BIOGRAFIA
(n. 1203 - m. 1268) - Conte 1263 - 1268

Morto diciannovenne Bonifacio, le sue due sorelle Costanza ed Eleonora, ancora nubili, sollevarono delle pretese alla cessione della contea di Savoia, che rimasero vane, anche perchè la Casa Sabauda aveva ormai adottata la legge salica, secondo la quale il titolo di conte passava dal padre al primogenito, e, in mancanza di una discendenza diretta, dal fratello maggiore al susseguente in ordine di nascita.

D'altronde Pietro II, figlio di Tomaso I e zio di Bonifacio, avuta notizia della morte del fratello Tomaso II e di quella del giovane nipote, si affrettò a ritornare in patria dall'Inghilterra, dove viveva da qualche tempo.
Nell'adolescenza, Pietro era stato destinato alla carriera ecclesiastica, e, pur senza prendere gli ordini sacri, aveva avuto i titoli di canonico della chiesa di Valenza nel Delfinato e di preposto della chiesa d'Aosta. Ma poi, non avendo vocazione per quella carriera, si era deciso ad abbandonarla, ed era andato a combattere contro i Vallesiani insieme col fratello Tomaso.

Eleonora di Savoia, sua nipote, aveva sposato Enrico III, re d'Inghilterra, e quale zio della regina, egli si era recato alla Corte di Londra, dov'era stato accolto coi massimi onori. Il re stesso, pieno di ammirazione per le prodezze da lui compiute in alcuni tornei, l'aveva solennemente armato cavaliere nella chiesa di Westminster, poi gli aveva dato in appannaggio la contea di Richmond e in dono un bel palazzo in riva al Tamigi. Quel palazzo, da allora, fu chiamato Savoy House.

Ritornato dunque in patria dopo la morte di Bonifacio, Pietro pretese la successione alla contea di Savoia e al ducato d'Aosta. Sembra però che le sue pretese non avessero solida base di diritto, perchè Amedeo IV aveva lasciato una disposizione testamentaria nella quale era detto esplicitamente che, in caso di morte di Bonifacio, la successione dovesse passare a Tomaso III, figlio di Tomaso II. Ma quel nipote di Pietro era allora bambino e prigioniero degli Astigiani, che lo tenevano in ostaggio dopo aver sconfitto, come vedemmo, suo padre. D'altra parte, tutto fa supporre che in quei tempi non fossero ancora chiaramente stabiliti, nella Casa di Savoia, i principi che dovevano regolare la successione; e sta il fatto che Pietro II (anche perchè nessuno insorse a far rispettare i diritti del piccolo Tomaso III) successe a Bonifacio, facendo valere il diritto del parente più prossimo all'ultimo investito.

Ottenuto il riconoscimento della sovranità, il nuovo Conte di Savoia rinnovò la guerra contro Torino ed Asti, anzitutto per impadronirsi delle due città ed anche per liberare il nipote. Ma i Torinesi e gli Astigiani gli opposero una durissima resistenza. Torino fu presa solo per fame, dopo un lungo assedio, ma non potè essere assoggettata definitivamente, e Pietro si consolò di quella vana guerra estendendo notevolmente i suoi possessi di là dalle Alpi, specie nella regione che poi divenne la Svizzera. Si dedicò poi a dotare i suoi Stati di una buona amministrazione e a restaurarne le finanze, mirando a renderli prosperi in ogni senso e perciò dotandoli anche di provvide istituzioni.

Ritornato in Inghilterra, vi ottenne da Enrico III l'investitura del Chiablese e di Aosta, di cui, in altri tempi, Amedeo IV aveva fatto formalmente omaggio a quel re. Le cronache narrano che durante questo soggiorno di Pietro II a Londra un Grande della Corona gli domandò quali titoli lo rendessero signore dei luoghi di cui era venuto a ricevere l'investitura, e che egli rispose semplicemente col trarre la spada dal fodero, come per dire che in essa soltanto consistevano i suoi diritti e che con essa era proto ad affermarli ed a farli rispettare.

Le imprese guerresche di questo principe ardito e valoroso furono molte e quasi tutte coronate da notevoli vittorie, cosicchè i contemporanei ebbero per lui grande ammirazione e gli diedero il soprannome di Piccolo Carlomagno.

Moglie di Pietro II fu Anna di Faucigny, principessa dotata di molto ingegno, che si dimostrò capace di notevoli atti di governo durante le assenze del marito. Ella gli diede solo una figlia, Beatrice.

Le guerre, i viaggi, una straordinaria ed incessante attività, finirono col fiaccare la fibra fortissima del principe Sabaudo, che si spense con lentezza nel suo prediletto castello di Chillon il 7 di giugno del 1268.

Egli lasciò fama d'essere stato saggio, liberale e d'animo generoso, come risulta dagli statuti che promulgò e per i quali il Cibrario potè definirlo « caldo amico dei reggimenti comunali ». Dei liberi Comuni infatti, egli adottò per il suo stemma l'insegna: croce bianca in campo rosso, sostituendola all'aquila imperiale, ed essa rimase poi sempre nel blasone della sua Casa.