MASSONERIA

In tempi lontani i massoni erano una confraternita specializzata nella realizzazione di grandi cattedrali e monumenti. Poi diventarono...

I "MURATORI"
CHE
COSTRUIVANO
IL POTERE
   OCCULTO

di MARIO CELI

Associazione filantropica od officina di golpe? Sono soltanto due, forse le più immediate, tra le definizioni che vengono in mente quando si cerca di rispondere alla domanda: cos'è' la Massoneria? Quesito all'apparenza assai semplice ma che in realtà presenta una serie insormontabile di difficoltà. Forse perché, come scrive Aldo A. Mola nella sua Storia della Massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni, i primi ad avere della Massoneria una conoscenza approssimativa si direbbe siano i massoni stessi. 

( E NE ABBIAMO AVUTO SUBITO LA CONFERMA!) 
(VEDI IN FONDO PAGINA) (Ndr.)

Storicamente la Massoneria è stata impegnata nella creazione di uno Stato laico e democratico e nelle sue file hanno militato i padri dell'Italia risorgimentale e dell'unita' nazionale. Gente che è riuscita a formare un'unica nazione ma non a formare gli italiani, obiettivo fallito a causa dello scontro frontale con l'organizzazione che - secondo Mola - deteneva e detiene tuttora il monopolio delle coscienze e della cattiva coscienza: la Chiesa. 

Fenomeno antireligioso, dunque? Nemmeno questo è vero e vediamo perché. Secondo uno studioso, Gianni Vannoni, che ai rapporti tra Chiesa cattolica e Massoneria ha dedicato più' di un libro, la Massoneria - nella forma oggi conosciuta, setta fondata da ignoti e apparsa sulla scena della Storia nella Londra del 1717 - prende corpo all'indomani della Rivoluzione inglese. Negli ambienti del protestantesimo anglicano si concepiva l'Inghilterra come l'isola dei Santi, che avrebbe sgominato l'Anticristo e i suoi satelliti, identificati con il Papa e le monarchie cattoliche, riportando cosi sulla terra l'età� paradisiaca. 

Non potendo costituire un ordine religioso tradizionale, per evidente incompatibilità� del modello, si pensò di costituire un Ordine di tipo nuovo, che in questa lotta apocalittica potesse offrire gli stessi servizi che al Papa venivano offerti dai gesuiti. La Massoneria nasce quindi in ambiente cristiano, non laico, ma si tratta di un cristianesimo ereticale e fanatico, complicato da speculazioni cabalistiche e occultistiche. Malgrado certe punte di dottrinarismo materialistico e irreligioso e la segretezza propizia alle cospirazioni, la massoneria settecentesca non è in ogni caso né atea né ribelle al trono, ma propugna la tolleranza, l'altruismo, la ricerca della verità�, la lotta contro il fanatismo e la superstizione, la liberazione dai pregiudizi, il dominio delle passioni. 

A buon diritto, dunque, venne definita "La Compagnia di Gesù dell'Illuminismo". Il versante laico, che poi diverrà preminente, è presente fin da allora nel compromesso tra l'anglicanesimo e le forze mercantili della City che avevano dato man forte ai puritani nella guerra civile contro la dinastia cattolica degli Stuart. Il problema nazionale interno� appunto quello di elaborare una forma di religiosità� che santifichi il profitto, in chiave filantropica, e offra l'ideologia coesiva adatta a consolidare il nuovo assetto post-rivoluzionario. Se la Massoneria� il prodotto di una rivoluzione, la sua diffusione sul continente europeo, che viene datata intorno a metà� del XVIII secolo, pone le premesse per un'altra Rivoluzione, quella francese. Vannoni, in questo, si allinea a due famosi storici - Barruel e Cochin - che hanno dimostrato scientificamente il nesso tra Massoneria e rivoluzione francese attraverso un'analisi sociologica che costituisce un modello ancora valido per la comprensione dei fenomeni rivoluzionari. E malgrado il Terrore giacobino dia la caccia anche ai massoni, la conclusione dittatoriale della Rivoluzione, con il generale Bonaparte, segna il rapido rifiorire della Massoneria, che diviene la piattaforma sotterranea dell'imperialismo napoleonico, con le logge in Italia e in Europa che costituiscono le quinte colonne dell'egemonia francese. 

