ANNO 1927 - PRIMA DI "UTILIZZARE" HITLER

(dal testo di economia mondiale del Prof. Simonetto )

Del problema o pericolo Germanico ?


Prima che la Germania scatenasse la guerra, (del 1914-18) esisteva, forse, il problema tedesco?
Esisteva il pericolo, non già il problema. La Germania, prima della guerra, costituiva uno fra i più ricchi paesi del globo; la sua industria, si era affermata tra le prime, i suoi commerci avevano estesa una rete fitta d'interessi tedeschi per il mondo, la sua marina mercantile era la seconda per tonnellaggio e la prima per organizzazione e modernità. Un impero coloniale esteso ed un prestigio tecnico e scientifico immensi, coronavano la situazione dell'Impero Tedesco nel mondo.

E se non esisteva il problema tedesco, poichè carbone, ferro, potassa e materie prime di ogni specie avevano sovrabbondanti a loro disposizione i tedeschi nel mondo intero: perché mai essi giocarono una carta così rischiosa e trascinarono con loro tutta l'umanità in un'avventura così tenebrosa?

Perchè? Perchè il tedesco fu, è e sarà un pericolo immanente sul mondo, per il suo carattere dominante e per la sua conclamata superiorità sulle altre razze.

E' agevole il comprendere, però, che se la Germania costituì per l'Europa e per gli altri continenti un pericolo, prima della guerra, quando dei bisogni non la sospingevano, quando ben al contrario essa fruiva di una prosperità senza precedenti, come può l'umanità sostentare delle illusioni, circa il preteso pacifismo della Germania dell'oggi, spogliata dell'impero coloniale, del ferro e della potassa della Lorena, del carbone della Saar e della Slesia ?

Malgrado queste spogliazioni più o meno legittime dai vincitori impostegli, alla Germania rimangono pur sempre delle risorse imponenti di carboni, (specie ligniti), di potassa e di ferro; data poi la sua attrezzatura industriale, veramente meravigliosa, non toccata dalla guerra, anzi da questa uscitane più possente, essa non dovrebbe considerare il suo avvenire con sfiducia e preoccupazione, per quanto concerne la sua economia.
Motivo legittimo di gioia, per noi Italiani, sarebbe il poter contare solamente con una parte, sia pur modesta, delle risorse naturali tedesche.
Ma il tedesco più che tenace, é testardo; la sua caparbietà, non è stata debellata per sempre; esso non ha gettati lungi da sé i sogni da secoli accarezzati; dobbiamo attenderci altri tentativi egemonici ch'egli forse di già faticosamente prepara nell' ombra, destinati come gli altri innumerevoli, a fallire miseramente.

Gli è che il tedesco, non é spinto da motivi ideali o da necessità improrogabili della sua vita collettiva, ad intentare dei sovvertimenti continentali; egli mira all' asservimento delle altre stirpi ed in fondo, assegna a sé stesso un compito, che la creazione non sembra intelligere ed appoggiare.

Quali finalità, in effetti, si propose per il passato e si propone il tedesco dell'oggi? L'impiego della forza per debellare il mondo? Ma prima che dalla forza, non fu il mondo conquistato dai principi? Quali idealità, quali principi, quali novità spirituali, ha lanciate il tedesco per il mondo, in avanguardia fra i popoli a trasformarli, a renderli migliori, a prepararli all'avvento della potenza, della civiltà, dell'idea tedesca nel pianeta ?

No; le sue avanguardie, furono miriadi di commessi viaggiatori e di spie; le rodomontate dei suoi uomini più rappresentativi magnificanti la forza, le sue minacce grossolane ed attentatorie alla quiete dei popoli ed infine...
il vangelo dei pangermanisti.

