UNA CITTA' COMUNALE - ROVIGO anno 1100-1200
L'ETA'  COMUNALE 

Una ...... illusoria parentesi (di liberismo)
messa tra il Mondo Feudale e il Mondo delle Signorie

Breve panoramica e una breve analisi sull' epoca dei Comuni

La parola "comune", che compare nel corso dei secoli X e XI in tutta Europa (ma in particolare in Italia)  indica quella forma non proprio nuova, di organizzazione politica, già applicata a con una istituzione molto antica: la Polis, la Città Stato, governata in modo tendelzialmente democratico.
Una istituzione che si afferma in una ormai agonizzante civiltà feudale europea,
conosce un periodo di splendore nel XIII e XVI secolo, si esaurisce nelle Signorie (che nella sostanza è una feudalità, soltanto che è più ricca e più potente).

Questa  struttura politica autonoma, apparve e sconvolse, tutto il mondo feudale, da alcuni secoli inattivo. Il feudatorio e il suo suddito, da alcuni secoli erano  rinchiusi dentro le mura del castello, con il loro limitato e condizionato piccolo universo economico, autarchico, che non poteva offrire altro ai suoi abitanti che una vita di stenti.
Si era creato questo micro-cosmo di pura sopravvivenza, quando le popolazioni delle antiche città, per sfuggire alle invasioni dei barbari, o dalle grandi epidemie, alle carestie e ai gabellieri, i centri urbani li abbandonarono, li spopolarono, e fuggendo, trovarono scampo  nei luoghi più inaccessibili,  per restare in pace e trarre un minimo sostentamento dalla terra in certi luoghi ingrata, sassosa, scoscesa. Senza strade, e in certi casi senza tracce di sentieri; 
Durante il periodo Longobardo, quindi per circa oltre due secoli tutto il territorio italiano fu dominato da una economia chiusa; autarchica, con gli scambi solo in natura.
Dall'invasione del re longobardo Alboino, il denaro era scomparso non essendo più in uso,.
Più che le colture intensive, i longobardi preferivano l'allevamento del bestiame. E ovviamente questo non avveniva nelle città, quasi tutte cadute nella decadenza, senza più attività e quindi senza più popolazione.

Roma che contava all'epoca imperiale quasi un milione di abitanti, si era ridotta nell' VIII-IX secolo a poco più di 30 mila anime. In mezzo a grandi palazzi, basiliche, monumenti, circhi, terme e ville sontuose, dove si aggirava solo il fantasma, di quell'Impero che aveva fatto tremare per mille anni il mondo.

L'isolamento di queste sperdute contrade (contadi), la relativa pace, il relativo (perchè non più rapinato) modesto ma adeguato nutrimento e l'aumento demografico, negli ultimi anni del millennio, lentamente modificò nuovamente il sistema economico-sociale. Producendo in proprio ogni cosa necessaria alla vita di ogni giorno, artigiani di attrezzi, di stoffe, di armi, di utensili; i soggetti non legati alla terra dal vincolo di servitù della gleba, avevano ricostruito prima l'ambiente, poi la condizione sociale di un tempo. Rinacque in definitiva l'economia agricolo- artigianale e subito dopo di nuovo quella mercantile.

Non fu  un mutamento improvviso delle strutture economiche, ma si trattò di un mutamento quantitativo che lentamente modificò anche la struttura economica e la vita "urbanizzata" del Castello. Infatti, prima stretti dalle mura, gli intraprendenti uscirono fuori dal castello, costruirono a ridosso le prime case, formarono i nuovi agglomerati urbani, col tempo sempre più estesi. In caso di attacco di nemici, le mura del castello funzionavano come rifugio. Questo fino a quando, le guerre fra Comuni, consigliarono di cingere di mura anche questi grandi agglomerati che si erano andati formando. Nacquero così delle città murate, con all'interno la maggior parte delle attività non agricole.

