ZAR NICOLA II - I ROMANOV
La strage dei Romanov -  notte del 16-17 luglio1918
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LA GUERRA CIVILE
e le prime difficoltà del governo bolscevico fino al 1921

Per guerra civile si intende il conflitto che dal 1918 al 1920 circa oppose l'Armata Rossa alle forze cosidette bianche controrivoluzionarie, ma anche le battaglie che, all'interno della Russia, continuarono ad opporre il ceto contadino, ma non solo, al potere bolscevico.

Fin dagli ultimi mesi del 1918 i generali KONILOV, DENIKIN e KOLCAK, cominciarono a radunare eserciti di volontari decisi a lottare contro il governo di LENIN. In poco tempo nel sud della Russia sorsero governi antibolscevichi presto estesisi verso le zone orientali. Cosi' importanti citta' come Vladivostok, Samara e Murmansk caddero nelle mani delle forze bianche. Oltretutto varie nazionalita' dell'ex impero zarista presero a chiedere l'indipendenza, come avvenne ad esempio in Crimea, rendendo ancora piu' difficile per i bolscevichi riuscire a resistere.

L'intenzione delle forze bianche era quella di arrivare a stringere d'assedio Mosca e poi Pietrogrado e costringere Lenin alla capitolazione, restaurando la monarchia zarista. Inoltre queste truppe furono rafforzate da soldati che specialmente Francia ed Inghilterra inviarono di supporto. Ma anche Italia, pur in misura ridotta, e Stati Uniti, decisero di sostenere la battaglia delle forze bianche. La loro iniziale avanzata pareva inarrestabile, Denikin riusci' a penetrare in Ucraina ed a marciare verso la citta' di Tula, che in pratica era l'ultimo importante avamposto bolscevico sulla strada per Mosca.

Intanto Kolcak la faceva da padrone in Siberia e da qui si spinse con decisione verso gli Urali. Sicuro della sua imminente vittoria Kolcak assunse il titolo di "capo supremo di tutta la Russia". Ma il pericolo piu' grande per i bolscevichi, lo creo' un altro generale, JUDENIC, che penetrando con le sue truppe in Estonia riusci' ad arrivare a meno di 100 km. da Pietrogrado. L'armata rossa era inizialmente disorientata, troppi erano i fronti contro cui combattere e gli eserciti bianchi parevano nettamente superiori. Il governo bolscevico, alle prese anche con le agitazioni contadine e la penuria di approvvigionamenti, pareva ormai stretto in una morsa implacabile. Nel momento peggiore, con le truppe di Kolcak che premevano sugli Urali, i bolscevichi decisero di giustiziare lo zar deposto NICOLA II e tutta la sua famiglia per evitare che una vittoria "bianca" potesse significare il suo ritorno sul trono.

Dapprima i capi bolscevichi avevano pensato di istitruire  contro lo zar  un processo in cui Trockij avrebbe sostenuto il ruolo di pubblica accusa, ma gli sviluppi della guerra civile fecero precipitare la situazione. Nicola II, la zarina e i loro cinque figli furono barbaramente uccisi, i loro corpi vennero quindi bruciati e i resti furono gettati in un pantano.

Verso la fine del 1918 il governo di Lenin pareva stretto in una morsa implacabile; la sua caduta era ormai considerata certa.

Tuttavia anche le forze bianche fecero male i loro conti. Nelle zone che esse avevano invaso non si erano mai curate di ingraziarsi il favore della popolazione, anzi i loro metodi furono spesso piu' brutali di quelli dei bolscevichi. Abbiamo parlato del terrore rosso, ma esistette anche un terrore detto bianco di altrettanta violenza. Specie in Ucraina, le truppe di Denikin scatenarono furiosi assalti ai lavoratori sospettati di simpatie bolsceviche, cercando di guadagnarsi con la forza il consenso per creare i governi antibolscevichi. Oltretutto i generali "bianchi" si rifiutarono di riconoscere i movimenti di indipendenza nazionale sorti all'inizio della guerra civile.

Cosi' vennero a crearsi delle situazioni paradossali. I contadini, pur essendo nemici del potere bolscevico, ancora di piu' cominciarono a temere le forze bianche. Abbiamo visto come nelle loro rivendicazioni, spesso i contadini non mettessero in discussione la caduta dello zarismo, ma sostanzialmente volessero che venisse attuato il programma social-rivoluzionario e che i bolscevichi non esercitassero piu' il totale monopolio del potere. Cosi' agli occhi dei numerosi eserciti contadini creatisi per lottare contro le squadre annonarie bolsceviche, una eventuale vittoria di Kolcak o Denikin appariva come un possibile pericoloso ritorno al passato. Ovvero all'era di quello che chiamavano "il conservatorismo borghese", si temeva il ritorno del potere nelle campagne degli odiatissimi latifondisti "arcisfruttatori" come venivano definiti negli anni della rivoluzione.

