IL MONDO DELLE PENSIONI
"L'amore astratto per l'umanità è quasi sempre egoismo" Dostoewskij

 

Numero pensionati

%

(media) Lire al mese

Totale lire al mese

% spesa

1

1.295.000

13.00

279.000

361.000.000.000

4,0

2

407.000

1,8

401.000

163.000.000.000

1,8

3

2.040.000

20,00

602.000

1.228.000.000.000

13.8

4

531.000

5,00

656.000

348.000.000.000

3.9

5

1.902.000

19,00

694.000

1.319.000.000.000

14.8

6

680.000

7,00

841.000

571.000.000.000

6.4

7

287.000

3,00

949.000

272.000.000.000

3.0

8

1.778.000

17,00

1.248.000

2.218.000.000.000

24.9

9

702.000

7,00

1.748.000

1.227.000.000.000

13.8

10

244.000

2,40

2.247.000

548.000.000.000

6.2

11

169.000

1,70

3.599.000

608.000.000.000

6.8

12

2.130

0,02

19.266.000

41.000.000.000

0,5

Nota : Quelli della riga 10-11-12 pari a 415.000 soggetti prendono in lire quanto quelli della riga 1-2-3 che sono 3.742.000

Ognuno dei primi, prende in media 2.883.000 contro i secondi 342.000 lire : rapporto 8,4 :1

"Siano dati a me i miei "diritti"  e sia fatta  "giustizia" a me,  gli altri  vadano pure in rovina " dicono i primi

"Dateci il necessario e fate  "giustizia" a noi, perchè potreste andare in rovina anche voi" ,  dicono i secondi

Un pensionato "benservito"  e ben pagato vi spiega con mille ragioni perchè dalla tavola imbandita da tutti, lui solo prende il boccone migliore.

Mentre un pensionato povero non trova una risposta ai mille perché della sua condizione, visto che anche con il  lavoro più umile lui ha contribuito a imbandire quella tavola.


(Oggi anche nell'umile, anche fra gli emarginati, prende sempre più coscienza l'interdipendenza che esiste tra lavoro e capitale, oggi sempre più difficile determinarlo quantitativamente e qualitativamente all'interno dell'intero processo produttivo. Ogni comparto anche quello più tecnologico necessita nella sua differenziazione di una grande integrazione per il suo funzionamento, di intescambio di attività, e diventa proprio per questo motivo sempre di più indispensabile occuparsi anche della pace sociale. 
MAI  il "sistema" si é trovato ad essere esposto e ad essere così vulnerabile come oggi. Basta un haker dentro quattro anonime e misere mura domestiche per far saltare tutto il sistema informatico delle più grandi banche, i centri delle istituzioni, paralizzare l'erogazione dell'energia elettrica in un Paese, far impazzire il sistema difensivo dello stesso, far fallire il lancio di un missile, fermare le rotative di un giornale, dare scacco ai maggiori tecnocrati, e con essi i politici.
E' ormai chiaro a tutti (quelli attenti) che non é aumentando con la tecnologia la produzione industriale che si possono risolvere i problemi,  della democrazia, della libertà, dell'uguaglianza e della equa distribuzione della ricchezza .

 Questi problemi si stanno spostando dal "ventre" al "cervello", la tecnologia culturale ha fatto  passi da gigante, e non esclusivamente nei grandi laboratori di ricerca, ma per la prima volta nella storia dell'uomo anche dentro un misero alloggio di uno sconosciuto Paese, dove forse abita il potenziale "Alessandro Magno" del 2000. Questa potenzialità intellettuale del singolo sta esplodendo continuamente, e sta saltando tutte le minestre ideologiche già cucinate. Quella politica che non vorrà tenere conto di questa realtà (globalizzazione della conoscenza, mentre quella economica è esposta proprio per lo stesso motivo a questi rischi) sarà prima o poi spazzata via immediatamente, e non con la violenza, ma con l'arma che teme di più: la conoscenza.