Scrive Vannoni: "Nella misura in cui il Risorgimento� è stato una lotta contro i sovrani cattolici, Pio IX, gli Asburgo e i Borboni, la Massoneria vi ha dato il suo apporto, sviluppando una teoria del nazionalismo come mistica missione, che l'ha condotta infine a promuovere l'intervento dell'Italia nella Guerra Mondiale e a favorire l'avvento del Fascismo. La concezione massonica del divino - immanente - all'uomo si converte politicamente in una deificazione della nazione e dello Stato. Ecco quindi che la depositaria della concezione trascendente del divino, la Chiesa cattolica, privata del supporto dei regni cristiani tradizionali, non più esistenti, è costretta a venire a patti con le nuove forme statuali. 

Da qui il Concordato con Napoleone e quello con Mussolini. Ma, spiega lo studioso fiorentino, l'offensiva contro la Chiesa non è circoscritta al solo piano politico. Essendo la Chiesa un'istituzione di tipo spirituale, la lotta deve essere portata su questo piano, e l'infiltrazione nella Chiesa non mira perciò alla distruzione delle strutture materiali, ma alla sostituzione dei valori del cattolicesimo con quelli dell'umanitarismo massonico. La Chiesa, cioè� "non deve essere distrutta, ma conquistata". Esperimento fallito con Pio IX dopo il '48 e puntualmente ritentato con Giovanni XXIII e Paolo VI.

Ma come nasce l'odierna Massoneria? Le forme e il nome stesso risalgono alle corporazioni medievali dei costruttori di edifici, muratori e tagliapietre di alta competenza professionale (masons in inglese, maons in francese), stretti in associazioni fortemente disciplinate. Le loro confraternite, chiamate a erigere strutture gigantesche (abbazie e cattedrali), non possono essere stanziali: migrano dove le grandi opere le chiamano, diventando per questo motivo cosmopolite e itineranti. Portatrici di esperienze sempre più affinate, di veri e propri segreti professionali, esprimono capomastri e lapicidi che principi e vescovi allettano e proteggono con immunità e franchigie. Si diranno perciò, in quanto esenti da tasse e vessazioni, "liberi muratori".

Spiega Luigi Firpo, illustre docente universitario torinese scomparso da qualche anno: "Scolpire nel sasso, a piè� d'opera, i conci, i capitelli, le nervature di una cattedrale gotica, issarli con semplici paranchi ad altezze vertiginose, collocarli con giunzioni perfette, comportava conoscenze matematiche complesse e formule gelosamente riservate. Disciplinare e coordinare migliaia di manovali inesperti, trasmettere ordini e istruzioni a parlanti lingue diverse diverse, sviluppò un linguaggio di segni gestuali, una simbologia. Gli adepti usarono tra loro termini gergali, si riconobbero mediante segni distintivi, e costituirono una sorta di fraternità sovranazionale, aperta al reciproco aiuto e vincolata alla tutela dei segreti dell'arte da solenni cerimonie di iniziazione. A sua volta, questa scandiva i gradi di una conseguita professionalità nei tre livelli dell'apprendista, del compagno e del maestro: la cerimonia coronava il lungo tirocinio di un reale apprendimento, che non trasmetteva soltanto nozioni tecniche, ma regole etiche severe di morigeratezza, onestà scrupolosa e devozione pia. Il giuramento sulla Bibbia ne costituiva la sanzione suprema".