Ed ecco che nacquero cosi' casi come quello, molto celebre, di NESTOR MACHNO. Costui aveva creato una vera milizia, non solo contadina, decisa a lottare contro il potere bolscevico, ma davanti alla possibile vittoria di Kolcak, non esitò a schierarsi dalla parte di Lenin e a combattere a fianco dell'armata rossa. E furono molti i casi simili a quello di Machno; le truppe controrivoluzionarie in larga parte vennero viste come più pericolose della stessa armata rossa, perchè motivate da un livore atavico.

Presto poi, tra le truppe bianche cominciarono a scoppiare rivolte e diserzioni. Quelli erano eserciti giovani e molto etrogenei, uniti davanti alle prime vittorie, ma che quando l'armata rossa cominciò a riorganizzarsi ed a resistere iniziarono a sfaldarsi. Infatti l'esercito bolscevico, sotto l'abile guida di TROCKIJ, compi' notevoli progressi che lo portarono ad infliggere le prime sconfitte alle armate bianche. Fu cosi' che molti soldati di Denikin e di Kolcak cominciarono ad essere sensibili alla propaganda rivoluzionaria dei bolscevichi, che piu' volte lanciarono proclami verso i soldati nemici, perche' non combattessero per i voleri di generali "borghesi e reazionari".

Nel corso del 1919 numerosi soldati di origine popolare rifiutarono di scagliarsi contro l'armata rossa, che definirono composta da "amici". Le diserzioni raggiunsero l'apice nel contingente inglese, formato da persone spesso reduci dalla prima guerra mondiale partite per la Russia convinte di una facile vittoria, ma trovatisi di fronte ad una situazione che col tempo diventava piu' complessa. Si era diffuso insomma quello che FURET ha definito "fascino universale dell'ottobre", ovvero, nonostante tutti gli errori commessi dai bolscevichi nei loro primi anni di governo, essi apparivano pur sempre agli occhi di milioni di operai e non solo, nel mondo, i primi ad aver dato vita ad un governo di popolo.

Cosi' il 1920 segno' la riscossa bolscevica, le truppe rimaste fedeli a Denikin vennero assalite in Ucraina, da dove il generale pensava di attaccare Mosca, e respinte in Crimea. Qui vennero male accolte dagli abitanti del luogo, che nei primi mesi della guerra civile avevano sperato di poter ottenere l'autodeterminazione ed avere un loro stato autonomo, ambizione che venne frustrata proprio dalle forze bianche.

JUDENIC provo' ad attaccare Pietrogrado, ma venne respinto da un'accanita resistenza dell'armata rossa; ma la sorte peggiore tocco' a KOLCAK, il cui restante esercito venne travolto, il generale arrestato e condannato a morte. L'ultima sacca di resistenza bianca era quella del generale VRANGEL, che provo' a scatenare una nuova offensiva proprio verso la Crimea per sostenere l'esercito di DENIKIN ormai in rotta, ma fu inutile.

I bolscevichi attaccarono a loro volta Vrangel e lo respinsero verso la Turchia. La guerra contro le forze "bianche" si stava ormai per concludere con la vittoria dei bolscevichi.

Tuttavia un'altra grande insidia per il governo di Pietrogrado si creo' quando nella primavera del 1920, la Polonia, sperando che le forze bianche riuscissero a resistere almeno qualche altro mese, decise di attaccare la Russia. L'intento polacco era quello di impadronirsi dell'Ucraina, nel tentativo di dare corpo alle antiche aspirazioni di una "grande Polonia" che inglobasse i territori definiti "etnicamente affini". L'esercito polacco era molto ben organizzato e riuscì a penetrare in vaste zone ucraine infliggendo duri colpi ai soldati bolscevichi. Tuttavia la recente vittoria contro le forze bianche permise alla Russia rossa di poter scatenare una controffensiva senza il timore che gli eserciti controrivoluzionari potessero approfittare del nuovo fronte di guerra venutosi a creare.

Alla guida dell'armata rossa contro i polacchi ci fu il maresciallo TUHACESVKIJ, che gia' aveva represso col pugno di ferro vari moti contadini. L'armata rossa scompaginò l'esercito polacco ed iniziò un'avanzata verso Varsavia senza incontrare una vera resistenza. Ma arrivati alle porte della città, dovette scontrarsi con una dura opposizione delle truppe polacche. Ne seguì la battaglia di Varsavia, nella quale l'armata rossa subì una dura sconfitta. Ciò frustrò le ambizioni bolsceviche, nate in seguito alle prime vittorie sui polacchi, di esportare la rivoluzione fino in Germania come Lenin da sempre auspicava.

