(P42) GLI UOMINI DELLA COESISTENZA PACIFICA
            FINE DEGLI IMPERI COLONIALI

Gli uomini della coesistenza pacifica

Le conquiste spaziali, cominciate nel 1957 con il lancio del primo satellite sovietico (Sputnik) e continuate con una gara tecnologica tra URSS e USA, potenziarono l'iniziativa tecnico-scientifica dei due paesi. I missili intercontinentali a testata nucleare, frutto di tali esperienze, costituirono un grave motivo di minaccia per le sorti dell'umanita'. Il pericolo di una guerra totale, sentito dall'opinione pubblica di tutto il mondo, impose alle grandi potenze la ricerca di una politica piu' cauta e conciliante.

Tre uomini, soprattutto, diedero consistenza alle prospettive di COESISTENZA PACIFICA tra i regimi di tipo borghese e di tipo comunista: il sovietico KRUSCIOV, il nuovo presidente degli Stati Uniti JOHN F. KENNEDY, che sosteneva la necessita' d'unapprofondito esame dei problemi interni ed esterni degli USA, e GIOVANNI XXIII, divenuto papa nel 1958, che ebbe il merito di rinnovare l'atteggiamento sociale e la politica internazionale della Chiesa e favori', con il CONCILIO VATICANO II, il riavvicinamento delle varie religioni che si richiamavano alla predicazione cristiana. Con l'enciclica "Pacem in Terris" egli sostenne nel 1963 l'imprescindibile necessita' della pace per il cammino illuminato e costruttivo della civilta' umana.

In questo clima venne superata nel 1962, sia pure con gravi tensioni, una pericolosa crisi internazionale apertasi dopo l'installazione a Cuba, l'unico paese socialista del continente americano, di missili sovietici. Dopo alcuni giorni di ansie e di incertezze le rampe missilistiche vennero smantellate, ma le relazioni tra Cuba e gli USA rimasero difficili.

La fine degli imperi coloniali

Una delle conseguenze della seconda guerra mondiale fu l'emancipazione dei popoli coloniali. Gli anni fra il 1947 e il 1962 videro compiersi, spesso con violenti contrasti, la dissoluzione degli imperi coloniali della Gran Bretegna, della Francia, del Belgio, dell'Olanda.

Furono molteplici le cause che determinarono questo processo di decolonizzazione. Si era formata una piu' solida coscienza nazionale in molti paesi che avevano accolto i principi di liberta' e uguaglianza tra i popoli, per cui gli alleati avevano dichiarato di combattere durante il conflitto.

Dall'altra parte, in concorrenza fra loro, Americani e Sovietici favorirono i nuovi movimenti di indipendenza, mentre Francia, Inghilterra, Belgio e Olanda, consapevoli di non poter piu' mantenere la vecchia politica coloniale, non si opposero, salvo alcuni casi, all'emancipazione. La fine ufficiale dei regimi coloniali non pose termine pero' a un rapporto di dipendenza fra le nuove nazioni e le maggiori potenze, che vi mantennero un'influenza politica e soprattutto economica. A questo fenomeno si e' dato il nome di neo-colonialismo.

L'INDIA
Fra i paesi che conquistarono l'indipendenza dopo la seconda guerra mondiale l'India merita un posto di rilievo per la vastita' del territorio, per il numero degli abitanti e per l'importanza dell'antichissima civilta' indiana, che seppe sempre opporre al dominio inglese una forte resistenza, alimentata col tempo da una classe dirigente che nelle universita' europee aveva assimilato la cultura e le idee politiche dell'occidente.

La lunga lotta per l'indipendenza, di cui GANDHI fu per circa trent'anni l'animatore, ebbe il suo epilogo nel 1947, quando il governo britannico concesse l'indipendenza all'India.

Con la conquista dell'indipendenza l'India si divise in due Stati, la REPUBBLICA INDIANA e il PAKISTAN, caratterizzati dal predominio del gruppo religioso induista il primo, dei musulmani il secondo, ma neppure questa divisione riusci' a placare gli odi religiosi, che portarono India e Pakistan a un conflitto armato che costo' la vita a un milione di persone.

