L'occupazione
di Massaua (1884)

La politica di Mancini, ministro degli esteri, e dell'intero governo rimase a lungo ancorata ad una conservazione dello status quo nel Mediterraneo. Lo fu anche nell'aprile del 1884, quando il governo francese, prendendo a pretesto incursioni di nomadi in Algeria, pretese dal re del Marocco una revisione del confine algerino-marocchino. 

Al di l� di ogni spiegazione, apparve chiaro a tutti l'intenzione francese di iniziare la conquista del Marocco. Perci� fu facile al Mancini ottenere che Inghilterra e Spagna si associassero ad una decisa opposizione al progetto francese.

Per vincere l'ostilit� italiana, l'11 maggio il governo francese (ed anche l'Inghilterra  dimostr� disinteresse) fece sapere a Roma che non si sarebbe opposto ad un'eventuale occupazione italiana di Tripoli. Questa volta il governo italiano decise di sfruttare l'opportunit� che gli veniva offerta: il nuovo ministro della guerra, il generale Ricotti Magnani, segretamente fu incaricato di allestire un corpo di spedizione di 30.000 uomini, destinato a sbarcare a Tripoli e Bengasi. 

Non se ne fece nulla, perch� nel dicembre dello stesso anno la Francia rinunci� all'impresa marocchina, ma intanto era avvenuto un cambiamento radicale nella politica del governo italiano. Ormai deciso a mettersi sulla strada delle conquiste coloniali e non potendo effettuare il progettato sbarco in Libia, il governo decise di occupare Massaua  sulla costa eritrea e di l� procedere ad occupare l'Africa orientale, bench� non vi fosse, in proposito, un piano militare definito.

L'occupazione di Massaua avvenne pacificamente il 5 febbraio 1885 con un corpo di spedizione di 1500 bersaglieri comandati dal colonnello Tancredi; la guarnigione egiziana fu rimpatriata alla fine dell'anno e le proteste del Cairo e di Costantinopoli rimasero inascoltate in Europa. Entro i tre mesi successivi, le truppe italiane occuparono tutta la fascia costiera compresa tra Massaua e Assab.
Seguirono poi il 12 febbraio l'invio di un altro contingente di uomini (42 ufficiali e 920 di truppa), e una terza spedizione il 24 febbraio.

L'impresa avveniva per ragioni di prestigio nazionale ma ancor di pi� per le pressioni dell'industria armatoriale, cantieristica, siderurgica che non trovavano in patria sufficienti occasioni di profitto a causa del ristretto mercato nazionale e dello scarso volume degli scambi con l'estero. 

La conquista di nuove colonie, per quanto povere fossero, avrebbe comunque significato l'apertura di nuove linee di navigazione, nuovo impulso alle costruzioni navali e alla fabbricazione di armi, la possibilit� di nuovi appalti per lavori pubblici, costruzioni ferroviarie. 

Non � un caso che l'inizio dell'espansione coloniale seguisse di poco la fondazione della Navigazione Generale Italiana e coincidesse con la ripresa del programma governativo di costruzioni navali e con la 
fondazione della Terni (acciaierie). 


Le poche voci di opposizione, come quella di Jacini, che si levavano a favore dei contadini colpiti dalla crisi del 1884, venivano soffocate da quelle, pi� numerose, che sostenevano che una politica aggressiva verso l'esterno avrebbe distratto l'opinione pubblica dalle difficolt� esterne mentre il patriottismo avrebbe posto un freno ai conflitti sociali, scoppiati un po' dappertutto in quell'anno.

Eppure buona parte del ceto politico critic� la spedizione di Massaua. I socialisti e i repubblicani perch� ostili in assoluto al colonialismo; alcuni moderati perch� preoccupati dal costo eccessivo dell'impresa in un momento di crisi economica; i sostenitori di una politica coloniale aggressiva, che costituivano la maggioranza in Parlamento, perch� ritenevano l'obiettivo poco importante e di aver generato solo delle illusioni

Per due anni (Presidente del Consiglio era, per la settima volta, Depretis) il problema coloniale pass� in secondo piano ma sarebbe tornato al centro dell'interesse del grande pubblico di l� a poco, a seguito dell'eccidio di Dogali nel gennaio 1887.

( Un grazie agli ALLIEVI ISTITUTO 
    "JACOPO RICCATI" - di TREVISO )
e grazie al Prof.Giovanni Tozzi


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