CRONOLOGIA - SPORT - STORIA

Nel Medioevo le attivit� ginniche riprendono dopo un lungo esilio.
Nel XIII secolo nasce il termine 
"SPORT"

"DALLA NOBILE GIOSTRA AL CRICKET"

di LIONELLO BIANCHI

Nei confronti della civilt� romana e pagana, non � che il cristianesimo potesse esaltare l'ideale sportivo. Ci� sembra abbastanza naturale considerato che i cristiani ai trionfi corporali preferivano le riunioni di carattere mistico all'ombra e al chiuso delle catacombe. Tutto questo bench� nel verbo di Cristo e nelle parole dei suoi apostoli non siano contenute espressioni di condanna per Olimpia e i suoi Giochi. 

Chi veramente fa sentire la propria voce contraria a simili manifestazioni e spettacoli negli stadi � qualche vescovo, magari scismatico, come quel Novaziano al quale si attribuisce un trattatello il "De spectaculis", ovvero sugli spettacoli, in cui si ritrovano frasi di questo genere: " ..... sono ripugnanti queste gare in cui un uomo sta sotto un altro, dove ci si avvinghia in maniera svergognata! Uno pu� vincere in una simile lotta, ma la decenza ne esce sconfitta". E poi, ancora: "Uno salta, nudo; un altro lancia con tutte le proprie forze un disco metallico nell'aria: � forse, questo, un cuore? Io dico che � una pazzia...". E aggiunge, con un tocco di severit�: "I cristiani devono allontanare la vista e l'udito da questi spettacoli privi di contenuto, pericolosi e di cattivo gusto". Con tali censori, che scrivevano e parlavano dai pulpiti, � facile capire il perch� della lunga eclissi dell'attivit� fisico-sportiva in et� cristiana antica. Infatti, era il momento in cui si asseriva che migliorare il corpo poteva diventare motivo di peccato.

LE GIOSTRE DEI CAVALIERI

Se questo avveniva in un periodo di ascetismo imperante, un periodo piuttosto oscuro nel vero senso del termine, c'� peraltro da rivedere e da rivalutare il Medio Evo, interpretato dal Rinascimento e dall'Illuminismo come il secolo buio. Viceversa, proprio nel Medio Evo assistiamo alla rinascita dello spirito sportivo, proprio cos�. Difatti, attraverso le invasioni dei popoli germanici il sangue romano trov� nuova linfa. Ne trassero giovamento un po' tutte le attivit�, dall'agricoltura alla letteratura e all'arte. Per l'appunto attorno al Mille, in epoca carolingia, da Carlo Magno, re dei Franchi, sorse una nuova civilt� dalla fusione tra il vecchio e il nuovo: anche il Cristianesimo della prima ora usc� dalle tenebre. I romanzi cavallereschi sono di questo periodo, sia quelli del ciclo bretone sia quelli del ciclo vero e proprio carolingio. Si diffusero le saghe dei popoli nordici che proponevano - anche con talune ingenuit� - immagini di storia e sport. Del resto cosa rappresentavano le giostre dei cavalieri se non un momento di autentico agonismo sportivo? E poi i duelli che catalizzarono l'interesse di tutti per tutto il Medio Evo? E' vero che non riapparvero gli spettacoli atletici e la ginnastica educativa, � per� accertato che l'istituzione cavalleresca riusc� in una forma completa - anche se del tutto involontariamente - a far prosperare nell'et� di mezzo l'idea olimpica e a trasmetterla ai posteri. Difatti la cavalleria, nata proprio negli anni attorno al Mille e consolidatasi in un lungo periodo che coincise con le Crociate, mantenne intatti i caratteri peculiari dell'olimpismo greco. 

