(P30)  EUROPA E ITALIA 1849-1859
             L'UNIFICAZIONE  DELL' ITALIA  

L'Europa e l'Italia dal 1849 al 1859

All'ondata rivoluzionaria del 1848-49 segui' in Europa un periodo di assestamento.

In Francia il timore di un'avanzata delle forze socialista permise a Luigi Napoleone Bonaparte di compiere quel colpo si stato che lo avrebbe portato a trasformare la repubblica in un impero da lui retto, con l'appoggio dell'esercito, della borghesia finanziaria e industriale, dei contadini proprietari di terra e dei cattolici. Con lui la Francia cerco' di riconquistare una posizione di supremazia in Europa e porto' avanti l'espansione coloniale in Africa e in Asia.

Negli Stati italiani, escluso il Piemonte, i governi reazionari ripresero il sopravvento e l'attivita' cospirativa dei democratici, d'ispirazione mazziniana, fu stroncata duramente. In particolare nel Lombardo-Veneto, negli anni 1851-55, il governo austriaco pronuncio' diverse condanne a morte: fra le vittime furono Amatore Sciesa, i martiri di Belfiore, Tito Speri. Nel '57 falli' un tentativo di sbarco nell'Italia meridionale, capeggiato da Carlo Pisacane, il quale sosteneva che solo migliorando le condizioni dei contadini si sarebbe riusciti ad averli alleati nella lotta per l'indipendenza.

In Piemonte, la sconfitta subita da Carlo Alberto a Novara rafforzo' la posizione dei democratici che si opposero alla firma della pace con l'Austria. Per superare il momento critico, il nuovo re Vittorio Emanuele II sciolse il Parlamento e indisse nuove elezioni che diedero la maggioranza ai moderati. La
pace con l'Austria fu firmata e il governo presieduto da D'Azeglio avvio' una politica di riforme riuscendo tra l'altro a far approvare le leggi Siccardi.

Nel novembre 1852 al ministero D'Azeglio succedette quello di Camillo Benso di Cavour, che gia' era stato ministro dell'agricoltura e delle finanze, il quale, appoggiandosi abilmente ai rappresentanti del suo gruppo di centro-destra e a quelli del centro-sinistra guidati da Rattazzi, formo' una coalizione (connubio) che gli permise di realizzare il suo programma politico; e cioe', all'interno del paese, di potenziare l'agricoltura e il commercio e di realizzare imponenti opere pubbliche e, sul piano internazionale, di porre all'attenzione delle grandi potenze il problema dell'unita' italiana.

L'occasione si offri' con la guerra di Crimea (1853-55) intrapresa dalla Russia per l'espansione verso il Mediterraneo contro la Turchia. Appoggiarono quest'ultima la Francia e l'Inghilterra. Il Piemonte, invitato ad aderire all'alleanza antirussa, invio' un corpo di 15.000 soldati al comando di Alfonso Lamarmora, che si distinsero nella battaglia della Cernaia. Dopo la resa di Sebastopoli, lo zar fu costretto a trattare la pace.

Al congresso di Parigi (1856), pur senza ottenere vantaggi territoriali, Cavour pote' porre alle grandi potenze la questione italiana. Successivamente, al convegno di Plombieres del 1858 Cavour ottenne da Napoleone III un impegno all'appoggio della Francia nel caso che l'Austria avesse attaccato il Piemonte; e a guerra vinta, la cessione a Vittorio Emanuele II del Lombardo-Veneto.
In cambio il Piemonte avrebbe ceduto alla Francia la Savoia. Rimaneva in sospeso la questione di Nizza sulla quale Napoleone III aveva avanzato delle richieste.



L'unificazione

L'ultimatum dell'Austria, allarmata dai preparativi militari del Piemonte, porto' nel 1859 alla guerra. Secondo gli accordi di Plombieres, Napoleone III, postosi alla testa degli eserciti alleati, mosse in aiuto del Piemonte e sconfisse gli Austriaci prima a Montebello, poi a Palestro e a Magenta, mentre
Garibaldi con i suoi Cacciatori delle Alpi, vinceva a Varese e a San Fermo. Le battaglie di Solferino e San Martino concludevano la liberazione della Lombardia. A questo punto Napoleone III, rendendosi conto che queste vittorie andavano a esclusivo vantaggio della monarchia sabauda e temendo la reazione che avrebbero provocato in Francia le numerose perdite subite, firmo' con l'imperatore austriaco l'armistizio di Villafranca (11 luglio 1859). Anche Vittorio Emanuele II firmo' l'armistizio, provocando le dimissioni di Cavour, che voleva continuare la guerra senza la Francia.

Intanto nell'Italia centrale i patrioti insorti, ribellandosi a una clausola dell'armistizio che voleva restaurati i sovrani nei ducati, chiedevano l'annessione al Piemonte. La ottennero grazie alla mediazione di Cavour il quale, tornato al governo, per ottenere il consenso di Napoleone III all'ampliamento del regno sabaudo, gli cedette Nizza e la Savoia.

In Sicilia, contro la tendenza di Cavour a fare l'unita' d'Italia per via diplomatica, i mazziniani agirono affidandosi all'iniziativa popolare. I numerosi focolai di rivolta accesi in tutta l'isola, facilitarono la conquista del regno delle Due Sicilie effettuata da Garibaldi con la spedizione dei Mille (5 maggio-7 settembre 1860).

Preoccupato del grandioso successo dell'impresa garibaldina, Cavour riprese in mano la situazione politica. Svento' il tentativo di Garibaldi di proseguire fino alla liberazione di Roma, cosa che avrebbe provocato l'intervento di Napoleone III, inviando truppe piemontesi nelle Marche e nell'Umbria, territorio pontificio.

Con il sistema dei plebisciti, le due regioni furono poco dopo annesse al Piemonte, cosi' come i territori del regno delle Due Sicilie che Garibaldi, nello storico incontro con Vittorio Emanuele a Teano, consegno' al re. Il 17 marzo 1861 il primo Parlamento italiano proclamo' a Torino la nascita del regno d'Italia. All'unificazione nazionale mancavano pero' ancora Roma e le Venezie.


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