La crisi economica e i contrasti sociali del dopoguerra  generano un fenomeno politico:  il fascismo, che cambier� il volto del Paese


( vedi anche "SQUADRISMO E NASCITA DEL FASCISMO" )

MUSSOLINI

CAVALCA  IL MALCONTENTO

E DIVENTA DUCE

di Gian Piero Piazza

Il sanguinoso epilogo della prima guerra mondiale che ha lasciato sul campo dieci milioni di morti ha anche profondamente mutato la geografia politica dell'Europa, dissolvendo l'impero austro-ungarico soggiogato dalla sconfitta e ridotto a due piccole repubbliche indipendenti dall'estensione territoriale drasticamente ridimensionata dal trattato di Versailles. Gi� dal 21 novembre 1916, con la scomparsa di Francesco Giuseppe che un benigno destino aveva risparmiato dall'ingrato ruolo di assistere al disfacimento della pi� grande potenza centro-orientale del vecchio continente, il successore al trono Carlo I aveva ereditato lo scomodo incarico di liquidatore dell'impero. Il 28 ottobre 1918 il comitato nazionale di Praga proclamava l'indipendenza dei territori ceco e slovacco e il giorno successivo i Serbi, i Croati e gli Sloveni si distaccavano dal giogo imperiale. 

Il 7 novembre la Polonia si dava un nuovo assetto politico imboccando la via del governo repubblicano e l'11 novembre Carlo I, che il 3 aveva firmato l'armistizio dopo la disfatta di Vittorio Veneto in cui il suo esercito era rimasto decimato, abbandonava per sempre le redini del potere. La Germania di Guglielmo II era uscita umiliata dalla sconfitta e dalle inique clausole del trattato di pace che le avevano imposto drastiche riduzioni territoriali, i pesantissimi oneri delle riparazioni di guerra e lo smantellamento delle forze armate. Dissanguato e offeso nell'orgoglio nazionale, il popolo tedesco dal 1919 entr� in una spirale di intollerabile disagio economico e sociale, con la repubblica di Weimar che riusc� soltanto a produrre un'inflazione galoppante e rovinosa seminando scontento e frustrazione in tutti i ceti sociali.

L'ITALIA VITTORIOSA MA DELUSA

L'Italia, uscita vittoriosa dalla Grande Guerra, era rimasta delusa dalla spartizione del nuovo assetto territoriale, con concessioni che rispettavano solo in parte le promesse fatte da Francia e Inghilterra al momento dell'entrata in guerra nel maggio del 1915, e si dibatteva in una situazione di grande disorientamento politico e morale che il conflitto aveva scatenato. Lo scontento serpeggiava pericolosamente, acuito da una diffusa sfiducia nelle istituzioni, quella democrazia liberale che non aveva saputo imporsi alla Conferenza di pace per ottenere l'attuazione dei criteri di uguaglianza e di giustizia comuni a tutte le parti in causa sul fronte dei vincitori e che aveva disatteso le speranze e le aspirazioni delle masse operaie e dei reduci di guerra.

L'Italia del 1919 era afflitta da una situazione quanto mai critica dei rapporti sociali per il drammatico contrasto fra le precarie condizioni del proletariato e dei contadini che avevano pagato un tributo di sangue e sofferenze in trincea e il lusso smodato sfrontatamente esibito dai "pescicani", i nuovi ricchi che avevano tratto enormi profitti dalla guerra con le industrie belliche. Ma la delusione e l'intolleranza alle discriminazioni si erano estese anche al ceto medio e alla piccola borghesia, una folta schiera di giovani ufficiali e di combattenti che non avevano trovato nel dopoguerra la realizzazione delle loro aspirazioni, un miglioramento economico e l'affermazione sociale cui credevano di avere diritto come contropartita alle benemerenze militari conquistate eroicamente sul campo di battaglia. I tempi erano maturi per una svolta radicale, quel fenomeno politico alimentato dalla violenza della lotta di classe, dal malcontento generale e dalla paura dei conservatori che s'impose per un ventennio alla guida del Paese, il fascismo di Mussolini.

MILANO TIENE A BATTESIMO IL FASCISMO

Il termine "fascismo" compare per la prima volta in Italia nell'ottobre del 1914, con l'allusione al fascio littorio dell'antica Roma e nel senso di unione di forze diverse coalizzate per un fine politico comune e trae la sua origine dai "Fasci di azione rivoluzionaria" sorti per opera di alcuni capi dell'interventismo fra cui Benito Mussolini dopo la sua espulsione dal partito socialista ed elementi delle sinistre che caldeggiavano, in contrasto con i loro partiti, l'entrata in guerra dell'Italia intesa come azione rivoluzionaria contro il conservatorismo dell'Impero austro-ungarico e germanico. Ma il fascismo come movimento politico nasce a Milano il 23 marzo 1919 capeggiato da Mussolini sotto il nome di "Fasci italiani di combattimento". 