Oggi nel mondo nessun economista -anche il più autorevole- è in grado di prevedere quello che può accadere nell'arco di soli pochi anni. 
Ieri  le irrazionalità di una nazione, di un popolo, nell'economia planetaria fatta di tante nazioni e di tanti popoli, i danni  venivano attutiti, assorbiti, mentre oggi non si hanno più questi rimedi, i Paesi sono tutti sulla stessa barca, e i popoli di consumatori oggi sono uno solo, globale, e purtroppo anche l'irrazionalità umana quando si manifesta improvvisamente è ora una sola. Non esistono più ammortizzatori.

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aggiornamento in Italia a fine anno 2004

Una recente ricerca di Inps e Istat ha aggiornato i numeri relativi ai beneficiari delle prestazioni pensionistiche a fine 2004. Al 31 dicembre di tale anno il numero dei titolari di pensione è pari a 16.561.600 (+1,2% rispetto al 2003), per un importo annuo dei redditi da pensione percepiti pari in totale a 207.974 milioni di euro (+5,5% rispetto all'anno precedente). Degli oltre 16,5 milioni di pensionati italiani oltre la metà (il 53,1%) è donna; tuttavia gli uomini (il 46,9% dei pensionati) percepiscono il 55,9% dell'importo erogato, a causa del maggiore importo medio delle loro entrate pensionistiche: 14.946 euro rispetto ai 10.444 euro percepiti in media dalle donne. Il 68,8% dei pensionati percepisce una sola pensione, il 24,0% ne cumula due mentre il 7,2% è titolare di tre pensioni o più pensioni, una quota leggermente superiore (+0,2 punti percentuali) rispetto al 2003.

Anche a livello territoriale il panorama pensionistico italiano non appare omogeneo: il 47,3% dei pensionati risiede nelle regioni settentrionali (con oltre 7,8 milioni di individui), il 30,1% nelle regioni meridionali e insulari, il 19,5% in quelle centrali, mentre 510 mila pensionati italiani sono residenti all'estero (il 3,1% del totale). In rapporto alla popolazione il numero dei pensionati residenti nelle regioni settentrionali (277 per mille abitanti) appare superiore non solo al dato medio nazionale (272 per mille), ma anche a quello riferito alle regioni centrali (267 per mille abitanti) e meridionali (265 ogni mille abitanti). Un dato, sottolineano l'Istat e l'Inps, che riflette sia la differente struttura per età delle varie popolazioni (più anziana al Nord, più giovane al Sud), sia l'evoluzione nel tempo del mercato del lavoro nelle varie regioni.

Ancora più squilibrato il rapporto tra pensionati e lavoratori attivi: a fronte di un dato medio di 72 pensionati ogni 100 lavoratori, nel Mezzogiorno si toccano punte di 78 pensionati ogni 100 lavoratori, mentre al Nord si scende a 69 ogni 100, a testimonianza di come le condizioni dell'occupazione restino fortemente sbilanciate sul territorio nazionale. Il lavoro al Sud fatica ancora a emergere, il che significa che se non si porrà rimedio in futuro il problema dell'insufficiente o assente copertura previdenziale riguarderà probabilmente più il Meridione che non il Nord Italia, con tutte le tensioni sociali che ciò potrà comportare. Anche perché fin d'ora si rilevano forti differenze territoriali anche con riferimento agli importi medi dei redditi pensionistici, ancora una volta più elevati nelle regioni settentrionali e in quelle centrali (rispettivamente pari al 105,5% e al 106,1% della media nazionale) e inferiori nelle regioni del Mezzogiorno (dove raggiungono in media l'87,4% rispetto al dato nazionale).

Per quanto riguarda i vari tipi di pensioni erogate, a fine 2004 i titolari di pensioni di vecchiaia erano 10,8 milioni (+2,7% rispetto al 2003), di cui il 55,5% uomini, che percepiscono il 64,4% dei redditi pensionistici, a causa del maggiore importo medio delle relative pensioni (17.111 euro in media rispetto ai 11.806 euro dalle donne). Il gruppo più numeroso di pensionati (3,1 milioni di individui, il 29,1% del totale) riceve una o più prestazioni per un importo medio mensile tra 500 e 1.000 euro. Il secondo gruppo per numerosità (2,8 milioni di pensionati, il 24,8% del totale) ottiene pensioni tra 1.000 e 1.500 euro mensili. Il 16,9% percepisce meno di 500 euro mensili, mentre un ulteriore 15,2% ottiene al contrario pensioni tra 1.000 e 1.500 euro e il restante 12,8% riceve pensioni di importo mensile superiore a 2.000 euro.