Le idee che conquidono, sono quelle che fanno sperare i popoli in un avvenire migliore, quelle che apportano in potenza dei benefici che trascendono le barriere stabilite fra le razze, quelle, in una parola, che contribuiscono od intendono contribuire all'elevazione dell' individuo; sono talvolta le più pericolose, ma anche le più efficaci. Il pangermanismo invece, religione di Stato, i cui massimi pontefici furono e sono tutt'oggi i capi della nazione tedesca (*) , non é una promessa, é una sfida all'umanità intera.
(*)
Sono essi i grossi personaggi della Germania Guglielmina, i grandi notabili, i grandi industriali, i grandi banchieri: il principe Augusto figlio del Kaiser, i dirigenti della Deutsche Bank, della Commerz Bank, della Dresder Bank. I grandi industriali dei colossi chimici Farben, gli Henkel, i Schnitzler, i Bosch, i Thyssen, i re della gomma Conti, dell'acciaio Voegler, delle Assicurazioni Allianz. Poi i gruppi Simens, Aeg, i Krupp,  gli Junker e tanti altri padroni (Adler Sa, Aeg, Astra, Auto-Union, Bmw, Messerschmitt, Metall Union, Opta Radio, Optique Iena, Photo Agfa, Puch, Rheinmetall Borsig Ag,  Schneider, Daimler Benz, Dornier, Erla, Goldschmitt, Heinkel, Solvay, Steyr, Telefunken, Valentin, Vistra, Volkswagen, Zeiss-Ikon, Zeitz, Zeppelin e altre innumerevoli. 
In una parola la "Reichsverband". Diretta da potenti industriali  e ne facevano parte 29 organizzazioni (cartelli) industriali e 50 territoriali. Che coprivano l'80 per cento delle imprese industriali tedesche. Che erano in grado di esercitare un'influenza considerevole sullo svolgimento di tutta l'economia e la politica nazionale.

 

Nullo, il suo contenuto spirituale; altamente lesivo alla dignità umana, esso non già conquide, bensì prepara l'animo di coloro che vuole reietti, all'odio più intenso ed alla ribellione più determinata.
Le finalità tedesche, quelle che si volevano imporre al mondo, nel tentativo fallito del 1914, brevemente accennate, erano le seguenti: sono oggi forse le stesse?

A) Conquistare con la forza tutta l'Europa e stabilire poi una serie di piccoli Stati vassalli, sotto il controllo di esigue minoranze teutoniche.
B) Estendere in un secondo tempo, la dominazione gradualmente al mondo intero.
C) Proclamare la superiorità della razza germanica, l'eletta, espressione più alta della, creazione.
D) Organizzare il mondo e l'umanità con esso, alla tedesca e cioè stabilire una scala di popoli più o meno privilegiati, incominciando dall'aristocrazia germanica- (costituita di superuomini) fino agli schiavi, costituiti dall'uomo mediterraneo aborrito e infine dai neri.
E) Favorire con provvedimenti adatti, la moltiplicazione delle razze privilegiate e la graduale estinzione delle altre, o tutt'al più curando la sopravvivenza di un certo numero d'individui, necessari per i lavori più umili, per i bassi servigi domestici, per le esperienze scientifiche in «corpore vili» e quali curiosità scientifiche, atte ad educare la gioventù dei superuomini.

Non scherziamo:
ciò non rappresenta il parto della fantasia ammalata d'un qualche «psicopatico»; questi furono e sono i postulati (ideali?) di quella dottrina che prende il nome di «pangermanesimo ».

Siamo altresì persuasi, che qualora i tedeschi avessero vinto (nella Grande Guerra), un'era di sofferenze e di patimenti senza fine e senza nome, si sarebbe instaurata nel mondo, per l'umanità intera; ma un supremo destino guida le sorti dei popoli ed anche quest'incubo, fu, non senza fatica per concorde volontà dei popoli tutti, nel novero dei sogni che non vanno realizzati.

Attualmente, 62 milioni di tedeschi, vivono nel territorio del Reich germanico, con una densità di 131 abitanti per Kmq.; ma dove si considerino unitamente i territori e le popolazioni della Germania e dell'Austria, vediamo la popolazione relativa scendere a 123 abitanti per Kmq.

