SCHEDE BIOGRAFICHE
PERSONAGGI
FRIEDRICH NIETZSCHE

ANNO 1886

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(vedi anche " IL SECOLO BREVE" - LE INFLUENZE DEGLI AUTORI DEL SOSPETTO)

 
Sils Marie

*** A Sils Marie, una piccola localit� incastonata fra i monti svizzeri dell'Engadina,  non lontana da San Moritz, al di l� di questo ponte sul torrente, nelle piccole mulattiere che si inoltrano e salgono verso la montagna, e in mezzo a queste, si aggira un irrequieto filosofo:
� NIETZSCHE.
Su questi viottoli di questo piccolo paese di 100 anime, da due anni, sta concependo le sue pi� grandi opere.  Una in particolare! iniziata nel '83, a Portofino.
Per chi ancora oggi si avventura su questi sentieri, l'opera sembra aleggiare nell'aria fin dal primo passo, con la realt� della prima pagina e fin dalle prime righe.

E' il suo "Cosi' parlo' Zarathustra". Il luogo � fiabesco e nel medesimo tempo apocalittico quando le alte montagne e la valle si coprono di nuvole. Questo villaggio si � conservato ancora intatto, come � intatta la sua casa, al limite di un bosco; dove qui  ha soggiornato per 8 anni.

Casa di Nietzsche
Intatta � la panchina ai bordi di quel torrente...,

... vicino al ponte, con la strada che sale, sale...

"Quando Zarathustra ebbe compiuto trent'anni, lasci� la sua patria e and� nelle montagne. L� godette la compagnia del suo spirito e della sua solitudine. Ma un giorno il suo cuore sub� un grande mutamento, e un mattino si alz� con l'aurora, si mise davanti al sole e cos� parl�....."
(Inizio di Zarathustra...)

 

Davanti alla casa dove ho posato per questa fotografia, c'� ancora Lui ! lo hanno simboleggiato in una impettita Aquila dallo sguardo fiero

Impossibile sfuggire al fascino del luogo per chi ha letto una sola pagina del suo capolavoro, dove l'inizio, la fine o dentro in ogni pagina, o anche in una sola riga, c'e' un immenso universo, dove ci si perde con la riflessione.
Spesso c'� il "caos", ma � lo stesso Nietzsche a suggerirci che "ci vuole la musica del caos prima che l'universo partorisca e poi faccia danzare una stella"

Friedrich Nietzsche ha concepito in mezzo a questi viottoli e ha iniziato in questa casa la stesura di �Cos� parl� Zaratustra�, senza dubbio la sua opera pi� nota,  rivolta a.....
"...Essi, che hanno qualcosa di cui vanno orgogliosi. Come si chiama
quella cosa che li rende orgogliosi? Essi la chiamano cultura, ed � ci� che li distingue dal pastore di capre....) (capit. 5 dell'introduzione) 

"Attraverso quest'opera, si diffonde in Europa quello "spirito della crisi" che covava nell'ambito ristretto della cultura filosofica, con esiti che arriveranno fino alle soglie della seconda guerra mondiale. �La morale che supera se stessa per veracit�, i moralisti che superano se stessi diventando il loro opposto - me stesso - questo significa il nome di Zarathustra sulla mia bocca� (F. Nietzsche) (By: M. Chatel)"

Il pensiero di NIETSZCHE incombe da cento anni nell'attualit�, e forse andr� oltre. Inutile dire che l'autore che qui scrive considera quest'opera uno dei pi� grandi capolavori letterari in assoluto.
Un libro da comodino, per l'intera esistenza.
Chi lo ha letto, lo rilegga. Perch� nella lettura di Zarathustra, ogni volta qualcosa sfugge sempre. Anche perch� ieri eravamo una persona, oggi siamo un'altra e domani un'altra ancora. La cultura quotidiana fa germogliare qualche seme del sapere, ma attenzione, � la paziente riflessione che fa crescere la pianta. Ma se ogni mattina (tronfi di "
quella cosa") togliamo il seme per vedere se � germogliato, la pianta non crescer� mai. 