Secondo Firpo, le elezioni dal basso dei capi furono suggerite dai modelli offerti dalle comunità monastiche e dai capitoli delle cattedrali, mentre l'autogoverno fu consentito dalla sovranazionalita': già nel 1110 Bonifacio IV concesse privilegi, autonomia e libera circolazione al di sopra di ogni frontiera. Il sorgere degli Stati nazionali, racconta ancora Firpo, la progressiva liberalizzazione dei mestieri, il declino del gotico internazionale, l'estenuarsi dell'architettura religiosa nei Paesi protestanti misero in crisi le antiche corporazioni dei costruttori di cattedrali, che sopravvissero come tutrici di interessi locali, si aprirono ad aggregazioni di estranei all'arte e ricercarono influenti protettori. Dissociati dal segreto professionale, riti e simboli si esaurirono nel cerimoniale e nelle artificiose interpretazioni esoteriche: l'iniziazione graduale divenne misterica, non più tecnica, e gli strumenti dell'arte - il grembiule di cuoio, la squadra, il compasso - apparvero emblemi astratti, carichi di opinabili significati arcani. Le unioni massoniche perdettero gradualmente il loro carattere operativo per diventare simboliche, e il loro segreto professionale si adattò a copertura ideologica, quasi un travestimento del dissenso.

Tra Sei e Settecento le correnti libertine, il deismo razionalista, il cosmopolitismo umanitario, il gusto ricorrente per la magia misteriosa dei simboli confluirono nelle logge massoniche, snaturandole. L'antico mutualismo assistenziale si dilatò in generica filantropia; l'idea di una fratellanza morale e mistica del genere umano affascinò molte menti; nobili e borghesi, principi e dotti si illusero di poter procedere insieme nella "vera luce" verso il grande Tempio ideale dell'umanità, eretto secondo le regole stabilite dal Grande Architetto dell'Universo.

Un cammino fin troppo rapido dalla società' operaia alla moda elegante e salottiera, annuncio dell'Illuminismo. L'atto di nascita di questo nuovo indirizzo venne firmato a Londra, con la fusione di quattro logge, il 24 giugno 1717. Sedici anni più tardi - Firenze, 1733 - prende il via la Massoneria italiana, che vive una storia fra le più tormentate e diseguali. Nasce dissimulata come "Compagnia della Cucchira", due anni dopo trova adepti a Milano e via via Venezia e Padova, nel '36 desta già i sospetti dell'Inquisitore di Bologna, nel '38 subisce la scomunica da parte di papa Clemente XII, rifiorisce in età napoleonica, per "esplodere" nel Risorgimento, con Cavour ispiratore della loggia "Ausonia" di Torino e Garibaldi gran maestro a Palermo. 

In assenza di partiti organizzati, la Massoneria diviene terreno d'elezione per le intese politiche fra esponenti di regioni lontane e annovera nelle sue logge Lanza e Cairoli, Depretis e Zanardelli, Crispi e Di Rudinì. Adriano Lemmi, banchiere livornese geniale e spregiudicato, grande regista dell'intrallazzo, iscritto alla Massoneria dal 1875, fu il primo a intuire l'importanza di avere a propria disposizione una loggia "coperta" per manovrare la finanza pubblica stando dietro il palcoscenico. Il suo programma massonico era semplice: via dalle logge i poveracci e i pensatori, l'obiettivo deve essere conquistare il potere: "Chi è al governo degli Stati o è nostro fratello o deve perdere il posto". La stessa filosofia che un secolo più tardi avrebbe ispirato il "fratello" Licio Gelli. 

Sotto la guida di Lemmi, la Massoneria visse la sua età dell'oro: i parlamentari iscritti alle logge giunsero a essere trecento. Di fronte a questo straordinario successo, Lemmi ebbe l'idea vincente: riunire la crema della Massoneria nella loggia Propaganda 2 (a Torino esisteva già un'antichissima loggia Propaganda) e mettervisi a capo, garantendo adeguata "copertura" ai fratelli che svolgevano certe attività o ricoprivano ruoli pubblici nel mondo "profano", salvaguardando cioè� i fratelli "importanti" dalle curiosità dei tanti e da quelli che venivano definiti i "fratelli arrampicatori". I "fratelloni" erano esonerati dal frequentare i normali lavori di loggia e i loro nominativi non apparivano in alcun elenco ufficiale, ma erano "fratelli all'orecchio", noti soltanto al Gran Maestro il quale, al termine del proprio mandato, li comunicava oralmente "all'orecchio" del suo successore. Ma quando i fratelli così affiliati divennero tanto numerosi da non poter essere tutti ritenuti a mente, nacque l'esigenza di dar vita alla loggia Propaganda. 