Quel fatidico giorno in via San Sepolcro si danno convegno i fascisti della prima ora, un centinaio di "fedelissimi" tra cui Balbo, De Bono, Bianchi e De Vecchi, i futuri Quadrumviri della Marcia su Roma. Al suo esordio non � ancora un partito e anzi si proclama "antipartito" per eccellenza, mosso esclusivamente da un desiderio di azione pi� che di pensiero per operare un radicale cambiamento nelle logore e stagnanti istituzioni del Paese. Il fascismo fa appello a tutte quelle forze deluse dalla "vittoria mutilata" e quando, nell'aprile del 1919, si verifica il primo episodio di guerra civile in concomitanza con l'inizio dei grandi scioperi politici promossi dai socialisti, si schiera apertamente in appoggio ai dissidenti, ex ufficiali, studenti, nazionalisti e futuristi che il 15 danno l'assalto alla sede dell' "Avanti!" a Milano. E nel settembre si garantisce il proselitismo degli "eroi", quei legionari con le armi in pugno capeggiati da Gabriele d'Annunzio che occupano Fiume in aperta protesta contro gli Alleati e a sostegno di un nazionalismo mortificato dall'immobilismo del governo Nitti.

Ormai le condizioni sono favorevoli per la scalata al potere e il 16 novembre il movimento fascista si presenta alle elezioni politiche con un programma in cui, accanto alla difesa dei valori nazionalistici, figurano istanze di impronta politica e sociale in senso democratico, come il voto alle donne, l'abolizione del Senato, il controllo operaio delle fabbriche, l'imposta progressiva sul reddito e alcune misure anticlericali destinate nell'immediato futuro a un drastico ridimensionamento come il sequestro dei beni delle congregazioni religiose e l'abolizione delle mense vescovili.

ALLE ELEZIONI MUSSOLINI TRAVOLTO

Il responso delle urne si rivela deludente, l'unica lista del fascio, quella di Milano, ottiene una manciata di voti, appena 4795 contro i 170.000 dei socialisti e i circa 74.000 dei popolari di don Sturzo nella stessa circoscrizione. Una sconfitta di cui il partito socialista non sapr� approfittare n� sul piano politico con una fattiva collaborazione di governo n� sul piano sociale nonostante la congiuntura estremamente favorevole dovuta al malcontento popolare per l'aumento vertiginoso del costo della vita. Il radicalismo dell'azione sindacale e la lotta di classe improntata alla conquista del potere da parte del proletariato scatenano la reazione e la paura delle forze conservatrici e il progressivo declino dei socialisti. Il movimento fascista registra allora una impennata di consensi in netta progressione dopo il fallimento dell'occupazione operaia delle fabbriche nel settembre 1920, che aveva provocato grandi preoccupazioni tra i ceti della borghesia minando il prestigio dello Stato liberale da cui non si sentivano pi� sufficientemente tutelati. Agrari e industriali si pongono sotto l'ala protettrice del fascismo che istituisce le "squadre d'azione" per condurre un'opera di sistematico e violento smantellamento delle organizzazioni di sinistra nei piccoli centri e nelle campagne sotto l'occhio complice e l'atteggiamento passivo del governo che sottobanco appoggiava l'iniziativa fascista. Il 15 maggio 1921 Mussolini ottiene il primo tangibile risultato politico.

COL MANGANELLO VERSO IL POTERE

Nelle elezioni tenutesi sotto l'insegna dei "blocchi nazionali" e caratterizzate da forti intimidazioni e manifestazioni di violenza i fascisti ottengono 37 seggi in Parlamento e rafforzano l'azione di propaganda proseguendo nella lotta armata antisocialista. In novembre il movimento assume la denominazione di Partito nazionale fascista e nel 1922 conta oltre 300.000 iscritti ed � la maggiore forza politica del Paese. Tutto � pronto per attuare quella mossa politica unica e peculiare passata alla storia con il marchio di una rivoluzione che in realt� � stata il passaggio indolore di una riforma politica in senso autoritario auspicata dai detentori del potere, dalla monarchia e dall'esercito, dal capitalismo e dalla stessa Chiesa. 

Una rivoluzione antiborghese fomentata dalla borghesia per annientare lo stato borghese salvo poi ricostruirlo pi� forte e reazionario di prima. Il 1922 rappresenta per l'Italia l'anno forse pi� denso di storia di questo secolo, culminato nella Marcia su Roma, il segno plateale del grande cambiamento sotto il tallone dell' Uomo del destino che avrebbe trascinato il Paese nel sanguinoso baratro della seconda guerra mondiale. 

Dell'ascesa al potere assoluto di Mussolini e dell'alleanza con la Germania di Hitler caratterizzata da mille voltafaccia e ripensamenti tratteremo in altre puntate.

GIAN PIERO PIAZZA
Questa pagina
(concessa solo a Cronologia)
è stata offerta da Franco Gianola
direttore di http://www.storiain.net


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