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GIROLAMO SAVONAROLA

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LE PREDICHE
di fra IERONIMO SAVONAROLA

Le prediche e i sermoni del Savonarola ebbero moltissime edizioni, sopratutto alla fine del sec. XV e nella prima metà del XVI. Per esse rimandiamo alle citate bibliografie fondamentali. A noi basti ricordare l'edizione curata da G. BACCINI (ed. Salani. Firenze, 1889), e l'antologia fatta da P. VILLARI ed E. CASANOVA, "Scelta di prediche e scritti di fra Girolamo Savonarola", con nuovi doc. ined. intorno alla sua vita, ed. Sansoni, Firenze, 1898. In essa i raccoglitori hanno rammodernato l'ortografia, pur rispettando in tutte le forme arcaiche e la caratteristica struttura grammaticale; a questo criterio ci siamo attenuti anche noi, in quelle che qui riportiamo.


I. L'amore.

Dalla predica II sul salmo Quam bonus Israel Deus [Salmo LXXII, di Asaf], detta nel 1493; etiam, lat. anche; molto spesso il Savonarola intercala nel suo discorso parole latine.


II. Il sogno del tempio distrutto

Dalla predica XXIII sul salmo copra citato, detta nel 1493. Versione del lat.: Re Salomone edificò questo tempio per il sommo Re e signore dei dominatori. Perchè vengono sotto vesti di pecore, ma di dentro sono lupi rapaci. Per quante cose [poi : per molte cose] l'inimico [il diavolo) arrecò male in ciò che è sacro. «Le vesti delle pecorelle di Gesù è digiunare, fare orazione ecc. ; sconcordanza detta nella foga del discorso e non priva di una sua rozza efficacia.


III. Date il governo agli umili

Dalla predica VIII sopra Aggeo, detta il 5 dicembre 1494, mentre fervevano in Firenze le discussioni politiche sul modo di governare la città, resa libera dopo la partenza di Carlo VIII. Per umili intendi coloro che hanno l'animo alieno dalle ambizioni, e non gli umili di condizione sociale, poi che in questi, allora come oggi, si trovano spesso le più sfrenate ambizioni politiche.


IV. Abolite i Parlamenti

Dalla predica XXVI sopra i Salmi, detta il 28 luglio 1495. II Savonarola voleva che il popolo avesse fiducia nel Consiglio istituito e non si lasciasse trascinare a quelle grandi assemblee, che erano spesso foriere di tumulti e potevano dare occasione ai partigiani dei Medici per favorire il ritorno dei tiranni. Se vuoi trarre un insegnamento da questo brano, considera che esso significa che il popolo, quando s'aduna a comizio, viene facilmente trascinato verso il suo stesso danno e si lascia guidare dai meno onesti e più facinorosi. Praeterea, lat. oltre a ciò ; "questa sala", intendi la sala del Consiglio.

V. Le meretrici

Dalla predica XII sopra Amos, detta il 28 febbraio 1496. Papa Alessandro VI Borgia aveva tentato d'indurre il frate al silenzio, offrendogli il cardinalato. Il Savonarola invece aveva tratto dalla subdola offerta nuovo incitamento a lanciare le sue folgori su gli scandali della corte romana. Qui, prendendo le mosse dal cap. V di Amos, inveisce con parole vibranti contro le femmine corrotte che infestavano l'Italia tutta e Roma in ispecial modo : il frate ferrarese capiva che da tanta corruzione sarebbe derivata la definitiva "rovina politica dell'Italia", dilaniata dagli stranieri, e della Chiesa, stretta in una morsa ferrea fra il razionalismo della Riforma e il cavilloso probabilismo della Controriforma. In questa pagina senti vibrare lo sdegno di Dante che, per bocca di Forese Donati, sembrò quasi aver previsto la predicazione savonaroliana:

O dolce frate, che vuoi tu ch'io dica?
Tempo futuro m'è già nel cospetto
cui non sarà quest'ora molto antica,
nel qual sarà in pergamo interdetto
alle sfacciate donne fiorentine
l'andar mostrando con le poppe il petto.
(Purg. XXIII, 97-102).