Anche quella P2, però, finì male, travolta dallo scandalo della Banca romana che coinvolse politici, banchieri e militari iscritti alla loggia "coperta" di Lemmi, con conseguente fuggi fuggi tragicomico di tanti fratelli pentiti. Dopo il ventennio mussoliniano, dal quale la Massoneria uscì come da un incubo, a causa delle persecuzioni del regime che ne aveva dichiarato l'incompatibilità con l'essere fascista, tornano a farsi spazio coloro che considerano la Massoneria un luogo d'incontro per affari di varia natura, meno interessati quindi alla speculazione sulla fedeltà alla tradizione massonica o ai rapporti con il cattolicesimo, causa della grande spaccatura tra clericali e anticlericali. E' evidentemente stabilito dal Grande Architetto dell'Universo che la Massoneria italiana deve continuare a vivere sul filo di una belligeranza interna quasi permanente. Che riesplode quando sulle logge comincia a riflettersi la cattiva fama di un certo Licio Gelli, le cui trame e traffici iniziano, nei primi Anni Settanta, a finire con una certa frequenza sulle pagine dei giornali.

"Non a caso - scrivono Michele Gambino ed Edgardo Pellegrini nel loro I segreti della Massoneria - tra i primi accusatori di Gelli ci furono proprio alcuni fratelli massoni disgustati dal modo di agire del capo della P2". La storia del ruolo della P2 nella storia dell'Italia e dei suoi scandali è stata ormai scritta in buona parte. E anche se di recente la Corte di Cassazione ha "bollato" la loggia gelliana esclusivamente come un semplice comitato d'affari, resta il fatto che la vicenda P2 è stato un trauma per tutti i fratelli massoni, improvvisamente strappati dalla loro abituale riservatezza e catapultati nella cronaca giudiziaria che ha collegato il nome di Licio Gelli a numerosi "misteri d'Italia": il finto rapimento e il soggiorno in Sicilia del bancarottiere Michele Sindona; lo scandalo Eni; il Banco Ambrosiano; lo scandalo dei petroli; la Rizzoli; i segreti di Stato; i finanziamenti all'eversione nera; le stragi; il sequestro Moro; il caso Pecorelli; l'inchiesta del giudice Carlo Palermo sul traffico d'armi.

Ma la "lezione" non è bastata, visto che prima che i giudici di Palmi riaprissero il capitolo oscuro dei rapporti tra Massoneria, traffico d'armi, affari sporchi e criminalità, a Bologna, Palermo, Trapani, Massa Carrara, altre logge coperte sono state messe sotto inchiesta dalla magistratura. Oggi i massoni italiani riconoscono di aver perduto la credibilità dei bei tempi andati e si ripromettono di recuperarla. Ma il termine "trasparenza" fatica a trovar spazio nel mondo dei grembiulini, i quali adducono a giustificazione il motivo che nell'odierna società italiana il massone è vittima di un pregiudizio negativo e quindi non sarebbe giusto mettere alla gogna tante persone dabbene quando non c'è un motivo giudiziario per farlo. Quello che però ci si chiede è che senso abbia oggi, nell'era dei satelliti e di Internet, una società non segreta nel suo esistere e nei suoi esponenti, ma negli aderenti, nelle pratiche, nell'azione reale. La parola segreto, infatti, inizia per esse. Come sospetto.

di MARIO CELI

Ringrazio per l'articolo  
direttore di 


Riceviamo

" SUGGERIMENTO SUL LINK MASSONERIA: Se le pagine che avete ricevuto sono del livello culturale e filologico di quelle che ho letto nell'ignorante quanto presentuosa ricostruzione della "massoneria" sarà forse meglio che vi risparmiate cotal impegno. Poche idee e confuse contraddistinguono lo scritto, un buillon tra massoneria speculativa moderna e rito scozzese antico ed accettato che non sono la stessa cosa ma due concezioni antitetiche. Quando non si conosce bene ciò di cui si vuol scrivere è meglio non farlo a meno che non si voglia solo "epater les bourgeois" - cordialmente - pseudonimo: Centro di cultura e corretta informazione sulla massoneria - Scipi Marcello - "Massoneria" [email protected]