francomputer

Cenni biografici cronologici

1813 - 10 ottobre, nasce ad Eilenburg in Sassonia Karl Ludwing Nietzsche. 
1842 - Federico Guglielmo IV conferisce a Karl Ludwig Nietzsche, dopo averlo conosciuto personalmente come istitutore alla corte ducale di Altenburg, la parrocchia di Rocken presso Lutzen. 
1843 - Compie trent'anni e si sposa. 
1844 - 15 ottobre, nasce il suo primogenito: FRIEDRICH WILHELM.
1849 - 30 luglio muore il padre Karl. 
1850 - Muore il fratello minore e la madre decide di trasferirsi, con la suocera, le due cognate e i due figli, a Naumburg. In questa citt� il piccolo Nietzsche inizia le elementari.
1851 - Fino all'autunno del 1854 frequenta l'istituto privato del candidato di teologia Weber per prepararsi all'ammissione al "Domgymnasium"di Naumburg.
1854 - Dall'autunno di quest'anno fino all'autunno del...
1858 frequenta il ginnasio e crea le prime composizioni musicali. 
1860 - 25 luglio: Nietzsche fonda l'associazione "musicale e letteraria" "Germania". Per essa N. scriver� saggi letterario-filosofici, posie, composizioni musicali. 
1862 - Marzo: per la "Germania" Nietzsche scrive i suoi primi due saggi di carattere filosofico: "Fato e storia", "La libert� della volont� e il fato". 
1863 - 18 settembre: frammento autobiografico "La mia vita". 
1864 - Estate: si diploma e poi si iscrive alla facolt� teologica e a quella filosofica. 
1865 - Contrasti con la madre per ragioni religiose: N. si rifiuta di partecipare alla comunione luterana. Lascia l'universit� di Bonn e si iscrive a quella di Lipsia. 
1866 - N. � membro attivo della "societ� filologica" di Lipsia. 
1867 - Pubblica il suo primo lavoro filologico, sulla storia della raccolta di sentenze teognidee, nel "Rheinisches Museum". Dal 9 ottobre presta servizio militare, come "volontario per un anno", nel reparto a cavallo del reggimento di artiglieria da campo a Naumburg. 


