offese contro il clero e le organizzazioni cattoliche". Per Mussolini è un trionfo!

Facciamo notare che Mussolini nell'affidare due ministeri ai Popolari, non aveva avuto nessun incontro con Don Sturzo. Anzi, sollecitato da Rossi a farlo, non volle ricevere il prete siciliano precisando "io ho immesso nel mio governo alcuni ministri che giudico idonei e qualificati a collaborare con me, ma non intendo riconoscerli quali mandatari dei gruppi parlamentari cui appartengono. Non intendo diventare una marionetta. In quanto a Don Sturzo lo considero un uomo esiziale al funzionamento di qualsiasi governo. Basta con ques'Eminenza grigia! D'altronde i preti vanno bene in chiesa, non devono strascicare le loro sottane nelle anticamere ministeriali" (Cesare Rossi, "Mussolini com'era", Ruffolo, Roma, 1947)

22 DICEMBRE - Il bando contro i comunisti torinesi, che era stato emesso dal direttorio fascista torinese, per i fatti del 18 dicembre e che hanno dato vita alle rappresaglie, viene revocato per ordine di Mussolini. "Basta le rappresaglie!"

24 DICEMBRE - Decreto di amnistia per i reati politici e militari. Non luogo a procedere per i protagonisti dei fatti di Torino. Le azioni penali per i responsabili sono archiviate. Del resto a Torino non esiste più una opposizione.

28 DICEMBRE - Costituzione della MVSN (Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale). Nelle file della milizia, posta alle dirette dipendenze di Mussolini, dovranno confluire gli elementi (scelti però da Mussolini) delle squadre fasciste. Si tratta dell'unico corpo armato dello Stato non chiamato a prestare giuramento di fedeltà al Re. Viene sciolta la Guardia Regia. Saranno in molti a domandarsi perché Vittorio Emanule accetti senza batter ciglio la costituzione di un corpo militare così dichiaratamente di parte. E fra l'altro non fu per nulla gradito agli squadristi, sia fascisti che nazionalisti. Oltre che negli ambienti militari professionisti; infatti, i generali dell'esercito regolare guardarono con molto sospetto la creazione della Milizia, posta fuori dal loro controllo, perché temono che possa essere il primo passo verso la realizzazione della "nazione armata" per la protezione del partito fascista e la Milizia si trasformi in pretoriani di Mussolini.

29 DICEMBRE - I provvedimenti del Consiglio dei ministri per l'ordine pubblico. - Il Consiglio dei ministri approva il progetto per l'istituzione della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale.
Il compito della Milizia -si afferma- è quello di proteggere "gli inevitabili ed inesorabili sviluppi della rivoluzione "rossa" (soprattutto dopo il rientro di alcuni dirigenti da Mosca) e di "sostenere a tutti i costi il nuovo regime". Insomma era chiaro, era un esercito personale di Mussolini.
Lo storico del fascismo, professor Volpe, scrisse poi nel 1928 che la fondazione della Milizia "voleva dire, almeno implicitamente: qui stiamo e qui resteremo, fino al compimento dell'opera nostra, piaccia o non piaccia agli altri partiti".

E fu così solerte questa milizia che a fine marzo del prossimo anno le sue spedizioni punitive avevano provocato vari incidenti con 118 morti. Non tutte le “spedizioni” furono eseguite su ordine di Mussolini. Ma rimase il fatto che nessuno della milizia fu mai processato o punito. Forse per non esasperare i forti contrasti che c'erano con i ras di provincia ("che volevano saperla più lunga di lui") ma di cui si era servito per la scalata al potere. Come scriverà la biografa di Mussolini, Margherita Sarfatti: "...capi fascisti in sottordine, ras di provincia, senza eccessivi scrupoli per le convenienze, devoti al capo, ma fra di loro rissosi gelosi l'uno dell'altro e dei supremi favori, innamorati della gloria, ma facili a scambiarla con una gloriuccia qualsiasi, idealisti, egocentrici, non insensibili ai cupidi beni, esecutori impareggiabili, mediocri strateghi, eccellenti per l'azione rivoltosa, pericolosi qualche volta, dissolvitori per l'azione di governo: è da chiedersi se Mussolini da essi abbia avuto maggiore aiuto, in un primo tempo, o più gravi fastidi in un secondo momento".
E noi sappiamo ora, che di fastidi gliene crearono non pochi, ma molti. E non solo fastidi, ma tradimenti veri e propri. Ed era anche note le fronde, visto che proprio in questo dicembre, il 15, il quadrunviro De Bono ordina la compilazione degli elenchi di coloro che " ...tramano, o possono tramare a danno della Patria, dello Stato, del Governo" e non fa distinzione perchè aggiunge " Non credo di indicare per speciale attenzione i comunisti, piuttosto che i repubblicani, o i popolari. Lo Stato può avere nemici pericolosi anche fra gli uomini che più ostentano devozione allo Stato stesso, e alla Patria".
(De Bono fu poi uno di quelli che finì fucilato a Verona per aver votato contro Mussolini, assieme a Grandi).


