SCHEDE BIOGRAFICHE
PERSONAGGI
FRANCESCO CRISPI


IL �DOPO CRISPI�

CESSA LA MEGALOMANIA CRISPINA
(1897-1906)

< < Vedi anche LA POLITICA COLONIALE DELL'ITALIA DAL 1882 IN POI

L'Italia non aveva una struttura produttiva e un'organizzazione militare adeguate a sostenere una politica estera aggressiva; in tali condizioni la politica di CRISPI  risult� piuttosto avventurosa che aggressiva. La sconfitta di Adua spense sul nascere ogni velleit� di grande potenza e fino alla Guerra di Libia la classe dirigente del Regno ritorn� ad una politica estera pi� tradizionale. 

Gli obiettivi principali dei governi succeduti a Crispi furono la liquidazione del fallimentare tentativo coloniale e il riavvicinamento alla Francia, pur senza modificare i rapporti di alleanza che legavano l'Italia alla Germania e all'Austria-Ungheria. Una politica estera di pace e di amicizia, dopo l'infelice parentesi della "megalomania" crispina.

Parlando alla Camera nel 1897, GIOLITTI  sostenne che il disastro della politica estere crispina era da addebitare alla "sproporzione tra il fine che si vuole raggiungere, ed i mezzi che si vogliano adoperare".

Gli uomini politici pi� realistici erano pienamente consapevoli che l'Italia non era in grado di competere con le altre potenze europee nella conquista di imperi coloniali che richiedeva forze economiche e militari e non soltanto velleitarismo. All'Italia, ultima delle grandi potenze europee, superata anche da Giappone e Stati Uniti, non restava altra, realistica, possibilit� che di affermare il suo modesto prestigio e di difendere i suoi interessi con una politica moderata. In questa direzione si mossero i ministri degli esteri che si succedettero dopo Crispi: Visconti-Venosta, Canevaro, Prinetti, Tittoni, Di San Giuliano, Guicciardini.

Visconti-Venosta, che era stato ministro degli esteri dal 14 dicembre 1869 fino al 18 marzo 1876; cio� fino alla caduta delle Destra, torn� agli Esteri con di RUDINI' e vi rest� fino al febbraio 1901, salvo una parentesi dal 1 giugno 1898 al 14 maggio 1899. Visconti-Venosta, a suo tempo, si era opposto all'alleanza con la Germania, era pertanto l'uomo giusto per operare un riavvicinamento e una riconciliazione con la Francia, dopo i rapporti di ostilit� nel periodo crispino. Visconti-Venosta liquid� anche l'altra eredit� crispina, la politica coloniale:

"le imprese coloniali non si possono considerare indipendentemente dalle condizioni e dai mezzi che sono loro necessari per renderle possibili e proficue. Queste condizioni e questi mezzi sono l'iniziativa ed il concorso del capitale privato, una bilancia dello Stato che conceda le spese necessarie perch� le occupazioni coloniali non rimangano sterili e senza valore, e soprattutto l'appoggio del paese, perch�, se vi � una politica che per essere seriamente condotta e praticata richiede il favore dell'opinione pubblica, questa � la politica coloniale. Se queste condizioni mancano, allora, tra l'obbiettivo che si persegue e i mezzi con cui si persegue sorge un contrasto alle cui spine un paese si espone a lasciare qualche brano del suo prestigio e della sua dignit�".

Visconti-Venosta diede un "colpo di timone" alla politica estera:

Visconti-Venosta trov� un interlocutore ben disposto nell'ambasciatore francese a Roma, Camillo Barr�re. Gli obiettivi di Visconti-Venosta e di Barr�re coincidevano su un punto fondamentale, cio� sull'affermazione del carattere difensivo che doveva avere la Triplice Alleanza e la possibilit� per l'Italia di avere, all'interno di essa, una certa libert� nei rapporti con la altre potenze europee. A differenza di quanto avevano cercato di ottenere i suoi predecessori, il diplomatico francese non fece alcuna pressione per costringere l'Italia a lasciare la Triplice ma si adoper� affinch� l'alleanza perdesse qualsiasi carattere antifrancese, implicito o esplicito. Su questo orientamento Barr�re trov� favorevoli non solo Visconti-Venosta ma anche Zanardelli e Prinetti, successo al Visconti-Venosta, rimasto in carica dal febbraio 1901 all'aprile 1903, quando fu costretto a dimettersi per motivi di salute.

Giulio Prinetti, un ricco industriale lombardo che non proveniva dalla carriera diplomatica, non aveva molta esperienza in politica estera pur essendo gi� stato ministro, ma dei lavori pubblici, al tempo del secondo governo di Rudin�. La sua politica estera non si discost� dalla linea filofrancese di Visconti-Venosta e mir� ad ottenere impegni espliciti e precisi, sia da parte degli alleati tedeschi sia da parte della Francia e dell'Inghilterra, sul rispetto degli interessi italiani. La politica di Prinetti, troppo ostentatamente favorevole alla Francia, insospett� e irrit� gli alleati, in primo luogo del cancelliere tedesco Bulow, il quale si lament� del comportamento italiano che "ondeggiava", secondo la sua espressione, "fra matrimonio legittimo e concubinato". Le preoccupazioni tedesche non erano del tutto ingiustificate, anche se Prinetti si affrett� a dichiarare, per tranquillizzare gli alleati, che l'Italia non avrebbe sacrificato all'amicizia francese la Triplice, ed era pronta e rinnovare il trattato.

Il nuovo orientamento filofrancese era condiviso ed approvato non solo dal Primo ministro ZANARDELLI (rimasto irredentista), ma dallo stesso re Vittorio Emanuele, il quale, continuando la tradizione dei suoi predecessori, consider� la politica estera un campo di competenza della monarchia. Il re non aveva simpatia per Guglielmo II e la sua antipatia era ricambiata. Fra i due alleati vi erano diverse ragioni di contrasto e di dissenso come la questione romana, che la Germania sollevava ogni volta che voleva far pressione sull'Italia, troppo disinvolta nei suoi giri di valzer, e la scarsa considerazione che l'alleato tedesco mostrava verso le aspirazioni e gli interessi italiani.

Tutto ci� determin�, nei primi anni di regno di Vittorio Emanuele III, un mutamento evidente se non negli accordi ufficiali (dato che la Triplice venne rinnovata il 28 giugno 1902, con una nota che dichiarava il disinteresse austriaco per la Tripolitania), certamente nei risultati pratici della politica estera italiana.
L'Italia acquist� una maggiore indipendenza nei confronti degli alleati e cerc� di difendere i suoi interessi appoggiandosi di volta in volta, a seconda delle circostanze, ora ad una ora all'altra potenza. Dopo il rinnovamento della Triplice, senza che venissero accolte le richieste di Prinetti per l'aggiunta di una clausola sul carattere difensivo dell'alleanza, il governo italiano volle consolidare i suoi legami con la Francia. Due giorni dopo il rinnovo della Triplice, con uno scambio di note segrete, fu definito un accordo italo-francese che ribadiva i punti fondamentali dell'intesa raggiunta da Visconti-Venosta. Nella sua lettera, Prinetti dichiarava che l'Italia sarebbe rimasta neutrale in caso di aggressione contro la Francia da parte di altre potenze o nel caso che la Francia fosse stata costretta a dichiarare guerra, dopo averne dato comunicazione all'Italia.


vedi anche  IL LUNGO GOVERNO CRISPI ---- IL SECONDO GOVERNO CRISPI

LA POLITICA ESTERA DI CRISPI

oppure i RIASSUNTI STORIA D'ITALIA - I VARI PERIODI


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