ANNO 1922

(seconda parte) 1922 a

< vedi stesso periodo "RIASSUNTI STORIA D'ITALIA"

Quel Parlamento del 1861 era nato con le idee liberali di CAVOUR, era proseguito fra mille difficolt� con i conservatori e poi era arrivato alla spregiudicatezza di GIOLITTI (l'"eta' giolittiana") che indipendentemente dal suo ruolo, ha un'importanza centrale nella storia d'Italia, perch� sono anni in cui vengono superate le tendenze autoritarie di fine secolo, con i primi governi progressisti che diedero inizio allo sviluppo dello stato moderno e vita alla maturazione industriale di un paese.
Una mutazione con i primi "nodi inestricabili " sociali e politici nati in parallelo, che lo stesso Giolitti, ormai ultra ottantenne, non seppe con tutta la sua abilit� politica risolvere; fino all'ultimo, quando a cinque giorni dalla marcia su Roma delle squadre di MUSSOLINI, fu chiamato per l'impossibile mediazione di "tre mondi" diversi che si erano scontrati in questi ultimi due anni. Il primo era andato completamente distrutto, ed era il suo "quello giolittiano" (la fragile democrazia liberale); mentre il secondo,  il Socialismo (con "biennio rosso") era iniziato (colpa dello stesso Giolitti)  a cadere a pezzi con l'attacco di MUSSOLINI ormai appoggiato dalla nuova borghesia; dunque l'alternativa sia per le masse che per i produttori era solo il terzo: il Fascismo. O meglio Mussolini, che aveva intuito che cosa stavano aspettando gli italiani. Ed ag�. Ma solo non era!!

Un movimento politico con  un leader sempre pi� impetuoso non sta in piedi a lungo -vent'anni- se non ha anche un forte appoggio dell'intero paese. La dittatura la si pu� esercitare solo quando c'� l'appoggio della grande borghesia, che gestisce i mezzi d'informazione, la produzione, condiziona il mercato, interno ed estero, l'occupazione, quindi tutta la vita economica. Ed � quello che accadde durante il ventennio.
Poi c'era il popolo; e come abbiamo gi� scritto a inizio anno, non era una popolazione che anelava democrazia, libert�, difesa del Diritto. Anzi la grande maggioranza anelava a scorciatoie totalitarie; riteneva che solo queste potevano risolvere gli endemici problemi nazionali.

Lo Stato Borghese con idee liberali era nato con CAVOUR ma moriva dopo 61 anni con GIOLITTI, che, scherzo del destino, morir� proprio a Cavour (Paese)
Fu il momento piu' critico dell'Italia. Troviamo  esautorato Giolitti (eppure con la sua politica si era guadagnato l'appoggio dei socialisti moderati e alla classe lavoratrice organizzata aveva concesso non pochi benefici) e troviamo anche esautorato lo Stato borghese. Due  mondi, uno nuovo e uno vecchio, impegnati  (senza una linea ben precisa, compatta) a contrapporsi in una lotta senza fine con il risultato che le migliori energie le spesero all'interno degli stessi raggruppamenti e non fuori; esempio la scissione dei socialisti e dei cattolici,  per accennare a quelle pi� rilevanti; e che determinarono e favorirono enormemente l'ascesa di Mussolini. Da solo? no consenziente la stragrande maggioranza del popolo italiano (per un motivo- il rigore negli interventi sociali) e della nuova classe dirigente (l'altro motivo- liberarsi dagli intoppi burocratici).

Uno di questi raggruppamenti in crisi, � il SOCIALISMO, ormai (al pari della borghesia) anche questo vecchio e antiquato per i tempi, che non ha la forza e l'intuito sufficiente per realizzare un mutamento sociale. La sua presunzione di rappresentare una forza, che � fatta per� solo d'ideologia, gli fa promuovere e scatenare scioperi selvaggi,  sabotaggi, occupazioni delle fabbriche, assalti ai forni, che finiscono spesso con morti. Manifestazioni che dividono loro pi� che unire gli altri; infatti dopo i fallimenti di queste azioni -non coordinate- hanno lo strascico delle polemiche che danno origine a contrasti sempre pi� insanabili proprio all'interno della sinistra.