È superfluo dire quanto valore abbiano ancor oggi queste invettive : il dilagare della corruzione e dell'impudicizia, l'attenuarsi dei sacri vincoli familiari sono infatti forieri, in ogni tempo, di decadimento politico e sociale. Una nazione, per essere grande e forte, deve essere ricca di alti valori morali: e ben lo sapevano le donne del Risorgimento italiano. Et calumniam facitis ecc. [Amos, IV, 1]: e calunniate i bisognosi e distruggete i poveri; quoe dicitis ecc. (IV, 1): che dite ai vostri signori : portate e berremo; quia ecce dies ecc. (IV, 2): perché ecco i giorni verranno sopra voi, e vi alzeranno su le aste; et reliquias vestras ecc. (IV, 2): e i vostri resti nelle caldaie bollenti; idest, cioè. La versione degli altri passi è data dallo stesso predicatore.

VI. La virtù sola dà forza

Dalla predica sopra Michea, detta il 27 giugno 1496. Flagellum Dei, flagello di Dio fu soprannome
di Attila e non dei re goto Totila. Però OTTAVIANO TARGIONI-TOZZETTI, che ha riportato questa predica nella sua nota Antologia della prosa italiana, avverte che "...a Firenze si scambiava il nome di Totila con quello di Attila, forse per avere il re goto distrutto Firenze, giacchè le storie dei tempi lo rappresentavano neppure come molto crudele».
L'episodio dell'incontro di San Benedetto con Totila doveva poi essere presente alla fantasia dei Fiorentini, per il suggestiva affresco di Spinello Aretino, della scuola di Giotto, il quale dipinse la vita di S. Benedetto in S. Miniato presso Firenze. Le frasi latine sono l'inizio del capitolo Il della profezia di Michea: "Guai dunque a voi che meditate ciò che è vano, e compiete il male nei vostri giacigli. Nella luce mattutina fanno quello, poi che contro Dio è la loro mano" ; tamen, tuttavia.


VII. L'Italia sarà esempio ecc.

Dalla predica sopra citata. Continua il commento delle frasi del testo di Michea [II, 3, 4]: poichè l'epoca è [dovrà essere] pessima. In quel giorno sarà presa sopra voi una parabola [sarete fatti esempio agli altri] e si canterà un cantico con soavità, di quelli che diranno : con il saccheggio fummo devastati » ; ad litteram, letteralmente.

VIII. Il martello di Dio

Dalla predica sopra citata. Versione del lat. : Non vi fidate dei principi, né dei figli degli uomini, ne' quali non è salvezza. [Salmo CXLV, 3]. « Fabbro » è qui preso, latinamente, nel significato generico di "artefice, artiere".

IX. La leonessa lasciva

Dalla predica XI — sopra Ezechielle. detta il 12 marzo 1497. Questa predica è tra quelle sospese dalla Chiesa, perchè troppo aggressiva e violenta. Il Savonarola era stato provocato da un tale fra Mariano da Gennazzano, agostiniano, che gli aveva preannunziata la scomunica : per tutta risposta il predicatore ferrarese disse questa predica, che scaglia quasi l'anatema contro la Chiesa di papa Borgia, divenuta simile a una leonessa feroce e lasciva: che valore avrebbe avuto una scomunica venuta da simile fonte? E' questa una pagina di vera poesia, tanto intensa è la passione che vibra in essa. Ancora vi senti l'eco dello sdegno di Dante contro i Simoniaci:

Di voi pastor s'accorse il vangelista,
quando colei, che siede sopra l'acque,
puttaneggiar coi regi a lui fu vista.
[Inf. XIX, 106-108].

Le parole latine sono l'inizio del secondo versetto, del capitolo XIX del libro di Ezechiele : Quare mater tua leaena inter leones cubavit, in medio leunculorum enutruit catulos suos? Perchè la madre tua leonessa si giacque fra i leoni e in mezzo ai leoncini nutrì i suoi cuccioli? - principaliter, principalmente. «Che dirà colui che scrive a Roma? », allusione beffarda ai suoi accusatori e forse allo stesso fra Mariano da Gennazzano.


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