In ulteriore calo, come negli anni precedenti, il numero dei beneficiari di pensioni di invalidità, sceso a 2,2 milioni (-5,8%), di cui il 56,7% è costituito da donne. Il 46,9% dei pensionati risiede nel Mezzogiorno (poco più di un milione di individui), il 31,0% nelle regioni settentrionali, mentre il 22,1% è in quelle centrali. Per quanto riguarda gli importi, la quota relativamente più consistente di pensionati (il 43,8% del totale) percepisce un importo mensile tra 500 e 999,99 euro mensili mentre il 24,6% riceve pensioni tra 1000,00 e 1499,99 euro mensili e il 22,6% percepisce meno di 500 euro mensili. Il restante 9,0% dei pensionati, cui va oltre 1500 euro mensili di pensione, pesa per il 20,2% della spesa pensionistica per questa tipologia.

Vi sono infine 4,6 milioni titolari di pensioni ai superstiti (+1,7% sul 2003), quasi esclusivamente donne (l'87,3% del totale), in gran parte risiedenti nel Nord d'Italia (il 48,9%), 1,1 milioni di titolari di rendite per infortunio sul lavoro e malattie professionali (-1,1%), in questo caso in grandissima maggioranza uomini (il 76,0% del totale), nel 44% dei casi residenti al Nord (contro un 24,2% e un 31,3% di residenti al Centro e nel Mezzogiorno) e 2,1 milioni di beneficiari di pensioni e/o indennità di accompagnamento a invalidi civili, a non udenti e a non vedenti (+5,9% sul 2003), per la gran parte (il 64,6%) titolari anche di altre pensioni. In questo ultimo caso le donne sono il 62,4% del totale e percepiscono il 62,3% della spesa erogata. Il 42,6% dei pensionati di invalidità civile risiede nelle regioni meridionali, il 37,8% nelle regioni del Nord e il 19,6% in quelle centrali.

dal sito di
Luca Spoldi

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da uilpensionati.it

Un quarto dei pensionati italiani riceve ancora pensioni inferiori ai 500 euro.

Gli ultimi dati Inps Istat sulle prestazioni pensionistiche

Il 9 febbraio scorso, l’Istat e l’Inps hanno presentato la loro indagine congiunta periodica sulle prestazioni pensionistiche. I dati si riferiscono al 31 dicembre 2004 e provengono dal Casellario centrale dei pensionati (e dunque comprendono le prestazioni erogate da tutti gli enti previdenziali italiani, sia pubblici sia privati). Non sono inclusi gli assegni familiari, in quanto di natura non pensionistica.
I dati confermano, in primo luogo, quanto affermato dalla Uilp e cioè che milioni di pensionati ricevono trattamenti ai limiti della sussistenza e che sono ancora diversi milioni quelli con pensioni inferiori al famoso milione di vecchie lire.

Gli importi
Il 24,8% dei pensionati italiani (4,1 milioni di cittadini, circa un quarto di tutti i pensionati) riceve infatti una o più prestazioni per un importo medio mensile inferiore a 500 euro.
Il 31,8% (5,3 milioni di persone) percepisce pensioni di importo compreso tra 500 e 1.000 euro.
(Oltre il 55% di tutti i pensionati ha dunque pensioni che non superano i 1.000 euro.)
Il 23,1% (3,8 milioni di persone) riceve pensioni comprese tra 1.000 e 1.500 euro.
L’11,4% (1,9 milioni di persone) ha pensioni comprese tra 1.500 euro e 2.000 euro.
L’8,9% (1,5 milioni di persone) ha pensioni che superano i 2.000 euro.