Cos� operando, non cercando nessun dialogo (le correnti si spaccano pro e contro su ogni cosa - voto, scioperi, scuola, occupazione, orari, parit� con la donna) semina inquietudine  nella classe politica e crea nervosismo fra coloro che questo stato hanno sempre sostenuto, i latifondisti che sono ora minacciati dall'espropriazione delle terre; e nel vedere questa vera e propria anarchia non sono per nulla sereni.
Poi ad essere preoccupata non poco � anche la nuova classe societaria industriale e finanziaria che va sempre pi� emergendo;  appena nata- (come se non bastassero i lacci e lacciuoli dell'antiquato Stato)  � ora minacciata di espropriazione delle fabbriche, come in Russia.

La minaccia � reale, perch� � in atto  una rivoluzione violenta il cui obiettivo da raggiungere  per alcuni socialisti che  promuovono questi disordini (ora anche i comunisti ancora pi� convinti) � il (piuttosto vago - perch� poco e nulla si sa) modello russo, senza che la vecchia classe politica sia capace di arginare, fermare, iniziare il pur minimo dialogo; infatti, questa � lacerata al suo interno nella stessa misura e criticit� dei suoi (poco ascoltati) interlocutori. Entrambe animano, sobillano e danno alle piazze, direttive contraddittorie, confuse. I primi con le rivolte, i secondi -la classe politica- mandando l'esercito a stroncarle senza chiedersi il perch� di queste rivolte.

L'altra forza nuova, � il FASCISMO che si contrappone ad un partito socialista che ha perso perfino il contatto con le masse, che non ha capito (lo dir� Nenni in seguito) il "nuovo"..."non ha saputo cogliere l'occasione storica".


I tempi sono mutati. Gli industriali volano in Inghilterra, in Francia, in America, dove si sta respirando da un ventennio aria nuova, si sta ballando il vivace charleston, il simbolo di un dinamismo e di un mutamento epocale di un'intera societ� con una nuova generazione che si sta affacciando alla civilt� dei consumi. Prima la si ignorava, dopo l'arrivo, degli americani il loro stile di vita si impose come un modello trionfante di benessere e di progresso e influenz� notevolmente anche la societ� europea, che ne adott� molte mode ed abitudini. Piaceri e delizie anche futili diventarono per la giovent� europea i simboli della modernit�. Non apparivano pi� come un miraggio, non erano favole, ma esistevano davvero, era la realt�. Mentre della Russia si parlava di cose strabilianti, ma nessuno le aveva mai viste, dell'America invece c'erano i giornali, le riviste, i prodotti che stavano invadendo l'Europa. E che dire del  ballo del charleston, della musica jazz, del whisky? erano anche queste cose futili, ma psicologicamente esprimevano libert�, gioia di vivere, spensieratezza e opulenza.


L'organizzazione scientifica del lavoro con il taylorismo (la catena di montaggio) stava accrescendo le capacit� produttive del lavoro umano che promuoveva lo sviluppo del mercato di massa, che pur criticato, si disse, era una conquista irrinunciabile, se non a prezzo di un drastico abbassamento del livello di vita. (la demotivazione fabbrica-cottimo, verr� molto tempo dopo, e solo quando il benessere sar� diffuso, allargato ad ogni ceto, compreso quello operaio italiano, che negli anni '70 si permise anche il lusso di fare assenteismo nella misura del 40% (Alfa Romeo) in occasione di una partita di calcio. La media comunque, alla Fiat era del 24-27% giornaliera nel corso dell'intero anno. (ci arriveremo a quegli anni).

Era il mutamento epocale di una parte della societ� occidentale, che stava salendo la montagna del liberismo, e dalla cima, osservava il mondo a 360 gradi. Alcuni iniziarono a camminare e a girare in lungo e in largo sulla cima, guardandosi attorno. L'Italia era in ritardo di un ventennio, era rimasta ancora nelle colline, nelle valli dell'industria manifatturiere biellesi o arroccata nella pianura padana con una civilt� contadina arcaica, senza trattori, concimi, razionalit�, programmazione, indicazioni di mercato interno ed estero. Tutto era stato lasciato all'intraprendenza e alla speculazione di qualche isolato -ma forte- imprenditore.