Come per gli antichi Giochi d'Olimpia, anche la vita cavalleresca non era certamente aperta a ogni uomo; cosi come gli Elleni escludevano dallo stadio e dall'ippodromo chi non poteva vantare purezza di sangue e sicura patente di nobilt�, allo stesso modo l'educazione e la pratica cavalleresca comprendevano soltanto le alte sfere della societ� medievale. L'adolescente greco si preparava nel ginnasio ai Giochi atletici e alle future attivit� politiche, il cavaliere del Medio Evo, insieme a un'educazione preminentemente sportiva (va ricordato a questo riguardo che delle sette perfezioni cavalleresche, cinque si riferivano all'abilit� nell'equitazione, nel nuoto, nel pugilato, nel tiro e nella caccia) senza trascurare gli studi tecnici, scientifici e letterari.

Il cavaliere, infatti, voleva mostrare il proprio valore e la propria forza non solo in battaglia ma anche nel torneo, il "grande sport del Medio Evo", in cui - ispirato sempre dal sentimento dell'onore - si cimentava con rivali degni di lui. Senz'altro minor rilievo hanno avuto invece la quintana, gioco di origine cavalleresca che costitu� il maggior divertimento del vassallo nel giorno del proprio matrimonio, la lotta, il salto in lungo e in alto, il lancio della pietra, uno sport praticato ancora al giorno d'oggi nel sud della Spagna.

IL GIOCO CON LA PALLA

In Francia aveva invece un grande successo in quell'epoca il gioco della pallacorda: lo si praticava un po' dappertutto, in ogni regione, nelle citt� e nei villaggi. Persino i Re di Francia si convertirono a questo gioco, e fecero costruire nella loro reggia la sala della pallacorda, tanto cara alla borghesia illuminata del 1789. Alla pallacorda per la verit� essi aggiunsero la "soule" e i vari giochi con la palla che tuttavia vennero praticati con estrema brutalit�.

Fin dal 1179 si hanno incontri di giochi con la palla in Inghilterra. Si tratta di giochi in cui viene esaltata la forza bruta nei contrasti, unita alla potenza fisica dei protagonisti delle furibonde battaglie, che si svolgevano solitamente il marted� grasso. Nella terra d'Albione, ad ogni buon conto, non era solo il gioco con la palla a tener banco, ci esercitava pure nel salto, nella lotta e nel lancio delle pietre pesanti. Al tempo della Signoria, in Firenze si giocava e si disputavano veri e propri tornei di pallone, il calcio fiorentino, che ha avuto nel Rinascimento la sua fioritura e la sua celebrazione. Tuttavia, alla fine et� di mezzo, tutte le discipline sportive di cui si � parlato, tanto quelli prediletti dalla nobilt� quanto quelli amati dalla nascente borghesia e dalle classi subalterne, ebbero tutte un carattere privatistico; non trovarono infatti spazio nell'ambito dell'educazione e della scuola.

LO SPORT DELL'ERA MODERNA

Bench� sia accertato che tra gli antichi giochi olimpici e lo sport nell'accezione moderna esista una sorta di continuit�, non si pu� negare che lo sport quale lo si intende oggigiorno � comparso soltanto in un determinato momento. In effetti, non � sufficiente praticare esercizi fisici, anche in forma di competizione ludica per poter dire di fare dello sport. Il moderno concetto di sport risale all'Umanesimo. Le origini vanno ricercate in Inghilterra, appunto verso la met� del XV secolo. Ma non si pu� nemmeno trascurare l'apporto che, su un piano almeno teorico, � arrivato dall'Umanesimo e dal Rinascimento italiano. Proprio in virt� delle mutate condizioni storiche e sociali d'Italia, il Medio Evo che aveva ormai terminato il proprio ciclo venne superato da una visione completamente nuova della realt�, che con coraggio cominci� a rifarsi e a rivalutare il patrimonio classico, ignorato, sclerotizzato, trascurato dagli uomini medievali. 