1868 - In marzo, per una caduta da cavallo, deve interrompere il servizio militare. Il suo lavoro sulle "fonti di Diogene Laerzio" � premiato all'universit� di Lipsia. In ottobre termina il servizio militare e torna a Lipsia. 
1869 - 13 febbraio, � chiamato alla cattedra di filologia classica dell'universit� di Basilea, dove sar� il 19 aprile.
1870 - Agosto: partecipa come infermiere alla guerra franco-prussiana. Il 7 settembre si ammala di dissenteria e difterite, viene ricoverato a Erlangen. Dopo un soggiorno a Naumburg, presso la madre e la sorella, torna - alla fine di ottobre - a Basilea. Amicizia con Franz Overbeck, professore di teologia (storia della Chiesa) a Basilea. Con lui Nietzsche vivr� per cinque anni nella stessa abitazione.
1872 - Ai primi dell'anno esce "La nascita della tragedia dallo spirito della musica".
1873 - A partire da quest'anno, peggioramento nelle condizioni di salute di Nietzsche. Nell'estate pubblica la sua prima "Considerazione inattuale": "David Strauss, l'uomo di fede e lo scrittore". Dalla fine di ottobre ai primi di novembre. Nietzsche � a Bayreuth: il suo "Appello ai Tedeschi" per la causa wagneriana viene respinto dai delegati delle associazioni wagneriane. 1874 - In febbraio esce la seconda "Inattuale": "Sull'utilit� e lo svantaggio della storia per la vita". Tiepida accoglienza a Bayreuth per questo nuovo scritto. In ottobre esce la terza "Inattuale": "Schopenhauer come educatore". 
1875 - In inverno e primavera lavora all'"Inattuale": "Noi filologi". Alla fine dell' anno grave crisi nelle suo condizioni di salute. 1876 - Domanda di matrimonio a Matilde von Trampedach, conosciuta tramite Hugo von Senger (musicista a Ginevra). In luglio esce la quarta "Inattuale": "Richard Wagner a Bayreuth". I primi appunti di "Umano, troppo umano" sono gi� pronti. Dalla met� di ottobre congedo dall'universit� per ragioni di salute. 
1877 - Ai primi di maggio, Nietzsche lascia Sorrento per la Svizzera. Soggiorno a Ragaz e Rosenlauibad fino al settembre, poi torna a Basilea, per riprendere le lezioni all'universit�. 
1878 - In gennaio N. riceve il testo del "Parsifal" con dedica di Wagner. In maggio esce: "Umano, troppo umano. Un libro per spiriti liberi". Gli amici di N. restano sconcertati dalla nuova opera. 
1879 - Ai primi di marzo escono: "Opinioni e sentenze diverse". In primavera grave peggioramento delle condizioni di salute di N. che d� le dimissioni all'insegnamento e riceve una pensione di 3000 franchi annuali. N. trascorre l'estate in Engadina (St. Moritz). Il 20 settembre � a Naumburg, dove trascorrer� tutto l'autunno e parte dell'inverno. La sua salute peggiora continuamente. 
1880 - Ai primi dell'anno esce "Il viandante e la sua ombra". Soggiorna a Riva del Garda, a Venezia, a Marienbad, poi torna a Naumburg (passa per Francoforte e Basilea) poi va a Stresa e in novembre a Genova.
1881 - In primavera lascia Genova per Recoaro.
1882 - In febbraio visita di Paul R�e a Genova. Il 13 marzo a Roma, R�e conosce Lou von Salom�. E' a Messina, a Roma, in Svizzera. Amore di N. per Lou, nella quale egli spera di aver trovato il vero discepolo. Dalle memorie di Lou, risulta che egli le avrebbe chiesto di sposarlo, la prima volta a Roma per bocca di R�e e la seconda -e ultima volta- a Lucerna, dove i tre amici sarebbero per� giunti a un chiarimento definitivo dei loro rapporti, impostati su piani di vita comune ai fini dello studio in qualche citt� con universit� importanti (Parigi o Vienna). Dai primi di agosto Lou von Salom� lo raggiunge a Tautenburg insieme alla sorella di N. Dopo alcuni giorni burrascosi dovuti a una "infinit� di storie" raccontate dalla sorella di N sul conto di Lou, N. e Lou vivono tre settimane di intensa comunione spirituale. Orrore della sorella di N., che per la prima volta scorge di "vero volto" della filosofia di N. e -incapace di comprendere la natura del rapporto del fratello verso Lou- si trasforma in "nemica mortale" della giovane russa. Anche la madre di N., messa su da Elisabeth, si rifiuta di ricevere in casa Lou. Le due donne -la madre e la sorella di N.- lo perseguitano con la loro meschinit� moralistica: esse vedono in Lou la rovina di N.
N. rompe con la madre e la sorella. In ottobre a Lipsia egli ha un ultimo incontro con Lou e Paul R�e. Per N. questo sar� l'ultimo tentativo di rompere con la solitudine e tornare fra gli uomini. Intanto � uscita la "Gaia scienza". Visita Basilea e la Riviera Ligure. Ripiombato nella solitudine, N. si sente deluso nelle sue speranze pi� grandi e concepisce sospetti sul comportamenro di Lou nei suoi riguardi: Tra la fine di novembre e la fine dell'anno, egli scrive lettere piene di rimproveri a Lou. 
1883 - N. � in preda a una grave depressione, ha idee di suicidio, fa abuso di sonniferi. Nasce "Cos� parl� Zarathustra". Soggiorna a Genova poi va a Roma dove si riconcilia con la sorella. La sorella scatena una campagna epistolare contro R�e e Lou allo scopo di ottenere la rottura completa dei rapporti tra il fratello e Lou. N. si lascia implicare nella "guerra" personale della sorella. Esce la seconda parte di "Cos� parl� Zarathustra". Esce la II parte di "... Z...". Litiga nuovamente con la sorella. Va a Nizza e d'ora in poi soggiorner� tutti gli anni d'estate a Sils-Maria 

1884 - In gennaio termina il terzo "Zarathustra". Rompe i rapporti con la sorella. Dalla fine di settembre alla fine di ottobre a Zurigo. Incontro con la sorella e nuova conciliazione. 
1885 - Tra la met� di marzo e la met� d'aprile N. fa stampare la quarta parte di "Cos� parl� Zarathustra" a proprie spese in quaranta esemplari, destinati agli amici. Il 22 maggio si sposa la sorella. Visita Firenze e Monaco. 
1886 - Fino ai primi di maggio lavora alla sua nuova opera (Al di l� del bene e del male), per la quale tuttavia non riesce a trovare un editore. Usciranno: "Nascita dell tragedia" e alla fine di luglio esce "Al di l� del bene e del male".
1887 - Visita Cannobio, Zurigo, Coira e Lenz dove nasce l'importante frammento sul "nichilismo europeo". In poche settimane N. scrive la "Genealogia della morale",che uscir� alla met� di ottobre. In autunno � a Venezia e poi a Nizza. 
1888 - Visita Torino. Torna a Sils-Maria dove scrive "Il crepuscolo degli idoli" e "L'anticristo". Ritorna a Torino e inizia l'autobiografia: "Ecce homo. Come si diventa ci� che si �". N. vede in "Ecce homo" e ne "L'anticristo" opere che segneranno una nuova epoca nella storia dell'umanit�. 
1889 - Termina i "Ditirambi". Tra il 3 gennaio, giorno probabile del definitivo crollo psichico di N., e il 7 gennaio, "biglietti della pazzia": a amici, a uomini di Stato, "ai Polacchi", a Umberto I.Il 9 gennaio, a Basilea, N. � ricoverato nella clinica per malattie mentali. Il 18 gennaio N. � ricoverato nel manicomio di Jena. 
1890 - A partire dal 13 maggio � affidato alle cure della madre a Naumburg.