Il quadro generale
Al 31 dicembre 2004, i titolari di pensioni erano oltre 16 milioni e 500mila (per la precisione 16.561.600), l’1,2% in più rispetto al 2003.
Se si rapporta il numero dei pensionati alla popolazione occupata, nel 2004 in Italia c’erano 72 pensionati ogni 100 occupati. Tra il 2000 e il 2004 il rapporto tra pensionati e occupati è diminuito (nel 2000 c’erano 74 pensionati ogni 100 occupati). La riduzione è avvenuta in tutte le aree del Paese, anche se si è manifestata con maggiore evidenza nelle regioni centrali e meridionali. Questi dati evidenziano come sia sbagliato considerare la crescita del numero dei pensionati un problema in termini assoluti; ciò che invece soprattutto conta è il rapporto con gli occupati e questo rapporto può diminuire, incidendo sul fronte dell’occupazione, anche se i pensionati diventano più numerosi.
Vanno dunque, messe in atto, come da sempre afferma la Uilp, efficaci politiche attive del lavoro.

Oltre il 67% dei pensionati ha 65 anni o più e di questi il 18,6% ha 80 anni o più. Va ricordato, naturalmente, che stiamo parlando di tutti i trattamenti pensionistici, compresi quelli ai superstiti e di invalidità.
Le donne sono oltre il 53% di tutti i pensionati, ma percepiscono mediamente pensioni di importo inferiore a quelle degli uomini. L’importo medio lordo annuo delle pensioni percepite dagli uomini è infatti pari a 14.946 euro, contro i 10.444 euro annui percepiti in media dalle donne. Va inoltre sottolineato che il 30,9% delle donne pensionate riceve una o più prestazioni di importo inferiore ai 500 euro. Anche questi dati mettono in luce ancora una volta una realtà sociale dell’invecchiamento, più volte sottolineata dalla Uilp, caratterizzata da una forte presenza di donne anziane che spesso vivono in solitudine e in condizioni economiche precarie.

Il 68,8% dei pensionati percepisce una sola pensione, il 24% ne cumula due, il 7,2% almeno tre.
L’importo annuo dei redditi da pensione percepiti ammonta a 207.974 milioni di euro, con un tasso di variazione del +5,5% rispetto all’anno precedente.

La distribuzione territoriale
Il 47,3% dei pensionati risiede nelle regioni settentrionali (oltre 7,8 milioni di individui), il 39% nelle regioni meridionali, il 19,5% in quelle centrali. Vi sono poi circa 510mila pensionati residenti all’estero (pari al 3,1% del totale).
Anche in rapporto alla popolazione, il numero dei pensionati residenti nelle regioni settentrionali è superiore a quello medio nazionale (277 per mille abitanti contro una media di 272 per mille). Il dato riferito alle regioni centrali è 267 per mille abitanti e quello riferito alle regioni meridionali è 265 per mille abitanti.
Differenze territoriali si rilevano pure con riferimento agli importi medi dei redditi pensionistici, che sono più elevati nelle regioni settentrionali e in quelle centrali (rispettivamente 105,5% e 106,1% della media nazionale). E inferiori nelle regioni meridionali (87,4% della media nazionale).

La tipologia dei beneficiari
L’indagine Inps Istat suddivide i beneficiari dei trattamenti pensionistici secondo la tipologia della prestazione ricevuta. I pensionati possono beneficiare di più pensioni di diversa tipologia e dunque possono essere inclusi in uno o più di uno dei gruppi considerati.
I titolari di pensione di vecchiaia sono circa 10,8 milioni (quasi due terzi del totale). Di questi, il 25,2% (2,7 milioni) riceve anche altre prestazioni pensionistiche.
I titolari di pensioni ai superstiti sono quasi 4,6 milioni, che nel 65,3% dei casi beneficiano anche di altre tipologie di pensione.
I titolari di pensioni di invalidità sono oltre 2,2 milioni, che nel 55,2% percepiscono anche altre pensioni.
I titolari di pensioni di invalidità civile sono quasi 2,1 milioni, nel 64,6% dei casi titolari anche di altre pensioni.
I titolari di pensioni indennitarie sono oltre 1 milione, di cui il 72% riceve anche altre prestazioni.
I titolari di pensioni e/o assegni sociali sono oltre 755mila, di cui il 39,2% è titolare anche di altre prestazioni.
I titolari di pensioni di guerra, infine, sono oltre 400mila, di cui l’88,3% beneficia anche di altri trattamenti.