COME REAGIRONO GLI ALTRI STATI E LA STAMPA ESTERA

Il 18 novembre, pochi giorni dopo l'avvento al potere, e prima ancora del dibattito al Senato per la fiducia al suo governo, Mussolini si recò in Svizzera per intervenire alla conferenza di Losanna, indetta per sistemare la questione turca. Al ritorno, col treno presidenziale, attraversando l'Italia (questa era la prima volta, dei prossimi venti anni di trionfi ) assaporò gli applausi di paesi e città. E non meno trionfale fu il suo viaggio in dicembre a Londra; Re Giorgio gli mandò incontro a Parigi un suo rappresentante per recargli l'omaggio personale del sovrano.

L’atteggiamenti della stampa internazionale nei confronti del fascismo, dopo la Marcia su Roma e la presa del potere di Mussolini, fu discordante, andava dallo scetticismo all’ottimismo. In Francia il più deciso sostenitore dell'avvento del fascismo fu il giornale monarchico «Le Gaulois», ne parlava come di un fenomeno profondamente legato all'intima natura del paese.

Il giudizio della stampa inglese fu invece segnato da posizioni diversificate. I giornali di tradizione liberali o radicali, quali il «Manchester Guardian» e il «Daily News», evidenziarono che il fascismo aveva conquistato il potere con una vera e propria rivolta e sulla sua futura politica manifestava alcuni timori. Al contrario, gli organi di stampa legati ad ambienti conservatori tesero ad accreditare il fascismo come il partito dell’ordine. Il «Times» parlò di una "salutare reazione contro il bolscevismo" e dandone un profilo scrisse "Il suo occhio è suggestivo e scintillante, il profilo del volto energico e volitivo". Nel «Daily Mail», Mussolini vi era descritto come un "personaggio di stampo cromwelliano", che nel confuso clima dell'Italia del dopoguerra era riuscito a imporre "una tirannide metafisica" e nel darne un profilo "Uomo di imponente figura, dal volto maschio, dal petto largo come quello di Caruso"
Il "Daily Telegraph" scrisse "Alla camicia rossa di Garibaldi è succeduta quella nera di Mussolini. E tra i due fenomeni, il più forte e il più notevole è il secondo".
In Inghilterra sorsero alcuni movimenti fascisti. Più tardi lo studio della politica mussoliniana fu introdotta perfino in una università

Anche negli Stati Uniti i giudizi sul fenomeno fascismo cambiò nel giro di qualche settimana. Il «New York Times» del 28 ottobre parlava di "violenza in Italia" e non esitava a bollare l'iniziativa fascista come puro "terrorismo politico". Poi, tre giorni dopo la Marcia su Roma, Mussolini fu definito "singolare e relativamente innocuo". Il «New York Tribune», che solo il 27 ottobre aveva bollato il fascismo come il "Ku Klux Klan d'Italia", il 31 a cose fatte, difese la Marcia su Roma con un bel titolo e la foto di Mussolini indicandolo come il “Garibaldi in camicia nera”. Ed anche negli Stati Uniti sorse ben presto un Partito fascista.

Ma più che altro, quello che impressionò favorevolmente tutti i Paesi, fu che la tanto temuta “rivoluzione” in Italia, diversamente da quella cruenta Russa, si era svolta -"con l’ex socialista rivoluzionario di Forlì", Mussolini- "senza spargimento di sangue".

