Le imprese coloniali dal 1861 al 1882


Per molti anni il Regno d'Italia non ebbe una politica coloniale vera e propria. L'attivit� precedente i governi della Sinistra si era limitata ad alcune trattative con il Portogallo per avere concessioni in Angola e in Mozambico, con l'Inghilterra per le lontane Isole Falkland e una base in Nigeria, con la Danimarca e la Russia. Di fatto l'inziativa coloniale italiana si ridusse alle esplorazioni e alle missioni da una parte, alla fondazione di una Societ� per l'Africa (Napoli, 1867) dall'altra.

L'apertura di Suez sugger� a Cavour di avviare una politica maggiormente attiva ma non si and� oltre la partecipazione degli operai italiani ai lavori di scavo e un limitato traffico navale: nel 1870 il tonnellaggio italiano che attravers� il canale rappresentava appena l'1,3 % del totale; nel 1901 le navi italiane che passarono attraverso il canale furono 101 su un totale di circa 3000.

In verit� in Italia non c'erano i presupposti di una politica di espansione coloniale (si deve all'azione dei missionari se furono stabilite stazioni commerciali e di rifornimento nel Mar Rosso). L'industria nazionale non aveva bisogno di nuovi mercati, dal momento che non riusciva a coprire nemmeno tutta la richiesta del mercato interno: l'Italia non aveva bisogno n� di nuovi mercati n� di sbocchi per investire all'estero il surplus di profitti. 

Altrove il colonialismo traeva origine dalla ricchezza, in Italia nasceva dalla miseria e dalla convinzione che esso potesse essere un rapido mezzo di arricchimento.

Pi� che al Mar Rosso (Assab) i governanti italiani guardavano alla Tunisia, molto pi� vicina. Nel tempo vi si erano trasferiti molti sicialiani, tanto che nel 1864 in un dibattito parlamentare un deputato la defin� una parte dell'Italia. Nello stesso 1864 fu proposto al governo italiano di spartirsi la Tunisia con la Francia. La risposta fu dapprima positiva, poi, pensando alle spese che stava allora sostenendo la Francia in Algeria, Visconti-Venosta convinse il governo a fare marcia indietro. Alla guerra e alla occupazione militare egli prefer� la penetrazione economica: nel 1869 l'Italia firmava un trattato con il bey di Tunisi, al quale fecero seguito tentativi di ottenere diritti di pesca e di coltivazione di tabacco.

Nel 1876 si present� una nuova occasione. Per allentare i rapporti tra la Francia e l'Italia, ma anche per evitare che questa rivendicasse il Trentino in cambio dell'espansione asburgica nei Balcani, l'Austria propose al governo italiano di mettere la Tunisia sotto il suo protettorato. Lo stesso fecero nel 1877 Inghilterra e Russia, probabilmente a titolo di compensazione per la loro futura politica di smembramento dell'impero ottomano. Difficilmente si sarebbe presentata un'occasione altrettanto ghiotta ma allora il governo italiano era interessato pi� all'occupazione del Trentino e di Trieste che non a costose imprese coloniali.

Nel 1878 i giochi erano fatti senza l'Italia. Austria, Russia, Inghilterra e Germania si riconciliarono con la Francia e acconsentirono al progetto dei francesi di occupare di fatto la Tunisia. Quando nel 1881, approfittando di alcuni incidenti verificatisi alla frontiera fra la Tunisia e l'Algeria, il governo francese impose al bey di Tunisi il riconoscimento delle sue rivendicazioni, Cairoli protest� ma dovette accontentarsi delle dichiarazioni che non era intenzione della Francia procedere ad una occupazione militare della Tunisia. N� cambiava la realt� delle cose il fatto che il protettorato francese su Tunisi fosse riconosciuto ufficialmente solamente nel 1896.

L'altro paese dell'Africa settentrionale in cui esistevano rilevanti interessi economici italiani era l'Egitto. Ma anche qui la politica italiana fall�: nel 1882 l'Egitto entrava nell'orbita dell'Inghilterra. Eppure ancora una volta all'Italia era stata offerta la possibilit� di intervenire assieme e dunque di spartirsi, di fatto, il protettorato sul paese nordafricano. Alla proposta inglese di intervenire assieme militarmente, il ministro degli esteri Mancini aveva risposto che l'Italia non aveva n� le truppe n� i capitali necessari alla spedizione.

Per vent'anni l'Italia, il paese che pi� di ogni altro era interessato, era rimasta in disparte a guardare come l'equilibrio nel Mediterraneo venisse modificato a suo danno. Dopo il 1882 l'opinione pubblica cominci� a premere per una politica coloniale pi� attiva e aggressiva e trov� una classe politica pronta ad assecondarla.

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