SAPERE "uguale" POTERE

FORMAZIONE, CULTURA E LAVORO

di LUCA MOLINARI

Sapere uguale potere. Da sempre la cultura e il potere sono un binomio indissolubile. Non solo ad alti livelli e nei piani nobili dei governi, ma anche nella vita quotidiana di ognuno di noi, di ogni lavoratore o lavoratrice.

Una corretta formazione culturale e professionale è sinonimo della possibilità di trovare più facilmente un'occupazione di qualità e con una remunerazione in grado di permettere buoni livelli di vita.
La nuova frontiera della formazione è rappresentata dalle cosiddette nuove tecnologie, ossia quelle forme di lavoro e comunicazione che, a partire da internet viaggiano on line, in rete e sono facilmente accessibili da ogni parte del mondo.
Da semplici e innovative forme di comunicazione si sono trasformate in strumenti lavorativi per i quali occorre un'apposita e costante adeguata istruzione frutto di continui aggiornamenti. La difficoltà non sta tanto nell'imparare ad usarle, in realtà ci si trova di fronte a situazioni di facile apprendimento e di ancor più semplice gestione. Il vero problema è di avere luoghi, tempo e disponibilità economiche per la preparazione di base.

Chi non dovesse avere un'adeguata istruzione di base nel campo nella new tecnology rischia davvero l'espulsione o peggio l'esclusione iniziale da un mondo del lavoro che sempre più sta assumendo le caratteristiche, anche lessicali e somatiche, di un mercato selvaggio e primitivo.

Se negli ultimi due secoli la priorità era insegnare ai figli delle classi più disagiate a "leggere e far di conto", la nuova sfida è quella di dotare tutti di una vera e propria alfabetizzazione informatica in grado di assicurare quelle conoscenze di base necessarie per l'impiego occupazionale e il successivo controllo dei nuovi mezzi a guida tecnologica. Alfabetizzazione che deve sicuramente iniziare nell'età scolastica, ma che non può mai interrompersi. Un continuo aggiornamento delle proprie conoscenze è prioritario in una società e in un mondo occupazionale in cui imperversa la flessibilità.

Flessibilità che quando non viene erroneamente coniugata o assimilata alla precarietà e allo sfruttamento, significa essere in grado di saper utilizzare sempre e comunque i nuovi strumenti di lavoro che l'innovazione tecnologica mette a disposizione. Questa sorta di formazione permanente ha sicuramente dei costi in termini temporali ed economici.
Siamo di fronte a quella novità del nuovo secolo che lo storico Luciano Gallino ha definito "i costi umani della flessibilità".

Ma chi concretamente deve farsi carico di tali incombenze? Ad oggi possiamo registrare che essi si sono riversati quasi interamente sulle spalle dei lavoratori, soprattutto quelli più deboli, donne e giovani in primo luogo.
La cosa più grave e che per molti autorevoli commentatori ciò appare naturale e viene presentata come una cosa positiva.
è ben chiaro che nelle maglie di questo sistema si nascondono, invece subdole forme di sfruttamento e di mortificazione delle intelligenze e delle capacità. Diventa, quindi, di attualità ridistribuire più equamente i costi di questa nuova fase della produzione economica.

Se i lavoratori devono continuare a mettere a regime la propria disponibilità ed il proprio tempo per un continuo aggiornamento è bene che anche lo stato, senza tornare a forme di controllo ossessivo dell'economia che hanno già dimostrato il loro drammatico fallimento deve assumersi le proprie responsabilità che si dipanano in due vie.
Da un lato finanziare gli strumenti e luoghi per la formazione, a partire dalle scuole dell'obbligo, e dall'altro non venire mai meno ai doveri di controllo sugli altri soggetti affinché nessuno venga meno ai propri compiti.

Ma la primaria disponibilità dovrà venire dal mondo delle imprese che dovrà cominciare a conteggiare come investimenti a proprio carico parte importante delle spese sostenute in loco per l'innovazione delle conoscenze dei propri dipendenti.
Dispendio che assumerà più che altro l'aspetto di turn over e periodi di stage retribuiti per studiare e tenersi aggiornati a beneficio dei lavoratori e lavoratrici. Solo da questo mix virtuoso e senza più facili e demagogiche furbizie si potranno creare le condizioni per affrontare le nuove e difficili sfide che il mutare dei tempi ci prospetta nel nostro futuro.

LUCA MOLINARI (Italia, luglio, 2002)


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