Gli abitanti, relativamente liberi, con questa nascente attività artigianale, quando la produzione superò il puro fabbisogno locale, iniziarono gli scambi con altre località vicine, si procurarono i primi profitti, con questi fecero nuovi investimenti  migliorando le produzioni; che a loro volta fecero prosperare quella che inizia a chiamarsi ora  "imprenditoria". Una vera e propria "corsa" e,  in parallelo "corre" il commercio che inizia ad allargare il suo regno creando tanti piccoli "miracoli economici" locali.
Il primo effetto di questo "boom", è quello che attrae sempre di più una parte della popolazione in questo nuovo "universo economico", e provoca una piccola rivoluzione copernicana; la campagna non è più il centro del sistema economico, ma é la  popolazione del contado che gira  attorno alla città, torna a farla rifiorire, o a farne nascere una nuova: a trasformarla nel centro dell'economia, che da agricolo-artigianale divenne anche mercantile.

Vocazione, laboriosità, capacità e creatività degli operatori, le locali disponibilità di alcune materie prime, e anche l'opportunità per il feudatario di ricavare balzelli vari da questi scambi,  in alcune  località favorite dalla sorte, gli operatori  furono stimolati a incentivare produzione e commerci, tali da creare prestigio e fama  a loro e anche alle stesse località. Alcune di queste si trasformarono in sedi di grossi centri industriali o sedi di importanti mercati, sia terrestri che marittimi (come Milano, Firenze, Bologna ecc. o come Venezia, Genova, Amalfi, Pisa ecc)

Se tutto questo contribuì a far rifiorire a nuova vita grandi, piccole o nuove città, la nascente borghesia, autrice di questi avvenimenti, oltre che assumere una grande importanza economica inizia ad averla anche su quella politica. Un'amministrazione quella esistente (guidata da un conte o da un principe della chiesa) che sta già in molti casi (nella circostanza, ha fiutato il vento) diventando parassitaria. Quando Milano, nel 1048 (in pochi anni, già crocevia di tutte le attività imprenditoriali dell'intero continente) si vide taglieggiare (quasi strozzare) dal venale arcivescovo Guido da Velate che operava con una vera e propria organizzata e consolidata "dazione ambientale", la nuova borghesia si ribellò. ("tangentopoli" non è nuova!).

E' il momento in cui la borghesia mercantile prende coscienza della propria forza e segna il destino del feudalesimo. La politica del feudatario, finora unico signore della città (con il suo parassitismo ed egoismo) contrasta con i reali interessi delle comunità cittadine. Nasce quindi l'esigenza di amministrarsi da soli, formando i primi Consigli, per permettere così il libero espandersi dell'economia. Per realizzare tutto questo occorre una buona politica amministrativa della propria città ma anche le capacità di intraprendere o mantenere buoni rapporti con le altre.

Non sarà facile. Nascerà un quadro politico spesso ambiguo. Alcuni feudatari fanno i trasformisti, riuscendo perfino (giurando fedeltà) a farsi eleggere magistrato del Comune. Altri invece eserciteranno pressioni, combatteranno fino alla morte con le  milizie, con gli eserciti, col potere del sovrano, con quello del pontefice  o dell'imperatore (anche se straniero), sempre per impedire la piena sovranità dei Comuni (che voleva dire per loro perdere le entrate, le regalie, il potere).
I Comuni all'inizio lotteranno da soli, poi coalizzandosi formeranno delle Leghe; alcune volte vincendo, e altre perdendo.
Comunque le trasformazioni avvenute all'epoca dei Comuni furono decisive per tutto il successivo sviluppo storico politico ed economico.
Purtroppo le passioni che agitarono la vita comunale e che favorirono il raggiungimento del potere da parte di ceti sociali nuovi, fin troppo ricchi di energie, partorirono anche in questa nuova istituzione:  il potente arrogante, popolo grasso - la ricca borghesia.
Le fiscalità e i soprusi uscivano dalla porta ma rientravano dalla finestra.

All'inizio il governo sembrò fondato, come lo Stato moderno, sull'uguaglianza politica e sociale di tutti i cittadini; subito dopo furono divisi  in classi sociali (nobili, media borghesia-artigiani, plebe-servi); poi con l'ingrandirsi delle città, al "Parlamento" si sostituirono organismi più ristretti (come la corporazione delle arti - maggiori e minori) ovviamente controllati dai cittadini più ricchi. Infine si passò a una fase di totale supremazia dei ricchi borghesi.
Strumentalizzato dalla media borghesia (corporazioni sempre più potenti) il popolo fece una specie di rivoluzione proletaria, ma fu tutto inutile. Anzi finì per favorire la dittatura signorile.
Ma siamo all'inizio di un'altra fase. In quella delle Signorie... altro capitolo che trovi segnalato nella tabella!

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