Le pensioni di vecchiaia
Dei quasi 11 milioni di titolari di pensioni di vecchiaia, il 74,8% riceve unicamente questo tipo di prestazione.
Rispetto al 2003, il numero dei pensionati di vecchiaia è cresciuto del 2,7%.
Il 55,5% sono uomini, che percepiscono mediamente trattamenti di importo significativamente maggiore di quelli delle donne (17.111 euro lordi annui contro 11.806 euro).
Il 70% dei pensionati di vecchiaia ha 65 anni e più e, di questi, il 14,1% ha 80 anni e più. Il 30% circa, tuttavia, ha un’età compresa tra i 40 e i 64 anni.
Il 16,9% (circa 1 milione e 800mila persone) dei pensionati di vecchiaia riceve una o più prestazioni per un importo medio mensile inferiore a 500 euro.
Il 29,1% (oltre 3 milioni e 100mila persone) riceve prestazioni di importo compreso tra 500 e 1.000 euro.
Il 24,8% (quasi 2 milioni e 800mila persone) percepisce pensioni di importo compreso tra 1.000 e 1.500 euro.
Il 15,2% (oltre 1 milione e 600mila persone) riceve pensioni di importo compreso tra 1.500 e 2.000 euro.
Il 12,8% (quasi 1 milione e 400mila persone) beneficia di pensioni di importo superiore ai 2.000 euro.

Le pensioni ai superstiti
Dei circa 4milioni e 600mila titolari di pensioni ai superstiti, il 34,7% riceve solo questo tipo di prestazione.
Rispetto al 2003, il numero dei beneficiari di questo tipo di prestazioni è cresciuto dell’1,7%.
Le donne sono l’87,3% del totale.
L’80% dei titolari di pensioni ai superstiti ha 65 anni e più e, di questi, il 35,4% ha 80 anni e più.
Il 14,2% (oltre 650mila persone) dei beneficiari di pensioni ai superstiti riceve una o più prestazioni per un importo medio mensile inferiore a 500 euro.
Il 37,1% (quasi 1 milione e 700mila di persone) percepisce prestazioni di importo compreso tra 500 e 1.000 euro.
Il 30,8% (oltre 1 milione e 400mila di persone) riceve pensioni di importo compreso tra 1.000 e 1.500 euro.
Il 10,8% (oltre 495mila persone) percepisce trattamenti di importo compreso tra 1.500 e 2.000 euro.
Il 7,1% (oltre 322mila persone) beneficia di pensioni di importo superiore ai 2.000 euro.
Le pensioni di invalidità I percettori di pensioni di inabilità o assegni ordinari di invalidità, come già accennato, sono oltre 2,2 milioni. Il 44,8 è titolare solo di questa pensione.
Rispetto al 2003, il loro numero diminuisce del 5,8%, in linea con la tendenza già emersa negli anni precedenti.
Sono in maggioranza (nell’80% dei casi) persone ultra64enni.
Il 22,6% (oltre 498mila persone) dei beneficiari di pensioni di invalidità percepisce redditi pensionistici di importo inferiore a 500 euro.
Il 43,8% (quasi 970mila persone) riceve pensioni di importo compreso tra 500 e 1.000 euro.
Il 24,6% (oltre 543mila persone) percepisce trattamenti di importo compreso tra 1.000 e 1.500 euro.
Il 9% (circa 200mila persone) beneficia di pensioni di importo superiore ai 1.500 euro.