Tutto questo lo si pu� ricavare dall'intenso lavorio filologico degli umanisti per tutto il secolo XV. Ce ne fornisce dotta informazione G. Petronio nel suo libro "Attivit� letteraria in Italia", Palumbo, 1970, laddove accenna "alla ricerca di opere classiche smarrite nei secoli precedenti... ; si ricostruirono le leggi del latino classico". Insomma con il tramonto degli ideali del Medio Evo, i popoli tornarono ad avere maggior rispetto per l'uomo e le sue sorti. Cosi l'Umanesimo fece riaffiorare le speranze e con esso lo sport nell'educazione rinascimentale. Nei documenti del tempo si pu� vedere come un'educazione valida prevedesse tutta una serie di insegnamenti molto differenti rispetto alla cultura sistematica medioevale; si imparava a suonare il liuto, ma anche a tirare di scherma, a montare a cavallo e ad apprendere le mosse di lotta per disarmare e disarcionare un cavaliere nemico.

Sennonch� l'Italia, che pure ha dato un'interpretazione del tutto originale della nuova realt� europea, non incise in pratica e lasci� ad altri il compito e il ruolo di precursori in materia sportiva. In Inghilterra, ma anche in paesi del Continente, si coltivavano due categorie, la prima consisteva in esercizi utili alla conservazione della salute e praticati su consiglio di un medico, la seconda si riferiva a quegli esercizi connessi con il modo di vita delle varie classi sociali. I giochi (games), quando erano popolari (common, rural, recreations), servivano alla distensione e allo svago; per i nobili servivano di preparazione ai loro doveri pubblici, politici. 

Furono gli esercizi propri della nobilt� che vennero chiamati sport. Ad ogni buon conto il termine sport � il frutto di un'evoluzione svoltasi tra il XIII e il XIV secolo. Nel XIII, in Francia si trova per la prima volta la parola "desport" per designare "l'insieme dei mezzi per passare piacevolmente il tempo" (ci stavano le conversazioni, le ricreazioni, gli scherzi, i giochi propriamente detti). Introdotto in Inghilterra nel XVI sec. il termine conserv� il medesimo significato. A poco a poco per� si venne determinando una terminologia pi� britannica: to sport, disporter, disporteress. I primi "sporters" furono quei nobili che consacravano la loro giornata in giochi e vari esercizi adatti al loro rango.

Per sport veniva indicato questo modo di vivere: era un privilegio, ma anche un dovere, ed essendo legato alla vita di un aristocratico ne segui i mutamenti. Sparita la cavalleria, lo sport s'identific� con l'esistenza stessa del nobile campagnolo. Ormai la pratica delle armi non fu pi� vista come preparazione ai doveri politici ma come distrazione priva di pericoli: "sportsman" si identific� in "gentleman".

I PRIMI MEETING OPEN

Anche giochi di origine popolare furono con il trascorrere del tempo assunti dai nobili. Dal XVIII secolo apparve il cosiddetto "patronised sport", cio� lo sport patrocinato. L'aristocrazia non si limit� pi� a praticarli, gli sport, ma ne incoraggi� l'esercizio e la pratica tra il popolo, mettendo a disposizione premi e trofei. Si arriv� cos� a manifestazioni vere e proprie, quelli che si potrebbero definire meetings aperti alla cittadinanza, borghese e dei ceti bassi, ma anche agli aristocratici che non disdegnavano di competere con il popolo. In effetti la nobilt� non aveva fatto altro che riprendere parte dei giochi dalla plebe, cos� come la borghesia riprese a sua volta dagli aristocratici determinate attivit� e ne imit� i giochi.

Il primo sport dove la nobilt� accett� di misurarsi con i borghesi fu il cricket: squadre di gentlemen si incontrarono in questa disciplina con squadre di semplici players di popolani e borghesi. Al di l� di questi confronti, per�, in generale gli sport nobili (equitazione, scherma, canottaggio) e quelli plebei continuarono a tenersi a debita distanza. Un aspetto caratteristico veniva dal fatto che a praticare gli sport fossero solo degli amatori, ovvero persone che si rifiutavano di associare il desiderio di vittoria a quello di guadagno.