1897 - 20 aprile, morte della madre. La sorella, tornata dal Paraguay dell'autunno 
1893, si assume la cura di N. e lo porta a Weimar. 


1900 - Gli ultimi istanti - Poi il 25 agosto muore Friedrich Nietzsche.


I temi strutturali.

Di Maurizio Chatel

   Cos� parl� Zarathustra non � facilmente attribuibile a un genere filosofico tradizionale. � stato definito un poema in prosa, costruito sulla forma del racconto allegorico, diviso in episodi che si presentano come parabole. Il modello pi� vicino � pertanto quello del Vangelo, di cui Nietzsche inverte le tesi fondamentali.
    Il libro si apre con una Prefazione nella quale il profeta annuncia il superuomo alla folla, senza essere capito. Decide allora di rivolgersi solo ai pochi pronti al grande annuncio.
    La prima parte - I discorsi di Zarathustra - comprende 22 discorsi che costituiscono la parte critica e decostruttiva dell'opera, contro i valori tradizionali (l'idealismo, l'amore per il prossimo, la svalutazione del corpo ecc.).
    La seconda parte propone alcuna parabole di tono lirico con cui l'autore inizia l'opera di costruzione dei nuovi valori: in essa � adombrata, attraverso il rimpianto degli ideali e delle illusioni della giovent�, la morte dell'uomo e il futuro avvento del superuomo.
    La terza parte, la pi� importante, contiene le due visioni profetiche dell'eterno ritorno e della nascita del superuomo. Nella forma del sogno profetico e del monologo � annunciata anche la "trasmutazione di tutti i valori", nel senso del capovolgimento della morale cristiana.
    La quarta parte presenta, in forma di racconto lineare, l'incontro tra Zarathustra e il superuomo. Esso non gli appare - come la retorica nazista volle leggere - come l'eroe dell'evoluzione della specie, ma come l'insieme degli uomini segnati in profondit� dal dolore e dalla disperazione e, proprio per questo, capaci di redimersi attraverso la profondit� della sofferenza e del disprezzo di s�: la diversit� nasce dal riso abissale e dal desiderio di vivere. (By: Maurizio Chatel)