Polonia e Russia alla fine giunsero alla pace di Riga che consentì ai polacchi di inglobare vasti territori nell'Ucraina.

Tuttavia adesso la guerra contro eserciti stranieri e controrivoluzionari era davvero finita; il nuovo governo bolscevico, piu' volte sull'orlo della caduta, aveva resistito.

Ma la fine di questa dura guerra non significo' certo la pacificazione interna.

 

Le prime difficoltà del governo bolscevico

I mesi di combattimento aggravarono una situazione già molto delicata. Le spese sostenute durante le battaglie contro le forze "bianche" e contro la Polonia aveva avvicinato la Russia al definitivo tracollo economico.
Molte industrie infatti erano devastate e nelle campagne -da tempo senza braccia- già si intravedeva i drammatici effetti della carestia. Molto peggio la situazione nelle città -dove dalle campagne non arrivava più nulla - qui c'era ad ogni angolo lo spettro della fame.

L'unica risposta che il governo bolscevico seppe dare in quei mesi (e lo ritenne necessario) fu l'inasprimento del sistema del "comunismo di guerra". Le requisizioni nelle campagne crebbero a dismisura, sul lavoro si impose una durissima disciplina e si volle cancellare ogni forma di commercio privato (questo perchè ormai la borsa nera - con molti contadini che avevano nascoste le derrate- applicava prezzi da capogiro).

Così tra la fine del 1920 e l'inizio del 1921 si ebbe l'apogeo delle rivolte contadine. La piu' celebre, come detto in precedenza, avvenne nella provincia di Tambov, e fu guidata da un ex socialista-rivoluzionario, ANTONOV, che riuscì a creare una vera e propria milizia contadina formata da oltre quarantamila persone. Contro Antonov fu scagliato lo stesso esercito che aveva cacciato i polacchi dal suolo russo, sotto la guida di TUHACESVKIJ. In pratica adesso la guerra civile si era spostata sul fronte interno, i contadini, che come abbiamo visto, nella lotta contro i "bianchi" in gran parte si erano schierati con i bolscevichi, chiedevano adesso che il governo soddisfacesse i loro bisogni e che soprattutto terminassero le requisizioni forzate.

Ma la politica bolscevica fu quella della sola repressione; chi si rivoltava era un controrivoluzionario, e percio' con lui non si poteva trattare. Ma a preoccupare ancora di piu' il governo di Lenin, furono le proteste che cominciarono a venire in misura sempre maggiore dal ceto operaio, da sempre feudo bolscevico. Anche nelle fabbriche si estesero scioperi, che subito vietati, sfociarono in vere e proprie insurrezioni contro la militarizzazione del lavoro ed i turni massacranti. Cio' spaventava i bolscevichi ancora di piu' della rabbia contadina, perche' gli scioperi nelle fabbriche potevano paralizzare definitivamente la produzione. Percio' la repressione del malcontento operaio fu fulminea: e la si volle esemplare per evitare che potesse estendersi.

Ma il piu' duro colpo per i bolscevichi in quei mesi fu sicuramente l'ammutinamento della base militare di Kronstadt, che nel 1917 era stata uno dei fulcri della rivoluzione. Ora i marinai, delusi dal governo bolscevico, si rivoltarono. Era dunque evidente che i bolscevichi non potevano continuare con quella politica, il regime rischiava il piu' totale isolamento dal grosso della popolazione. Nello stesso governo serpeggiava malumore e cominciarono a formarsi dei gruppi d'opposizione; il proibire le correnti nel partito nel 1921 servi' a ben poco.

Come se non bastasse nel corso di tutto il 1921 esplose nelle zone agricole una terribile carestia, che portò alla fame milioni di persone.

LENIN si rese conto che era ora di cambiare politica, non era piu' possibile giustificare la durezza del momento e dare la colpa agli effetti devastanti della guerra mondiale e della guerra civile.
Era pur vero che le guerre avevano contribuito ad immiserire la Russia, ma di certo fino a quel punto, poco o quasi nulla i bolscevichi avevano fatto per risollevarla.

Fino allora la risposta alle lamentele della società era stata la militarizzazione, adesso si doveva cambiare.

 

Segue: il varo della NEP e i suoi risultati considerando gli effetti che ebbe sulla società e la discussione che aprì nel partito bolscevico.


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(by GIACOMO PACINI)

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