BIOGRAFIA
(n. 1291 - m. 1343) - Conte - 1329 - 1343

segue BIANCA DI SAVOIA
(n. 1331 - m. 1387 )

Fratello di Edoardo il Liberale, Aimone era stato designato suo successore, qualora egli non avesse lasciato figli maschi. Ma Giovanna, figlia di Edoardo, istigata dal marito, duca di Bretagna, pretese di succedere al padre, come unica erede, e volle far valere le proprie ragioni davanti a un'assemblea di vescovi, di baroni e di rappresentanti della città, che ebbe sede in Chambéry.
Quest'assemblea rispose alla pretendente che «per gli ordini e decreti di tutti i precedenti signori di Savoia, fino a che vi fossero figli maschi, del nome e delle armi di Savoia, sia di fratello, sia di cugino, nessuna donna, nè nubile nè maritata, doveva ereditare la potestà comitale, acciocchè la lancia non degenerasse in conocchia ».

Quindi Aimone fu acclamato «sovrano della Contea di Savoia e delle province dipendenti da essa Contea », e siccome era allora alla Corte papale di Avignone, gli fu mandata una solenne ambasceria per annunciargli l'evento.

Egli era nato il 15 dicembre 1291 a Bourg-en-Bresse, e, destinato alla vita ecclesiastica, come tanti altri membri della sua famiglia, era stato successivamente canonico a Lione e a Parigi, priore di Villemoutier e cappellano del pontefice. Secondo qualche storico, fu dapprima riluttante ad accettare la successione del fratello, che aveva lasciato lo Stato in condizioni miserevoli, ma poi si decise per l'accettazione e presto seppe mostrarsi degno principe e valoroso soldato.

Nel 1330 sposò Violante, figlia di Teodoro Paleologo, marchese di Monferrato, e con tale unione aggiunse ai propri domini le terre di Caselle, Lanzo e Ciriè. Poi egli si diede a restaurare l'erario e a pagare i debiti lasciati dal fratello, e vi riuscì, ricorrendo a saggi ed opportuni provvedimenti. Si occupò, inoltre, dell'ordinamento dello Stato, migliorandolo, ed istituì un corpo giudiziario supremo, composto di giureconsulti e d'uomini noti per senno e probità.

Ebbe il soprannome di Pacifico, ma per ottenere la pace che lo fece molto amare da suoi sudditi, dovette guerreggiare per quattro anni contro il Delfino Guido VIII, che nel 1332 subì una grave sconfitta a Monthoux, e che infine morì, nell'anno successivo, ucciso da una freccia mentre assaltava un castello. La pace venne conclusa col successore di Guido nel 1334, a condizioni assai vantaggiose per la Casa di Savoia. Alla conclusione di essa contribuirono il papa, il re di Francia ed altri principi.

Venne considerato unico torto di Aimone l'aver egli lasciato che i marchesi di Saluzzo e di Monferrato, gli Angioini di Provenza ed i Comuni facessero strazio del Piemonte a danno degli Acaia.
Per quanto pacifico, Aimone partecipò nel 1338 alla guerra tra l'Inghilterra e la Francia, combattendo con scelte milizie per il re di questo paese. Nel 1339, mandò poi un buon corpo d'armati in Lombardia, in aiuto di Azzo Visconti allora in lotta con Lodrisio. Ma certo egli si occupò principalmente di rimarginare le piaghe del suo Stato, preparando altresì, col moltiplicarvi i saggi ordinamenti, la grandezza del regno di Amedeo VI.

Tutti i principi ebbero di lui grandissima stima, come pure il papa Benedetto VII, che, per onorarlo, stabilì che nell'occasione dell'assunzione dei pontefici al trono di San Pietro, qualora si verificasse la mancanza della presenza di un re, i Conti di Savoia godessero del privilegio di tenere per il freno la mula papale.

Morì Aimone il 22 giugno 1343 nel castello di Monmeliano, dopo avere saggiamento istituito un Consiglio di tutela e di reggenza che attendesse al governo dello Stato durante la minore età dell'erede AMEDEO VII , suo figlio primogenito.
Oltre a questo, egli ebbe altri tre figli, due dei quali morirono in tenera età.
Sua figlia BIANCA sposò nel 1350 Galeazzo Visconti, signore di Milano.