Prefazione di 

Zarathustra

Giunto nella citt� vicina, sita presso le foreste, Zarathustra vi trov� radunata sul mercato una gran massa di popolo: era stata promessa infatti l�esibizione di un funambolo. E Zarathustra parl� cos� alla folla:Io vi insegno il superuomo (*) . L�uomo � qualcosa che deve essere superato. Che avete fatto per superarlo? Tutti gli esseri hanno creato qualcosa al di sopra di s�: e voi volete essere il riflusso in questa grande marea e retrocedere alla bestia piuttosto che superare l�uomo? Che cos�� per l�uomo la scimmia? Un ghigno o una vergogna dolorosa. E questo appunto ha da essere l�uomo per il superuomo: un ghigno o una dolorosa vergogna. Avete percorso il cammino dal verme all�uomo, e molto in voi ha ancora del verme. In passato foste scimmie, e ancor oggi l�uomo � pi� scimmia di qualsiasi scimmia. E il pi� saggio tra voi non � altro che un�ibrida disarmonia di pianta e spettro. Voglio forse che diventiate uno spettro o una pianta? Ecco, io vi insegno il superuomo! Il superuomo � il senso della terra. Dica la vostra volont�: sia il superuomo il senso della terra!
Vi scongiuro, fratelli rimanete fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di sovraterrene speranze! Lo sappiano o no: costoro esercitano il veneficio. Dispregiatori della vita essi sono, moribondi e avvelenati essi stessi, hanno stancato la terra: possano scomparire! Un tempo il sacrilegio contro Dio era il massimo sacrilegio, ma Dio � morto, e cos� sono morti anche tutti questi sacrileghi. Commettere il sacrilegio contro la terra, questa � oggi la cosa pi� orribile, e apprezzare le viscere dell�imperscrutabile pi� del senso della terra! In passato l�anima guardava al corpo con disprezzo: e questo disprezzo era allora la cosa pi� alta: essa voleva il corpo macilento, orrido, affamato. Pensava in tal modo, di poter sfuggire al corpo e alla terra.
Ma questa anima era anch�essa macilenta, orrida e affamata: e crudelt� era la volutt� di questa anima! Ma anche voi, fratelli, ditemi: che cosa manifesta il vostro corpo dell�anima vostra? Non � forse la vostra anima indigenza e feccia e miserabile benessere? Davvero, un fiume immondo � l�uomo. Bisogna essere un mare per accogliere un fiume immondo, senza diventare impuri. Ecco, io vi insegno il superuomo: egli � il mare, nel quale si pu� inabissare il vostro grande disprezzo. Qual � la massima esperienza che possiate vivere? L�ora del grande disprezzo. [...]
Non il vostro peccato � la vostra accontentabilit� grida al cielo, la vostra parsimonia nel vostro peccato grida al cielo! Ma dov�� il fulmine che vi lambisca con la sua lingua! Dov�� la demenza che dovrebbe esservi inoculata? Ecco, io vi insegno il superuomo: egli � quel fulmine e quella demenza! - Zarathustra aveva detto queste parole, quando uno della folla grid�: �Abbiamo sentito parlare anche troppo di questo funambolo; � ora che ce lo facciate vedere!�. E la folla rise di Zarathustra. Ma il funambolo, credendo che ci� fosse detto per lui, si mise all�opera.
Zarathustra invece guard� meravigliato la folla. Poi parl� cos�: L�uomo � un cavo teso tra la bestia e il superuomo, � un cavo al di sopra di un abisso. Un passaggio periglioso, un periglioso essere in cammino, un periglioso guardarsi indietro e un periglioso rabbrividire e fermarsi. La grandezza dell�uomo � di essere un ponte e non uno scopo: nell�uomo si pu� amare che egli sia una transizione e un tramonto. Io amo coloro che non sanno vivere se non tramontando, poich� essi sono una transizione. Io amo gli uomini del grande disprezzo, perch� essi sono anche gli uomini della grande venerazione e frecce che anelano all�altra riva. Io amo coloro che non aspettano di trovare una ragione dietro le stelle per tramontare e offrirsi in sacrificio: bens� si sacrificano alla terra, perch� un giorno la terra sia del superuomo.
Io amo colui che vive per la conoscenza e vuole conoscere, affinch� un giorno viva il superuomo. E cos� egli vuole il proprio tramonto. Io amo colui che lavora e inventa, per costruire la casa al superuomo, e gli prepara la terra, l�animale e la pianta: giacch� cos� egli vuole il proprio tramonto. Io amo colui che ama la sua virt�: giacch� virt� � volont� di tramontare e una freccia anelante. [...]
Io amo colui l�anima del quale trabocca da fargli dimenticare se stesso, e tutte le cose sono dentro di lui: tutte le cose divengono cos� il suo tramonto. Io amo colui che � di spirito libero e di libero cuore: il suo cervello, in tal modo, non � altro che le viscere del cuore, ma il suo cuore lo spinge a tramontare. Io amo tutti coloro che sono come gocce grevi, cadenti una a una dall�oscura nube incombente sugli uomini: essi preannunciano il fulmine e come messaggeri periscono. Ecco, io sono un messaggero del fulmine e una goccia greve cadente dalla nube: ma il fulmine si chiama superuomo. [...]

In: Cos� parl� Zarathustra. Prefazione di Zarathustra, �� 3-4, in Opere, a cura di Colli - Montinari, vol. VI, tomo I, pp. 6-9.

superuomo (*) Il termine "superuomo" � stata la prima e pi� diffusa traduzione italiana del termine originale tedesco ��bermensch�. Dopo gli orrori del nazismo e delle ideologie totalitarie, la rilettura che � stata condotta sui testi di Nietzsche dai filosofi italiani, e tra questi soprattutto da Gianni Vattimo, ha portato alla luce un altro possibile significato della parola, che si esprime nella locuzione "l�oltre-uomo", inteso non pi� come "uomo superiore" ma come ulteriore stadio dello sviluppo etico e culturale dell�umanit�. Nella pagina citata � ancora presente la traduzione pi� corrente di "superuomo"; basti ricordare che essa � solo una traduzione che non esaurisce tutti i sensi del concetto nietzscheano.

Ecce homo, �Perch� sono un destino�

 

   "Volete una formula per questo destino, che si fa uomo? - Si trova nel mio Zarathustra.
- � colui che deve essere creatore di bene e male: in verit�, costui dev'essere in primo luogo un distruttore, e deve infrangere valori.
    Quindi il massimo male inerisce alla bont� suprema: questa per� � la bont� creatrice.
    Io sono  di gran lunga l'uomo pi� tremendo che mai ci sia stato; ci� non toglie che io possa essere il pi� benefico. Conosco il piacere del distruggere in misura della mia forza di distruzione, - nell'una e nell'altra cosa obbedisco alla mia natura dionisiaca, che non riesce a distinguere tra il fare no e il dire s�. Io sono il primo immoralista: perch� io sono il distruttore par excellence."