In campo internazionale la Repubblica Indiana, sotto la guida di JAVAHARLAL NEHRU, cerco' di assumere un atteggiamento equidistante fra le due zone di influenza, sovietica e americana, e di prendere la guida del cosiddetto "Terzo Mondo", comprendente i paesi non allineati con i due blocchi.

L'ESTREMO ORIENTE
L'emancipazione dei paesi coloniali fu rapida, ma piu' volte diede luogo a lotte che si protrassero anche per anni.

In Asia, l'Olanda dopo un conflitto con le forze nazionali indipendentiste si rassegno' nel 1949 a riconoscere la REPUBBLICA INDONESIANA.

Assai piu' dura e sanguinosa fu la lotta nell'INDOCINA francese, dove il movimento di liberazione guidato dal capo comunista HO CHI-MINH si oppose al ritorno della Francia dopo la fine della guerra. Il conflitto che ne segui' si protrasse per otto anni (1946-1954); alla fine la Francia dovette abbandonare la sua colonia asiatica. L'Indocina venne smembrata tra gli Stati sovrani del LAOS, della CAMBOGIA e del VIETNAM. Per quest'ultimo si stabili' che, in attesa di libere elezioni, il territorio fosse diviso in VIETNAM DEL NORD, retto da un regime comunista, e in VIETNAM DEL SUD, dove si instauro' un regime dittatoriale, sostenuto dagli Americani.

Dopo la conferenza di Ginevra del 1954, nel Vietnam, la situazione fra il Nord, appoggiato dai Sovietici e dalla Cina popolare, e il Sud si fece sempre piu' tesa e impedi' lo svolgimento delle elezioni generali decise a Ginevra. Nel Vietnam del Sud, tra il 1957 e il 1959, si organizzo' un movimento di guerriglia contro la dittatura, che fu appoggiato dal governo comunista del Vietnam del Nord. Ne nacque una sanguinosa guerra civile, in breve tempo complicata dall'intervento militare degli USA nel sud del paese.

Nonostante l'impiego di ingenti forze terrestri e aeree, gli USA non riuscirono a risolvere il conflitto con la forza e la lotta si trascino' per anni, fino al 1974, quando - con la vittoria della parte comunista - il Vietnam pote' unificarsi sotto un unico governo filosovietico. Oltre a seminare lutti e miserie fra la popolazione civile, la guerra del Vietnam ha avuto conseguenze negative sull'equilibrio politico mondiale e ha suscitato, in numerosi paesi e negli stessi Stati Uniti, aspre critiche.

L'AFRICA
In Africa, i due punti piu' caldi della decolonizzazione furono l'Algeria e il Congo. Nell'Africa settentrionale francese, mentre il MAROCCO e la TUNISIA ottenevano pacificamente l'indipendenza (1956), in ALGERIA le richieste del Movimento di Liberazione venivano contrastate dalla folta minoranza francese che viveva nel paese ormai da generazioni. I "Francesi d'Algeria", appoggiati dalle correnti nazionaliste e conservatrici della madrepatria, trascinarono la Francia in una guerra non meno accanita e sanguinosa di quella d'Indocina che provoco' gravi crisi politiche nel paese. Dopo otto anni anche questa lotta si concluse con il riconoscimento della piena indipendenza dell'Algeria.

Tutte le colonie africane hanno ottenuto l'indipendenza nei trent'anni successivi alla seconda guerra mondiale. Nel CONGO, dopo una serie di gravi disordini, il governo belga nel tentativo di mettere in difficolta' il paese concesse l'indipendenza (1960); funzionari, tecnici, ufficiali furono costretti a lasciare precipitosamente il paese che piombava nel caos.
Meno proclivi a cedere la loro posizioni di privilegio si dimostrarono pero' le societa' europee che sfruttavano le ricchezze minerarie del KATANGA e che all'indomani dell'indipendenza provocarono la secessione di questa provincia congolese. Ne nacque una guerra civile, complicata da interventi stranieri piu' o meno diretti, che si estese anche ad altre provincie, provocando una triste catena di rappresaglie e massacri.


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