Ricordiamo che il consenso gli venne dalla vasta maggioranza che appoggiò il suo governo al Parlamento dove, peraltro, i fascisti con 35 deputati su 530 seggi, rappresentavano un’esigua minoranza. Per poco però, perché i seggi dell’estrema destra fino allora deserti, via via si andarono rapidamente popolando da gente (con tante pretese, ma anche tanti limiti) che iniziò a montare sul carro del vincitore per ottenere favori e cariche. Mussolini non aveva una compagine politica di uomini esperti, e lui stesso non aveva alcuna esperienza di governo in posizione subalterna. In un primo momento, usando la prudenza, sapendo che non era giunto al potere con una rivoluzione, ma con dei compromessi, si affidò a uno establishment liberale, deludendo però “molti” dei suoi impazienti seguaci provinciali (i ras) che attendevano di scendere o erano scesi a Roma con tante speranze di occupare ministeri e cariche pubbliche. Poi, pur liberandosi (ma mai del tutto) di questa maggioranza scontenta e silenziosa, Mussolini fu costretto a cedere qualcosa a questi “molti” che in seguito si rivelarono suoi accesi avversari (l’elenco di questi “molti”, va da Grandi a Badoglio, e dai rappresentanti dell’alta borghesia agli ambienti monarchici e militari. Prima ancora del grande conflitto nel ‘39, anche se era rimasta latente per molti anni, si era già formato una fronda che venne poi tutta alla luce del sole, il 25 luglio 1943).

Albertini salutò dal “Corriere dela Sera” che “il fascismo è l’aspirazione più intensa di tutti gli italiani”, e che ha “eliminato il pericolo socialista”. ed infine "Il Paese ha dimostrato con evidenza di essere orientato a favore del fascismo e del suo capo”.
Fra i vecchi senatori, che mostrarono di gradire le lusinghe, uno, De Cupis, si sbilanciò, salutando Mussolini come il “redentore”. Più tardi ai “Patti Lateranensi” tale titolo gli fu confermato pure da un cardinale, chiamandolo “l’Uomo della Provvidenza”.
Nel 1945, un generale americano molto sorpreso disse invece “in Italia erano tutti fascisti, ma in giro sembra che non ce ne sia nemmeno uno”.
Anche Mussolini, il giorno dopo il 25 luglio 1943, allarmato chiese a un suo collaboratore “ma fuori cosa sta succedendo?”-nulla eccellenza- fu la risposta, “…ma non si sono mossi nemmeno i 150.000 di provata fede?”- “nemmeno quelli eccellenza, anzi alcuni hanno inviato un telegramma -e vanno in giro a farlo vedere a tutti, per non finire nella bufera- a Badoglio e al Re, offrendo la loro disponibilità a collaborare”.
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Ora ripercorriamo la storia dell’anno...
...con una cronaca più dettagliata e con due versioni dei fatti; poi chiuderemo (e lasciamo parlare “lui”, quindi è esclusa ogni interpretazione - sarà solo il lettore a giudicare) con gli scritti e i discorsi dello stesso Mussolini nel corso di questo “rovente” anno 1922.

Inizia l'anno 1922: governi inetti, e il Paese allo sbando...> > >

Fonti, citazioni, testi, bibliografia
PAOLO GIUDICI - Storia d'Italia - (i 5 vol.) Nerbini 1930
CONTEMPORANEA - Cento anni di giornali italiani
PUBBLICAZIONE NAZIONALE UFFICIALE, Il Decennale d. Vittoria, Vallecchi, 1928
ALBERTO CONSIGLIO - V.E. III, il Re silenzioso. 11 puntate su Oggi, 1950
MUSSOLINI, Scritti Politici. Feltrinelli
RENZO DE FELICE, Mussolini il fascista, Einaudi, 1996
A. PETACCO, Storia del Fascismo (6 vol.) Curcio
ZEEV STERNHELL, Nascita dell'ideologia fascista, Baldini & Castoldi, 1989
LELIO BASSO, Socialismo e rivoluzione, Feltrinelli, 1980
MACK SMITH, Storia del Mondo Moderno - Storia Cambridge X vol.
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