Da. Ecce homo. Perch� sono un destino, � 2, in: Opere, cit., vol. VI, tomo III.

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Friedrich Nietzsche: Al di l� del bene e del male. (QUI, l'Opera integrale > > >
"La demitizzazione radicale".

La quasi totalit� delle opere di Nietzsche � scritta in forma aforistica, la preferita dal filosofo. Il dizionario definisce l'aforisma come: �Sentenza, massima: proposizione che esprime con concisa esattezza il frutto di una lunga esperienza (di vita, di osservazione, di analisi...)�. Nella definizione si delinea il tipico percorso creativo che un� vita e pensiero di Nietzsche: il suo errabondo vagare in cerca di tranquillit�, tra meditazioni e ricerche (tutta la sua biografia � intessuta di "rapimenti intuitivi" avvenuti nel corso di passeggiate alpine o marittime), la cui profondit� e istantaneit� non poteva che esprimersi nella forma, per met� poetica e per meta "oracolare" e misterica, della sentenza aforistica. Ma Nietzsche stesso ha scritto una "giustificazione" del suo stile, che riteniamo doveroso anteporre alle pagine a lui dedicate.

 

"In altri casi presenta difficolt� la forma aforistica: ci� � dovuto al fatto che oggigiorno non si d� sufficientemente importanza a questa forma. Un aforisma, modellato e fuso con vigore, per il fatto che viene letto non � ancora "decifrato"; deve invece prendere inizio, a questo punto, la sua interpretazione, per cui occorre un'arte dell'interpretazione.�

� qui evidente la precisa consapevolezza che Nietzsche ha del significato e dell'importanza dell'interpretazione nella decifrazione della realt� e del suo senso. Pensare di poter esprimere direttamente la "verit�" � ingenuit� o malafede; occorre operare anche in filosofia come opera la vita nella sua immediatezza: celandosi dietro una maschera. Egli stesso scrisse, a questo proposito: �Tutto ci� che � profondo ama la maschera; le cose pi� profonde hanno per l'immagine e l'allegoria perfino dell'odio. (...) Ogni spirito profondo ha bisogno di una maschera: e pi� ancora, intorno a ogni spirito profondo cresce continuamente una maschera, grazie alla costantemente falsa, cio� superficiale interpretazione di ogni parola, di ogni passo, di ogni segno di vita che egli d�.� La maschera � dunque un mezzo ambiguo, dietro il quale da un lato la verit� ama nascondersi per salvaguardare la propria profondit�; ma che dall'altro noi utilizziamo per non vedere la realt�, per sfuggire da essa.

 

�Nel terzo saggio di questo libro ho presentato un modello di quel che in un caso del genere intendo per "interpretazione" - a questo saggio � fatto precedere un aforisma ed esso stesso ne rappresenta il commento. Indubbiamente, per esercitare in tal modo la lettura come arte, � necessaria soprattutto una cosa, che oggid� � stata disimparata proprio nel modo pi� assoluto - ed � per questo che per giungere alla "leggibilit�" dei miei libri occorre ancora del tempo - una cosa per cui si deve essere quasi vacche e in ogni caso non "uomini moderni": il ruminare...".

La modernit� a cui si riferisce Nietzsche � la nostra modernit� delle macchine, della velocit� ad ogni costo. Una modernit� che non lascia pi� spazio all'attenzione e alla profondit�, che fa, appunto, della velocit� una maschera per nascondere la propria angoscia ed impotenza. Ruminare, quindi, nel senso di lasciarsi tempo, di ripensare a lungo su ci� che si � letto, di non voler cogliere "subito tutto", di essere, cio�, il contrario di un uomo moderno.

Da: Al di l� del bene e del male, afor. 38:

�Dopo avere, abbastanza a lungo, letto i filosofi tra le righe e riveduto le loro bucce, mi sono detto: occorre anche considerare la maggior parte del pensiero cosciente tra le attivit� dell'istinto, e anche laddove si tratta del pensiero filosofico; occorre, a questo punto, trasformare il proprio modo di vedere, come si � fatto per quanto riguarda l'ereditariet� e l'"innatismo". Come l'atto della nascita non pu� essere preso in considerazione nel processo e nel progresso dell'ereditariet�, cosl l'"esser cosciente" non pu� essere contrapposto, in una qualche maniera decisiva, all'istintivo - il pensiero cosciente di un filosofo � per lo pi� segretamente diretto dai suoi istinti e costretto in determinati binari. Anche dietro ogni logica e la sua apparente sovranit� di movimento stanno apprezzamenti di valore, o per esprimermi pi� chiaramente, esigenze fisiologiche di una determinata specie di vita. Per esempio, che il determinato abbia pi� valore dell'indeterminato, che l'apparenza sia meno valida della "verit�": simili apprezzamenti, con tutta la loro importanza regolativa per noi, potrebbero, pur tuttavia, essere soltanto apprezzamenti pregiudiziali, una determinata specie di "niaiserie", come pu� essere appunto necessaria per la conservazione di esseri quali noi siamo. Supposto, cio�, che non sia proprio l'uomo la "misura delle cose"...".

Alla radice della filosofia e della morale - dice in sostanza Nietzsche in questo aforisma - c'� l'istinto di conservazione e di accrescimento della vita. Dietro ogni grande teoria filosofica, ogni ideale morale o misticismo religioso, c'� la volont� di vivere, concepita come una forza naturale sempre uguale a se stessa. �Comunque sia da concepire questo "fondo", resta in ogni caso che, nella demitizzazione, esso si oppone al mito come il vero al falso, � il criterio di verit� in base a cui la favola si rivela favola. Ora, uno dei miti, anzi il mito che Nietzsche si � applicato con pi� calore a distruggere, � proprio la credenza nella verit�. "Anzitutto, scuotere la credenza nella verit�". Non in qualche verit� determinata, ma nella verit� come tale.� G. Vattimo, citato, p. 136.

Leggiamo ora l'aforisma 16:

 

"Continuano ancora ad esistere ingenui osservatori di s�, i quali credono che vi siano "certezze immediate", per esempio "io penso", o, come era la superstizione di Schopenhauer, "io voglio": come se qui il conoscere potesse afferrare puro e nudo il suo oggetto, quale "cosa in s�", e non potesse aver luogo una falsificazione n� da parte del soggetto, n� da parte dell'oggetto.�

� se il "soggetto" della conoscenza, colui che conosce, pu� falsificare i dati della sua conoscenza sovrapponendovi le proprie "verit�" prefabbricate e le proprie teorie morali; cos� anche l'"oggetto", la cosa che si vuole conoscere, si nasconde dietro un'apparenza, una serie di maschere, che caratterizza tutto ci� che � vivo: la vita ama nascondersi per difendersi...

 

�Ma non mi stancher� di ripetere che "certezza immediata", cos� come "assoluta conoscenza" e "cosa in s�", comportano una "contradictio in adjecto": ci si dovrebbe pure sbarazzare, una buona volta, della seduzione delle parole! Creda pure fin che vuole il volgo, che conoscere sia un conoscere esaustivo; il filosofo deve dirsi: se scompongo il processo che si esprime nella proposizione "io penso", ho una serie di asserzioni temerarie, la giustificazione delle quali mi � difficile, forse impossibile, - come per esempio, che sia io a pensare, che debba esistere un qualcosa, in generale, che pensi, che pensare sia un'attivit� e l'effetto di un essere che � pensato come causa, che esista un "io", infine, che sia gi� assodato che cos'� caratterizzabile in termini di pensiero, - che io sappia che cos'� pensare. Se io, infatti, non mi fossi gi� ben deciso al riguardo, su quale base potrei giudicare che quanto appunto mi sta accadendo non sia forse un "volere" o un "sentire"? Ebbene, quell'"io penso" presuppone il confronto del mio stato attuale con altri stati che io conosco a me attinenti, al fine di stabilire che cosa esso sia: a causa di questo rinvio a un diverso "sapere", esso non ha per me, in nessun caso, un'immediata certezza.�

Malgrado la sua critica nei confronti del linguaggio filosofico tradizionale, in questo caso Nietzsche "ricade" nel meccanismo della confutazione logica: egli asserisce, infatti, che la "certezza" cartesiana circa il fondamento primario dell'"io penso" - al di sotto dell'io, della coscienza, non c'� nulla poich� � il pensare che costituisce il fondamento di ogni certezza - � contraddetta dall'esistenza, accanto al "pensare", di altri stati della coscienza quali il "volere" e il "sentire". In base a quale principio assoluto possiamo dunque stabilire che prima viene il pensare e poi tutto il resto? In base, sostiene Nietzsche, a una semplice nostra decisione in tal senso. Ma proprio Nietzsche ci ha insegnato che una decisione non crea una verit�.

