Commercio e Trasporti -  Italia - Situazione  1870 - 1900

COMMERCIO
&
 TRASPORTI

(vedi qui in dettaglio STRADE e FERROVIE )

A seguito dell’unificazione, molta parte degli scambi, che prima avevano carattere internazionale, divent� commercio interno. Lo sconvolgimento per� ebbe dimensioni moderate perch� sostanzialmente ogni stato continu� a lungo a vivere quasi autarchicamente.

Tra il 1854 e il 1858 il commercio delle province italiane, tra importazioni ed esportazioni, non superava i 1200 milioni di lire. Il commercio era effettuato quasi esclusivamente per via di mare e solo dopo parecchi anni dalla unificazione gli scambi via terra cominciarono ad avere una certa rilevanza nel movimento totale. Il contrabbando, nonostante il massiccio intervento repressivo della finanza, era diffusissimo e rimase a lugno uno delle pi� importanti fonti di evasione fiscale. Gran parte del movimento di importazione ed esportazione faceva capo alle regioni del nord, mentre le regioni del sud e la Sicilia assorbivano all'incirca un decimo del commercio totale ciascuna.

Nel territorio italiano non c'era stata, prima dell'unificazione, una politica commerciale vera e propria. Le tariffe doganali dei vari paesi unificati non erano uniformi. La tariffa sarda escludeva ogni intervento di protezione, con dazi di importazione specifici, in genere pari al 10 % circa del valore delle merci (erano esentate le materie prime) e nessun dazio di esportazione. Altrove, invece, prevalevano le politiche protezionistiche, con punte particolarmente alte nelle regioni meridionali.

L'estensione della tariffa piemontese a tutta l’Italia non poteva perci� avvenire senza provocare difficolt� e malcontenti. Le economie dei vecchi stati erano assoltamente precarie, cesciute in assenza di ogni concorrenza interna ed internazionale, normalmente di piccole dimensioni e penalizzate da una parte dalla mancanza di mobilit� dei capitali e del lavoro all’interno di ogni piccolo stato, dall'altra dalla deficienza di mezzi di comunicazione. L’abbattimento delle dogane fra stato e stato e la libert� di movimento, degli uomini come dei capitali, determinarono una perturbazione in ogni ramo ed in ogni funzione economica, che si sarebbe accentuata quando il rapido estendersi della rete ferroviaria mise a contatto immediato le produzioni locali, prima fortemente protette, con la produzione del nord e con quella delle pi� agguerrite industrie all’estero.

La viabilit� ordinaria, soddisfacente nell’Italia del nord ed in parte anche in quella centrale, si presentava in condizioni assai difettose al sud e nelle isole, sia per mancanza assoluta di strade, sia per la irregolare manutenzione di quelle esistenti. Non mancavano buone strade anche nel sud, ma non si pu� parlare di una viabilit� sufficiente per estensione conservazione se non in aree limitate. Nel 1863 il regno d'Italia aveva 22.500 chilometri di strade nazionali e provinciali e 63.000 km di strade comunali, ma una rete stradale degna di questa nome esisteva solamente al nord.

In assenza di una adeguata rete viaria e ferroviaria non poteva svilupparsi quel mercato nazionale che era stata la molla non ultima del processo di unificazione degli stati italiani. Fu perci� per necessit� oltre che per scelta che i governi del regno attuarono una politica di sviluppo della rete dei trasporti. La rete viaria fu ingrandita: nel 1870 le strade nazionali avevano una estensione di 27.217 chilometri e le strade comunali di 96.926.

Lo sforzo maggiore fu dedicato alla ferrovia. La rete ferroviaria, che all'indomani dell'unificazione era di appena 1707 chilometri:

Regno di Sardegna
Regno lombardo-veneto
Granducato di Toscana.
Totale Italia
850 km
483 km
255 km
1707 km

 

nel 1862 era gi� di 2939 chilometri, ai quali vanno aggiunti 2356 chilometri in costruzione e 2089 n progetto.

mancava tuttavia una regolamentazione e una programmazione, tanto che nel 1864 la situazione appariva talmente caotica che si pens� di mettere un po' d'ordine con la legge approvata nel 1865 il 14 maggio. La gestione della rete feroviaria, in precedenza suddivisa fra 22 diverse societ�, fu affidata a 4 grandi societ�: "Alta Italia", "Strade Ferrate Romane", "Strade Ferrate Meridionali", "Vittorio Emanuele".

Nel 1870 la rete ferroviaria era diventata di 6074 chilometri, cos� suddivisi:

Italia settentrionale
Italia centrale
Italia merdionale
2565 km
1732 km
1777 km

I costi furono elevati e le ferrovie rappresentarono la voce pi� consistente del deficit, ma i vantaggi per la colletivit� nazionale furono pi� alti, come testimoniano i dati dei viaggiatori e delle merci trasportate.

ANNO Viaggiatori Q.li di merci Capi di bestiame
1870
1875
1880
1885
1890
1895
1900
18.200.000
28.000.000
32.500.000
40.080.000
50.800.000
52.000.000
59.000.000
42.000.000
68.000.000
93.300.000
133.900.000
164.800.000
164.800.000
180.000.000
760.000
n.d.
n.d.
2.423.000
2.717.000
2.717.000
2.800.000

Gli effetti benefici sullo sviluppo del paese furono accentuati dalle tranvie a vapore intercomunali, la cui rete raggiungere 705 chilometri nel 1881 e addirittura 3303 nel 1900.
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