Le pensioni di invalidità civile
I beneficiari di pensioni e/o indennità di accompagnamento a invalidi civili, non udenti o non vedenti sono oltre 2 milioni, di cui il 35,4% riceve unicamente questo tipo di prestazioni.
Rispetto al 2003, il loro numero è cresciuto del 5,9%.
Le donne sono il 62,4% del totale.
Il 35,9% degli invalidi civili è costituito da persone con 80 anni e più e il 19,5% da persone tra i 65 e i 79 anni, anche se in queste fasce di età sono compresi solo i titolari di indennità di accompagnamento e i beneficiari di pensioni ai non vedenti (le pensioni di invalidità civile e ai non udenti si trasformano in pensioni sociali quando il titolare raggiunge 65 anni). Da ciò si deduce, quindi, che oltre il 55% dei titolari di indennità di accompagnamento è ultra65enne.
Il 28,1% (oltre 577mila persone) degli invalidi civili riceve una o più prestazioni per un importo medio mensile inferiore a 500 euro.
Il 21,6% (oltre 444mila persone) riceve prestazioni di importo compreso tra 500 e 1.000 euro.
Il 32,5% (oltre 668mila persone) percepisce trattamenti di importo compreso tra 1.000 e 1.500 euro.
Il 12% (oltre 246mila persone) riceve prestazioni di importo compreso tra 1.500 e 2.000 euro.
Il 5,9% (circa 121mila persone) beneficia di prestazioni di importo superiore ai 2.000 euro.
Anche in questo caso, le donne percepiscono mediamente trattamenti di importo inferiore a quello degli uomini.

Le pensioni indennitarie
I titolari di rendite per infortunio sul lavoro e malattie professionali (cosiddette pensioni
indennitarie) sono 1,1 milioni, di cui il 28% beneficia solo di questa tipologia di pensione.
Rispetto al 2003, il loro numero è diminuito del 2,9%.
Gli uomini rappresentano il 76% del totale.
I titolati di pensioni indennitarie sono concentrati nelle classi di età comprese tra 65 e 79 anni e tra 40 e 64 anni (rispettivamente il 40,3% e il 38,8% del totale). I pensionati con 80 anni e più sono il 13,4%.
Il 26,5% (oltre 283mila persone) dei titolari di pensioni indennitarie riceve prestazioni per un importo medio mensile inferiore a 500 euro.
Il 21,1% (oltre 226mila persone) riceve prestazioni di importo compreso tra 500 e 1.000 euro.
Il 24,8% (oltre 265mila persone) percepisce trattamenti di importo compreso tra 1.000 e 1.500 euro.
Il 17,5% (oltre 186mila persone) riceve prestazioni di importo compreso tra 1.500 e 2.000 euro.
Il 10% (oltre 107mila persone) beneficia di trattamenti di importo superiore ai 2.000 euro.

Le pensioni o assegni sociali
Degli oltre 755mila titolari di pensioni o assegni sociali, il 60,8% riceve unicamente questo tipo di prestazioni.
Rispetto al 2003, il numero dei beneficiari di pensioni o assegni sociali è aumentato dell’1,6%.
Le donne rappresentano il 72,2% del totale.
La quasi totalità dei beneficiari (96,8%) percepisce redditi di importo inferiore a 1.500 euro.
Il 44,5% (oltre 335mila persone) dei beneficiari di pensioni o assegni sociali riceve, infatti, prestazioni per un importo medio mensile inferiore a 500 euro.
Il 36,7% (oltre 277mila persone) percepisce trattamenti di importo compreso tra 500 e 1.000 euro.
Il 15,6% (oltre 117mila persone) riceve prestazioni di importo compreso tra 1.000 e 1.500 euro.

Le pensioni di guerra
Degli oltre 400mila titolari di pensioni di guerra, l’11,7% beneficia solo di questo tipo di
trattamento.
Rispetto al 2003, il loro numero diminuisce del 4,7%.
Le donne rappresentano il 62,3% del totale, beneficiarie di prestazioni indirette.
Il 90,4% ha più di 64 anni.
Circa il 77% del totale riceve prestazioni di importo compreso tra i 500 e i 2.000 euro.
Il 27,8% (oltre 113mila persone) dei titolari di pensioni di guerra riceve, infatti, una o più
prestazioni per un importo compreso tra 500 e 1.000 euro.
Il 30,2% (oltre 122mila persone) riceve trattamenti di importo compreso tra 1.000 e 1.500 euro.
Il 18,7% (oltre 76mila persone) beneficia di prestazioni di importo compreso tra 1.500 e 2.000 euro.

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Stipendi e pensioni dei Parlamentari

siamo un paese ricco, molto ricco !!!

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(esterno al sito di Cronologia)

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