Oggi per oggi, con spirito di serena equità considerato l'incremento della loro popolazione, malgrado le loro risorse ancora vaste e le loro ampie possibilità di vita, dobbiamo riconoscere che il loro territorio, incomincia ad essere esiguo: giusto castigo, forse, alle loro malefatte, meritatissimo castigo per gli orrori ch'essi scatenarono.

L'umanità, non ha ritrovato ancora il suo equilibrio;
profondi rivolgimenti sono avvenuti nella compagine della vita economica dei popoli; mali, che lo studio più attento degli uomini non vale a diagnosticare, tanto meno a lenire od a sanare; malessere generale di che é pervasa l'umanità intera e del quale essi, i germanici, sono i soli responsabili.

Eppure ancor oggi, sì presso a noi nel tempo il ricordo della guerra, molti assai, primi inglesi ed americani, son mossi a pietà per la loro situazione, meno triste di quella in che versa l'Italia, a già si pensa a concedere qualche «mandato» coloniale ed a favorirli con prestiti ed altre facilitazioni.
Tardo inizio, forse, di resipiscenza fra i popoli detentori del monopolio delle terre del mondo? Resipiscenza e rimorso cha vuol rimediare dai falli, forse regalando beni altrui, con oculata previdenza, generosa comprensione degli altrui bisogni.

TENDENZE ATTUALI GERMANICHE.

Pur ciò non di meno, il problema germanico esiste e ne esiste anche e sempre, come ieri, anzi più di ieri, il pericolo.
Sappiamo in che direzione il popolo germanico graviti, quali siano le sua finalità, quali furono i suoi piani, ma non quali essi siano nell'attualità: sono essi ancora sì vasti od hanno degli scopi più vicini, più immediati, più modesti?

1) La Germania tende all'unione coll'Austria.
2) All'annullamento del Trattato di Versaglia.
3) Al possesso del ferro della Lorena, del quale sente nell'attualità tutta la mancanza.
4) Alla potassa dell'Alsazia e Lorena.
5) Al carbone della Saar.
6) Essa tende centrifugamente ad allargare la sua cerchia, verso la Francia, la Polonia, la Bohemia, i Balcani attraverso l'Ungheria.
7) Mira attraverso l'Austria ad ottenere qualche porto nel Mediterraneo.
8) Al riottenimento del suo impero coloniale.
9) Ed attraverso tutto ciò, alla sua egemonia per lo meno europea.

Ed i mezzi atti al raggiungimento di questi fini?
a) le tergiversazioni diplomatiche;
b) gli intrighi;
e) le finte economiche;
d) la costante propaganda;
e) la segreta organizzazione bellica, che tutto vale a dissimulare e nulla a controllare od arrestare;
f) la sua alleanza con la Russia;
g) le discordie ch'essa disseminò o che spontaneamente sorgono quali antitesi raziali ed economiche fra i popoli;
h) la sua tenacia testarda;
i) l'apprestamento di mezzi nuovi d'offesa, segretamente studiati, diabolici.


Ecco:
Il pericolo tedesco esiste e non il problema;
Esiste l'orgoglio sconfinato di questo popolo, più illuso che realizzatore, più piccino, di quel che grande non sia.
Esiste la pretesa infantile di asservire le razze e di ridurre in schiavitù intere popolazioni, temerità tenebrose del pensiero filosofico moderno tedesco; esiste una leggenda barbara e barbarica che fa il giro anche delle nostre università sull'uomo nordico, sulla sua pretesa superiorità; esiste la leggenda del superuomo tedesco, che noi dobbiamo sfatare e dissolvere come nebbia al sole, nel passato.
Ma esiste pur anche la volontà incrollabile e rettilinea dei popoli, a vivere ed a vivere in libertà.

Ecco: Il pericolo tedesco esiste, « Remember ».

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