 

� - Al posto di quella "certezza immediata", alla quale il popolo, nel caso in questione, pu� credere, il filosofo si ritrova in tal modo nelle mani una serie di problemi della metafisica, vere e proprie questioni di coscienza dell'intelletto, che cos� si formulano: "Donde prendo il concetto del pensare? Perch� credo a causa ed effetto? Che cosa mi d� il diritto di parlare d'un io e perfino d'un io come causa, e infine ancora d'un io come causa dei pensieri?". Chi, richiamandosi a una specie d'intuizione della conoscenza, si sentisse cos� fiducioso da rispondere, come fa colui che dice: "Io penso e so che questo almeno � vero, reale, certo" -troverebbe oggi pronti in un filosofo un sorriso e due punti interrogativi: "Signor mio, gli farebbe forse capire il filosofo, � improbabile che lei non si sbagli: ma perch� poi verit� a tutti i costi?.�

Per comprendere il significato di quest'ultima frase, leggiamo questi altri due brevi aforismi tratti da La volont� di potenza: �Contro il valore di ci� che rimane eternamente uguale (vedi l'ingenuit� di Spinoza, come pure di Cartesio) c'� il valore di ci� che � pi� breve e transeunte, il seducente scintillio dorato sul ventre del serpente vita�. �Non "conoscere" ma schematizzare, - imporre al caos tutta la regolarit� e tutte le forme sufficienti al nostro bisogno pratico�.
Dunque la verit� a tutti i costi � un bisogno pratico di sopravvivenza dell'uomo; solo di quell'uomo, per�, che teme, per debolezza, la forza vitale del "divenire", del caotico cambiamento che caratterizza la vita.
Il seguente aforisma (n. 289), sempre tratto da Al di l� del bene e del male, � stato giudicato "una delle pagine pi� belle che Nietzsche abbia mai scritto". In esso emerge con forza quel concetto di profondit� insondabile del "vero" che ha connotato gran parte del pensiero del Novecento:

 

�Negli scritti di un eremita si ode ancor sempre qualcosa coma la eco del deserto, qualcosa dei bisbigli e del timido guardarsi attorno della solitudine��

Malgrado l'apparenza, anzi, proprio "dietro di essa", deserto e solitudine nascondono ancora qualcosa; l'eremita ascolta proprio questo "qualcosa".

 

�� dalle sue pi� forti parole, dal suo stesso grido affiora ancora una nuova e pi� pericolosa specie di silenzio, di tacita segretezza. Chi di anno in anno, ogni giorno e ogni notte, � stato in un intimo contrasto e colloquio con l'anima sua, chi nella sua caverna - pu� essere un labirinto, ma anche una miniera d'oro - � divenuto un orso antidiluviano o un disseppellitore o un custode di tesori e un drago��

Il "nuovo" filosofo che Nietzsche intende essere non � colui che d� chiarezza, ma colui che scava nella profondit� senza paura di sporcarsi; nella profondit� dell'esistenza infatti si trova l'oscurit� (che la nostra "coscienza" ritiene fangosa) di una condizione vitale elementare di cui � stolto avere paura, perch� in essa si cela il tesoro della vita. Il filosofo, come il drago della mitologia sassone, � il custode del tesoro celato nel cuore della terra.

 

�� finisce per ricevere, persino nelle sue idee, un tono di luce crepuscolare, un profumo tanto d'abisso che di muffa, qualcosa di incomunicabile e di ripugnante che investe con un soffio gelido chiunque gli passi accanto. L'eremita non crede che un filosofo - posto che un filosofo sia sempre stato, prima di tutto, un eremita - abbia mai espresso in libri le sue intime ed estreme opinioni: non si scrivono forse libri al preciso scopo di nascondere quel che si custodisce dentro di s�? - dubiter�, anzi, che un filosofo possa avere in generale "estreme e intime" opinioni, pensando invece che ci sia in lui, dietro ogni caverna, una caverna ancor pi� profonda - un mondo pi� vasto, pi� strano, pi� ricco al di sopra d'una superficie, un abisso sotto ogni fondo, sotto ogni "fondazione". Ogni filosofia � filosofia di proscenio - questo � un giudizio da eremita: "V'� qualcosa di arbitrario nel fatto che costui si sia arrestato qui, abbia rivolto lo sguardo indietro e intorno a s�, non abbia, qui, scavato pi� profondamente e abbia messo in disparte la vanga - c'� pure qualcosa di sospetto in tutto ci�". Ogni filosofia nasconde anche una filosofia; ogni opinione � anche un nascondimento, ogni parola anche una maschera.�

Maurizio Chatel


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(vedi anche " IL SECOLO BREVE" - LE INFLUENZE DEGLI AUTORI DEL SOSPETTO)

FINE ANNO 1886 (RITORNO)


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