Dagli albori del XVIII secolo quel fermento sportivo cominci� a propagarsi dall'Inghilterra in ogni parte del mondo, anche grazie alle iniziative e, diciamolo, al processo di colonializzazione dei sudditi di S.M. Britannica. Pian piano, per�, le varie discipline, dalla ginnastica con attrezzi, che rinacque e domin� il `700, alla scherma, alla danza ritmica e all'equitazione, non avevano pi� soltanto lo scopo di ingentilire i modi e i costumi delle genti, ma si stavano avvicinando a una forma di professionismo, specializzandosi sempre pi� e meglio gli atleti. E' vero, di professionismo vero si parler� pi� tardi, ma proprio nel XVIII secolo trov� il proprio retroterra naturale. Pertanto, se � vero che la grande diffusione in senso internazionale e interclassista dello sport non pot� che modificarne alcuni aspetti minori e quindi la sostanza, � un fatto che la grande importanza dello sport in quell'epoca consiste nell'aver trasformato diversi caratteri del nostro mondo, incidendo profondamente.

GLI IDEALI DI DE COUBERTIN

Anche nel XIX sec., quello delle grandi rivoluzioni, si coltiva lo sport a ogni livello. Proprio sul finire, nell'anno 1896, avviene la svolta fondamentale per lo sport moderno. E' il barone De Coubertin con i suoi ideali a restaurare l'idea olimpica: nasce ad Atene la prima olimpiade dell'era moderna. Egli trae ispirazione dai canoni della tradizione pi� apertamente classicistica: da qui la scelta di ricominciare dalla Grecia. In effetti, l'idea della ripresa dei Giochi Olimpici era maturata ancora prima di De Coubertin. A resuscitarla contribuirono non poco gli scavi effettuati e conclusi attorno al 1880 da una missione di archeologi tedeschi, sotto la direzione di Ernesto Curtius, a Olimpia. Pierre Fredi de Coubertin, imbevuto di quegli ideali romantici che contraddistinsero l'Ottocento, ideali sovente proclamati con eccessiva retorica e scarsa partecipazione, invocando il proprio amore per una fusione tra i principi dei greci e quelli ancora nebulosi di un nascente socialismo, che si annunciava portatore di pace, certamente aveva in mente ben altro. 

Al barone francese, come del resto un po' a tutti i suoi connazionali, la sconfitta subita a Sedan (1870) da Napoleone III ad opera dei prussiani aveva inferto un colpo micidiale: svaniva il sogno di grandeur tanto caro ai francesi. Quello di de Coubertin fu un atto di reazione, d'orgoglio: "Perch� la Francia non potrebbe rendersi protagonista di resuscitare lo spirito e gli splendori di Olimpia, la Francia che pi� di ogni altra nazione moderna possiede in s� tutti i requisiti di civilt� e cultura, anche sportiva?" si chiese il barone, lanciando l'idea dei Giochi.

Da tutto il mondo piovvero consensi, pi� tiepidi furono gli inglesi che si consideravano, non a torto, per la verit�, depositari dello sport nell'accezione del termine. Ad ogni modo per organizzare la prima edizione dei Giochi dell'era moderna, non pochi furono gli ostacoli e le difficolt� da superare. Ma alla realizzazione dell'idea olimpica si giunse felicemente grazie soprattutto all'intensa attivit� di de Coubertin, oltrech� al considerevole apporto del duca di Sparta e all'entusiasmo di Demetrio Dikelas, nominato primo presidente del comitato olimpico. Quest'ultimo dapprima dalla cattedra alla Sorbona e poi in Grecia fu il sostenitore dell'idea olimpica. E ci� nonostante l'avversione dimostrata dall'allora capo del governo greco Tricoupis, il quale - a dispetto del parere sempre favorevole del re e dell'erede al trono - cerc� in ogni modo di sabotare la realizzazione dei Giochi.