Avevano costoro recuperato terreno nella guerra, i grandi impianti siderurgici e metalmeccanici erano stati potenziati in quattro anni di dieci volte, l'Ansaldo era passata da 5000 dipendenti ai 50.000, la Fiat altrettanto. Erano nati nel periodo bellico 1976 stabilimenti con un milione di addetti. Finita la guerra per�, la riconversione non fu lenta solo per motivi logistici e finanziari, ma fu lenta perch� non si sapeva cosa produrre dentro un mercato dove la domanda non esisteva affatto, i soldi non circolavano e il consumatore era ancora tutto da inventare. Le indicazioni c'erano, gli esempi d'oltreoceano non mancavano, ma se era facile imitare la produzione importando il modello o le macchine, non era altrettanto semplice creare i consumatori, era sulla mentalit� di questi che si doveva lavorare. Gli industriali non si arresero, abbiamo ricordato che "volavano", a studiare pi� che le tecniche produttive, le nuove filosofie di mercato. E la direzione del volo era una sola: verso ovest, non a est! 

Ad Est, l'altra filosofia, quella socialista, soprattutto in questo preciso momento storico, era invece utopistica. I socialisti italiani sia quelli rivoluzionari sia i riformisti hanno tutti in questo 1922 il miraggio della Rivoluzione Russa, dove si affermava, le fabbriche e le terre sono distribuite al proletariato; e mettono l'accento che il sogno della libert�, il collettivismo, l'eguaglianza � diventata finalmente una conquista reale del "popolo". Si nascondevano per� i primi fallimenti. Che era poi l'incapacit� di gestire l'intero apparato manageriale delle fabbriche e anche quello dell'amministrazione pubblica saldamente in mano agli ex funzionari zaristi, lentamente richiamati al potere.

Quelli leninisti, erano slogan. I bolscevichi livellarono in questa conquista gli individui, i mestieri, le nature, i caratteri pi� diversi, i melanconici e i sanguigni, i proletari e i piccoli borghesi, gli uomini di talento e i parassiti, gli sciocchi e gli intelligenti. Un livellamento con tante crepe e tanti fallimenti nel sistema, perch� accanto stava nascendo la parassitaria et� dell'oro degli ispettori, dei burocrati di partito, la nomenclatura retriva, e dove i pi� oculati non avevano mai visto da vicino il "nuovo", il modello occidentale,  che rappresentavano sempre con lo stereotipo del borghese grasso, rapace, disumano. Di certo non avevano mai respirato la nuova "aria". Lo stesso LENIN che era vissuto a Londra e a Vienna un certo periodo, si limit� ad una conoscenza libresca della vita industriale, commerciale e bancaria.
In quella dell'amministrazione statale e nella vita economica la sua formula si rivel� alle prime difficolt� puramente semplicistica. Nel 1917 il motto su cui aveva insistito tanto e fatto sognare milioni di proletari, era che nessun funzionario dello Stato avesse uno stipendio superiore ad un operaio scelto: "La societ� sar� un solo ufficio e una sola fabbrica". Parole!

L'anno dopo, nel 1918, gi� deve cambiare sistema, prima che il paese sprofondi in una paralisi totale. Fu umiliante per Lenin, dopo averli combattuti, sottostare al ricatto degli "indispensabili" specialisti "borghesi; una "classe" che non si chiam� pi� "burocrazia dell'autocrazia" ma "apparato del partito", ma erano sempre anodini e proliferarono pi� di prima; perch� il "calzolaio"  che gli misero a fianco per imparare, dopo pochi mesi gi� credeva di aver capito tutto cos'era la burocrazia e cos'era l'economia.

Gi� nel 1919 qualcosa non va'. In un manifesto coraggioso che contesta questo reazionario apparato, leggiamo: "....Invece della terra e della libert� ci hanno imposto le comunit� agricole, la ceka, i commissari, gli ispettori. Noi lavoriamo notte e giorno, andiamo con le brache di tela di sacco e con le scarpe di corteccia e quelli che ci promettono un futuro brillante ci sfruttano, ci combattono, ci tolgono il grano con le armi in mano, ci requisiscono il nostro bestiame, e poi sostengono che tutto questo � per il bene del popolo".

L'osservazione del "mondo" insomma era vincolata ad un'ideologia che era salita con la rivoluzione in cima alla montagna a respirare l'aria della libert� tanto agognata, ma lo stava osservando il mondo da un solo punto di vista, e per di pi� quella montagna era costituita dagli scritti sempre pi� inutili di Marx, Lenin, Bucharim, ormai ammassati e accostati una sopra l'altro. La lotta di classe era una favola. Partoriva un mondo spettrale, oscuro, dove perfino Dio cessava di esistere.

continua