(RISPONDO: "Ma in fondo alla pagina io "ho messo" per correttezza anche http://www.grandeoriente.it/ O NON VA BENE NEPPURE QUESTO? PERMETTO A CHI LEGGE DI LEGGERE ANCHE ALTRO.  Inoltre ecco i personaggi che hanno scritto il pezzo, che io,  ho solo  inserito come contributo; e gli autori di Storia in Net, sono giornalisti, scrittori". storici).

RISPOSTA- Citare un cosi alto numero di personaggi laddove sia le carriere giornalistiche che quelle universitarie si sa bene quello che sono non è autoqualificante, i fatti mostrano che garantiscano una scarsa ed approssimativa conoscenza.
A parte il qualunquismo culturale qui espresso, che è un contrasto nei termini, laddove cultura è selezione di verità, quantomeno filologica, il GOI è una delle oltre 100 famiglie massoniche arruffate in Italia, la più numerosa, ma pur sempre una delle troppe, nulla di più, quanto alla sua qualità, vale il detto che quantità non fa qualità, quanto alla sua domanda io credo che il primo compito di chi vuol " mettere" sia quello della sufficente conoscenza per valutare quello che "mette", oppure lei abdica alla sua responsabilità.
La ringrazio per le sue risposte, per la verità un pò déjàs-vues et grossières per un maitre a penser del suo calibro; pensavo, sbagliando, di confrontarmi con uno studioso, ma adesso mi è più che chiaro come e perchè lei pensi di essere "solo un edicolante", e non posso non dolermi per la categoria, che forse merita qualche cosina in più; per quanto mi riguarda il nostro dialogo non ha motivo di continuare essendo io interessato unicamente alla ricerca e ritenendo più che sufficiente il sapone fin qui , incidentalmente, investito. Saluti Marcello, un non massone, ma uno studioso, cordialmente. [email protected]


MIO COMMENTO: Sappiamo ora che ci sono 100 famiglie arruffate, la più numerosa la GOI (lascio a loro difendersi). Speravo che lo "studioso" , il "maitre a penser" Scipi Marcello, ci avrebbe spiegato che cos'è la Massoneria, invece il suo è stato un intervento sterile e non costruttivo, pur possedendo solo lui la verità assoluta, mentre tutte le altre ora sappiamo che sono "qualunquiste". Si è esercitato nel francese, ha fatto commenti gratuiti e sprezzanti sulle categorie, ed essendo un uomo di cultura, ha terminato la sua lettera con molta eleganza: con il sapone! GRAZIE ! ADESSO NE SAPPIAMO PIU' DI PRIMA. Purtroppo chi conosce bene cosa dovrebbe scrivere, non scrive, fa solo commenti altezzosi.
Ha allora ragione
Aldo A. Mola nella sua Storia della Massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni, che " i primi ad avere della Massoneria una conoscenza approssimativa si direbbe siano i massoni stessi".

RISPOSTA:  La cosa non si riferisce allo scrivente, basta infatti ordinare alla casa editrice Atanor il mio libro.
Vi avevo invitato al portale www.sasasa.it  ma evidentemente la risposta è stata affrettata e superficiale, come quanto soprascritto. Saluti. Scipi Marcello -  [email protected]

GRAZIE! Adesso sappiamo perchè è intervenuto. Voleva solo reclamizzare e farci comprare il suo libro! Quelli di Vannoni, Barruel, Cochin, Firpo, Mola, ora  li possiamo buttare via tutti. La verità sta solo lì, nel "suo" libro (in cerca di pubblicità). Inoltre sappiamo - per gli investimenti sul sapone- che è anche "pulito". Non lo mettiamo in dubbio ed ecco perchè mettiamo il suo indirizzo, gli interessati si possono così procurare la verità. Questo dimostra che non siamo faziosi e che siamo anche puliti.


in rete il link GRANDORIENTE


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