Economia Italia 1864

MINGHETTI 
e il DAZIO DI CONSUMO

 

Nel 1864 Minghetti propose di riordinare i dazi di consumo, dai quali il governo si attendeva un gettito di almeno 35 milioni. Prima che sorgesse il Regno d'Italia, in tutti gli antichi stati il consumo delle bevande e degli alimenti era colpito a favore dell'erario.

- Toscana: 4 milioni
- Napoli: dazio sulla pasta, le farine e i cereali
- Marche: tassa sulla macinazione del grano: 2 milioni
- Romagna: dazio sul vino: 800.000 lire
- Sicilia: imposta sulla macinazione: 10 milioni

Complessivamente, il dazio di consumo avrebbe dovuto dare circa 43 milioni l'anno. In realt�, quei balzelli erano stati in parte aboliti o trasferiti ai comuni (dai governi provvisori), in parte il gettito era ripartito fra i comuni e lo stato, in modo che dei 43 milioni possibili lo stato ne incassava appena 11 e provenienti pressoch� esclusivamente dalla Lombardia e dall'Emilia.

Era dunque necessario unificare e riordinare l'imposta sui consumi. In tal senso presentarono disegni di legge Sella nel 1862 e Minghetti nel 1863. Infine la materia fu regolata con la legge n. 1827 del 30 luglio 1864: i comuni potevano soprattassare i generi colpiti da dazio di consumo in misura non superiore al 40% del dazio governativo; inoltre il dazio proprio del comune non potesse oltrepassare il decimo del valore del genere tassato, desunto dal valore medio dell'ultimo quinquennio.

La legge ebbe effetti per lo pi� negativi:

  1. il gettito fu decisamente inferiore alle attese
  2. i comuni, potendo colpire la materia prima, potevano favorire o sfavorire le industrie
  3. diminuirono i consumi, in quantit� e qualit�, dei ceti meno abbienti

( Un grazie agli ALLIEVI ISTITUTO  
  "JACOPO RICCATI" - di TREVISO )


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