E i Giochi si fecero ad Atene. Il 24 marzo 1896 una folla di quasi centomila persone (secondo i dati riportati dalle cronache dell'epoca) assist� alla cerimonia d'apertura nello stadio olimpico: gli atleti furono 285 in rappresentanza di 13 nazioni.; dieci le giornate di gara. Vi parteciparono anche gli inglesi che abbandonarono il loro isolamento. Tanto che nel 1908 fu proprio l'Inghilterra a organizzare a Londra i quarti Giochi dell'era moderna, che riuscirono a ridare credibilit� all'avvenimento che nella seconda o terza edizione, rispettivamente il 1900 e il 1904 a Parigi e St. Louis parve naufragare. Lo stesso de Coubertin, amareggiato soprattutto per la mancata riuscita di quella di Parigi, che disgraziatamente fu fatta coincidere con l'Expo Universale, parl� di edizioni "mediocri e senza prestigio".

IL RUOLO DELL' ITALIA

Nell'ultimo scorcio dell'Ottocento a questi grandi movimenti sportivi rimase per lo pi� assente l'Italia, afflitta dai gravi e seri problemi seguiti alla proclamazione dell'unit� nel 1861. In effetti, il nuovo stato - nato da spinte sicuramente nazionali e con il consenso popolare espresso per mezzo di plebisciti - non era altro che la continuazione di quel Regno di Sardegna che aveva orchestrato grazie alla mente di Cavour il compimento dell'unit�. Da questo eredit� la dinastia dei Savoia, lo statuto Albertino (da Carlo Alberto) che risaliva 1849 e gran parte delle istituzioni e degli ordinamenti politico amministrativi. Ma insieme si venne a trovare di fronte problemi enormi di carattere economico e sociale, una condizione di estrema arretratezza in ogni settore rispetto agli altri paesi d'Europa. Senza trascurare il fatto che la destra alle prese con spaventosi deficit di bilancio doveva fronteggiare in parecchie regioni e soprattutto in Sicilia il fenomeno del brigantaggio, oltre al generale malcontento esistente nel Nord e nel Sud e uno stato di scolarizzazione disastroso. In tali situazioni era impensabile pensare a forme di promozioni di attivit� sportive. 

Quando la Destra pass� all'opposizione nel 1896, la Sinistra al governo si trov� con altri gravosi problemi, dalla statalizzazione delle ferrovie alla questione annosa del decentramento amministrativo, una questione che rimase incompiuta e irrisolta. Neppure si riusc� a risolvere il problema della scuola. Lo sport rimase confinato in ambiti ristretti e privatistici, riservato a pochi. Del resto sul finire del secolo l'Italia si impegn� nella fallimentare campagna abissina conclusasi con la sconfitta di Dogali. Quindi nel 1898 si dovettero fronteggiare le rivolte operaie, quella di Milano tragicamente messa a tacere dalle cannonate ordinate del generale Bava Beccaris. Ciononostante gli ideali di de Coubertin attecchirono anche in Italia, nei ceti borghesi. Lasciata, come accennato, alle iniziative privatistiche, l'attivit� sportiva si organizzava attraverso la costituzione di associazioni e societ� amatoriali. Tanto che a un certo punto da pi� parti si cull� il sogno di allestire a Roma la quarta edizione dei Giochi, su proposta dello stesso barone parigino. Il re Vittorio Emanuele III (succeduto a Umberto I assassinato nel 1900 a Monza dall'anarchico Bresci) si mosse personalmente con sostanziosi stanziamenti di fondi, e lo stesso Papa auspic� la realizzazione di tale evento. Ma Giovanni Giolitti, il capo del governo, contestato tanto a destra che a sinistra, avversato da futuristi e riformisti, pose il veto: "Il nostro paese non ha soldi e ha problemi molto pi� gravi da risolvere" disse Giolitti tagliando corto e chiudendo il discorso. Di Olimpiadi in Italia non si parl� pi� fino al 1960.

di LIONELLO BIANCHI

Si ringrazia per l'articolo  
FRANCO GIANOLA, 
direttore di 
STORIA IN NETWORK 
 


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