BIANCA DI SAVOIA
(n. 1331 - m. 1387 )

Bianca di Savoia, figlia di Aimone e di Violante di Monferrato, fu chiesta in moglie al fratello Amedeo VII dal re d'Inghilterra Edoardo III per il proprio figlio, «ma la ragione di Stato ed il vivo desiderio dell'arcivescovo Giovanni Visconti, signore di Milano, vollero, quasi a garanzia dell'amicizia stretta tra questa grande sorgente famiglia ed Amedeo VI, che la gioane principessa divenisse sposa di Galeazzo II Visconti ».

Galeazzo (forse troppo severamente giudicato dagli storici, fra i quali alcuni supposero perfino che Bianca di Savoia gli fosse stata sacrificata, mentre risulta ch'egli fu un marito affettuoso e fedele, e certo «non il peggiore degli uomini del suo tempo ») era figlio di Stefano Visconti e di Valentina Doria, e nipote del terribile Luchino, che, essendo capo della Casa e odiando i nipoti, si era sbarazzato di loro, confinandoli in Fiandra, donde essi tornarono soltanto alla morte di lui, richiamati dal fratello e successore Giovanni.

Il fidanzamento di Galeazzo Visconti e Bianca di Savoia avvenne a Bologna, dove Galeazzo era andato a stabilirsi quale governatore della città e quale erede della parte occidentale della signoria dei Visconti. Il matrimonio venne poi celebrato con magnificenza in Rivoli, il 28 settembre 1350.
Bianca portò in dote quarantamila fiorini d'oro, oltre ad una rara bontà e ad una cultura a quei tempi rarissima anche nelle famiglie principesche.

Un anno dopo, ella diede alla luce un figlio, Giovanni Galeazzo, che doveva divenire l'uomo più illustre della stirpe dei Visconti, e più tardi una figlia, che venne chiamata Violante, e poi un altro maschio, che morì bambino.
Moglie virtuosissima, Bianca cercò, fin dai primissimi tempi della sua unione con Galeazzo, di moderare gli eccessi di lui, collerico e violento, e seppe farsi amare da quanti l'avvicinavano per le sue ammirabili doti d'angelica bontà e di carità senza limiti.

Visse l'illustre coppia in Pavia, che, perduta la libertà, era caduta in potere dei Visconti, e Bianca di Savoia fece quanto potè per i poveri della città e delle terre circostanti, i quali erano molti ed assai gravemente oppressi. Rimase memorabile un suo decreto, col quale liberò Abbiategrasso da una certa legge dispotica ed iniqua di Galeazzo, dopo essersi fatta nominare da lui Signora di quella terra.

In Pavia, ella si dedicò inoltre a coltivare sempre più il suo non comune ingegno, valendosi dei lumi dei dotti che anche allora erano numerosi in quella città, e fu tra le pochissime donne che in quel tempo si dilettarono della lettura della Divina Commedia, che cominciava appena a diffondersi e della quale fece eseguire parecchie copie per la sua biblioteca particolare.
Fondata poi la Bibblioteca Viscontea, ne affidò l'ordinamento a Francesco Petrarca, che rimase a Pavia, presso di lei, per cinque anni.

Scoppiata l'aspra guerra fra Galeazzo e il marchese di Monferrato, nella quale fu coinvolto anche Amedeo di Savoia, Bianca dovette, con immenso dolore, vedere armati uno contro l'altro il fratello e il marito, e s'adoperò con energia e con ardore a far cessare il conflitto e a ristabilire da pace nella famiglia.

Frattanto, mentre la fortuna di Galeazzo Visconti, colpito anche dalla scomunica del papa, andava declinando rapidamente, Bianca era infelicissima per altre tristi vicende famigliari; e quando infine, riconciliatosi il marito col papa, potè sperare giorni più tranquilli, ella rimase vedova (1378).
AIlora, lasciato il Castello di Pavia, nel quale aveva tanto brillato per le sue virtù e la sua intelligenza, si ritirò nel suo palazzo di Corte Nova, fondandovi un grande monastero di suore francescane che volle dedicato a Santa Chiara.
Fu ancora molto infelice, poichè l'indole e la condotta del figlio Gian Galeazzo le erano causa di gran dolore, e invano cercò di consolarsi delle violenze e delle ingiustizie che si succedevano e si moltiplicavano fra i suoi congiunti, continuando ad occuparsi di opere benefiche e di studi. La morte della figlia Violante, in tristissime circostanze e dopo dolorose vicende, fu per lei un colpo mortale, e poco tempo dopo ella si spense a sua volta, a cinquantasei anni, il 1° dicembre 1387. Il suo nome rimase nella storia fra quelli delle donne veramente illustri ed esemplari.